La prima "Alba" e l'ultimo "Tramonto"

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Drago.89
00sabato 11 giugno 2016 01:54
I CAPITOLO



Villaggio di Raveltree

Si prospettava una lunga e faticosa giornata sin dalle prime luci dell’alba, il giovine non sapeva più come fare per ripararsi dai raggi solari e continuare il suo umile lavoro nei campi, ma nonostante tutto doveva cercare di fare in fretta, i semi di zucca non si sarebbero mai piantati da soli e l’ora di pranzo si avvicinava.
E così il sedicenne Mareon si spronò onde finire in tempo, il padre aveva già finito di arare la sua zona destinata ai pomodori guardando con aria di soddisfazione i suoi strumenti di lavoro, un aratro e le sue due mani callose sporche di terriccio. Dopo un po’ il ragazzo iniziò a maledire quegli stupidi semi di zucca che sembravano non finire mai, nel frattempo il padre lo aveva preceduto rincasando per mangiare. Passarono pochi minuti e anche il giovane ultimò il suo lavoro, rincasando anch’egli. Consumarono un pasto frugale a base di polenta e zucchine, pane al forno casereccio, il tutto accompagnato da un bel bicchiere di vino o acqua fresca di pozzo. In famiglia erano in tutto quattro, Mareon, il padre Hans, la madre Greta e la sorellina Rina.
Discussero a lungo sullo stato della semina, del terreno e dei prossimi raccolti, difatti il piccolo borgo rustico di Raveltree era rinomato per le sue esportazioni di ortaggi e frutta fresca. Questo bel paesello era tutto concentrato nel bel mezzo della radura incontaminata, incastonato in una rigogliosa montagna quasi come un gioiello, a circa ottocento metri sul livello del mare. L’unica via di accesso si trovava a nord, lungo la strada principale fatta di terreno battuto e acciottolato, arduo da raggiungere e isolato ma con una vista mozzafiato sulla vallata sottostante e il mare poco lontano a est. Le case erano quasi tutte uguali rigorosamente in legno di pino, tranne quella del borgomastro Hans realizzata in pietra di tufo. L’unica difesa consisteva in una modesta recinzione in legno, ovvero dei pali incrociati e conficcati saldamente nel terreno lungo tutto il perimetro del villaggio, oltre a ciò fisicamente si contava su una masnada di contadini armati di roncole, pale e forconi... insomma non proprio rassicurante in caso di attacco.
Descrivere Mareon era semplice come bere un bicchier d’acqua, un ragazzetto umile che non aveva nel sangue la vita del contadino ma al contrario sognava di diventare un grande Cavaliere e combattere le ingiustizie e i mali del mondo, per poi unirsi alle schiere di Bluedragon, ma il padre non era della stessa opinione… secondo Hans esistevano solo la famiglia, la semina, l’aratro per i campi, il raccolto e il commercio con gli altri villaggi. Dopo aver finito di mangiare ogni componente della famiglia si dedicava alle proprie abitudini pomeridiane e mentre il tramonto si apprestava, sia Mareon che Hans uscirono sul porticato di casa e seduti su di una panca osservarono il paesaggio. Godevano di una bella vista e alla luce del sole che calava cominciarono un discorso.
<<Che bel panorama padre>> smaniò perso il ragazzo.
<<E’ sempre bello>> confermò il padre.
<<Anche se sarebbe bello uscire di tanto in tanto>> disse smanioso Mareon.
<<Sai, il nonno soleva sempre dire la stessa fras..>> stava per dire Hans quando fu interrotto bruscamente.
<<Padre ancora? Sarà la centesima volta che ve lo sento dire, un giorno io sarò l’uomo di famiglia e dovrò badare al raccolto ogni giorno, noi viviamo di questo… lo so! Ma a volte vorrei… ecco vorrei essere qualcosa di più di un semplice contadino!>> sbraitò il ragazzo.
Dopo attimi di lungo silenzio e un lungo sospiro, Hans, che capiva suo figlio meglio di chiunque altro ruppe il ghiaccio.
<<Vedete, anche io in giovane età sono stato un avventuriero, ma dopo essermi beccato una freccia in piena spalla ho deciso di abbandonare quella vita pericolosa, miracolosamente riuscì a ritornare qui a Raveltree ed una brava donna, ovvero vostra madre, mi curò e fu così che ci amammo a prima vista, ci sposammo subito dopo e sono felice di dire che mi ha donato due angeli, vostra sorella e voi… col tempo forse capirete ragazzo mio>>.
Il giovane non capiva momentaneamente a cosa si riferisse il padre, forse perché voleva qualcosa di più, ma si sforzò di annuire con lo sguardo perso nel panorama sottostante. D’un tratto cominciò a tirare un bel venticello, faceva freschino, così rientrarono e dopo aver baciato sulla fronte i suoi angeli Hans si accasciò sul letto ormai stanco, baciò la moglie e si addormentarono stretti l’uno all’altro come sempre. Le giornate passavano miti, a volte monotone a volte animate dai racconti di un vecchio Aspirante Vassallo che sporadicamente saliva lungo Raveltree, suo luogo natìo, per mettere qualcosa sotto i denti nell’unica locanda del posto e riposarsi dai viaggi che intraprendeva di tanto in tanto.
Indossava sempre un’armatura di ferro logora e scheggiata in più punti, un mantello giallo limone rattoppato in più punti e portava alle sue spalle un’alabarda con fiero orgoglio, nonostante la sua veneranda età. Quando oltrepassava il piccolo cancelletto alto quasi un metro e mezzo le due sentinelle del villaggio, due uomini con miseri pettorali di cuoio armati di semplici archi di legno, chiedevano sempre dov’era stato e cosa aveva fatto con gioia, così la sera in Locanda dopo la fine della ronda il guerriero brizzolato soleva raccontare tutto.
<<Oh oh oh miei cari amici, mi riempite sempre di orgoglio quando mi chiedete dove sono stato… ebbene quando attraversai il passo periglioso vi erano goblin ovunque, sembravano espandersi a macchia d’olio come l’erba…>> cominciò quindi l’anziano guerriero.
Era piacevole ascoltare le storie di tutte le avventure vissute dal vecchio Aspirante, a volte erano abbastanza strampalate ma al solo sentirle brillavano gli occhi del giovane Mareon, che affascinato da tutte le cose che aveva visto e affrontato nei suoi viaggi soleva sempre mettersi seduto vicino al suo tavolo. Ser Ingmir era il suo nome e in un’epoca oscura come quella che stava passando ora il Regno di BlueDragon in quel momento ce ne volevano di cavalieri come lui, ma la Fenice Blu faceva di tutto per mantenere l’ordine, il vecchio infatti si definiva solo un’umile guerriero devoto alla causa. L’imbrunire era ormai calato e nel piccolo borgo di Raveltree dormivano tutti tranne il vecchio Aspirante che soleva addormentarsi sempre più tardi del previsto a causa di sogni inquieti e un problema di schiena, forse più la schiena che i sogni. Intanto Mareon all’insaputa di tutti, come ogni notte, era solito andare ad allenarsi con la vecchia spada di Hans in una grotta poco lontana, infatti a sud del villaggio vi era un piccolo pezzo non recintato e dopo circa cinquecento metri un ingresso all’interno del monte celato dalla vegetazione.
Successe tutto in poco tempo e in quel piccolo borgo iniziarono a sentirsi dei rumori di passi e dei lamenti orribili. Ancora sveglio e temendo per ogni singola vita nel villaggio il vecchio Ser Ingmir si armò di tutto punto e corse fuori dalla locanda fin quanto gli consentiva la sua veneranda età, ma vide quello che non avrebbe mai voluto vedere… le sentinelle di guardia al piccolo portone erano morte, alcune case iniziavano a prendere fuoco e due orchi seguiti da miriadi di goblin uccidevano e bruciavano ogni cosa. In tutto quel trambusto l’Aspirante con l’aiuto della sua fida alabarda cercò di fare tutto per salvare quante più vite possibili. Vi era una confusione terribile, molte persone scappavano in preda alla paura, mentre Ingmir guidava un’offensiva insieme a coloro che potevano combattere. Fu un massacro, nessuno sopravvisse quella notte, mentre l’Aspirante giaceva sfinito a terra ricolmo di ferite… non era riuscito a salvare nessuno… troppo tardi aveva abbattuto gli orchi e solo dopo averli abbattuti l’attacco cessò facendo scappare in preda al panico i goblin e alcuni orchi… ma se non fosse stato per il borgomastro sarebbe morto, gli doveva la vita, ma ora la sua vita non valeva nulla. Il giovane Mareon dal canto suo si era avventurato nel profondo della grotta e alla fine del cammino aveva trovato all’interno due spade conficcate in pietre diverse… una era di colore arancio con venature dorate e conficcata in una pietra di colore bianco e l’altra violacea con sottili venature nere in una pietra di colore nero, non aveva mai visto quelle spade, come se non bastasse comparve una scritta in latino vicino al muro poco sopra le spade, non appena ebbe l’intenzione di estrarle.

