La presentazione del libro «I viaggi di Benedetto XVI in Italia»

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
S_Daniele
00sabato 23 gennaio 2010 06:13


La presentazione del libro «I viaggi di Benedetto XVI in Italia»

Confermati dal carisma petrino


È stato presentato ieri nell'Ambasciata italiana presso la Santa Sede il libro I viaggi di Benedetto XVI in Italia, curato da Pierluigi Azzaro ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana (pagine 182, euro 38). Alla presentazione sono intervenuti, fra gli altri, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo metropolita di Genova, l'arcivescovo Fernando Filoni, sostituto alla Segreteria di Stato per gli Affari Generali, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri italiano, Gianni Letta. Pubblichiamo quasi per intero i loro interventi.

di Angelo Bagnasco

Molte considerazioni e riflessioni suscita il ripercorrere gli itinerari che hanno condotto il Successore di Pietro e Primate d'Italia in varie parti della nostra penisola dal Nord al Sud. Egli ha visitato grandi e piccole città, diocesi e santuari illustri e cari alla nostra gente, luoghi istituzionali - penso al Quirinale e Campidoglio - sedi di importanti appuntamenti ecclesiali - il Congresso eucaristico nazionale a Bari, il Convegno ecclesiale di Verona e l'incontro dei giovani a Loreto - e la cara terra d'Abruzzo, sconvolta e ferita gravemente dal terremoto. Il filo conduttore che unisce tra loro tutte queste mete è però sempre la particolare vicinanza e l'affetto del Vicario di Cristo per la nostra Nazione e per la Chiesa che vive in Italia. I viaggi in Italia di Papa Benedetto XVI vanno, dunque, inquadrati nel più ampio contesto delle molteplici attenzioni che egli ha per quella che è diventata da quasi trent'anni, e ancor più dalla sua elezione al Supremo Pontificato, la sua terra d'adozione. Egli l'ama con affetto di padre e l'Italia lo ricambia con affetto filiale.

Esprimendo la sollecitudine di Cristo, si fa pellegrino e raggiunge le situazioni più diverse, ne prende conoscenza attraverso i pastori e le istituzioni civili, le tocca personalmente nella inevitabile brevità dei tempi, ma nella lungimiranza della fede e nell'intensità del cuore.

Vi è come una nota dominante che lega i suoi pellegrinaggi pastorali, un cantus firmus che costituisce il cuore della sua altissima missione di Successore di Pietro. Egli conferma la fede:  "Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Luca, 22, 32). Ogni incontro con il Papa non suscita forse questa profonda percezione? Di essere confermati nella fede in Cristo, di essere più convinti e più forti, di assaporarne maggiormente la bellezza e la gioia? Di crescere nell'appartenenza consapevole amorosa alla Chiesa? È questo il "carisma petrino" che ogni credente avverte come una Presenza che si rende presente attraverso colui che la Provvidenza sceglie come Successore del Principe degli Apostoli. Un carisma che colpisce, interroga e affascina anche coloro che non hanno la grazia della fede ma che guardano a lui e lo incontrano con apertura di cuore. Un carisma che si vede ovunque il Papa giunga; che ha la virtù di sciogliere possibili barriere e diffidenze; capace di creare ponti perché disarmato e disarmante:  è un carisma, infatti, che viene dall'Alto, dal Dio della pace e dell'amore. Tutti abbiamo vive negli occhi, e soprattutto nell'anima, le immagini di folle di adulti, di bambini, di giovani... che esprimono una gioia umanamente inspiegabile e che provoca pensosità, si rivela contagiosa e benefica. L'esperienza attesta che non si tratta di una festosità passeggera e di folklore, ma ha radici antiche e le rafforza; sprigiona sentimenti ed energie che a volte - nel panorama generale - sembrano spenti e che commuovono lo spettatore curioso. L'esperienza dice che l'incontro riaccende la speranza nel vedere un uomo mite che invita a guardare lontano per poter vedere vicino; che ci parla di Dio e del suo Figlio Gesù Cristo; che ricorda le esigenze alte e affascinanti della vita cristiana; che manifesta la bellezza della Chiesa e indica al mondo la via del Cielo.

