La terza vita di mister Al Gore, il suo film in corsa per l'Oscar

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Arvedui
00sabato 25 novembre 2006 01:01
L'ex vice di Clinton è l'unico in grado di far paura all'ex first lady Hillary nella battaglia dei finanziamenti
La terza vita di mister Al Gore
Il suo film in corsa per l'Oscar

In lizza per la statuetta con un comumentario ecologista
C'è già chi pensa che stia preparando la sfida del 2008




Al Gore con la moglie Tipper

WASHINGTON -Il gigantesco Charlie Brown della storia americana, l'omone di un metro e 86 di altezza per 110 chili di peso, al quale George Bush sottrasse il pallone della Casa Bianca nel 2000 per 537 voti su 120 milioni, torna sugli schermi dell'attenzione nazionale passando da Hollywood e la sua sagoma massiccia inquieta e galvanizza amici e avversari. Rinasce formalmente non come candidato per la Casa Bianca, ma come creatore e protagonista di un massiccio documentario-manifesto sull'effetto serra e sull'imminente apocalisse ecologica, "An Inconvenient Truth", una verità fastidiosa. Il lungometraggio è in corsa per l'Oscar, scelto ieri tra i 15 finalisti dalla Accademia del Cinema e Albertone Gore torna di moda.

Molti sondaggi di opinione, e parecchi agit-prop da Internet nei loro blog, come la pasionaria democratica Anna Huffington o come Marcos Moulitsas con il suo seguitissimo Daily Kos lo vorrebbero rivedere in campo, per prendersi ciò che molti elettori democratici pensano fosse legittimamente loro già sei anni or sono, avendogli dato 500 mila voti più di Bush nel resto della nazione, dispersi nel sistema elettorale presidenziale. Già viene trainata fuori dalla rimessa, la vecchia macchina da guerra costruita dalla destra contro di lui e armata dai consueti insulti e irrisioni, "l'indiano di legno", "l'abbraccia alberi", il fag, frocio, come lo ha chiamato Ann Coulter, una delle voci più demenziali e perciò più ascoltate voci nella destra militante e berciante. Sintomo che il quasi sessantenne con il doppio mento fa paura.

Parabola singolare, e assai rara, la sua, nella storia politica americana dove di solito i trombati restano trombati, questa del figlio di un senatore e piantatore di quel tabacco che uccise la sorella fumatrice, cresciuto nuotando nella piscina del Senato tra le sue ochette di gomma e gli autorevoli colleghi di papà, fino a diventare vice presidente con Clinton, uomo che li detestava, e poi quasi presidente, nel 2000. Storia di un uomo per bene, volontario in Vietnam, contro il parere del padre che lo avrebbe potuto imboscare come si imboscò Bush, anche se nel ruolo non proprio da Rambo di giornalista per le pubblicazioni ufficiali dell'Esercito a Saigon.

Forse l'educazione famigliare molto sudista da "Via col vento", forse la sua natura, non gli regalarono quella spontaneità e quel carisma popolare che invece il suo superiore diretto, Clinton, e poi il suo avversario, Bush, avevano. "Ha l'aria del primo marito noioso dal quale tutte le mogli vorrebbero divorziare" fu scritto di lui e il povero Al Gore, fedelmente sposato con la stessa donna, la biondissima Tipper, sospirava e alzava gli occhi al cielo.

Sapeva di non poter competere con Clinton, il sogno proibito di quelle stesse mogli annoiate, e con Bush, l'eterna matricola universitaria con la quale gli uomini avrebbero volentieri condiviso una sbornia guardando una partita in tv.

Quando fu sconfitto dalla Corte Suprema degli Stati Uniti che bloccò ogni ulteriore riconta nello Stato decisivo della Florida, Al Gore parve davvero il primo marito di un matrimonio finito male. Vagò tra incarichi universitari temporanei, consulenze per "Google", signora di quell'Internet che lui non aveva inventato, ma aveva fatto molto per diffondere, e un posto nel board della Apple, chiamato da Steve Jobs. Ma nel suo girovagare alla ricerca di una vita (aveva appena 52 anni, nel 2000) riprese il filo della sua passione costante: l'ambiente. "L'uomo che abbracciava gli alberi", come gli eco-scettici lo sfottevano, raccontando che ovunque lui andasse a predicare la minaccia di surriscaldamento della Terra, la temperatura precipitava, riprese a predicare e praticare la sua fede ecologista. Si fece crescere la barba, poi se la tagliò.