“Solus qui est castus potuerit trahere ex gladium”


Dopo alcuni attimi di indecisione fece per estrarle e dopo un po’di forza riuscì a prenderle entrambi, così continuò ad allenarsi quasi per tutta la notte; si allenava sempre con la vecchia spada di Hans, ma quella sera usò le due spade e menava fendenti, provava gli affondi, dritti sgualembrati e roversi, il suo allenamento era sempre duro, non si concedeva un attimo di pausa… ma quelle lame erano strane, ogni tanto si illuminavano e sembrava che fosse più forte e veloce. Quando ebbe finito decise di portarle con sè e alle prime luci dell’alba uscì di corsa dalla grotta per rientrare nel villaggio e rientrare prima del risveglio di suo padre, ma quello che vide una volta giunto fu uno spettacolo raccapricciante, solo case bruciate, uomini donne e bambini morti... compresi i suoi genitori e la sorellina. Il giovane provò un dolore come non mai nella vita, voleva morire, sentiva un vuoto dentro e solo morte e desolazione intorno a sé.
Giaceva in ginocchio vicino al cadavere del padre piangendo, non poco lontano vi era anche il corpo di un grosso orco. La vita era ingiusta, non voleva essere per sempre un contadino è vero ma non avrebbe mai voluto accadesse una cosa simile. Ancora in preda al puro dolore dell’animo il povero Mareon pareva non sentire né vedere più nulla, quando l’orco poco lontano iniziò a riprendersi, non era ancora morto!
L’abominio ricolmo di ferite e con una freccia conficcata nella spalla si rialzò a fatica brandendo la sua ascia enorme e dirigendosi minacciosamente verso l’unico ancora in vita.
<<RAGAZZO! RAGAZZO TOGLIETEVI DI Lì!>> inveì qualcuno alle sue spalle.
Niente da fare, le urla del povero Ingmir non servirono, miracolosamente ancora in vita e senza perdere un secondo concentrò le sue ultime forze scaraventando la sua alabarda ad una velocità assurda e centrando in pieno petto l’orco, l’acciaio penetrò nelle abominevoli carni, atterrandolo definitivamente. In tutto ciò il vecchio per concentrare tutta quella forza cadde rovinosamente al suolo con un tonfo. Mareon cercò di riprendersi e capire cos’era avvenuto, era difficile superare tutto ciò ma doveva riprendersi, doveva aiutare Ser Ingmir. Il giovane corse nella direzione del vecchio e lo aiutò ad alzarsi.
<<Hanf… hanf… la mia schiena… non pensavo ci fosse… un sopravvissuto in mezzo… a questo macello… ragazzo, prendete la mia alabarda, dobbiamo seppellire i vostri genitori e andare via… non siamo al sicuro… hanf… qui>> disse a fatica l’Aspirante.
Il ragazzo ammutolito e ancora impietrito dal dolore prese l’alabarda del vecchio senza fiatare, dovette far forza per estrarla dal petto del mostro, dopo di che la portò al suo proprietario ed entrambi scavarono quante più fosse potevano… tre per Hans, Greta e la piccola Rina. Dopo una schiena mezza spezzata e le mani che erano inservibili per la fatica, intonarono una preghiera e andarono via dal villaggio. Il vecchio dovette trascinare Mareon che sembrava bloccato innanzi alle tombe della sua famiglia, ma si divincolò e dopo essersi legato le spade dietro la schiena con una corda si avviarono.
<<Era la cosa giusta da fare ragazzo… se fossi rimasto lì saresti morto, impara a convivere con il dolore, serbalo dentro di te e fallo emergere contro i malvagi, in quel momento avrai una forza spropositata>> disse camminando il vecchio guerriero.
<<Non… non… dimenticherò>> riuscì a dire sommessamente il ragazzo.
<<E’ un inizio, da qualche parte dovevamo pur cominciare, bravo ragazzo, ora seguimi di corsa!>> sproloquiò Ingmir, torvo in volto.
Passarono i giorni e non vi era posto in cui non trovassero goblin o orchi da cui nascondersi, erano feriti e malconci, non potevano permettersi uno scontro ora come ora e solo dopo molto peregrinare, all’incirca una settimana, riuscirono a trovare un posto caldo ove riposare le loro stanche membra e riprendersi sia fisicamente che mentalmente.

Villaggio di Baron


Baron, un villaggio fortificato in ferro e legno massiccio per tutto il suo perimetro, costituito da quattro torri squadrate che controllavano tutto dalle alture, un posto che solo trovarlo era definirsi “fortuna sfacciata”. Non per niente era chiamato “villaggio invisibile” e si trovava a metà strada dalla ormai caduta Raveltree e Griferia, incastonato fra le montagne in direzione sud-est rispetto a Griferia, ma trovare la strada era difficile a causa della nebbia che imperversava sempre quel tratto, sempre se non si conosceva bene il loco. Dopo averla trovata si poteva ammirare una stradina in salita, anch’essa incastonata nella montagna, quasi come se fosse stata scolpita da un grande scultore, si camminava lungo duecento gradoni di roccia ormai un po'deformata dal tempo con le enormi pareti della montagna ai fianchi che davano sicurezza lungo la scalata e solo dopo essere arrivati in cima si poteva scorgere poco distante il cancello di legno-ferro del villaggio(ferro e legno messi insieme).
Qui Ingmir e Mareon ancora non ripresosi completamente dal duro colpo psichico subito, decisero all’unanimità di stabilirsi lì e lavorare difendendo il villaggio, decisione sofferta ma più che giusta viste le condizioni in cui versava il povero guerriero. Dapprima molto diffidenti, non appena seppero di un’Aspirante alle porte, vennero subito fatti entrare e curati, rifocillati ed accolti nelle stanze della guardia cittadina e dal borgomastro in persona.

Continua...

