Scusate il ritardo, ma il tempo libero in questi giorni è quello che è:
1) prima considerazione d’obbligo: il Real non ha praticamente giocato il doppio confronto, confermandosi l’ultima squadra che una persona di buonsenso vorrebbe allenare.
Mai viste tanta svogliatezza, tanta presunzione, tanta slegata e malintesa individualità, tanta convinzione di vincere comunque per diritto divino.
Il campo ha dato ragione a quanto sopra, e un 4-0 complessivo a simili condizioni è un dato balsamico per il rating tecnico della squadretta
2) Sarebbe andata diversamente, però, a due condizioni.
Se Geco e Salah non avessero mancato in maniera così clamorosa nella finalizzazione, confermandosi rispettivamente un ex giocatore e uno più fumo che arrosto.
Se il codice fiscale non avesse chiaramente mancato su entrambi i gol, e dopo una prestazione non impeccabile anche all’andata, confermandosi portiere dai mezzi importanti ma con limiti di personalità.
E qui arriviamo a ciò che davvero preoccupa nel cranio di Certaldo: l’intelligenza con cui ha preparato la gara di ritorno.
Praticamente la partita che avremmo dovuto disputare nell’ultima gara del girone con Delio: non svegliare il can che dorme, depistarlo con un atteggiamento sornione e finto-rassegnato per poi colpirlo nelle occasioni che quel tipo di avversario inevitabilmente offre.
Se i limiti individuali di cui sopra non avessero compromesso tutto, sarebbe bastato per ribaltare il risultato dell’Olimpico: e, diciamocelo, senza rubare
3) Trovo, al contrario, rassicuranti le dichiarazioni di Spalletti.
Dietro l’insopportabile saccenza che non gli ricordavo – e non che lo trovassi simpatico nella prima versione trigoriota – è effettivamente avvenuta una maturazione, non a caso lontano da certi miasmi.
Ma rimane un dato di fatto: per portare quella mentalità nella Cloaca Minima bisogna farsi troppi nemici.
Lo sciocchino e Ostia sconsacrata praticamente fatti fuori, il ditino in faccia a Florenzi: praticamente ha già orinato ai piedi di tutti i totem più venerati.
Per ora si tiene a galla coi risultati, ma stiamo pur certi che ai primi rovesci – e arriveranno, come capita a chi si regge sul solo culo – i debiti di cui sopra gli verranno presentati con gli interessi dall’ambientone.
Altrove diventerebbe un vincente, non lo nego; in quel contesto, tanta ambizione è destinata a trasformarsi nel rigonfiamento che precede l’inevitabile botto
4) Questione CL-EL: hanno fatto ridere l’anno scorso con un lotto di concorrenti ai minimi storici, figuriamoci in mezzo alle varie Borussia D. e Tottenham.
Interessante l’osservazione di Maxilotte sul ritardato arrivo di Spalletti: ma, come gli ha risposto ML, forse non sarebbero arrivati i due ex genoani, senza i quali homportamenti non potrebbe giocare nello stesso modo.
Senza contare che il sostituto di garsià lo stiamo valutando su un arco di partite abbastanza ridotto: fosse arrivato allora avrebbe tenuto la stessa andatura fino a oggi? Ne dubito.
Nei gironi di CL, per me l’ipotesi peggiore in prospettiva campionato rimane il quarto posto che li libera dal doppio impegno.
Per il resto, il terzo posto con retrocessione in EL mi sembra un buon compromesso tra “fastidio” infrasettimanale e guadagni ridotti.
Nella speranza, assai concreta, che l’anno prossimo non si ponga il problema
5) Il derby? La dico tutta: forse farò a meno di seguirlo.
E non per l’inferiorità tecnica, che non mi ha mai spaventato, ma per la squallida ottusità e arrendevolezza con cui andremo verosimilmente incontro al disastro.
C’è qualche possibilità che il cadavere parmense corregga l’atteggiamento tattico, in assoluto il più adatto a incastrarsi perfettamente con quello di Certaldo e a valorizzarne le doti?
Quanto ai giocatori, ricordiamo quell’ultima giornata che precedette il 26 maggio: bastava un pari, nella surreale cornice di Trieste come campo di casa del Cagliari, per tenere alle spalle le merde nella classifica finale.
Non ci riuscirono, e fin qui è calcio. Non ci provarono, peggio, non ci pensarono nemmeno: e questa non è più Lazio.
Si trovassero di fronte al rischio di un 7-1, mezzi uomini di questo livello si porrebbero il problema di evitare un boomerang irrimediabile in termini di sfottò?
Ci credo poco. Al punto che, da allergico al firmare preventivamente per un risultato anche abbastanza favorevole, sarei tentato di sottoscrivere uno 0-4 onde evitare quel punteggio.
Direi che il solo concepire un simile pensiero, sia pure soggettivo, dia un’idea della situazione
6) La gara di Anfield, che avete opportunamente e piacevolmente rievocato, è associata a una cena a casa di amici con ottimo cibo e ottima compagnia sublimati dagli ultimi minuti della partita.
Di quel finale di girone mi rimangono due istantanee.
Prima: gli improperi di Lima ai turchi, che le avevano appena suonate persino alle forze dell’ordine, ma solo con la certezza di essere trattenuto e coperto dai compagni.
Dei veri e propri latrati da cane castrato che, per affinità etologica, meritavano di finire nel loro stemma al posto della lupa.
Seconda: gli ultimi minuti di Galatasaray-Barcellona.
Affinché la classifica finale del girone rendesse giustizia al calcio, non bastava la sconfitta degli inferiori a Liverpool: occorreva che l’altra partita finisse con la vittoria di una delle due, laddove un pari, in omaggio alle leggi della fisica, avrebbe tenuto gli stronzi a galla.
Ebbene, i blaugrana stavano vincendo di misura a Istanbul, lasciando teoricamente spazio alla rimonta e alla qualificazione dei padroni di casa.
I quali però, per non correre il rischio di fermarsi al pari che avrebbe riammesso il Male alla fase successiva, annullarono gli ultimi dieci-quindici minuti in una melina esplicitamente rinunciataria.
Chi li conosce li evita, insomma: come recitava uno spot di qualche anno fa, non a caso riferito all’AIDS
7) Parlandone in termini più tecnici: quel finale di girone fu dettato anche da scricchiolii sempre più rumorosi nello spogliatoio e da un progressivo ottenebramento del mascellone, che nella disfatta di Anfield schierò forse la più sconclusionata formazione della sua carriera.
Pari solo a quella del clamoroso 3-0 di Bordeaux, col ventenne Vieira immolato sulla fascia destra pur avendo a disposizione Tassotti e Panucci per coprirsi da quella parte.
E proprio dalla stessa corsia, affidata con improvvida decisione a Fra’ Damiano, vennero i guai peggiori.
Batistuta rilevò con lucidità quello e altri errori, ma commettendo l’errore di parlarne in pubblico.
Reazione di Capello: “Questo con me ha chiuso”
8) Sempre sulla stessa partita, cito questa cronistoria di parte scusandomi per il link maleodorante
http://www.erlupacchiotto.com/art/all/roma/2001-2002/championsleague/articoli/2002-03-19-Liverpool-Roma-2-0.htm
e al solo scopo di segnalare l’incipit:
Liverpool ancora fatale nella storia della Roma, eliminata per colpa degli arbitri, della jella, della bravura degli avversari, ma soprattutto per colpa propria!
Ecco, se c’è qualcosa che davvero mi preoccupa nel loro mondo è questa sempre meno sporadica presa di coscienza