Ingrassò molto, 20 chili in un anno, poi si sgonfiò tornando al peso forma elettorale di 85 chili, poi ingrassò di nuovo, inducendo i pettegoli a misurare le sue voglie politiche con la bilancia: se aumentava di peso, significava l'abbandono di ogni ambizione. Se si metteva a dieta, voleva dire che ci stava pensando. E infatti, nota una columnist maliziosa sul quotidiano di San Francisco, lo Herald, a ogni calo di peso corrispondeva una sua sortita pubblica contro Bush, la guerra in Iraq e la scellerata politica ecologica dell'amministrazione in carica, ben lubrificata dai petrolieri. Giù la bilancia, su la polemica.

Quando Katrina affondò New Orleans noleggiò a proprie spese due aerei charter, per aiutare i profughi. Possiede due automobili, entrambi a motore "ibrido", elettrico e a scoppio. Sostiene di "non avere progetti per le elezioni del 2008", ma Hollywood ha il libretto degli assegni spalancato. Al, l'uomo di legno, è il solo avversario nella battaglia dei finanziamenti che Hillary, la signora di ferro, tema. Nel sondaggi immaginari, lui è davanti alla moglie di quel presidente che Gore tenne a distanza dalla propria campagna elettorale come un appestato morale.

Teniamo d'occhio il peso, che sta scendendo (è di nuovo a dieta) e la serata degli Oscar in primavera. Se dovesse vincere la statuetta e lui salisse sul palco a riceverlo, addio Al Gore, perché la parte sana del popolo, la Nazione dei Giusti, la Right Nation considera Hollywood la Sodoma e Gomorra della sinistra porcacciona e blasfema. Se non salirà, e il suo peso fosse sceso ancora, attenzione, il duello fra il "centrista" Gore che si è spostato a sinistra e la "progressista" Hillary che sta ansimando verso il centro, potrebbe avvenire. La scorsa settimana Albertone Gore era in Australia, nel Victoria, a predicare il messaggio del surriscaldamento e per la prima volta in 50 anni, una tempesta di neve si è abbattuta sulla regione in questa stagione. Lo chiamano the Gore Effect, l'effetto Gore. Si può anche sorridere, ma il clima sta cambiando davvero, nella politica americana.
Granduca di Milano
00sabato 25 novembre 2006 08:03
Non cambia nulla negli USA, chiunque salga al potere.
Democratici e repubblicani sono le due facce della stessa medaglia, potere, potere e potere [SM=x751616] [SM=x751616] [SM=x751616]
@DIRK2
00mercoledì 3 gennaio 2007 17:19

Adoro il film di AlGore e consiglio a tutti di vederlo, non è divertente, dice solo delle grandi verita' come d'altra parte le dice tony blair, quando ha lanciato l'allarme ambientale 2 mesi fa.. dicendo che la devastazione dell'ambiente è un problema che puo' costare molto all'economia.. quindi nell'interesse dell'economia bisogna cambiare le cose.

Tra parentesi, credo che Al Gore sia stato contattato dallo stesso Tony Blair, il problema negli USA è quell'incapace di Bush ed i suoi colleghi petrolieri.
Pius Augustus
00mercoledì 3 gennaio 2007 20:04
Io credo che sia un buon candidato,del resto con un bel po' d esperienza
@DIRK2
00venerdì 5 gennaio 2007 15:51

Al Gore è impossibile che venga ricandidato, ma se diventasse ministro magari dell'ambiente forse molte cose cambierebbero in America e di conseguenza qui da noi, io ci spero fortemente.