OT-Data 878 a.c (da rivedere insieme ad Otrebmu onde collacarla meglio in cronologia, sicuramente una data in cui siano passati all’incirca 1500 anni dalla data odierna in Bluedragon, infatti è ambientato all'epoca della Battaglia dei Draghi ove vennero scoperte le lame di Drago e l'armatura). Spero vi sia piaciuta questa introduzione, non scrivo da tempo immemore. [SM=x92710]
Drago.89
00martedì 14 giugno 2016 00:18
OT-Data 916 a.c. quella giusta, si vede che sopra ho trascritto delle date che stavo concordando con Otrembu molto tempo fa per capire quando datare questo racconto e come inserirlo in cronologia. Si, ora tutto a posto, ambientato in data ed epoca giusta della Battaglia dei Draghi. Ho trascritto male, infatti ho riportato vecchie informazioni che non ho mai cancellato, anzichè la buona. [SM=x92710] Cose che capitano! A presto con la descrizione di Baron e il proseguimento della storia! [SM=x92702]
Lester96
00martedì 14 giugno 2016 09:45
OT- Solo una domanda Drago. Intendi la Fenice Blu composta dai quattro ArciVassalli (tra cui il padre di Logum) oppure quella capitanata da Logum? E' per capire meglio il periodo in cui avviene questa storia. -OT
Drago.89
00martedì 14 giugno 2016 13:30
Lungi da me aver omesso anche questi particolari, ci mancherebbe Lester, si vede che anzichè dormire penso a cosa scrivere e poi dimentico quasi tutto hahaha.
Comunque precisamente è l'inizio, quindi direi quella del grande Fidius et compagni, prima dell'inizio gioco insomma, quando si pensava che effettivamente fossero quei quattro Arci-Vassalli la Fenice Blu, compreso il mio preferito, ovvero Leor D'Arald. [SM=x92702]
Drago.89
00martedì 14 giugno 2016 14:14
E così i due dopo aver ricevuto entrambi le cure dovute dai chierici della guarnigione, si ritrovarono a parlare della loro storia con un signore robusto che aveva molti capelli, una barba curata di colore rossiccio come le foglie cadute di un albero, portava un pettorale argentato, spada argentata anch’essa al fianco e un mantello azzurro sulle spalle trattenuto da due fermagli simbolo della città di Baron, quattro torri collegate fra loro… vedere un borgomastro pronto alla battaglia in qualsiasi momento faceva un effetto strano, ma il periodo richiedeva uno sforzo da parte di tutti.
<<Ordunque, dite di essere stati attaccati a Raveltree? Mi dispiace di non poter esservi stato di aiuto ma come vedete, purtroppo, l’intero mondo verte in uno stato di perenne oblivio… posso però assicurarvi ospitalità, cibo e un lavoro, in cambio della vostra permanenza e supporto in caso di attacchi, vorrei provare a difendere questo villaggio in ogni modo, non permetterò che succeda la stessa cosa…>> disse Torvald lo scarlatto.
<<La ringraziamo per tutto, accettiamo di buon grado, se non vi spiace adesso prendiamo congedo abbiamo davvero bisogno di riposarci>> rispose il vecchio Ingmir per entrambi, il ragazzo si limitò ad annuire.
<<Certo, non prima di esser passati per i nostri celusici e chierici, sapranno medicarvi a dovere, e dopo vi consiglio di passare per la piazza principale e girare a destra della statua ove troverete la Locanda del Cavaliere>> disse Torvald, indicando le ferite di Ingmir e del ragazzo.
Dopo essersi congedati dal capomastro e le guardie cittadine prima di uscire dalla caserma, passarono per l’infermeria. Il ragazzo se la cavò con piccole fasciature ai polsi e le ginocchia a causa di eccessivi sforzi e svariate lesioni superficiali, il vecchio Aspirante ebbe una gran bella fasciatura nella zona lombare e dell’estratto di calendula da bere giornalmente onde accelerare la guarigione. Uscendo fuori si resero conto che Baron era almeno il doppio di Raveltree, la guarnigione, una specie di enorme casa di marmo squadrata, si trovava proprio vicino all’unico Cancello principale, difatti dietro il villaggio fortificato vi erano monti di grande altezza che vietavano l’accesso oltre. Guardando innanzi si potevano scorgere la strada principale fatta di terriccio e pietrisco con case a destra e sinistra e mentre camminavano, iniziarono a rendersi conto di una statua nella piazza principale che ritraeva un uomo immerso in un’imponente armatura con uno spadone conficcato nel terreno e le mani appoggiatevi sopra, doveva essere alta almeno tre metri.
Come gli era stato detto dal borgomastro, la Locanda “del Cavaliere” si trovava dopo aver raggiunto la piazza principale e una volta girato a destra della statua la si poteva scorgere facilmente. Prima di andare alla loro meta si fermarono un attimo vicino alla statua e il ragazzo notò una trascrizione ai suoi piedi che recitava “SPES”.
Allorchè Mareon si chiese mentalmente
Cosa mai potrà significare?
<<Ah vedo che vi siete fermato, immagino che vi stiate chiedendo cosa significhi, per fugare ogni dubbio è la “Speranza”, essa ci accompagna per tutta la vita, ed è quella che ci da la forza di andare avanti, di credere che possiamo farcela, che ci sia un futuro diverso, migliore.
<<Capisco ma è solo un’illusione…>> rispose Mareon ormai sconfortato anche dagli eventi passati.
<<Non credo mio caro ragazzo, se sia un'illusione o una finzione non v’è dato saperlo per certo, ma io dico che è lo stimolo a pensare in positivo.
Vedete ogni uomo ha ricevuto da Dio la facoltà di sperare e sperare intensamente, finchè la cosa sperata non si tramuti in un Miracolo, come quello che sta compiendo la Fenice Blu>> spiegò il vecchio Aspirante.
<<Ma dov’era quel MIRACOLO che voi decantate quando nel mio villaggio tutti morivano? Non rispondete vecchio? DOV’ERANO? DITEMELO!>> sbraitò il giovane, ancora in subbuglio per aver perso ogni cosa e senza aver colto cosa avesse voluto fargli capire Ingmir, dopo di chè si mise a correre verso la Locanda ormai non lontana.
Il vecchio Aspirante sentendo tutti gli occhi della gente su di sé si limitò ad alzare le spalle e sospirare, seguendo il tragitto fino alla Locanda anch’egli… non lo si poteva biasimare, d’altronde era giovane ed aveva perso tutto in una notte.
Ragazzo fosse l’ultima cosa che faccio ma ti aiuterò fino a quando avrò le forze di renderti un grande guerriero pensò mentre il vecchio si avviava per seguirlo, ma il ragazzo era stato un fulmine a ciel sereno, sin troppo, lo aveva già preceduto.
La locanda del Cavaliere era proprio in tema e due armature sorvegliavano i lati della porta con le lance appoggiate ai guanti di ferro congiunti. Il salone non era così ampio e vi erano all’incirca cinque tavoli e il bancone non molto distante. Un po’scarna ma accogliente. Non appena entrò Ingmir si avvicinò all’Oste in fretta non badando ai viaggiatori e i cittadini del loco chiedendo se avesse visto un ragazzo correre come un forsennato. L’Oste, un uomo irsuto con tanto di cappello di cuoio in testa rispose un po'bofonchiando:
<<Quel ragazzetto sembrava avesse visto un’Ogre nel villaggio, comunque sia è salito in camera, salite al piano di sopra, la seconda porta a destra non potete sbagliarvi…>> disse, poi aggiunse subito dopo <<… Ah avete pagato vitto e alloggio fin quando rimarrete qui, grazie per quello che fate>> concluse l’uomo irsuto con un sorriso, mettendo in mostra la sua dentatura perfetta, denti storti e per lo più gran parte ingialliti, tipico di chi ha un’igiene frequente.
<<Vi ringrazio, speriamo di riuscire a superare questo periodo di guerra..>> rispose Ingmir secco.
L’Aspirante fece un cenno d’assenso salutando e si diresse su per le scale a sinistra del bancone. Salite le scale, non fu difficile trovare la porta delle stanze, era aperta e Mareon era già nel letto a guardare un punto fisso. Il vecchio Aspirante non proferì parola ma si limitò a togliersi l’armatura cambiarsi e mettersi a letto. Quella notte passò rapida come una lepoardo che si avventa sulla preda.
L’indomani il ragazzo si era svegliato di buon mattino, era l’Alba e dopo aver visto affacciato alla finestra il lento sorgere del sole si accorse che Ingmir non era nel suo giaciglio, in preda al panico notò però un biglietto con scritto sopra:
“Vestitevi e venite alla guarnigione”
Il ragazzo iniziò a pentirsi di aver detto quelle parole al vecchio, ma in fondo pensava di aversele meritate, non aveva affatto fiducia nella Fenice Blu, non c’era nessuno quando sono morti, solo il vecchio, infatti mi scuserò del mio brusco comportamento, se ci fosse ancora Hans non approverebbe pensava continuamente.
Indossò in tutta fretta la giacca di cuoio, le brache di pelle e gli stivali di pelle, dopo di chè prese le sue due lame da sotto al giaciglio le mise nei foderi e partì alla volta della guarnigione.
Una volta arrivato venne indirizzato dal borgomastro e le guardie in una piccola stanza quattro per quattro metri di lunghezza e larghezza. L’Aspirante lo attendeva con indosso la sua armatura leggera e l’Alabarda ben salda fra le mani rugose.
<<Vecchio, mi avete spaventato! E.. e.. comunque volevo scusar..>> inveì moderatamente Mareon ma venne interrotto da un cenno con la mano dal guerriero.
<<Lo immaginavo, avete capito adesso, non crucciatevi… ora se vorrete sopravvivere in questo mondo sopraffatto dal Male, difendetevi!>> rispose Ingmir che passò all’attacco.
Dal canto suo il ragazzo preso alla sprovvista sguainò le lame e si preparò a parare il colpo d’alabarda scagliato dall’alto verso il basso, obiettivo, la sua testa. Mareon riuscì in modo fulmineo a parare e anche contrattaccare menando due fendenti laterali, mettendo persino in difficoltà un’Aspirante come Ingmir, ferreo e navigato dalle tante battaglie intraprese, che deviò l’attacco del giovane con la parte anteriore dell’alabarda. Era proprio come aveva già pensato da tempo il guerriero, sapeva che quel ragazzo nascondeva un prodigio dentro di sè e di questo ne aveva parlato a lungo con il borgomastro che conosceva bene, anche nessuno dei due lo aveva fatto minimamente capire.
Lord Torvald un tempo aveva un castello, un tempo era stato ed è ancora un grande condottiero inoltre aveva persino l’onore di poter ancora concedere titoli e in quella particolare occasione avevano intenzione di fare di Mareon un cavaliere per poi portarlo al cospetto del Sommo.
Intanto il combattimento durò per altri cinque minuti finchè Ingmir cadde sfinito a terra e Mareon vinse l’allenamento.
Un battito improvviso alle sue spalle destò l’attenzione di entrambi.
<<Ma bene, Ingmir avevi ragione, il ragazzo ha la stoffa per diventare un ottimo guerriero della luce>> intervenne una persona nella penombra dello stanzone. Facendo un passo avanti si mostrò essere il borgomastro Torvald.
<<Torvald… hanf… hanf ve lo avevo detto io>> disse poi Ingmir alzandosi.
In tutto ciò il ragazzo non riuscì a capirci granchè, ma ben presto tutto si sarebbe fatto più chiaro.

Continua... con il passato di Ingmir e Torvald, due grandi amici.
Drago.89
00martedì 23 agosto 2016 23:00
II CAPITOLO


Circa venti anni fa...