Mi è caro pensare che l'invito rivoltomi a intervenire a questa presentazione sia dovuto non solo in riferimento al mio compito di presidente della Conferenza episcopale italiana - per il quale mi onoro - ma anche al mio ministero di arcivescovo di Genova. Così, sono qui stasera anche in veste di testimone di una delle tappe del viaggio che il Pontefice sta compiendo, percorrendo la nostra Italia per meglio conoscerla nella sua realtà sociale ed ecclesiale e per incoraggiarla nel suo cammino di crescita come Chiesa e come nazione.

Genova - insieme a Savona - ha avuto il privilegio di accogliere il Papa Benedetto XVI nei giorni 17 e 18 maggio 2008. Sono vivissime nella memoria mia e di tanti genovesi le immagini di quelle indimenticabili ore. Nonostante il tempo non fosse del tutto clemente, si è potuto ben esprimere e vedere l'affetto che la Chiesa e la città di Genova nutrono per il Papa; penso in particolare ai giovani, il cui entusiasmo è stato direttamente proporzionale... all'abbondanza della pioggia che ha accompagnato il loro incontro con il Successore di Pietro. Non posso dimenticare che in quel momento mi ha sorpreso l'identica, intensa emozione che mi ha accompagnato a Loreto, nell'incontro di Benedetto XVI con i giovani nel 2007:  emozione nel vedere non solo il medesimo entusiasmo nell'accogliere il Papa, ma lo stesso desiderio di incrociare il proprio sguardo con il suo, desiderio che esprimeva la consapevolezza che non si può vivere senza punti di riferimento autentici perché alti e veri.

Nel mio saluto al Papa, all'inizio della celebrazione eucaristica, nella grandiosa cornice di piazza della Vittoria ho voluto idealmente presentargli la realtà storica e quella attuale sia della nostra Chiesa sia della nostra città, perché "la storia della Chiesa - dicevo - si intreccia con la storia della città:  è un rapporto da sempre rispettoso e fecondo per il bene di Genova. Basta un accenno a memorie recenti come l'opera di mediazione e di carità durante l'ultimo conflitto mondiale, l'attenzione puntuale del cardinale Giuseppe Siri verso il mondo del lavoro, della casa, della povertà:  attenzione continuata dai suoi Successori".

È questo il rapporto millenario e sempre attuale tra i campanili e le piazze nel nostro Paese:  rapporto di mutuo riconoscimento, di rispetto di franca collaborazione.
Siamo tutti profondamente grati a Benedetto XVI. Così come gli siamo grati perché il volume oggi presentato è solo il primo:  infatti, l'incontro del Papa con la Chiesa e la società in Italia continua e continuerà nei prossimi mesi e anni. Abbiamo bisogno del suo Magistero che parla all'intelligenza e arriva al cuore, abbiamo bisogno del suo sorriso che incoraggia e consola. E ci auguriamo - e gli auguriamo - che continui "ad multos annos"!


(©L'Osservatore Romano - 23 gennaio 2010)
S_Daniele
00sabato 23 gennaio 2010 06:14

