La reggia che anticipò Versailles

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vanni-merlin
00sabato 13 ottobre 2007 23:51
La reggia che anticipò Versailles



Venaria, oggi l’inaugurazione dopo il restauro



MAURIZIO LUPO

La Reggia di Venaria di Sua Maestà il Re di Sardegna ha come confini solo le Alpi e il cielo di Nostro Signore. E’ simbolo del Suo immenso potere in terra, che ha benignamente affidato al nostro sovrano Vittorio Amedeo II».

Lo dicevano infine orgogliosi gli ambasciatori sabaudi alla supponente corte di Francia, dove la Reggia di Versailles manifestava analoghe ambizioni, per quanto più potenti e grandi, perché erano quelle di Luigi XIV, il Re Sole. Ma i due monarchi potevano ormai parlarsi negli occhi. Vittorio Amedeo II nel 1706, quando era ancora Duca di Savoia, aveva sconfitto sotto le mura di Torino l’arrogante armata francese. La vittoria l’aveva reso Re nel 1713. Ora non doveva più cedere il passo al «cugino d’Oltralpe», che ambiva trattarlo da vassallo, quando gli aveva concesso in moglie la nipote, Anna d’Orléans. Era una grande donna, umile quanto colta e raffinata, cresciuta nel castello di Saint Cloud e a Versailles. Confermò a Torino il linguaggio e i rituali di corte che Cristina di Francia, sorella di Luigi XIII e madre di Carlo Emanuele II, il fondatore di Venaria, aveva già importato in Piemonte.

Il legame fra Torino e Parigi, fra Venaria e Versailles, nasceva da una comune cultura. I visitatori che da domani varcheranno la soglia di Venaria Reale non potranno evitare di fare paragoni con quella di Versailles.

Le due residenze reali sono coetane. Nascono per affermare un’identica rappresentazione del potere. Tutte e due vengono erette su un unico asse prospettico. E’ quello che procede dalla capitale alla sede regale, come una via trionfale fra ali di popolo. Versailles viene inaugurata il 15 novembre 1684 e giunge a compimento nel 1710. Mentre i primi disegni di Carlo di Castellamonte per Venaria sono del 1672, per un palazzo che si dilaterà nel Settecento con i contributi degli architetti Michelangelo Garove, Benedetto Alfieri e Filippo Juvarra. Entrambe le dimore devono esprimere nell’architettura l’idea dello stato assoluto, inteso come comunione fra monarca, territorio e popolo, espressa in un unico scenario. Le due regge rappresentano il Re che domina il territorio, con la sede del suo potere. Il sovrano si esprime attraverso la mente e l’opera dei suoi architetti, che modellano a misura delle regie volontà la natura selvaggia.

E’ un linguaggio che si manifesta con gli identici simboli del potere assoluto, così come era concepito all’epoca. Vengono espressi nell’architettura, che realizza apposta edifici tanto più grandi quanto più devono esprimere l’autorità. Il primo concetto che devono trasmettere al popolo è il legame che il Re ha con il Dio che l’ha posto sul trono. Il luogo per affermarlo è la chiesa, che a Versailles è la «cappella Palatina» e a Venaria è Sant’Uberto.

Segue la sede che celebra l’apoteosi del potere regale. Sono le sale di Apollo e di Ercole a Versailles e la Sala di Diana a Venaria. Infine ecco le grandi gallerie di luce e magnificenza, quella «degli specchi» alla corte di Francia e quella «Grande di Diana» a Venaria. Rappresentano la vetrina del potere. Servono a manifestare la corte e il Re al popolo, che qui ha una delle rare occasioni di ammirarli, mentre vanno in chiesa.

Si aggiungono le Citroniere e le Scuderie. Le prime non sono solo rifugi invernali per piante, ma sede di feste. Nella buona stagione i convivi proseguono nei parchi, intesi come prolungamento «naturale» della corte reale, che si protende verso il dominio dell’infinito, lungo le prospettive delle rotte di caccia, per affermare una volta ancora il suo predominio.

Sono invece le dimensioni che differenziano le due Regge. Versailles è più grande. La sua facciata verso il parco misura 550 metri. Venaria nel suo articolato complesso di corti abbraccia 340 metri. La Galleria di Diana è lunga 77 metri, quella degli Specchi raggiunge i 120. Le scuderie e la citroniera di Venaria sfiorano i 160 metri, mentre quelle di Versailles non possono competere con identica prospettiva, perché sono disposte a ferro di cavallo. Quanto al parco quello di Re Sole è cinque volte più grande di quello di Venaria, che però alle spalle vanta la tenuta della Mandria di 3 mila ettari, racchiusi in una cinta di 35 chilometri. Una magnificenza che forse Re Luigi XIV guardò con sufficienza, ma che certo indispettì Napoleone, quando invase Venaria. La spogliò di ogni bene e la trasformò in poligono per le sue truppe.



da: www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/arte/grubrica.asp?ID_blog=62&ID_articolo=640&ID_sezione=117&sezi...

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