Le monete comparvero in Egitto molto prima di ciò che si pensa?

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-Kiya-
00martedì 29 settembre 2009 13:44
Un gruppo di archeologi e ricercatori egiziani sostiene di aver trovato monete egizie risalenti all'epoca in cui il Giuseppe biblico visse in Egitto, ovvero risalenti alla III dinastia. Qualora la scoperta si rivelasse attendibile, bisognerebbe innanzitutto rivedere l'attuale convinzione che a quell'epoca e per molto tempo a seguire gli antichi Egizi utilizzassero il baratto per i loro commerci.
I reperti in questione si trovavano già al Museo Egizio del Cairo, ma erano classificati come amuleti e monili. Un esame più approfondito ha però rilevato che gli stessi riportano l'indicazione dell'anno in cui sarebbero stati "coniati" e quella del loro valore, insieme con rappresentazioni del sovrano in carica. Una di queste mostrerebbe il ritratto di Giuseppe e il suo nome, identificandolo come Ministro dl Tesoro alla corte del Re. Un'altra è adornata con i riferimenti del sogno profetico delle sette vacche grasse e sette vacche magre.
Un riscontro del fatto che a quel tempo fossero in uso monete lo si trova nel Corano.

Il team che ha reso pubblica la notizia, capeggiato dal dott. Sa'id Muhammad Thabet, è da alcuni anni impegnato nella ricerca di elementi relativi alla vita del Profeta Giuseppe. Per il team trovarsi al cospetto di oggetti di questo tipo non sarebbe la prima volta. Il dr. Thabet riferisce, infatti, che in molte altre circostanze sarebbero state rinvenute monete conservate nei sarcofagi riservati a Sovrani, dove le stesse avrebbero effettivamente assunto significato di amuleto o ornamento. Quanto finora è stato ritenuto avesse unico e mero valore simbolico, in realtà potrebbe celare un precedente utilizzo di diversa natura.
Il team, oltre a quanto già specificato, si basa per le sue affermazioni su documenti appartenenti alla III dinastia, documenti che riferiscono l'esistenza del deben il cui peso, e quindi il rispettivo valore, oscillava tra uno e quattro grammi di oro. Riferimenti al deben si riscontrano, ad esempio, in una lettera scritta da un uomo che si chiamava Thot-Nehet, un ispettore Reale. Nella stessa egli si rivolge a suo figlio, al quale riferisce dell'affitto di alcuni terreni corrisposto in monete-deben e prodotti agricoli.
Altri documenti, risalenti alla III, VI e XII Dinastia riferiscono di una moneta chiamata shati o sat, di valore equivalente al deben. E' nota anche una rappresentazione che mostra una vendita in un mercato Egizio. La trattativa è condotta tramite il baratto, ma è chiaramente visibile un venditore che tende la mano in attesa che il comparatore vi porga un deben in cambio della sua merce.

Gli oggetti rinvenuti al Museo, e ritenuti monete, hanno forma rotonda o ovale, molti presenterebbero foggia di scarabeo, e hanno due facce: una con un'iscrizione e l'altra che reca un'immagine, esattamente come le monete utilizzate ai giorni nostri. Il lato che presenta l'iscrizione riporta il nome "Egitto", una data e il valore, quello relativo all'immagine riporta nome e volto di un sovrano o di una divinità, o un simbolo ad essi connesso. Le monete sono di diverse dimensioni e di diversi materiali, tra i quali avorio, pietre preziose, rame, argento, oro, etc.
Ne sono stati trovati, soltanto al Museo, circa 500 esemplari. Molti di questi recano un foro al centro, ragion per cui è stato facile ipotizzare che si trattasse di monili. Il dott. Thabet tuttavia afferma che potesse servire a portare le monete al collo o alla vita, per maggior sicurezza.

La notizia è stata pubblicata sul Al-Ahram weekly del 22/09/09.
-Kiya-
00mercoledì 30 settembre 2009 17:32
Incuriosita dal contenuto di questo articolo, ho consultato il Dizionario Enciclopedico dell'Antico Egitto di Damiano-Appia, a proposito di deben e monete in genere.
Non ho trovato granchè (quindi qualunque approfondimento sarà gradito), tuttavia lo stesso riporta come corrispondenza dell'unità, 91 grammi, che potevano essere d'oro, d'argento o di rame.
Sempre dalla stessa fonte apprendo che la moneta, seppur nota fin dal Nuovo Regno come hedh (argento), fu impiegata soltanto a partire dalla XXVI dinastia, sulla spinta delle colonie Greche.

Per quel che ne so, il deben è considerato un'unità di misura. Esistevano dei "pesi" standard (un po' come quelli che sono in uso oggi per alcune bilance a due piatti) che venivano utilizzati per calcolare il peso della merce. Lo stesso era composto da una sotto-unità, il qite o qedet, che ne rappresentava la 10^ parte. Durante il Nuovo Regno, nello specifico in Epoca Ramesside, si utilizzava effettivamente lo shati, un anello del peso pari a 1/12 del deben (in Epoca Tarda rimpiazzato con l'unità decimale, forse per comodità).

E' evidente, quindi, che il team del dott. Thabet voglia proporre un'interpretazione alternativa, attribuendo al deben e alle sue "frazioni" la funzione di moneta ed estendendo tale termine anche ad oggetti che oggi comunemente riconosciamo come amuleti protettivi.
Non ne ho certezza, ma mi pare che non siano mai stati fisicamente trovati deben, qite o shadi e che degli stessi possediamo forse solo una rappresentazione, individuata in una mastaba risalente alla V Dinastia. Chissà se è la stessa a cui si riferisce il dott. Thabet nell'articolo?
-Kiya-
00lunedì 26 ottobre 2009 23:21
Sulla questione della possibile individuazione di monete egizie con l'effige di Giuseppe su uno dei lati, ma anche sulla semplice attribuzione della funzione di monete a quelli che sono oggetti universalmente noti come amuleti protettivi, si è pronunciato il Prof. Steven Ortiz, docente di archeologia e contesti biblici, il quale conferma trattarsi appunto di amuleti o gioielli, nello specifico prevalentemente di scarabei. A suo dire, le dichiarazioni pubblicate sul Al-Ahram rifletterebbero un troppo zelante ardore di supportare i versi Coranici, i quali menzionano l'esistenza di monete raffiguranti il volto di Giuseppe, ma non sono supportate da uno studio dettagliato.
Anche altri studiosi interpellati si dicono scettici e non solo per l'anacronistico uso delle monete, ma anche per il fatto che non vi sarebbe spiegazione alla riproduzione sulle stesse dell'immagine di Giuseppe.

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