Penso che a lui interessi molto il cambiamento verso un america piu' ecologica piuttosto che diventare presidente, forse sara' la Clinton il prossimo presidente americano..
Pius Augustus
00sabato 6 gennaio 2007 12:46
O magari Obama [SM=x751525] chi l'avrebbe mai detto che gli usa sarebbero stati sul punto di essere guidati da una donna o un nero negli anni 60!
CRYPTO+
00domenica 29 aprile 2007 16:50
“Ogni bambino nato in soprannumero rispetto all’occorrente per mantenere la popolazione al livello necessario deve inevitabilmente perire, a meno che per lui non sia fatto posto dalla morte degli adulti...pertanto...dovremmo facilitare, invece di sforzarci stupidamente e vanamente di impedire, il modo in cui la natura produce questa mortalità; e se temiamo le visite troppo frequenti degli orrori della fame, dobbiamo incoraggiare assiduamente le altre forme di distruzione che noi costringiamo la natura ad usare.
Invece di raccomandare ai poveri l’igiene, dobbiamo incoraggiare il contrario. Nelle città occorre fare le strade più strette, affollare più persone nelle case, agevolando il ritorno della peste. In campagna occorre costruire i villaggi dove l’acqua ristagna, facilitando gli insediamenti in tutte le zone palustri e malsane. Ma soprattutto occorre deplorare i rimedi specifici alla diffusione delle malattie e scoraggiare quella persone benevole, ma tratte decisamente in ingannano, che ritengono di rendere un servizio all’umanità ostacolando il decorso della estirpazione completa dei disordini particolari”.
Thomas Malthus, “Saggio sui principi della popolazione”

Al Gore e il Piano per il Controllo Demografico Globale
Marcello Pamio – 10 aprile 2007

«Alla ricerca di un nuovo nemico che ci unisca, trovammo l’idea che l’inquinamento, la minaccia del riscaldamento globale, dell’esaurimento delle riserve idriche, della fame et similia sarebbe potuta andar bene […] Tutti questi pericoli hanno come causa l’intervento umano […] Il nemico reale, quindi, è la stessa umanità»
“A Report by the Council of the Club of Roma”, 1991

“Una scomoda verità”, il documentario-denuncia di Al Gore sta girando il mondo come nessun altro prodotto cinematografico degli ultimi anni!
Proiezioni dentro le scuole, alle università, conferenze pubbliche in ogni città di ogni paese del globo. Premiato con ben due Oscar, come miglior documentario e come miglior canzone, la casa di produzione è la Paramount Classics , una divisione della Paramount Pictures!

E’ doveroso a questo punto aprire una parentesi storica per meglio comprendere l’indirizzo strategico di questa potentissima casa di produzione (massonica). La Paramount è la prima major hollywoodiana, fondata nel 1912 e diretta per vent’anni da Adolph Zukor un pellicciaio nato in Ungheria. Mentre suo fratello Arthur, adottato dallo zio Kalman Lieberman dopo la morte del padre, sarebbe diventato rabbino della maggiore sinagoga di Berlino, il giovane Adolph abbandona il giudaismo praticante non appena giunge in America.[1]

Nel 1966 la Paramount viene assorbita da un grande conglomerato industriale-finanziario, il più grande tra quelli che hanno assorbito le majors: la Gulf-Western Industries Incorporated di Charles Bluhdorn (austriaco immigrato in America).[2]
I primi decenni del secolo scorso (e non è cambiato granché oggi se non qualche fusione tra loro) sono caratterizzati da otto major, le cinque maggiori: Paramount (Zukor), Warner Brothers (i Warner), Loew-Metro Goldwyn Mayer (i Mayer), Twentieth Century Fox (i Fox) e RKO e le tre minori, Universal (Laemmle), Columbia (fratelli Cohn) e United Artist.
Tutte e otto sono però consociate nella Motion Picture Producters of America (MPPA) e quindi controllate dal gruppo Rockefeller e/o Morgan.
I veri padroni degli oligopoli cinematografici rappresentati dalle maggiori case di produzione sono ancora oggi i grandi finanzieri di Wall Street. I maggiori trust finanziari e bancari statunitensi, le Big Three, sono i gruppi Rockefeller, Morgan e Kuhn Loeb & Co.