Ingmir un grande Aspirante Vassallo, con la sua solita armatura di cuoio borchiato e la fida alabarda "Obiectivum" (nome marchiato a fuoco sul manico, dotata di grande leggerezza, affilatura e precisione, quest'arma era in grado di seguire il suo obiettivo dopo scagliata e centrarlo) al fianco, era sulla tolda della Vindicta in rotta per il sud del continente occidentale onde scortare Lord Thorvald che aveva fatto visita ai Sommi per cercare di risolvere un problema nella città di Draign, alleati di Blue Dragon nella lotta contro il male.
Giorno 1
Ingmir così si era imbarcato senza indugio per scortare questo lord che aveva fatto visita ai Sommi in un’epoca buia… i problemi erano dietro l’angolo, gli orchi non erano mai stati così tanti come in questo periodo, sembrava quasi che si stessero moltiplicandosi a vista d’occhio e qualcosa sembrava attirarli verso Draign e regni vicini. Un’aspirante Vassallo come Ingmir era abbastanza forte e addestrato per tener testa a molti di loro, ma non era di certo invincibile. Thorvald dal canto suo si presentava con un’armatura completa rosso scarlatto fatta di scaglie di drago, non si sapeva come avesse fatto a procurarsi un’armatura simile, ma la vistosa cicatrice che gli solcava l’occhio destro la diceva lunga. Il primo giorno si perse tra i flutti del mare, il guerriero riposava di rado e di tanto in tanto scambiava i turni di guardia con le sentinelle del Lord.
Giorno 2
Thorvald non era uno sprovveduto e parlò più volte della situazione spiacevole che si era venuta a creare fra i marinai, detestavano il solo pensiero di avvicinarsi al cuore del mare, infatti per arrivare nell’isola del regno di Draign ci si doveva inoltrare proprio nel bel mezzo dell’oceano.
<<Lord Thorvald… fra i vostri marinai c’è malcontento, credo dobbiate parlargli>> disse l’Aspirante, torvo in volto.
Il lord apprezzando quello che faceva Ingmir sedeva nella sala con le mani intrecciate sotto il mento e osservava la cartina geografica del mondo dopodichè espresse il suo parere un po’distaccato:
<<Ser Ingmir vi ringrazio ma i nostri marinai hanno affrontato centinaia di volte questi mari, sono temprati nell’animo, non sono nuovo a queste tensioni di bordo… come ben sapete il problema è a Draign>>
<<Come volete milord, terrò comunque d’occhio chiunque>> detto questo il guerriero uscì dalla sala del comandante per dirigersi fuori.
Giorno 3-imboscata
Il terzo giorno ci furono degli attacchi alla nave da parte di creature marine. Quella mattina attraversavano una tempesta, i marinai come aveva dichiarato Thorvald si erano calmati, d’altronde erano abituati alla vita per mare, ma non avrebbero mai immaginato cosa sarebbe accaduto di lì a poco.
<<MOSTRI VERSO PRUA!>> sbraitò in preda al panico un marinaio, che venne infilzato in una frazione di secondo da un tridente spuntato dall’acqua.
Strane creature marine simili a lucertole che stavano ritte in piedi come uomini e armate di tridenti cominciarono a riversarsi a bordo della nave, sia dalla poppa che dalla prua. Spuntavano dall’acqua saltando con una forza tale da atterrare direttamente sul ponte della nave.
Lord Thorvald! Pensò subito Ingmir, ma prima doveva aiutare quegli uomini, da soli perdevano la speranza e morivano troppo facilmente.
Tutto sembrava in preda al caos più totale quando Ingmir fece volare la sua Alabarda che mancò il bersaglio, il mostro era più veloce, ma non aveva fatto i conti con l’inseguimento dell’arma che ritornò verso il bersaglio centrandolo in pieno petto. Vedendo ciò i marinai iniziarono a caricare il nemico anziché fuggire da una parte all’altra del ponte come dei forsennati e... con le sciabole in pugno.
<<Non correte, possiamo battere questa prole marina! Combattete!>> inveì il guerriero spronandoli.
<<Ahr! Allora possono morire!>> inveì un mozzo caricando un lucertolone.
Ma nonostante gli sforzi Ingmir ne uccideva due, tre ma sembravano non finire mai, finchè dall’acqua uscì un lucertolone più grande ma al posto di essere bipede era provvisto di una coda ed aveva un’enorme lancia con doppia lama che impugnava con un solo braccio. Muovendosi rapido come un serpente falciò due poveri marinai non appena entrò in scena, quasi in contemporanea apparve Lord Thorvald che brandendo uno spadone corse come un fulmine fra i lucertoloidi uccidendone quattro sul colpo, fino a spiccare un salto e ad arrivare con un fendente dall’alto sulla nuca del grosso mostro. Fu sbalorditivo e colse di sorpresa persino Ingmir, ma il lucertolone parò il colpo con l’arma anche se all’ultimo istante, scaraventando il Lord contro l’albero maestro tramortendolo. In quel momento il guerriero decise di approfittarne e scagliò l’alabarda alle spalle del mostro che prontamente schivò ma non sapeva che Obiectivum centrava sempre il bersaglio. Una frazione di secondo e anche il capo di quei mostri venne trapassato dall’alabarda ritornando fedelmente in mano al possessore. La battaglia cessò non appena il grande mostro spirò, tutti i lucertoloni di mare rimasti si gettarono dalla nave sparendo negli abissi. Quella giornata fu abbastanza dura per tutti, si contavano cinque marinai morti e ne rimanevano venti più Thorvald ed Ingmir.
Come voleva la tradizione intonarono un canto marinaresco simile ad una litanìa cimiteriale e gettarono i corpi senza vita tra i flutti, perché chi è nato per mare al mare deve ritornare.
Giorno 4.
Il giorno dopo avvistarono un’isola, dopo un stavano arrivando nel paese natale del Lord, ovvero “Smaragdos”, cosìddetta per le cave di gemme preziose che attorniavano l’isola. Sin dal primo istante in cui erano sbarcati si accorsero che c’era aria di scontri, infatti vennero accolti dai soldati del Lord in preda alla disperazione e orchi che combattevano a destra e a manca tentando di uccidere più persone possibili. Indossavano armature di color verde pallido, uno era calvo senza elmo, l’altro invece aveva capelli lunghi neri, spadone alle spalle, elmo chiuso in mano per parlare più agevolmente ed un’armatura più vistosa. Il primo a prender parola fu quello con i capelli lunghi.
<<Lord Thorvald! Presto ci schiacceranno… m-ma abbiamo individuato il p-portale! Solo che..>> salutò informandoli dell’accaduto mentre non c’era il sovrano.
<<Sergente Roins adesso li fermeremo, ma state calmo! Continuate pure, voglio sapere ogni cosa, adesso con Ingmir al nostro fianco potremo farcela!>> dichiarò il lord dell’isola.
Quando i due videro lo stemma di BlueDragon e si calmarono ma giusto un pochino.
<<Solo che il portale da cui escono quelle bestiacce è sorvegliato da un’ essere alato simile ad un demone, non fa avvicinare nessuno>>.
<<Non preoccupatevi, voi soldati pensate a distruggere il portale, io e Lord Thorvald terremo a bada la bestia insieme a pochi altri… in quanti siete rimasti?>>
Roins e l’altro si guardarono, solo dopo pochi secondi rispose:
<<Contando noi due… solo altri venti, ah a proposito il vostro corno da guerra! Suonatelo per far accorrere chi è ancora vivo!>> disse Roins consegnandoglielo al suo Lord.
<<Muoviamoci allora, andremo solo io e Ingmir verso il demone, voi radunatevi tutti dietro il portale!>>
<<Benissimo, seguiteci!>> disse Roins.
Il portale si trovava dietro una cava di oricalco non lontana dalla spiaggia ma abbastanza vicino ad un villaggio fuori dal castello.
Dovevano raggiungere Pontinis in poco tempo, così partirono Thorvald, Ingmir, dieci lupi di mare esperti armati di sciabole, un soldato ed il sergente. Lord Thorvald mentre correvano suonò il suo corno da guerra almeno due volte.

