visto che siamo in tema di film leggete questo e inorridite:
Il kolossal va alla guerra
di Federica Fantozzi
Se Viggo Mortensen, il bravo attore che interpreta il guerriero Aragorn nella trilogia del Signore degli Anelli diretta da Peter Jackson, ha deciso di presentarsi ai maggiori talk-show americani indossando una maglietta su cui lui stesso aveva scritto No Blood for Oil (cioè «niente sangue in cambio di petrolio»), non è stato per motivi politici né personali. La ragione, in senso stretto, era professionale: difendere il suo film in uscita dalle accuse di propaganda a favore di Bush e dell’attacco all’Iraq.
Negli Usa infatti qualcuno è perplesso. Un paio di settimane fa è uscito il secondo episodio, ed è un bel filmone epico recitato con intensità, e ben diretto dal talento neozelandese. Ma bisognava proprio chiamarlo Le Due Torri, lo stesso numero di quelle buttate giù con tutti gli inquilini da Osama Bin Laden? No, almeno secondo alcune organizzazioni nate dopo l’11 Settembre che denunciano la «mancanza di sensibilità». Poi c’è quella lunghissima scena di battaglia dei compagni di Aragorn (i buoni) contro i 10mila mostri di Saruman (orchi e nani che muovono dall’oscuro regno di Rohan per distruggere la razza umana). Alcuni critici hanno notato che l’immagine delle orribili creature che marciano compatte a ranghi serrati sembra un omaggio in computer-grafica al Trionfo della volontà di Leni Riefensthal. E il nome del supercattivo Lord Dark Sauron non ha una notevole assonanza con quello del rais Saddam? E infine, l’esplicito messaggio sull’assoluta necessità di combattere le forze del male, non finirà col creare qualche corto circuito nelle menti degli spettatori più innocenti bombardati dal concetto che il dittatore iracheno «è» il Male?
Che si tratti di propaganda occulta, di marketing furbetto o di una serie infelice di coincidenze, la conclusione non cambia. Nella versione per il grande schermo le nuove avventure della Compagnia dell’anello si prestano a una doppia lettura che irrita parecchi. E riporta al centro delle polemiche l’opera e il pensiero di Tolkien in cui già in passato sono stati letti riferimenti al nazifascismo e di cui si sono spesso appropriate le destre. Nato in Sudafrica, sir John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973) ha scritto Il Signore degli Anelli nel 1936 e la trilogia è stata pubblicata nel biennio 1954-55. Difficile dunque, nonostante le sue smentite, che i lettori non vi scorgessero le ombre del Terzo Reich e non vi ascoltassero gli echi della II Guerra Mondiale. Al punto che lo scrittore è stato messo all’indice per le interpretazioni neofasciste del suo lavoro. Stavolta però le colpe - vere o presunte - non sono dell’autore ma del regista antipode.
Durissimo il New York Times che parla addirittura di «allegoria dell’invasione». Scrive Karen Durbin: «Nel clima attuale è impossibile non considerare Le Due Torri di Jackson come propaganda di guerra spaventosamente potente». La marcia dell’esercito nemico «fa venire i brividi». Per essere «tali basse, vili creature hanno un sacco di disciplina. Il nemico, che sia Orc, Warg o Uruk-hai, è brutto e ha le sembianze di un bestiale o addirittura mostruoso umanoide, ma non è mai semplicemente umano». Conclude il NYT: «De-umanizzare l’altro è il primo passo nell’addestramento di soldati e nella conduzione di guerre. Il pericolo è che questo renda accettabile non solo la guerra ma lo sterminio stesso». Secondo Manola Dargis del Times, Le Due Torri «copia un’immagine iconica di truppe ammassate dalla fantasia propagandistica di Leni Riefensthal Il Trionfo della volontà, ma l’allusione perde vigore quando si realizza che un’altra scena di truppe in marcia è tratta da Il Mago di Oz».
Sull’argomento è intervenuto anche Salman Rushdie denunciando il parallelismo fra la visione di Tolkien e quella dell’attuale amministrazione Bush: il Male come un blocco unitario, il Bene al contrario come un’unione di forze estremamente differenziate. Scrive su Repubblica l’autore dei Versetti Satanici: «Tanto per fare un esempio, la folle rabbia della Fallaci... esemplifica quella che potrebbe definirsi la teoria della Nuova Malvagità, impegnata a ritrarre il mondo in bianco e nero». Per chi si oppone all’aattacco all’Iraq invece «gli Usa sono il tiranno, il Dark Lord, e tutti i fini che egli persegue sono ignobili. La verità appare molto più confusa».
Ma è su Internet che l’argomento del «doppio taglio» del film si scalda. Una Two Towers Protest Organization chiede ai distributori di cambiare nome alla pellicola: «Crediamo che l’evento dell’11 Settembre abbia dato all’America un’opportunità per maggiore sensibilità. Qualcosa che molti ritengono manchi da tempo negli Usa. Il film Spiderman ha eliminato le immagini delle Due Torri (le Torri Gemelle di Manhattan, ndr). Questo sentimento è stato da noi grandemente apprezzato. Ora vorremmo vederlo anche nel cambiare il nome Il Signore degli Anelli: Le Due Torri in qualcosa di più appropriato». Sul suo sito anche Martin Sutherland esprime dubbi: «Uso l’aggettivo “pericoloso” perché nel film la guerra viene combatutta contro nemici inumani. Nella realtà, tuttavia, la de-umanizzazione dei nemici ha portato ad alcune delle peggiori atrocità nella storia. Sono certo che i “falchi” ameranno il chiaro messaggio che bisogna combattere il male, visto che per tutto il 2002 non hanno fatto altro che dipingere Saddam con il pennello del “male”. Il timing delle Due Torri purtroppo lo rende (non intenzionalmente?) propaganda pro-guerra».
La maledizione di Tolkien si ripete: si parte da un romanzo fantasy e si finisce per parlare di politica. Come ha dovuto fare Viggo Mortensen sulla poltrona del seguitissimo programma Usa Charlie Rose: «Io non penso che Le Due Torri o l’opera di Tolkien o il nostro lavoro abbiano niente a che vedere con le imprese estere degli Stati Uniti. E mi sconvolge sentirlo dire».
___________________________________________________________________
se vuoi leggerlo online:
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=CINEMA&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=22087