Ovviamente la Paramount Classics che ha finanziato il documentario di Al Gore, non fugge da questo controllo economico!
Chiudiamo l’analisi di “An inconvenient truth” con il giovane regista Davis Guggenheim, figlio del quattro volte premio Oscar Charles Guggenheim (nato da una famiglia ebrea di Germania).

Decisamente Al Gore non è quello che si può definire l’ultimo arrivato: membro del C.F.R. (Consiglio per le Relazioni con l’estero, il governo ombra statunitense), della Commissione Trilaterale (fondata da David Rockefeller), nonché vicepresidente degli Stati Uniti d’America sotto William Jefferson Blythe III, detto Bill Clinton, e candidato alle presidenziali del 2000 contro George Walker Bush junior. Inutile ricordare che Al Gore avrebbe vinto le elezioni se non fosse intervenuto George Walker Herbert Bush (massone del 33° grado del Rito Scozzese Antico e Accettato) a sistemare il tutto e posizionare il figliol prodigo alla Casa Bianca…
Al Gore è l’uomo di punta del movimento New Age che cavalca il cavallo verde dell’ecologia.

Ecco perché vedere un Al Gore che indossa la maschera del paladino ecologista dovrebbe farci sorridere, anche perché, il portavoce della campagna contro il riscaldamento globale, il cui nome completo è Albert Arnold Gore junior (per differenziarlo dal paparino Albert Arnold Gore senior), fa parte di una delle più potenti famiglie statunitensi, paragonali a quella dei Bush.
Il papà di Al Gore, che chiamerò Gore senior, ha fatto parte del cosiddetto “establishment rosso”. Socio in affari con il famoso imprenditore e collezionista d’arte, Armand Hammer, il quale per primo portò aiuti economici a Vladimir Il'ic Ul'janov, meglio conosciuto come Lenin.

Armand Hammer
Albert Arnold Gore senior


Il padre Julius Hammer ha fondato il Partito Comunista Americano ed era amico, nonché benefattore, di Gore senior e addirittura di Joseph Stalin.
Armand Hammer - secondo l’FBI statunitense e grazie al FOIA[3] - faceva sporchi affari di importazione ed esportazione con l’Unione Sovietica e ha personalmente negoziato con Lenin durante gli anni ’20; successivamente è entrato nel mondo del petrolio fondando la OXI , Occidental Petroleum Corporation.
Politicamente Hammer non guardava in faccia nessuno (come nella migliore delle tradizioni mondialiste): ha finanziato i repubblicani come Nixon, e i democratici come Al Gore junior!

Quindi il neo ecologista Al Gore junior, che sta girando il mondo denunciando da tutti i microfoni il riscaldamento del globo, è stato finanziato da una corporation petrolifera e non solo, ma vanta addirittura legami economici con la stessa: possederebbe infatti 500.000 dollari di azioni della OXI!
Potrà anche essersi sbarazzato di queste poco-pulite azioni, intestate magari a un prestanome o devolute in beneficenza, ma il discorso non cambia di un millimetro, perché come vedremo, le finalità del documentario, dalle stesse parole di Al Gore, rientrano nella campagna per il controllo demografico del pianeta portato avanti da decenni da potenti gruppi controllati dai Rockefeller!

Prima però analizziamo quali sono questi gruppi e quali soprattutto le finalità.
“La premessa indispensabile, per una incondizionata accettazione ai programmi di genocidio dei cosiddetti circoli mondialisti, è l’odio per l’uomo, l’odio per il suo diritto divino di procreare e di popolare la terra”.[4]
Forse sto esagerando? Assolutamente no.

Il 6 e 7 aprile 1968 presso l’Accademia dei Lincei alla Farnesina a Roma, una trentina di persone si sono riunite - con la sponsorizzazione della Fondazione Agnelli - per “cambiare le loro idee sui grandi problemi del pianeta”.

Nasce così il “Club di Roma”!
Un gruppo di chiaro stampo malthusiano (vedremo in seguito chi fu Thomas Malthus), in cui l’odio contro l’uomo non trova più limiti: l’uomo infatti diventa “un cancro”, “un essere perverso”. Le parole d’ordine, come scrisse il presidente Aurelio Peccei, nella sua biografia, diventano: “Il diritto di dar la nascita non è un diritto assoluto”.