UUUUoooooooooooooooooh


In questo modo si cercava di far capire agli altri soldati di radunarsi verso il loro sovrano. In totale accorsero dieci soldati rimasti, portandosi dietro orchi e goblin! Combatterono fino a che non arrivarono in prossimità del portale, lì avvistarono il demone in lontananza, ma prima Roins e gli ultimi soldati rimasti presero la strada per Pontinis in modo da ritrovarsi alle spalle e distruggerlo definitivamente.
<<Ritornate vivi!>> disse loro il sovrano.
Ingmir e Thorvald combatterono altri due orchi che riuscirono ad uccidere dopo poco tempo. Il demone era all’ingresso fermo, viso simile ad un rettile, alto quasi due metri con un’armatura indosso e una lancia in una mano artigliata e due ali che lo facevano apparire ancora più grande.
<<Quello sembra quasi un draconico Thorvald ma per nostra sfortuna non lo è, dobbiamo giocare d’astuzia…>> disse l’Aspirante al Lord che non era per nulla intimorito.
Così dopo aver spiegato il piano partì all’ attacco solo il Lord fidandosi dell'Aspirante, il demone non appena incrociò il suo sguardo lo attaccò senza remore. Il sovrano corse talmente veloce da lasciare quasi delle scintille sul terreno, mulinò la sua spada e si scontrò col demone. Ci fu un impatto violento ed un cozzare di spada e lancia molto forte, tanto forte da far andare in mille pezzi la lancia del demone. In una frazione di secondo l’Aspirante aveva lanciato la sua Obiectivum verso l’alto, infatti il demone avendo capito la forza del suo avversario preferì alzarsi in volo lasciando stare il combattimento via terra. Ben presto cadde nella trappola e la lancia di Ingmir smise di salire in cielo per cadere verso il nemico. Obiectivum perforò le sue ali da parte a parte bucandogliele e senza più controllo cadde in terra proprio ai piedi del Lord, che senza perdere nemmeno un’istante cercò di tranciargli la testa di netto col suo spadone ma fu troppo lento e venne scaraventato da una mano artigliata all’addome poco lontano.
Ingmir fu lesto nel scagliare di nuovo la sua Obiectivum questa volta indirizzata verso il cuore del nemico, ma nonostante fu veloce l’avversario la bloccò con gli artigli non appena impattò con la sua armatura, scalfendola di poco. Ingmir era disarmato e subì anche lui una zampata ma per fortuna la schivò di poco, ferendosi solo con gli artigli al viso, era in difficoltà, ma per sua fortuna il Lord si riprese e attaccò nuovamente il mostro ma alle spalle stavolta, voltandosi di scatto l’essere riuscì a parare il colpo con gli avambracci ferendosi ma aveva in mano la situazione ora e tramortì il Lord con una zampata alla testa.
Intanto Roins, i soldati e pochi abitanti armati erano arrivati e stavano distruggendo il portale attaccandolo di continua con asce, spade e mazze, attorniati da goblin e pochi orchi.
Dopo un po’ riuscirono a distruggerlo e il demone si infuriò e decise di andare verso i soldati, ma la sua zampa (scoperta) venne bloccata dal Lord con una mano e istantaneamente con l’altra mano mosse la sua spada veloce quasi tranciandogli l’arto.
Il demone mollò la presa sulla lancia e la lasciò cadere per prendere il Lord con le braccia artigliate e infilzarlo con le corna del capo, Thorvald era ormai debilitato ed in balìa del nemico, ma si era dimenticato dell’Aspirante che muovendosi fulmineo lo infilzò definitivamente trapassando armatura e petto del mostro, che lanciò un latrato pazzesco lasciando la presa sul lord e afflosciandosi al suolo.
Thorvald sputò sangue dalla bocca ma si rialzò, l’aspirante corse ad aiutare l’amico e fu felice di essere riuscito in una missione tanto difficile, ma non vi era tempo da perdere e così per ultimare il tutto venne chiamato un santo padre onde scacciare le ultime presenze maligne e rischiarare definitivamente l’aere.
Finalmente l'isola era in salvo, si contavano i morti ma il peggio era passato.
Quello fu solo l’inizio del sodalizio di due grandi compagni.

OT- Ed ecco una novità che volevo inserire, il demone finale incontrato:
[IMG]http://i65.tinypic.com/11vs95k.jpg[/IMG]
Ed ecco tutto il viaggio intrapreso dal Lord e Ingmir e l'eventuale posizione dell'isola qualora la si volesse inserire, con la città e il castello e il villaggio di Pontinis:
[IMG]http://i68.tinypic.com/21ak4lv.jpg[/IMG]
Drago.89
00mercoledì 9 novembre 2016 22:49
III CAPITOLO – L’INVESTITURA.



E così dopo quel racconto di una grande avventura, durato quasi un’intera notte, il ragazzo iniziò a cambiare il suo atteggiamento guardando sempre con più ammirazione il suo salvatore e il Lord della città.
<<Ecco ed è così che noi ci siamo conosciuti ragazzo e siamo diventati due grandi amici… il Sommo ha sempre saputo come optare le sue scelte e chi mandare in missione e forse sapeva anche che sarebbe nato un sodalizio di fratellanza fra il mio regno e Blue Dragon>> finì il Lord non lasciando trasparire alcuna emozione, ma anche se tentava di nasconderlo sembrava felice.
<<I-Io non immaginavo minimamente, siete stati veramente eccezionali, ecco perché vi hanno acclamato così calorosamente qui al villaggio… vorrei essere anche io come voi!>> rispose Mareon non riuscendo a trattenere la grande ammirazione per formidabili guerrieri come loro, il ragazzo solo ora comprendeva che poteva sperare di essere almeno un piccolo eroe, forse non grande quanto loro ma pur sempre un’eroe.
Era ormai notte fonda, Ingmir e Thorvald guardarono il ragazzo con un viso di approvazione, dopo di che uscirono dalla caserma e si diressero tutti e tre verso la residenza principale, un grosso palazzo in pietra simile ad una villa. Ma prima di arrivare un signore anziano con sua moglie si fermò a salutare Thorvald, sia il guerriero che Mareon attesero cortesemente.
<<Milord, non vi ho mai ringraziato abbastanza per il lavoro al tetto, siete davvero una persona di buon cuore>> disse il signore anziano che si era fermato.
<<Suvvia messer Oren, un Lord come me dovrebbe fare anche di più per i suoi concittadini, rincasate che è tardi e fa freddo>> rispose Thorvald molto calorosamente.
<<Ma certo, ci tenevo a ringraziarvi di nuovo, arrivederci Milord>> rispose il vecchio Oren, accompagnato dai saluti di sua moglie.
Non appena arrivarono alla villa ognuno andò a coricarsi nella propria stanza. Quella notte il giovane non potè far a meno di pensare alla stima che la gente del luogo aveva nei confronti del loro sovrano e con questi pensieri si abbandonò al sonno. L’indomani non tardò ad arrivare e l’alba di un nuovo giorno si apprestava a nascere sul suolo di Baron, ogni persona riprendeva le sue attività, il fabbro riprese a forgiar spade e asce, il mugnaio riprese a far funzionare il suo mulino, il fornaio iniziava a scaldare il forno, nonostante gli accadimenti recenti di orchi e goblin che si riversavano sempre più in tutto il mondo tutti continuavano comunque qualsiasi attività senza paura. Il Lord aveva mandato a chiamare Mareon, aveva pensato di fare la cerimonia di investitura nella sala adibita a trono. Improvvisamente il ragazzo venne svegliato dalla guardia che bussò alla porta.
<<Messer Mareon siete atteso nel salone principale, affrettatevi!>> disse la guardia, avvisandolo.
Nell’intontimento del sonno ancora predominante il ragazzo si buttò letteralmente dal letto, indossò come un fulmine le brache marroni, poi la camicia di lino bianca e la fascia di cuoio che constava di due foderi laterali ove risiedevano le sue spade, la legò ben stretta alla vita ed uscì fuori. Venne scortato dalla guardia fino alla fine del corridoio e dopo una svolta a sinistra arrivarono nella sala principale, vi erano il lord seduto al centro e Ingmir poco distante in piedi insieme ad un parroco e molte guardie ai lati del salone.
<<Venite avanti Mareon>> disse Thorvald.
Il ragazzo non se lo fece ripetere e si avvicinò, quando fu abbastanza vicino gli venne chiesto di inginocchiarsi e lui eseguì.
<<<<Oggi è un giorno speciale, Mareon ricordate, voi difenderete tutti i deboli e gli oppressi, non vi ritirerete mai davanti al nemico chiunque esso sia, non mentirete mai anche se il vero vi condurrà alla morte, sarete il campione del bene, combatterete le ingiustizie e il Male in tutte le sue forme, giuratelo!>>
<<Lo giuro!>> rispose il ragazzo.
Dopo di che Thorvald gli poggiò la lama dello spadone prima su una spalla e poi sull’altra, dopodichè il parroco lo benedisse insieme alle due spade.
<<Alzatevi, Ser Mareon!>> intimò il Lord.
Il ragazzo si alzò commosso, le guardie estrassero le spade e le alzarono verso il soffitto commemorando quell’evento unico, Ingmir fece lo stesso puntando Obiectivum al soffitto e guardando il ragazzo soddisfatto.
Quando ebbe fine la cerimonia, tutte le guardie ripresero i propri posti, il parroco si ritirò in chiesa e Mareon discusse con Ingmir e il Lord sul da farsi… l’Aspirante doveva partire per la volta del Regno fra pochi giorni, era arrivato un piccione viaggiatore ed aveva portato un infausta notizia… la Fenice Blu era stata annientata da un nemico terribile, ma il Lord non osava dirlo ancora ai cittadini.
<<Ma Thorvald non potete farlo, devono assolutamente saperlo! Non possono rimanere all’oscuro di tutto!>> sbraitò l’Aspirante.
<<Non posso Ingmir! Sapete bene che una notizia del genere li devasterebbe, non avrebbero più… speranze…>> nel dire ciò il Lord si rattristò.
<<Vi rendete conto che le orde nemiche potrebbero assalire Baron e tutti loro morirebbero senza sapere mai il perché?>> ribattè l'Aspirante.
<<LO SO BENE! Ma… c’è ancora quella possibilità che possa infondere loro coraggio, se il ragazzo vorrà provarci>> disse poi Thorvald.
<<E’una pazzia, riponi tutte le speranz..>> stava per rispondere Ingmir quando venne bloccato da Mareon.
<<Fermatevi un attimo… mi state dicendo che la leggendaria Fenice blu è stata annientata? E’ scioccante tutto ciò ma farò il possibile per infondere speranza in qualcuno voglio fare qualsiasi cosa! Mio padre mi ha sempre detto che la vita è dura e che bisogna lottare sempre contro le avversità, per cui spiegatemi milord>> dichiarò il ragazzo, accettando qualsiasi cosa gli sarebbe stata proposta.
<<Bene, vedete? Sono sicuro che può farcela ed è convinto>> disse guardando l’Aspirante, poi si rivolse al cavaliere novello <<allora ascoltatemi Mareon, dietro tutto il perimetro delle mura cittadine di Baron vi è un passaggio segreto che porta all’interno delle montagne, lì risiede un potere che è sorvegliato da un custode, questo potere è stato infuso in una sacra Armatura, chiamata Bastione, ed ho prove certe che sia anche appartenuta ad un discendente del grande Ulthur>>.
<<M..Ma non è possibile Thorvald!>> si stupì l’Aspirante.
<<Vedete, la linea di sangue dei miei parenti è piuttosto ramificata e in mio nonno scorreva sangue reale, egli era un suo discendente, la conferma viene dal fatto che ad ognuno dei suoi parenti più prossimi veniva confermata l’esatta posizione di quest’armatura che poteva essere indossata nel momento di massimo pericolo solo da una persona degna e pura di cuore, qualora fosse stata utilizzata per scopi malvagi il possessore sarebbe stato rifiutato, in altre parole l’armatura può uccidervi se non siete degno del Bene supremo>> spiegò il Lord nei minimi dettagli.
<<Quindi c’è del pericolo in agguato… ma non mi spaventa sono pronto a qualsiasi cosa, ho perso la mia famiglia a causa delle orde malefiche di quel maledetto Red Dragon, lo farò>>.
<<Ma non vi ha detto la parte peggiore, dentro alla montagna sarete solo! Perché il passaggio è magico e può essere attraversato da una e una persona soltanto!>> disse Ingmir col tono di un padre preoccupato.
<<Non mi interessa! Io andrò e per il bene di tutti>> ribattè Mareon con la convinzione ferrea di un vero cavaliere.
<<E sia allora, stanotte andremo tutti e tre innanzi al passaggio, dopo sarete solo, dimostratevi degno innanzi al custode, siate quello che siete nato per essere, un vero cavaliere>> disse infine il Lord, prima di accommiatarsi.
Mareon vide l’Aspirante un po’preoccupato e dispiaciuto dalla scelta che aveva fatto, ma in fondo forse era meglio così, il ragazzo più di una volta aveva dimostrato forza di volontà, sembrava sempre più diverso da quando lo aveva salvato, ma al tempo stesso non voleva che morisse invano.

