Lars Von Trier

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orpheus2046
00lunedì 22 dicembre 2008 13:37
(1956-vivente)
Lars Von Trier


FILMOGRAFIA

* 1977: Il giardiniere delle orchidee (Orchidégartneren) (corto)
* 1979: Menthe - la ragazza felice (Mynthe - Der lyksalige) (corto)
* 1980: Nocturne (corto)
* 1981: L'ultimo particolare (Den sidste detalje) (corto)
* 1982: Immagini di una liberazione (Befrielsesbilleder) (corto)
* 1984: L'elemento del crimine (Forbrydelsens element)
* 1988: Epidemic
* 1988: Medea
* 1991: Europa
* 1994: Lærerværelset - miniserie per la TV
* 1994: The Kingdom - Il Regno (Riget) - miniserie per la TV
* 1996: Le onde del destino (Breaking the Waves)
* 1997: The Kingdom 2 (Riget 2) - miniserie per la TV
* 1998: Idioti (Dogme#2: Idioterne)
* 2000: Dancer in the Dark
* 2003: Dogville
* 2003: Le cinque variazioni (De fem benspænd)
* 2005: Manderlay
* 2006: Il grande capo (Direktøren for det hele)
* 2007: Occupation (Occupation) (corto)

Sceneggiatore

* 1977: Il giardiniere delle orchidee (Orchidégartneren) (corto)
* 1979: Menthe - la ragazza felice (Mynthe - Der lyksalige) (corto)
* 1980: Nocturne (corto)
* 1982: Immagini di una liberazione (Befrielsesbilleder) (corto)
* 1984: L'elemento del crimine (Forbrydelsens element)
* 1988: Epidemic
* 1988: Medea
* 1991: Europa
* 1994: Lærerværelset - miniserie per la TV
* 1994: The Kingdom - Il Regno (Riget) - miniserie per la TV
* 1996: Le onde del destino (Breaking the Waves)
* 1997: The Kingdom 2 (Riget 2) - miniserie per la TV
* 1998: Idioti (Dogme#2: Idioterne)
* 2000: Dancer in the Dark
* 2003: Dogville
* 2003: Le cinque variazioni (De fem benspænd)
* 2005: Dear Wendy
* 2005: Manderlay
* 2006: Il grande capo (Direktøren for det hele)
* 2007: Erik Nietzsche (Erik Nietzsche - De unge år)

Da Wikipedia

Un regista molto esigente con gli attori che a loro volta fanno delle interpretazioni praticamente perfette,alcune geniali,è una cosa che mi ha sempre stupito.
Nel vedere i suoi film ti accorgi appieno che ama i suoi personaggi e ci si impersonifica,per quanto siano degli emarginati,non etici e spesso e volentieri destinati a un tragico destino.
In breve è uno di quei registi sociali ma che ha colto nel suo cinema la freddezza della società con tremenda sensibilità e liricità,e ciò lo differenzia abbastanza dagli altri.
Nelle forme,il movimento dogma secondo il mio modesto parere è stata una delle più importanti rivoluzione cinematografica degli ultimi 15 anni,e l'esempio principale a cui in cinema in digitale che vuole fare qualcosa di (neo)realista deve trarre modello.
Comunque sono più fan del primo Von Trier,il suo film che ho amato di più è senza dubbio "gli idioti",anche se per me il suo capolavoro resta"le onde del destino".
Non apprezzo tanto l'ultimo von trier(o non come il primo)e sono nella minoranza di persone che pensa che "dancer in the dark"sia un passo sotto gli altri suoi film.
In compenso il primissimo von trier,quello di Epidemic e L'elemento del crimine,non è mai riuscito a prendermi e l'ho trovato molto freddo e involuto.
Pesantissimo "The Kingdom"che saranno 4 volte che cerco di vederlo...ma prima o poi ce la farò...
sgubonius
00lunedì 22 dicembre 2008 15:54
Vabbè qua siamo sempre su livelli altissimi!

Questa volta però mi dissocio un pochetto, soprattutto perchè trovo l'ultimo Lars Von Trier quantomeno allo stesso livello del primo, forse sta tentando di estetizzarsi in qualche modo, il che non può che andare nella direzione mia! Quello che amo di più in assoluto in Von Trier sono i temi trattati e il modo in cui li tratta, davvero riesce sempre a stupire per la causticità dura ma lirica allo stesso tempo colla quale mette in scena dei drammi della peggior specie senza renderli nè patetici nè melensi. In questo è semplicemente unico (Bergman sicuramente gli ha insegnato qualcosa, e Dreyer anche, evidentemente è una prerogativa "nordica" questa!)