O come disse alla Deutsche Press Agentur nel 1988, il principe Filippo (Mountbatten) Duca di Edimburgo massone d’alto rango e presidente internazionale del WWF: “Nel caso io rinasca, mi piacerebbe essere un virus letale, così da contribuire a risolvere il problema della sovrappopolazione”

Filippo Duca d'Edimburgo
David Rockefeller
Aurelio Peccei

Nel 1965 il presidente USA, Lyndon Johnson dichiarava a San Francisco durante il 20° anniversario delle Nazioni Unite, che 5 dollari investiti nel controllo della popolazione, valevano quanto 100 dollari investiti nello sviluppo economico.
Per non essere da meno Nixon il 18 luglio 1969 al Congresso sottolineò come le Nazioni Unite “dovranno prendere l’iniziativa di reagire contro la crescita della popolazione mondiale”, e nel 1970 la sua amministrazione emise una direttiva che chiedeva una serie di studi per la diminuzione delle nascite.
Studio che non tardò ad essere pubblicato. Il 24 aprile 1974 Henry Kissinger firmò il “National Security Study Memorandum 200” e lo inviò al nuovo presidente Gerald Ford.

Questo Memorandum altro non è che “uno studio sull’impatto della crescita della popolazione mondiale sugli interessi strategici americani” mettendo ben in evidenza quali sono “le implicazioni politiche ed economiche internazionali” [5].
Kissinger & C. (creatura dei Rockefeller) raccomanda caldamente il trasferimento della tecnologia contraccettiva, la sterilizzazione, l’aborto, il condizionamento della popolazione e dei leaders politici.
Nel 1975 tali raccomandazioni vengono accolti dall’amministrazione americana. Lo spopolamento di intere nazioni della terra entrava così, a far parte della politica estera degli Stati Uniti. A firmare questo atto criminale fu il Direttore del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, Brent Scowcroft.
Il primo di una lunga serie di esperimenti fu la guerra civile in Libano (1975-1990)…

Passano gli anni ma la situazione non cambia di molto.
Il 24 luglio 1980, il presidente James Earl Carter junior (noto come Jimmy Carter) firma i risultati di un nuovo studio intitolato: “The Global 2000 – Report to the President”
Un rapporto di oltre 1600 pagine che esordisce così: “Se proseguirà la tendenza attuale, allo sviluppo demografico ed economico, il mondo del 2000 sarà più popolato, più inquinato, meno stabile ecologicamente e più vulnerabile alla distruzione del mondo in cui viviamo oggi”.
Questo Global 2000 è una dichiarazione politica ufficiale di intenti genocidi, secondo la quale i paesi in via di sviluppo, privati di industrializzazione, dovrebbero regredire e ridurre le loro popolazioni! Guarda caso, la medesima conclusione che arriva Al Gore nel suo “documentario ecologista”.

La Conferenza dell’ONU sulla Popolazione tenuto a Bucarest nel 1974 e quella del Cairo nel 1994 sono state delle mere speculazioni propagandistiche finanziate dai gruppi mondialisti (uno per tutti la Fondazione Rockefeller ) il cui scopo è stato quello di inventare la presunta “sovrappopolazione” nel Terzo Mondo come paravento per saccheggiare le materie prime. La prova di questo è scritta nel “Memorandum 200” .
Nella conferenza del Cairo, per esempio, si è riproposto la distruzione dell’istituzione della famiglia, che è il fondamento della società umana, camuffando questo con lo slogan della “libertà sessuale”. I metodi proposti? Li possiamo vedere oggigiorno: diffusione generalizzata dell’aborto, sterilizzazione forzata, eutanasia, pornografia e chi più ne più ne metta.
Per non parlare della cancellazione di importanti valori e/o modelli familiari sostituendoli con beceri quanto devianti valori rappresentati perfettamente da star dello spettacolo, della musica e della televisione.