OT- Pian piano inizio a svelarvi tutto sull'armatura del mio PG [SM=x92710]
Sommo Ostri
00giovedì 10 novembre 2016 16:57
OT- ho letto il primo capitolo, faccio i miei complimenti personali a Sir Drago, trovo la storia veramente ben ideata e strutturata, il racconto è scritto benissimo, è fin da subito coinvolgente per il lettore. Inutile dire che lo trovo migliore almeno del 90% dei libri fantasy in circolazione! Un'ingiustizia vera e propria dover vedere quei libri scadenti nelle librerie e racconti come questo destinati a rimanere non pubblicati! Se Dio vuole un giorno pubblicheremo anche questi!
Drago:

Data 916 a.c.


cos'è quel "a.c."? non dovrebbe essere "AdG 916"?
Drago.89
00giovedì 10 novembre 2016 21:37
OT- Addirittura un elogio da parte vostra Oh Sommo, sono onorato Ostri, grazie. Ehm [SM=x92707] si ho sbagliato a trascrivere la data, purtroppo non mi fa modificare ma era AdG "916" in origine, ho fatto molti errori di trascrizione. Lo spero vivamente Ostri, vedere il libro della Battaglia dei Draghi è un sogno, spero diventerà realtà [SM=p5108536]
Drago.89
00sabato 24 dicembre 2016 23:16
IV CAPITOLO - LA PROVA


Sotto la statua della cittadina vi era un passaggio segreto che solo il precedente borgomastro conosceva, che poi ha tramandato a Thorvald. Ma di tutto questo se ne sarebbe parlato dopo un breve periodo da cavaliere, il ragazzo aveva la stoffa ma aveva ancora una lunga gavetta da fare. Così dopo un mese di duro addestramento e missioni superate con grandi risultati: potremo ricordare quando aveva aiutato una ragazza del paese a sfuggire da alcuni banditi oppure quando aveva accettato umilmente di aiutare lo stalliere. Era mezzanotte inoltrata e oramai gran parte del paese era preda del sonno ristoratore, mentre tre figure si stagliavano all’ombra della luce lunare. Camminarono all’unisono sino a quando arrivarono innanzi alla grande statua, Ser Mareon, Ingmir e Lord Thorvald, la situazione richiedeva discrezione .
<<Quod lux praevalebunt!>> pronunciò Lord Thorvald all’ombra della grande statua di Baron.
A quelle parole ai piedi della statua si aprì un passaggio segreto che conduceva nelle profondità di Baron e la percorreva tutta dal sottosuolo sino alla montagna, di lì in poi li aspettava un varco percorribile solo dal prescelto… dopo di che il cammino era tutto in salita ed esclusivamente per colui che veniva scelto. Così senza attendere oltre si inoltrarono nel passaggio, mentre percorrevano il cammino, Mareon si rese conto che non era semplice terriccio ma tutto lastricato in pietra, persino il soffitto. Il percorso era abbastanza agevole da permettergli di camminare in due affiancati, ma il terzo stava o dietro o davanti, nel nostro caso Thorvald faceva da guida e dietro seguivano l’Aspirante e il giovane cavaliere.
Dopo una camminata che sembrava non finire mai arrivarono innanzi ad un portale di un colore bianco acceso, sopra di esso vi erano scritte delle parole in lingua latina:

“SOLUS QUI EST CASTUS POTUERIT INCEDERE”