La devozione mariana e le attese dei fedeli


di Fernando Filoni

La Provvidenza volle che, con l'arrivo e il martirio dell'apostolo Pietro, Roma diventasse il punto di riferimento della comunione cattolica dei credenti in Cristo, la Chiesa "che presiede alla carità" (cfr. sant'Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani, 1, 1). Il suo vescovo è, pertanto, il Successore di Pietro, chiamato a svolgere un servizio primaziale all'unità nella verità. L'orizzonte di tale ministero è universale; tuttavia, il fatto che la sua sede sia in Roma comporta naturalmente un particolare rapporto con l'Italia, sotto vari profili:  spirituale, pastorale, culturale, politico e istituzionale; un rapporto che va ben oltre il dato che il vescovo di Roma sia il Primate di questa Nazione. Basti pensare, per esempio, a due episodi sintomatici della storia recente. Non pochi tra noi ricordano il pellegrinaggio in treno del beato Giovanni xxIII ad Assisi e a Loreto. Quel viaggio, il primo di un Papa in Italia dopo tanti anni, fu un evento che potremmo definire "di popolo" e rivelò, tramite i nuovi mezzi di comunicazione di allora, l'amore profondo e sincero degli italiani per il Pontefice Romano. L'altro episodio rivelatore fu la lettera del servo di Dio Paolo vi agli uomini delle "brigate rosse", per la liberazione di Aldo Moro; questo scritto, in una situazione particolarmente drammatica, ha manifestato l'intenso rapporto tra il vescovo di Roma e la nazione italiana, marcando la coscienza collettiva del Paese. Due esempi diversi, ma che danno un'idea della peculiarità del rapporto dell'Italia con il suo Primate.
In questa tradizione si è inserito anche Benedetto XVI, sulla scia dei suoi predecessori, soprattutto del venerabile Giovanni Paolo ii. E vi si è inserito ben presto, a un mese soltanto dalla sua elezione, con la visita a Bari in occasione del Congresso eucaristico nazionale. Proprio quel viaggio apre il volume che oggi, con sincero apprezzamento, presentiamo. Ringrazio vivamente il signor ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, per averci accolti nella splendida cornice di Palazzo Borromeo. Un saluto cordiale rivolgo a sua eminenza reverendissima il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, il quale, tra l'altro, ha avuto la gioia di ricevere il Pontefice nella sua città; come pure al dottore Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, che segue, spesso di persona, gli eventi ecclesiali pontifici in Italia. Porgo, con il saluto, le mie vive congratulazioni al curatore del volume, professor Pierluca Azzaro, nonché al direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Giuseppe Costa.
Il cardinale Joseph Ratzinger conosceva bene l'Italia, e, prima di essere elevato al soglio pontificio, risiedeva già a Roma da più di vent'anni. L'italiano è per lui una seconda lingua, e numerose sono le amicizie che lo legano a vescovi e ad altre personalità del nostro Paese, ma anche a sacerdoti e comunità religiose. Tutto questo bagaglio di conoscenze e di esperienze rappresenta il background della sua missione di vescovo di Roma, Successore dell'apostolo Pietro. Per Benedetto XVI l'Italia - con la sua storia, con la sua cultura e, soprattutto, con la fede della sua gente - continua a occupare un posto speciale, arricchito ora dalla sollecitudine del Pastore universale.
Vorrei ora brevemente mettere in risalto alcuni tratti che caratterizzano questo settore dell'attività pastorale di Benedetto XVI costituito dalle visite in Italia. Il Papa si reca nelle diverse città e regioni in risposta all'invito dei vescovi. Tale precisazione è molto importante per collocare i viaggi pontifici nella prospettiva giusta, che è quella ecclesiologica, cioè il modo di concepire la Chiesa e il ministero supremo di Pontefice. Non si tratta di viaggi che - potremmo dire - scaturiscono "dall'alto"; il Papa, infatti, non ignora quale sia il suo rapporto con i vescovi e il fatto che le sue visite costituiscano soprattutto un segno di comunione e un servizio alla comunione stessa. Sono viaggi che nascono come risposta alle attese dei fedeli, di cui il vescovo si è fatto portavoce e interprete; così, il vescovo di Roma si rende sensibile