Tra il 3 e il 14 giugno del 1992 a Rio de Janeiro si tenne una Conferenza internazionale sull’ambiente. Erano presenti 140 paesi con 7892 delegazioni da tutto il mondo, governative e gruppi di ambientalisti, finanziate e sponsorizzate dalle solite fondazioni come Carnegie, la Rockefeller, la Edmond de Rothschild, la Kettering.[6]
Sapete da chi era guidata la delegazione statunitense? Proprio da Al Gore in persona, il quale ha presentato il suo libro dal titolo “Earth in the Balance: Ecology and the Human Spirit”, (“Terra in equilibrio: Ecologia e Spirito Umano”). Un libro in cui viene lanciata l’idea per un nuovo “Piano Marshall Globale” sotto il controllo dell’ONU in grado di imporre uno stretto controllo sui consumi energetici e la politica industriale degli Stati.[7] Egli ripropone anche la furiosa campagna del governo britannico contro i paesi inadatti allo sviluppo ai quali il principe Filippo chiedeva insistentemente di ridurre la propria popolazione. Lo stesso Filippo di prima, il presidente internazionale del WWF.
Gore arriva ad affermare che la minaccia nucleare che aveva caratterizzato gli anni della Guerra Fredda sia stata sostituita “dalla natura strategica della minaccia che ora la civiltà umana pone all'ambiente globale e dalla natura strategica posta alla civiltà dai cambiamenti nell'ambiente globale”. Chiese per tanto ai leader mondiali di non lasciarsi distrarre dall'intraprendere questo nuovo corso anche se questo avrebbe lasciato “milioni di persone ... a soffrire nella povertà e a morire di stenti, guerre, e malattie”.

Certamente in tutto questo, il documentario propagandistico della Paramount Classics gioca un ruolo fondamentale e soprattutto funzionale.
E’ bene anche ricordare che dalla fine degli anni ’80 Al Gore junior promuove l’embargo della tecnologia moderna verso il Terzo Mondo, con la scusa ufficiale che si tratta di “tecnologia duale”, ovvero utilizzabile sia per scopi civili che militari.[8]
Perché rischiare che questi popoli certamente inferiori si dotino di armamenti? Meglio non dare nulla, per il loro e soprattutto per il nostro bene

Tutto questo nel ricco documentario si può “leggere” se e solo se si hanno gli strumenti conoscitivi adeguati: tra numerosissimi e complicati grafici sull’aumento dell’anidride carbonica nel pianeta, prove fotografiche dello scioglimento dei ghiacciai sia al nord che al sud del globo, che porteranno all’innalzamento del livello dei mari di svariati metri e la conseguente cancellazione di centinaia di milioni di persone, soprattutto nel sud-est asiatico, Al Gore svela i suoi veri intendimenti, si toglie la maschera e dice:

“Stiamo assistendo alla collisione tra la nostra civiltà e la Terra , e sono tre i fattori responsabili di questa collisione. Il primo è l’aumento della popolazione! La mia generazione, quella del baby-boom, è nata dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando la popolazione aveva appena oltrepassato la soglia dei 2 miliardi. Ora ho 50 anni e la popolazione a quasi raggiunto i 6 miliardi e mezzo ma secondo le aspettative di vita della mia generazione raggiungeremo i 9 miliardi.
Ci sono volute 10 mila generazioni per arrivare a 2 miliardi di persone, ma se nell’arco di una vita dai 2 miliardi si passa a 9, questo significa che sta accadendo qualcosa di diverso. Stiamo creando sempre più pressione sulla terra, e la maggior parte di questa pressione viene esercitata dalle nazioni più povere del mondo. C’è una maggiore richiesta di cibo, una maggiore richiesta di acqua, ma le risorse naturali sono limitate”.[9]

Avete capito dove vuole arrivare?
Ho sottolineato appositamente i passaggi chiave che rientrano nel pensiero malthusiano.
Secondo il democratico ecologista del Tennessee, la prima causa di tutto questo surriscaldamento globale è da imputarsi all’aumento delle popolazioni e alla pressione esercitata dalle nazioni più povere! Conclude dicendo che le risorse naturali sono limitate. Ricordate prima quando vi ho accennato a Thomas Malthus?