Per esempio Manderlay è un film che amo, anche se tecnicamente è inferiore forse a tutti gli altri e manca anche di reale bellezza e poesia intrinseca, però è una lucida diapositiva dell'ipocrisia e di un buonismo che sono all'ordine del giorno. Lo schiavo che vuol rimanere schiavo, come nelle Onde del Destino, la dolce schiavitù della fede, qualunque sia questa fede è la più bella risposta alle ideologie della libertà odierne.

Condivido in compenso il giudizio su "gli Idioti" che è un capolavoro ancora di logica e senso, oltre che di espressione. Poi tutti gli altri da Europa a Dogville passando per Dancer in the Dark (che anche per me è un gradino sotto).

Chiudo citando il suo film più interessante, anche se è proprio di nicchia essendo in un certo senso un film sul fare film: Le Cinque Variazioni, dove l'uomo perfetto viene "decostruito" nella finzione scenica e nei vincoli della realtà, della terra. Non sarà un caso che un suo prossimo film si chiamerà l'Anticristo e che dietro "Erik Nietzsche" si nasconde lui.
Rayion.
00lunedì 5 gennaio 2009 20:03
Io personalmente sento una forte attrazione-repulsione e qui dico la mia su questo regista-artista, a mio parere il più abile, il più interessato, il più cinefilo, regista a tutt'oggi considerato un personaggio ruttore, l'interruttore della macchina holliwoodiana (quale era Kubrick).

Con Dancer in the Dark (uno dei suoi ultimi lavori, seguito poi da Dogville), è riuscito nell'operazione di ingannare milioni e milioni di persone.
I falsi sentimenti, le false emozioni, la lacrimuccia facile, tutti elementi presenti anche nel gioco, già visto ne "Le onde del destino".
Se prendiamo questa sua "operazione" (iniziata con il Dogma, Dogma 95 e i suoi vari manifesti di fare Cinema, sul fare Cinema) come una semplice e ironica battuta d'autore, bisogna in assoluto riconoscerglielo: è fondamentalmente un genio.
Ed è forse proprio di questo, che Von Trier riesce a essere così fisso sulla sua idea di fare Cinema, il rimanere sulle sue idee, l'essere indipendente ma al tempo stesso dipendente dal dare (e non dare - vedi l'operazione stessa di Idioti) quello che vuole il pubblico.

Analizzando il "Dancer in the Dark", notiamo fin da subito, di come il film volendo essere il più possibile diretto, esplicito parla e riesce a far parlare di sè già solo dalle frasi della protagonista (anche i messaggi stessi sono auto-irrisi, basti vedere le parole della Bjork, riferite chiaramente a un Cinema già visto, il tutto già fatto, il tutto già detto, il tutto già scritto), ha un soggetto filmico già delineato.
Anche solo il modo in cui è filmato: telecamera a spalla, set naturali, luce naturale, recitazione spontanea e non davanti alla macchina, risulta artificiosa, macchinata, ironica al tempo stesso.

Il prendersi gioco dello spettatore mette in primo piano Von Trier e mostra la sua incapacità (come diceva Enrico Ghezzi) di abbandonare la scena, di staccare dalla macchina, di svellere la macchina da presa, ma al tempo stesso eccita moltissimo il pensare (pensare visto anche come il prendersi gioco del Cinema, mi riferisco chiaramente al suo ultimo lavoro: "Il grande capo") che questo autore riesca a fare applaudire una serie di innumerevoli persone consapevoli-inconsapevoli di quello che dice realmente il nostro.
La figura del piccolo borghesotto (ancora Ghezzi), che applaude tutto contento a teatro, mostra la vera direzione dello stesso regista e di come si rivolge allo spettatore.

A mio parere solo pochi registi sono riusciti a stabilire un gioco filmico così forte, così lungo (dal momento stesso in cui il regista ha abbandonato un Cinema fatto dell'iperartificio, vedi le tre E: Element of Crime, Epidemic, Europa, per poi giungere al Dogma 95), così sentito, così voluto, così falso, così ironico per affermare la loro capacità registica.
Questo fà di Lars Von Trier un grande regista abile frigittore di aria che è!

P.S.: Se non avete ancora visto "Il grande capo", correte a comprarlo.

-"Quelo che non dice un personaggio, dice molto di più di quello che si dice"
-"Il monologo dello spazzacamino"
sgubonius
00martedì 6 gennaio 2009 04:06
E' indubbio quanto dici, peraltro gli va riconosciuto di essere probabilmente il maggior "studioso" del cinema nel senso proprio di colui che ne scava i meccanismi, ci gioca, ci sguazza.

Hai visto "Le cinque Variazioni"? Per me quello è un film quasi di teoria del cinema, quasi un manuale, però è decisamente un capolavoro di quest'arte di totale padronanza dello strumento cinema.
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