e disponibile ad accogliere gli inviti, che spesso gli sono rivolti in occasione di particolari eventi legati alla storia e alla vita delle rispettive comunità. Abbiamo già citato il caso di Bari, dove l'occasione fu il Congresso eucaristico nazionale; ma possiamo ricordare quello di Assisi (17 giugno 2007), in occasione dell'vIII centenario della conversione di san Francesco; di Cagliari (7 settembre 2008), nel centenario della proclamazione della Madonna di Bonaria quale patrona della Sardegna; di Napoli e Pompei, di Brindisi e Santa Maria di Leuca. Il Pastore universale, anche nella sua veste di Primate, risponde dunque alle attese pastorali dei fedeli italiani. Finora Benedetto XVI ha già compiuto diciassette viaggi pastorali in Italia - comprendendo anche l'ultimo a Brescia!
Sono viaggi che io stesso ho avuto il privilegio di seguire e che mi hanno permesso di essere testimone dell'affetto verso il Papa degli italiani, conquistati credo dalle sue doti umane e spirituali, come la singolare gentilezza e signorilità, la profondità e la chiarezza delle sue omelie e dei suoi discorsi, la semplicità del tratto nei confronti delle persone. Le fotografie di questo libro direi che traducono queste mie osservazioni nei volti e negli atteggiamenti di quanti lo hanno incontrato. Si tratta di volti di mamme, di papà, di bambini, di anziani, di giovani. Queste immagini parlano da sole!
Un secondo aspetto che mi pare caratterizzi i viaggi di Benedetto XVI in Italia è l'attenzione a visitare le diverse regioni italiane:  alcune le ha già raggiunte, altre, a Dio piacendo, saranno meta in futuro. Si tratta di visite che toccano il Nord, il Centro e il Sud del Paese, dove incontra le realtà differenti della nazione, così ricca e multiforme nel patrimonio naturale, storico, artistico, culturale, ma anche sociale delle sue genti. L'Italia ha tuttavia denominatori che l'accomunano profondamente. Mi piace qui richiamare, sul piano religioso, l'amore del popolo italiano verso la Vergine Maria. Non c'è luogo, noto o meno noto, che non abbia la sua chiesa o il suo santuario mariano. Il Papa lo sa bene, e per questo, nelle sue visite, privilegia questi luoghi, tessendo, quasi con un filo d'oro, una "rete" che valorizza e rafforza la grande devozione del popolo italiano per la Madre del Signore. Dalla porziuncola di Santa Maria degli Angeli alla Santa Casa di Loreto, dai santuari della Misericordia a Savona e della Guardia a Genova a Santa Maria de finibus terrae a Leuca, dal santuario di Bonaria in Sardegna a quelli maestosi del Santo Rosario di Pompei e della Quercia a Viterbo:  il volume che oggi presentiamo documenta anche questa dimensione mariana dei viaggi papali e mostra lo spirito di pellegrinaggio insito in essi.
Un ultimo aspetto vorrei cogliere dei viaggi del Papa nel nostro Paese:  mi riferisco alla sollecitudine pastorale verso le situazioni di sofferenza. Penso al viaggio del 21 ottobre 2007 a Napoli, città gloriosa eppure segnata da piaghe sociali, oppure alla visita all'ospedale pediatrico "Gaslini" di Genova. Penso, soprattutto, alla visita in Abruzzo del 28 aprile scorso. Le immagini del Papa tra le macerie e mentre saluta alcuni giovani sopravvissuti al crollo della casa dello studente sono quanto mai eloquenti.
Queste mie brevi osservazioni si riferiscono propriamente ai viaggi. Ma nel nostro volume troviamo anche le visite del Papa al Quirinale, a questa Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede e al Campidoglio. Una scelta che il professor Azzaro ha ben motivato con una ragione "alta", cioè "l'armoniosa convergenza di sforzi" tra la Chiesa e lo Stato, pur nella loro necessaria distinzione. Sono lieto, pertanto, in questo contesto, di poter concludere sottolineando proprio tale aspetto, che tanto sta a cuore a Benedetto XVI. Perché è proprio dalla promozione di una fattiva collaborazione per il bene comune, che ne viene ogni vantaggio morale e sociale al popolo italiano. Mentre ringrazio per la felice occasione che oggi mi è stata offerta, mi onoro di partecipare a tutti i presenti il saluto benedicente di Sua Santità, con rinnovati auspici di pace e di prospero avvenire per l'Italia e per tutti i suoi abitanti. Grazie.


