La zuppa inglese

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
kamo58
00domenica 30 gennaio 2011 13:12
ricetta racconto di famiglia
La zuppa inglese


Quando eravamo bambini, non c’era compleanno in cui nostro nonno Riccardo, non preparasse la famosa zuppa inglese.
Ricordo che era diventato un rito ed un’aspettativa da parte nostra. Non si cambiava mai dolce. Aveva un’interpretazione personale della ricetta, e guai a sgarrare con qualche ingrediente, diventava di una pignoleria eccessiva, ne potevano anche nascere discussioni a non finire.
Secondo quanto asseriva, la base migliore non era il pan di spagna, ma i pavesini. Li bagnava con il vermuth quel tanto che era necessario per ammorbidirli, ma guai ad inzupparli, non li poteva sopportare mollicci.
Preparava a parte una crema pasticcera, con uova fresche, che a volte gli venivano regalate dai suoi amici napoletani. Dai suoi viaggi a Napoli, per la precisione a S. Giorgio a Cremano, tornava sempre con le immancabili sfogliatelle, che “croccavano” sotto ai denti per la loro straordinaria freschezza. Le acquistava poco prima di prendere il treno. Sublime era scoprirne l’anima dolce del ripieno.
Le uova fresche dei suoi amici, erano la seconda cosa che mai mancava di portare. La crema per la zuppa inglese, doveva essere abbastanza soda da non colare fuori dalla base, la quantità non troppa, perché si doveva sentire, ma non doveva prevalere sugli altri ingredienti.
Prendeva poi le fruste per montare la panna. Ancora me le ricordo: le due fruste alla base, un meccanismo di ruote dentate le faceva girare azionando una manovella con il manico di legno, dipinto di nero. Chissà dove sarà andato a finire quell’attrezzo? Sarebbe stato un bel ricordo da tenere a casa.
Ce ne voleva di olio di gomito per montare la panna, alla quale aggiungeva dello zucchero a velo per dolcificarla.
Ricopriva con la panna l’ultimo strato di pavesini inzuppati, cercando di coprire anche i bordi. Naturalmente la forma della torta era quasi sempre rettangolare. A volte, invece di divertiva a spezzettare i biscotti, cercando di dare una forma circolare, era sempre un po’ difficile che riuscisse perfettamente nell’impresa.
Il tocco finale erano le ciliegine rosse candite, che acquistava al negozio, messe tutte intorno al perimetro della torta. Ciliegine che ci litigavamo, quando la tagliava, tutti le volevano, ma era solo un modo per ottenere una porzione più abbondante. Alla fine nessuno le mangiava, perché non ci piacevano poi tanto.
Era molto divertente, mettersi davanti alla torta ed aspettare l’immancabile spegnimento delle candeline, che invariabilmente toccava a quello che compiva gli anni. Naturalmente, gli altri due, erano sempre un po’ invidiosi, perché l’attenzione della famiglia, era focalizzata tutta intorno al festeggiato, che in quanto tale, si mangiava anche una porzione un po’ più abbondante.
L’impazienza raggiungeva i più alti vertici, sembrava che quel piattino di porcellana, dal bordo dorato, non arrivasse mai. Alla fine quando si riusciva finalmente ad entrarne in possesso, tutto spariva intorno a noi, sembrava di essere in un mondo di panna soffice e bianca, sprofondati in un cuore di crema dolcissima, alla quale qualche volta, trovavamo anche pezzettini di cioccolato amaro, che nostro nonno aveva mescolato alla crema, per farci una sorpresa.
Quando lui non fu più con noi, io avevo 12 anni, ci provò mia madre, che con i dolci purtroppo non è mai stata tanto portata.
Aveva preparato troppa crema, e mio padre, che nella preparazione dei dolci, aveva ereditato dal nonno la pignoleria, le fece l’immancabile lavata di capo, perché lo spessore della crema era troppo alto e per giunta colava da tutte le parti, che diamine non era così la ricetta originale!
Quella fu l’ultima volta che assaggiai la zuppa inglese. Stranamente non ci avevo più pensato, finchè la notte scorsa non ho sognato di gustarla. Dopo tanti anni, ne ricordavo, nel sogno ancora il sapore, tanto che mi è venuta la voglia di rifarla, chissà se riuscirò a non tradire la ricetta del nonno.

p.s. un po' l'ho tradita la ricetta, al posto del vermuth ci ho messo l'archemes a me piace di più! Nonno perdono!

Questo scritto è sotto tutela delle creative commons
(Fata.)
00martedì 8 febbraio 2011 02:54
Antiche tenerezze e dolci ricordi.Kamo ogni volta ci riporta al senso della vita, quel gusto famigliare che tratteniamo dentro di noi un pò per pudore e un pò per mascherare quelle emozioni che custodiamo nel profondo,e che quando emergono ritroviamo la nostra vera essenza.

kamo58
00martedì 8 febbraio 2011 09:18
Grazie Fata. Per me, cancerina, la famiglia è il fulcro della vita [SM=g7426]
mebahiah.
00mercoledì 9 febbraio 2011 17:29
Questo topic mi ha dato la spinta a presentarmi, adoro i racconti di famiglia.
Grazie Kamo, hai un bel modo di raccontarti che trasporta il lettore dentro al racconto fino quasi a viverlo [SM=g8916]
kamo58
00mercoledì 9 febbraio 2011 19:15
Re:
mebahiah., 09/02/2011 17.29:

Questo topic mi ha dato la spinta a presentarmi, adoro i racconti di famiglia.
Grazie Kamo, hai un bel modo di raccontarti che trasporta il lettore dentro al racconto fino quasi a viverlo [SM=g8916]




Ti ringrazio, se ti vuoi divertire, clicca su pensieri in chiaro scuro, il mio blog di racconti. Una delle mie firme ne trovare molti.
mebahiah.
00mercoledì 9 febbraio 2011 19:27
Lo farò senz'altro con calma, ora vado e vengo tra il pc e la cucina, i miei figli stasera vogliono il Ramen, mai fatto e mai mangiato, ma ci sto provando
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 19:51.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com