Bene, oltre due secoli fa il reverendo Thomas Robert Malthus elaborò una teoria che pone in relazione la crescita della popolazione con lo sviluppo economico. Il pastore anglicano sosteneva che la tendenza della popolazione di un paese è di crescere a tasso geometrico (per esempio 1–2–4–16-32), mentre l’offerta di cibo segue invece un tasso aritmetico (per esempio 1-3–5–7–11). Quindi siccome l'offerta di cibo non riesce a tenere il passo della crescita della popolazione, i redditi pro-capite tenderanno a diminuire sino ad arrivare al livello di sussistenza. Il solo modo per evitare bassi livelli di vita o di assoluta povertà è di limitare il numero di nascite! Ma guarda caso…

Non solo, ma per Malthus, come per Al Gore, le risorse sono limitate, e questo implica una sola cosa: se una nazione vuole mantenere il proprio standard di benessere, come per esempio gli Stati Uniti, dovrà far di tutto per impedire che queste risorse (appunto limitate) vengano distribuite equamente. Ecco le guerre, le carestie e i genocidi.
Thomas Malthus è l’ideologo del controllo demografico, e le sue teorie demografiche saranno riprese e studiate da Charles Darwin, applicate sulla popolazione da Adolf Hitler, e propagandate dal nostro “sempre-verde” Al Gore.

L’altra cosa che il documentario non lascia spazio è alla speranza. Una persona, che non ha le conoscenze adeguate, come la maggior parte dei giovani, dopo aver visto il dvd potrebbe senz’altro pensare e dire: “non c’è più nulla da fare”.
Spegnere la speranza, soprattutto in un ragazzo (l’adulto di domani), è una delle cose più criminali che si possano fare, e naturalmente questo rientra in una strategia deviante creata ad hoc.

Al Gore dimentica di dire nel suo documentario che la Terra potrebbe sfamare una popolazione molto più numerosa di quella attuale, se solo avvenisse una distribuzione equa delle ricchezze e soprattutto un consumo più consapevole da parte nostra. Utopia? No!
Basta snocciolare qualche dato per comprendere che non lo è affatto.
Il 70% dell’intera coltivazione cerealitica degli Stati Uniti d’America (il 36% nel mondo!) serve per allevare gli animali da macellazione. Animali che naturalmente non saranno mangiati dai paesi in via di sviluppo, ma da noi occidentali!
Secondo il World Resources Institute gli americani ingurgitano 122 chili di carne a testa ogni anno, mentre noi italiani “solamente” 88 chili!
Quasi il 50% dell’acqua consumata, sempre negli Stati Uniti, serve proprio per le coltivazioni che andranno per questi animali. Pensate che per produrre solamente 5 chili di carne bovina serve tanta acqua quanta ne consuma una famiglia media (occidentale naturalmente) in un intero anno.
Ecco perché a livello globale, il 70% dell’acqua utilizzata dal pianeta è usato dalla zootecnia e dall’agricoltura!

Possiamo ancora parlare di utopia? O questo termine è comodo perché ci evita di mettersi davanti allo specchio tutti per intonare un bel “mea culpa”?
Ma andiamo avanti. Per produrre un paio di jeans è richiesto oltre 10.000 litri di acqua e per irrigare 1000 metri quadrati di tappeto erboso per il golf, servono non meno di 670.000 metri cubi di acqua ogni anno.
L’elenco sarebbe lunghissimo, ma penso basti per far comprendere come le risorse (in questo caso l’acqua, ma è valido per qualsiasi altro bene) non sono certamente distribuite. Nel mondo infatti 400 milioni di bambini non hanno accesso all’acqua potabile e 2 milioni ne muoiono per la sua mancanza.
Ma per fortuna che ci sono le teorie di Malthus e il documentario di Al Gore: d’altronde che colpa ne abbiamo noi se le risorse del pianeta sono limitate e se siamo nati in un opulento occidente!