(©L'Osservatore Romano - 23 gennaio 2010)
S_Daniele
00sabato 23 gennaio 2010 06:15

Il Papa e l'insegnamento della laicità


di Gianni Letta

L'Italia è un Paese laico che ha il privilegio di ospitare la Sede Apostolica e convive con lo Stato della Città del Vaticano, il più piccolo degli Stati che detiene, al contempo, la più universale delle  vocazioni. La Santa Sede riconosce la radicata laicità della Repubblica Italiana, ma non si sottrae - e ciò ci conforta - a un importantissimo  ruolo di formazione delle coscienze.  Nel  pieno rispetto della reciproca  autonomia, la collaborazione tra Stato e Chiesa, specie in un Paese come l'Italia, può condurre a traguardi  importanti nell'opera di costruzione di una società giusta, libera e improntata al rispetto fra gli uomini.
Le visite del Papa in Italia, che in molti casi ho avuto l'onore di seguire, ci hanno consentito di toccare con mano questa profonda e feconda osmosi tra Chiesa e Stato. Quasi da "cronista" ho avuto modo di appurare come il tema della laicità, e dell'affermazione della laicità stessa, costituisca uno degli argomenti portanti delle omelie rivolte dal Papa alle tante comunità visitate, non meno che dei discorsi che il Pontefice ha tenuto per le Istituzioni culturali e scientifiche alle quali è stato invitato.
La laicità, peraltro, è strettamente legata ai rapporti fra fede e cultura, fra Chiesa e comunità politica, tra coscienza ed etica sociale e civile. Il principio di laicità dello Stato altro non è se non il riconoscimento di un invalicabile limite del potere politico nei confronti della persona umana, nella cui coscienza nasce in libertà, e secondo ragione, la risposta dell'uomo a Dio:  una risposta che non può essere in alcun modo condizionata, minacciata o impedita dal potere. La questione trova la sua più efficace formulazione nelle pagine del Vangelo, quando alcuni farisei, provocando Gesù sulla liceità del tributo da pagare a Cesare, si sentono rispondere dal Signore "Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Per connessione d'argomento, desidero inoltre ricordare che anche questo tema è illustrato nella mostra "Il Potere e la Grazia", tuttora esposta a Palazzo Venezia e recentemente arricchita dalla presenza del "San Giovanni Battista" di Leonardo da Vinci. Penso al "Tributo della moneta" di Bernardo Strozzi, che raffigura proprio il passaggio del Vangelo che ho poc'anzi evocato.
E vorrei a questo proposito riallacciarmi a ciò che ebbi modo di sottolineare proprio qui, a Palazzo Borromeo, lo scorso mese di settembre in occasione  della presentazione del libro di Andrea Tornielli dedicato a Paolo vi. Il contributo, ancora oggi attualissimo, fornito da Papa Montini in materia è quello della ricerca di una vera laicità, che mai degeneri né in laicismo né in nostalgie temporalistiche, tenendo ben ferma la distinzione dei piani sancita da Maritain. Una laicità che non impediva affatto a Papa Paolo vi di seguire da vicino l'evolversi della situazione politica nel nostro Paese.
Benedetto XVI ci ricorda inoltre che la novità introdotta dal cristianesimo nel rapporto fra fede e politica è l'affermazione del rispetto della reciproca libertà, ma anche il concetto di "umanità". Egli ci invita a esserne rispettosi e ad applicare in modo convinto la regola evangelica in base alla quale "tutte le cose che voi volete gli uomini vi facciano, fatele anche voi al loro" (Matteo, 7, 12). Un assunto, quest'ultimo, che il liberalismo moderno ha declinato in maniera diversa, coniando il principio del rispetto della libertà altrui in funzione dell'esercizio della propria. Ed è per questo motivo che mi sembra opportuno sottolineare quanto l'Italia sta facendo a livello internazionale ed europeo per contrastare gli effetti della sentenza emessa lo scorso 3 novembre dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, in relazione all'esposizione del crocifisso nelle aule della scuola pubblica, contro la quale il Governo ha deciso di richiedere il rinvio alla Grande Camera della Corte stessa. Personalmente, da laico, ritengo strumentale e fuorviante annoverare fra i "laici" coloro che vogliono togliere i segni religiosi dai luoghi pubblici e fra i "non laici" chi invece vuole mantenerli.
Vorrei, infine, dedicare qualche parola a un momento particolarmente significativo che il Papa ha profondamente desiderato condividere con noi il 28 aprile scorso e che è ben documentato nel libro che viene presentato oggi. Mi riferisco alla visita che Benedetto XVI ha compiuto nelle zone terremotate dell'Abruzzo, pochi giorni dopo il sisma, per testimoniare la propria solidarietà e la propria sentita vicinanza alle popolazioni colpite. È stato un momento di grande commozione, che ho personalmente vissuto accanto al Papa e che, da abruzzese d'origine, mi ha toccato molto da vicino. La compartecipazione del Pontefice alla sofferenza della gente si riassume in una semplice frase, spontaneamente pronunciata agli abruzzesi - e riportata nel libro - che desidero citarvi testualmente:  "Vorrei abbracciarvi con affetto a uno ad uno. Ho ammirato il coraggio, la dignità, la fede con cui avete affrontato questa dura prova. C'è in voi una forza d'animo che suscita speranza". Ed è proprio il messaggio di speranza che il Papa porta con sé a ogni visita pastorale, a ogni incontro con il popolo italiano e che speriamo questo libro contribuisca  a  diffondere  ulteriormente.


(©L'Osservatore Romano - 23 gennaio 2010)
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 05:37.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com