<<Bene, siamo arrivati… a questo punto cedo la parola a voi Ingmir>> disse con tono greve Thorvald.
<<Ragazzo, quando sarete la dentro ricordatevi questo: siate sempre voi stesso, con tutti i difetti e i pregi che avete, pensate a tutti i momenti felici che avete passato e fate del vostro meglio, se riuscirete ritornerete diverso, ritornerete con una forza in più>> disse il vecchio Aspirante.
<<Abbiate fiducia in me… ormai voi siete l’unica persona che mi sia rimasta al mondo… prima di andare posso chiedere una cosa ad entrambi?>>
Ingmir e Thorvald annuirono.
<<Un abbraccio…>> disse Ser Mareon spiazzandoli.
Sia Ingmir che Thorvald abbracciarono Mareon, delle lacrime solcarono i volti duri e severi dei due grandi combattenti ben sapendo cosa avevano chiesto ad un ragazzo… ma tutto ciò poteva veramente salvare tante vite.
<<Vi ringrazio infinitamente entrambi per tutto ciò che mi avete regalato… aiuto morale, spirituale, fisico, onore, lealtà, ideali giusti… luce… serenità… con questo parto con fiducia>> disse Ser Mareon senza lasciar adito alla commozione.
Dopo essersi ripreso dal momento, Thorvald disse:
<<Quando siete pronto pronunciate le parole in alto e oltrepassate il varco… riponiamo tutte le nostre speranze in voi Ser Mareon!>>
A quelle parole Ser Mareon pronunciò la scritta in latino e oltrepassò con fiducia il varco lasciandosi alle spalle il Lord ed il guerriero, nel fare ciò si sentì come travolto da un onda di luce impenetrabile e quasi poteva sentire il tepore che infondeva. Passarono pochi secondi e in men che non si dica si ritrovò in un posto con un pavimento e delle mura in pietra ma stavolta tutte incise con simboli magici e fra l’altro il cammino era tutto illuminato da una perseverante luce bianca di cui non capiva la natura. Mosse i primi passi e iniziò a sentire una strana voce nella sua testa:
<<Voi che avete intrapreso il cammino della luce, orsù affrettatevi, non avete più tempo..>>
Detto questo gli vennero trasmesse delle immagini di battaglia dove Baron era stata attaccata dagli orchi, insieme ad un demone degli inferi richiamato dal vile Red Dragon per distruggere un’arma segreta già usata in passato da un grande condottiero, il parente più stretto di Re Ulthur! Vide Thorvald e Ingmir combattere, la gente in preda al panico fuggire, vide gli orchi e poi ritorno in sé, doveva proseguire!
<<Non è possibile! Allora tutto è stato vano! Devo sbrigarmi!>> dicendo ciò Mareon si mise a correre. Ansimava, aveva la fronte imperlata di sudore ma dopo due ore e dopo aver smarrito due volte il cammino arrivò in cima ove vi era una porta di luce che aprì immediatamente. Un ampio stanzone lastricato in pietra bianca lucida si apriva innanzi a lui e al centro sorgeva un’enorme piattaforma con un’armatura enorme. Era di un colore blu scintillante, gambali, stivali, guanti, elmo alato e una grande corazza con scritto sopra una sola parola “spes”.
All’interno dell’armatura vi era un globo di luce bianco-giallastra che si animò non appena mise un passo nella stanza.
<<Voi! Ser Mareon vi attendevo!>>
<<Come? Un globo di luce parlante? Chi siete?>>
<<Non ha importanza chi sono, l’unica cosa che conta è chi siete voi e chi scegliete di essere!>>
Ser Mareon non rispose e continuò ad ascoltare.
<<Sarete sottoposto ad una prova, dimostratemi che tipo di persona siete e vi concederò una grande forza che risiede nella sacra armatura del Bastione che giace da tempo immemore su questa piattaforma, usata da grandi eroi del passato. Solo una persona pura di cuore può indossarla e può persino donare il potere immenso della luce più pura ma con un costo elevato>>
<<Quale sarebbe questo costo?>>
<<La morte>>
<<Hm… accetto, ma ditemi… persino chi era imparentato con Re Ulthur in persona ha avuto l’onere di indossarla?>>
<<Si, adesso preparatevi>> detto questo il globo scomparve e poco dopo ricomparve sull’armatura.
Il Globo stava assemblando l’armatura attaccando ogni pezzo tramite l’energia della luce, alla fine del processo un’armatura di luce sbarrava il passo a Ser Mareon.
<<Preparatevi adesso morirete>> sentenziò il globo immerso nella sacra armatura del Bastione e si avventò con delle lame di luce sul suo nemico.
Quell’istante parve durare in eterno, Mareon ripensò a ciò che gli aveva detto Ingmir e si lasciò prendere dai ricordi… ricordò quanto gli era accaduto di buono nella vita, ricordò quando Hans suo padre lo salvò da un lupo nero, ricordò il sorriso della madre, il sorriso di sua sorella, il parroco, Ser Ingmir stesso, Lord Thorvald poi vide il Sommo in persona per un’istante fugace. A quel punto il Globo era ad un palmo di naso dal giovane cavaliere ma il ragazzo non provò nemmeno ad estrarre le due spade, anzi si inginocchiò prima della sua fine.
Di colpo il Globo di luce si bloccò frenando la sua avanzata inesorabile.
<<Perché vi siete inginocchiato?>>
<<Non oserei mai levare la mia spada contro gli inermi, non leverò mai la mia spada contro la luce… io combatterò sempre l’oscurità che giace con ostentazione nel nostro mondo, attendendo il momento opportuno per fiaccare la luce che risiede in ognuno di noi>> rispose con ferma convinzione Mareon.
Passarono pochi secondi e il Globo pronunciò le sue ultime parole.
<<Avete superato la prova, potete indossare la sacra armatura del Bastione… Ser Mareon, adesso indosserete l’armatura e vi teletrasporterò fuori di qui, affronterete Breonak un demone che purtroppo non è mai stato annientato del tutto, vi farò un favore scagliandovi contro l’essere, ricordate che avrete poco tempo per infondere la vostra luce e distruggerlo, infondete speranza in coloro che l’hanno persa!>>
Detto questo il Globo scomparve dall’armatura e con la sua luce inondò il ragazzo staccando la vecchia armatura in modo da potergli calzare la nuova e come aveva detto prima lo teletrasportò a Baron.
Intanto la città sembrava quasi un’enorme cumulo di macerie, vi erano alcuni orchi ancora vivi, soldati morti ovunque, persone innocenti dai corpi straziati, Thorvald in fin di vita con quattro frecce nel torace ed Ingmir ricolmo di ferite che tentava inutilmente di riprendere la sua fida alabarda per fronteggiare “Breonak” il demone di fuoco scarlatto.
<<PATETICO MORTALE, PENSAVATE DI AVERMI SOGGIOGATO NEGLI INFERI CON IL VOSTRO AMICHETTO LORD? MUAHAHA NON SAPEVATE CHE SAREI RITORNATO? GUARDATE IN CHE STATO PIETOSO GIACE UN’ASPIRANTE VASSALLO E UN GRANDE GUERRIERO. MORITE VERMI!>> inveì urlando con ferocia il demone che tempo orsono aveva completamente raso al suolo la vecchia patria di Thorvald, ormai prossimo a stroncare la vita dell’Aspirante con la sua lancia fiammeggiante.
<<Non… non può finir..re così…>> disse con un filo di voce il vecchio accasciandosi al suolo.
Improvvisamente un globo di luce materializzò una luce fortissima innanzi agli occhi del demone alato che si bloccò non capendo cosa stesse succedendo. Il globo di luce scagliò un proiettile umano contro il torace del demone scaraventandolo pochi metri più lontano. Ser Mareon era tornato ed era immerso in una luce sfolgorante, merito della sacra armatura del Bastione.
<<Patetici mortali avete detto, vi dimostrerò che anche un demone come voi può provare terrore!>> disse lanciandosi in una corsa sfrenata verso il demone. L’armatura del Bastione pesava una tonnellata ma in quel momento, dopo ciò che aveva visto il giovane cavaliere, sentì una forza smisurata dentro di lui da aver raggiunto la potenza di un grande Vassallo. Estrasse Alba e Tramonto e cercò di conficcarle con forza nell’immondo torace del demone, che deviò l’affondo riprendendosi dallo sbalzo volando in aria.
<<COMBATTI, ESSERE VILE!>> urlò il giovane cavaliere.
Il demone in preda alla furia provocò un’onda di fuoco diretta sul ragazzo, che si inginocchiò proteggendosi con le spade. Il fuoco non riuscì a scalfire la sua corazza ma si ustionò leggermente. In preda alla debolezza per il colpo di fuoco attutito anche grazie alle spade magiche, Breonak si lanciò in picchiata verso il cavaliere.
“Adesso immondo essere tremerete dinanzi all’estremo potere della luce, eviterò la vostra ricomparsa”
Senza perdere un secondo si concentrò facendo scaturire una luce immensa dalla sacra armatura, il giovane cavaliere guardò il cielo, osservò il suo ultimo Tramonto e pensando alla sua famiglia sterminata dalle forze del Male infine pronunciò le fatidiche parole:

<<LUX AETERNA!>>


Il demone era fin troppo vicino al cavaliere per riuscire a volare via e di colpo ci fu un’esplosione di luce enorme che annientò all’istante tutti gli orchi rimasti e disintegrò eradicando totalmente il demone che non avrebbe mai più avuto la possibilità di ritornare sulla terra in nessun modo, allo stesso tempo il cavaliere prendendo questa drastica decisione aveva distrutto anche se stesso, ma la luce non permette ai giusti di perire invano. Se il corpo di Ser Mareon era andato distrutto, l’anima di Ser Mareon si salvò e andò a fondersi nell’armatura marchiando a fuoco la scritta “Spes”.
Drago.89
00sabato 31 dicembre 2016 09:56

LA SCOMPARSA DELL’ARMATURA E LA FINE.



La città di Baron, semi-occultata dalla nebbia e arroccata su di un monte... ora non era nient'altro che un cumulo di macerie. Ingmir, un vecchio Aspirante si stava riprendendo dalla dura battaglia combattuta, guardò intorno a sè e vide morte e distruzione, i pochi sopravvissuti piangevano i loro morti e poco distante il corpo del suo amico, Thorvald, si avvicinò per controllare il suo battito ma purtroppo era spirato.
<<Riposate in pace fratello..>> disse con un filo di voce il guerriero.
Non lontano vi era un'enorme armatura avvolta da un globo di luce che pian piano si avvicinò all'Aspirante e non appena fu ad un passo esclamò:
<<Ingmir, siete un'Aspirante Vassallo di Blue Dragon, sappiate che Ser Mareon non è morto invano, il demone che ha devastato svariate città del tempo è stato definitivamente sconfitto... non rattristatevi, la sua anima vivrà per sempre in questa leggendaria armatura, portatela nel Regno di Blue Dragon, solo lì potrà essere custodita in mani sicure, addio>>
Così il globo scomparve e l'armatura cadde ai piedi del guerriero non avendo più un campo di forza a sostenerla.
Oh ragazzo, riposate in pace al fianco di vostro padre. Un vecchio testardo come me è ancora in vita mentre voi...
Ingmir si perse nei pensieri mentre un soldato ancora vivo lo chiamava a gran voce per avere man forte onde dare una degna sepoltura a coloro che avevano dato la vita in battaglia. Dopo un duro lavoro riuscirono a dare degna sepoltura a tutti coloro che erano morti nello scontro, compreso Thorvald. Senza perdere altro tempo il vecchio Aspirante, ricolmo di ferite, ripose l’intera armatura in un’enorme bisaccia la caricò sul cavallo e partì insieme a quei pochi soldati e civili rimasti verso la città vicina più sicura, Griferia.
Non abbiamo notizie certe di cosa sia mai successo dopo, ma non appena la sacra armatura del Bastione varcò la soglia dei cancelli di Griferia, non si seppe più nulla sia di essa che di Ingmir e dei sopravvissuti, probabilmente morti in uno scontro con esseri del male durante una fase avanzata dell’epocale Battaglia dei Draghi.
In futuro sarebbe stata ritrovata mai da qualcuno? Sicuramente, ma questa è un’altra storia.