Grazie Malthus e soprattutto grazie Al Gore



Non ho voluto commentare i dati riportati dal documentario per non dilungarmi troppo, perché penso sia sufficiente il background di Al Gore per comprendere cosa e soprattutto chi c’è dietro. Comunque sia, recentemente la rivista tedesca Bild [10] ha pubblicato una denuncia sulla presunta catastrofe provocata dalle emissioni di CO2.
L’articolo presenta tre tesi che contraddicono quelle di Al Gore.

1) I periodi di caldo e freddo si alternano da sempre a prescindere dalla concentrazione di anidride carbonica.

2) Gli inverni caldi non costituiscono la prova di un reale cambiamento climatico. Sono esistiti sempre, come l'estate del 1904, quando l'Europa fu investita da un caldo tropicale, tanto che il grande fiume Elba rimase quasi a secco. L'inverno del 1907 fu così mite che le piante cominciarono a fiorire in dicembre, come in primavera. Il motivo è l'aumento delle radiazioni solari e gli scienziati danesi hanno dimostrato che il sole alla fine del 20mo secolo ha emesso radiazioni tanto intense come non è mai accaduto negli ultimi mille anni.

3) La terza tesi afferma che il quantitativo di CO2 nell'atmosfera non dipende quasi affatto dalle automobili, ma che l'attività umana contribuisce solo dall'1 al 4 per cento delle emissioni mondiali. La respirazione degli esseri umani produce 2,5 milioni di tonnellate di C02 e le macchine ne producono 6,7 milioni. Il grosso del CO2 viene dalla respirazione animale e dagli oceani.

Con quanto ho riportato non è mia intenzione far finta di non vedere le gravissime colpe ambientali che ha la nostra società industrializzata. Anzi, l’unica cosa certa che si evince da questa diatriba (non certo sterile dal punto di vista evolutivo), oltre alla strategia dei nuovi demografi malthusiani come Al Gore, è che tutti noi occidentali dovremo rivedere assolutamente il nostro stile di vita in molti dei suoi aspetti fondamentali, ecco qualche piccolo esempio:

- Consumo alimentare: quanto di quello che mangiamo serve ad una sana nutrizione e quanto è inutile spazzatura chimica indotta dalla pubblicità? E’ davvero fondamentale, per noi italiani, mangiare 88 chili di carne all’anno?

- Riciclo e riutilizzo: quanti sono gli oggetti che vengono effettivamente riutilizzati e riciclati e che non vanno a finire in discarica inquinando il paese?

- Mezzi di trasporto: servono davvero 2/3 automobili e due scooter per famiglia?

- Spreco di risorse: quanto oro blu (acqua) buttiamo via tenendo aperto il rubinetto durante una bella doccia calda? Oppure quando laviamo i piatti o la macchina?

- Ecc.

- Ecc.

Solo una seria presa di coscienza del problema, può dare dei risultati importanti anche a livello planetario, visto che siamo tutti, che ci piaccia o non ci piaccia, nella stessa barca. Dare la colpa ai paesi poveri del Terzo Mondo, come fa Al Gore & C., denota solo una strumentale e criminale malafede!

Per approfondire l'argomento:
- Bild sulla frode del riscaldamento globale
- Il razzista Al Gore
- Da Hitler a Gore, la strategia ecologista dell'Impero Britannico
- Gore denunciato a Washington e in Canada

Note

[1] “Dietro il sogno americano: il ruolo dell’ebraismo nella cinematografia statunitense” Gianantonio Valli, ed. Barbarossa
[2] Idem
[3] FOIA: Freedom of Information Act) la legge sulla libertà d’informazione
[4] “ONU: gioco al massacro” di Franco Adessa, ed. Civiltà.
[5] Sommario del “National Security Study Memorandum 200” .
[6] “Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia”
[7] Idem
[8] Movisol
[9] “An inconvenient truth”, documentario di Al Gore, prodotto dalla Paramount Classics
[10] www.movisol.org/07news051.htm


www.disinformazione.it
Arvedui
00domenica 29 aprile 2007 17:34
Ma chi l'ha scritta questa minchiata?

Capito, come al solito l'autore si basa su lyndon larouche (movisol) allora torna tutto [SM=x751582]

[Modificato da Arvedui 29/04/2007 17.37]

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