Le fate

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sev7n
00sabato 15 settembre 2007 15:07
Incantatrici e burlone, belle e permalose, ghiotte di miele e da sempre inviperite con i minatori. Le janas, le fate sarde, sono un po' diverse dalle colleghe che si incontrano di solito nelle fiabe. All'occorrenza diventano anche un po' streghe. Contro i propri secolari nemici, impartiscono degni malefici: frane, allagamenti, esplosioni impreviste, coliche, cecità. Gelose custodi dei metalli, su cui comandano dalla creazione del mondo, le janas non possono permettere che gli siano impunemente sottratti. Piccole di statura e provviste di ali, sono timide e indipendenti. Le janas, che i nuoresi chiamano 'birghines', sono dotate di una bellissima voce e del dono della profezia. Nelle notti d'estate volano per i campi, brillando di fortissima luce. Diffidenti con gli adulti, amano giocare con i bambini. Si bagnano nelle fonti e corrono nude per i boschi. Vivono in comunità con a capo una Jana Maista, che ogni dodici anni si rinchiude per tre giorni in una caverna per partorire le nuove creature. Le fate vogliono essere trattate con riguardo, e amano ballare quando sentono della musica. È più prudente, però, non farsi coinvolgere nelle loro danze: chi balla con le janas non si rende conto del trascorrere del tempo; può sembrareLe dimore delle fate, le domus de janas, sono aperture scavate nella roccia, un essere umano non può abitarci, e nell'isola si possono trovare ovunque. In queste grotte custodiscono meravigliose ricchezze e trascorrono il tempo tessendo su telai d'oro le loro preziose stoffe. Le stenderanno nei prati nelle notti di plenilunio.
Se, nella notte dei tempi, Villacidro era il paese delle streghe, le fate abitavano in un castello a Monte Oes, tra Terralba e Pozzomaggiore. che il ballo duri poche ore, in realtà passano anni. Una reggia lussuosamente arredata e con i sotterranei pieni di tesori di ogni genere. Solo le persone gradite alla fate potevano accedere al castello e portare via gioielli e pietre preziose. Si racconta che due fate molto belle, Felicita e Feliciana, nei giorni di festa volavano sui paesi avvolte di luce. Un giorno si recarono ad Anela, per la festa dei santi Cosimo e Damiano. Ma provocarono la gelosia rabbiosa delle donne. Indispettite, le due janas fecero un incantesimo al paese. Da allora Anela non ebbe mai più né un prete né una tessitrice.
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