OT- Fine della storia, tratta dalle cronache di una leggenda passata nella libreria delLO REGNO [SM=p5188122] -OT
SolarKnight
00sabato 7 gennaio 2017 23:30
OT-Gran bel pezzo di storia! Sir Drago, come si dice alla romana, sei un drago! [SM=p5188122]-OT
Sommo Ostri
00martedì 7 febbraio 2017 11:56
OT- Grande Drago! Magari un giorno lo pubblicheremo, intanto se hai l'ispirazione continualo ;) complimenti per la qualità, veramente ben fatto!
Drago.89
00lunedì 13 febbraio 2017 22:42
Vi ringrazio, sono contento che vi sia piaciuta. Questa storia per il momento è conclusa, certo vedrò di dar la luce al futuro di Ingmir e della sorte dell'armatura, anche se ci sta la fine lascia libero spazio all'immaginazione per il momento. [SM=p5188122]
Drago.89
00venerdì 6 luglio 2018 23:45
Fine? Ma era davvero la fine?



Passò un giorno, Ingmir e le guardie rimaste si erano appostate in un vecchio fortino della città, semi-distrutto, per riprendere le forze e iniziare a racimolare quante più scorte possibili per portare in salvo i sopravvissuti verso l'unica fortezza più sicura in quei tempi bui, Blue Dragon.
Due soldati discutevano fra loro:
<<Che macello, ci vorranno giorni per curare i feriti...>> disse un soldato magro.
<<Non avete sentito l'Aspirante Vassallo? Non abbiamo giorni a disposizione ma ore, gli attacchi si susseguono instancabilmente in ogni parte del continente... prima partiamo e prima potremo garantire la salvezza di tutti>> detto ciò un soldato grasso diede un'occhiataccia al compagno d'arme indicando le persone dietro di lui formate da vecchi, donne, bambini e uomini feriti e impauriti, ne erano almeno una cinquantina. Per loro mera fortuna avevano due carri coperti a disposizione per trasportarli, ma il vero problema erano le difese, i soldati vivi erano solo quattro più Ingmir, cinque persone era davvero un numero esiguo per difenderne cinquanta.
Intanto in un luogo o in uno spazio indefinito, era davvero l'ultimo Tramonto che Ser Mareon avesse mai visto in vita? Forse no, forse si, ma il giovane cavaliere non era del tutto conscio di sè stesso, era sicuro solo di due cose: trovarsi in un luogo fatto di pura luce e di essere morto contro il demone Breonak.
Sentiva una gran sensazione di pace, però i pensieri vagavano in continuazione nella sua mente in cerca di una risposta alla sua attuale condizione... finchè una voce non gli chiarì tutto.
Non siete morto. Questo è un passaggio, una via di transizione fra vita e altra vita, ben presto ritornerete sui vostri passi, dovete ancora assumere il vostro compito di difensore della luce con la sacra armatura del Bastione.
Era il globo di luce che ancora una volta si manifestava innanzi a lui, anche se in tutto quel bianco candido era difficile solo tentare di distinguerlo.
<<Cosa? Dove siamo?>> chiese il giovane cavaliere ancora visibilmente spaesato.
E chi può dirlo? Nel tempo? Nello spazio? Nella luce eterna? Sappiate solo che questa è una zona di passaggio per voi, ciò vi è dato sapere, inoltre vostro padre è fiero di voi e di ciò che diventerete... adesso tornate in vita Ser Mareon, custode della sacra armatura del Bastione, il vostro viaggio è appena cominciato!.
Non ebbe il tempo di dire null'altro, ma una piccola lacrima rigò comunque il suo volto prima di sparire dal luogo di luce insieme al globo.
Nel frattempo erano quasi tutti pronti per partire dalla città quando un uomo ferito del gruppo vide una luce provenire dall'armatura che era ancora rimasta lì dove era finita la vita di Ser Mareon.
<<GUARDATE DIETRO DI NOI!>> sbraitò l'uomo allertando il gruppo, compreso Ingmir.
La luce che avvolgeva la sacra armatura era diventata intensissima e si era sollevata a formare un'uomo con tutti i pezzi al loro posto, la scritta SPES era quasi marchiata a fuoco in quell'istante. Di colpo la luce cessò e dentro l'armatura comparve un ragazzo... anzi ricomparve un uomo, Ser Mareon.
Ma tutto ciò... è a dir poco... impossibile! pensò fervidamente il vecchio Aspirante.
Drago.89
00domenica 15 luglio 2018 14:11
EPILOGO


Tutti rimasero sbalorditi da ciò che avvenne all'incirca il giorno dopo la battaglia, l'armatura era fuoriuscita dalla bisaccia dove l'Aspirante l'aveva riposta come d'incanto, poi, di certo la resurrezione di un uomo non la si vede tutti i giorni, se poi immaginiamo che una brillante luce bianco-giallastra si irradiava ovunque diffondendo una sensazione di calma ciò è a dir poco straordinario. Il cavaliere stentava a crederci e proferì poche parole per capire gli avvenimenti:
<<Ser Ingmir! Siete vivo, raccontatemi quant'è avvenuto>>
Il guerriero sbattendo vistosamente le palpebre ancora per lo stupore, gli spiegò quanto successo dopo, a quel punto il giovane cavaliere rimase alquanto contrariato, se fosse resuscitato prima forse avrebbe potuto salvare altra gente.
Quasi tutti lo guardavano con stupore, tant'è vero che ci furono le reazioni più disparate.
<<Ma siete reale o stiamo sognando?>> disse un uomo con al fianco la sua famiglia.
Vedendo non pochi sguardi incuriositi si decise a spiegare ciò che aveva vissuto. Quand'ebbe finito di spiegare i cittadini concordi con i soldati rimasti e Ingmir lo elessero protettore della città, nacque così la leggenda di Ser Mareon di Baron.
Il giovane ragazzo di Raveltree era morto quel fatidico giorno della distruzione del suo villaggio, lasciando spazio al cavaliere Ser Mareon che intraprese un viaggio molto lungo fino alle porte di BlueDragon ove sia i cittadini e gli ex-soldati di Baron furono finalmente al sicuro. Nello Regno venne accolto con gran fervore e sentita la sua storia, i Sommi decisero di nominarlo Vassallo, aveva un grande potenziale tant'è vero che lo stesso Ingmir era piuttosto compiaciuto. In quel periodo di guerra purtroppo non c'era tempo per i festeggiamenti e Mareon lo sapeva benissimo, così di sua iniziativa chiese di essere mandato in un paesino che costeggiava le montagne e molto vicino a Griferia, l'altra città che aveva combattuto il male a suo tempo. Sia il vecchio guerriero che il cavaliere partirono così alla volta di questo loco, per non far mai più ritorno. Le uniche fonti disponibile su ciò che avvenne in quel periodo fu quando la Fenice Blu si trovò a combattere con il tremendo Wurgron Seth, si presuppone che Mareon e Ingmir lo abbiano intercettato ma senza successo. Da allora nelLO cimitero di BlueDragon sono state erette due tombe in memoria della storia che caratterizzò questi due personaggi e per ricordare l'esempio che hanno dato ai posteri, sulle loro lapidi il messaggio in calce recita:

"Hic mentiri Ser Ingmir et Ser Mareon ex Baron autem Aspirante Vassallo et in Vassallo, quod numquam desperare, sed eorum gesta facti sunt in adiutorium ioppitas eradicaturus mali sub communi ratione boni, si ultra semoto eorum, non modo defendat desuper Codest timere heroibus"("Qui giacciono Ser Ingmir e Ser Mareon da Baron, un'Aspirante Vassallo ed un Vassallo, i quali non hanno mai perso la speranza, ma con le loro gesta hanno contribuito a debellare il male in ogni sua forma, persino se andava al di là della loro portata, possano ora proteggerci dall'alto codesti impavidi eroi")
.

L'unico rimpianto fu la perdita dell'Armatura del Bastione che in seguito venne ritrovata da un Vassallo che tutt'ora difende lo Sacro Regno e che documentandosi ha scoperto ben altro sui suoi antichi possessori.
SolarKnight
00mercoledì 25 luglio 2018 16:02
OT-L'hai terminato il racconto, bene! Appena posso me lo rileggerò tutto! Almeno tu, le cose le porti a termine qua [SM=x92703] -OT
Drago.89
00sabato 29 settembre 2018 21:33
OT-Si, dovevo porgli fine, ben so il lavoro che ci impiega Otrebmu nella cronologia e tutti i casini passati insieme a correggere i racconti. [SM=x92703] [SM=x92703] [SM=x92710] Pensavo di protrarlo ancora a lungo... se riuscirò scriverò in futuro la fatidica e ultima impresa contro Seth il Wurgron che pose fine alla vita di Ingmir e Mareon [SM=p5188122] -OT
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