La natura è finalista o meccanicista (o chi per lei)?

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Zeranzo
00sabato 31 gennaio 2009 14:05
Visto che nell'altro topic andiamo OT, riprendiamo qui il discorso: la natura è finalista o no?
Lord Larry
00domenica 1 febbraio 2009 00:44
Ovviamente no, altrimenti essa si comporterebbe sempre conformemente alle previsioni umane, che sono finaliste.
Shian Tieus
00domenica 1 febbraio 2009 00:56
Uno più uno fa due.

Ma questo è evidente.
Mi pare che tu non abbia capito il discorso.
L'esempio della scatola mi pare chiaro: si tende a scegliere la scatola che per noi ha un significato particolare.
Oppure vuoi dirmi che le probabilità si spostano "naturalmente" verso la scatola con la propria data di nascita, mentre tu scegli in maniera del tutto casuale?

La natura non ha fine, la natura non ha scopo.
L'uomo cerca di trovare uno scopo, intrinsecamente. Punto.
Non lo dico io, lo dice la scienza e la filosofia della scienza (gnoseologia).

Non parlo di comportamenti più o meno razionali, ma nel modo di rapportarsi al mondo, o meglio, nel modo in cui si compiono le proprie scelte.

L'uomo tende a non scegliere in maniera casuale, la natura si.
La domanda "quanto fa uno più uno", ne è appunto una riprova.

Non ho mai visto un sasso farsi una domanda del genere (porsi un fine), così come non ho mai visto l'evoluzione arrestarsi o un dado (non truccato, ovvio) dare sempre lo stesso risultato.

Se la natura fosse finalistica, mi basterebbe tirare un dado abbastanza a lungo, prima o poi, esso darà sempre lo stesso risultato.
Cosa, ovviamente, impossibile.

Dando i numeri del lotto, un uomo spesso pensa a numeri con un significato particolare (l'unica volta che mia madre ha giocato al superenalotto, ha messo le date di nascita di me e dei miei fratelli), mentre l'estrazione è assolutamente casuale.

O vuoi forse intendere che mia madre abbia puntato quei numeri a caso (e che siano "casualmente" uscite le nostre date di nascita), e la natura abbia DELIBERATAMENTE deciso di non farli uscire, per far vincere qualcun'altro?

La stessa domanda che l'uomo si pone da secoli, ossia "perchè esisto?" è prettamente finalista. Non ho mai visto piante o sassi in preda a crisi esistenziali.

Discussione sterile, comunque. Stiamo parlando di cose già provate da una trentina d'anni.
Non mi stupisce che tu sia restio ad accettarle: l'idea che la natura non abbia uno scopo, lascia molte persone interdette, proprio perchè, invece, ragionano in maniera finalistica. Ancora oggi ci sono persone estremamente intelligenti che si rifiutano di credere all'evoluzionismo e alla fisica relativistica.

Ah. Dovresti cambiare il titolo del topic. Meccanicista e Finalista sono sinonimi. è come dire "i gatti sono felini o felini?"

La natura è probabilistica, l'uomo tende a ragionare in maniera meccanicista/finalista/determinista/chiamalacomevuoi.

Tutto ciò, ovviamente, se non vuoi tirare in ballo la religione.
Ovviamente, tutto ciò che dice la scienza crollerebbe in presenza di un "Dio marionettista", che decide ogni evento del mondo, ma finora nulla fa supporre la sua esistenza.
Inoltre, con un Dio Marionettista si manda a quel paese il libero arbitrio. Diventa tutto deterministico, meccanicistico, totalmente prevedibile. Molto luterana, come visione.
Assolutamente antitetica alla morale cattolica, sia chiaro. Dunque, per cortesia, i Cattolici non mi tirino in ballo Dio per questioni del genere.

EDIT:

Ulteriore prova della assoluta casualità della natura, è il fatto che siano estremamente più diffusi esseri viventi assolutamente privi di inclinazioni finalistiche (Piante, batteri, funghi, molti animali) rispetto ad altri esseri che invece tendono a porsi degli scopi (Alcuni, rarissimi, animali).
L'atteggiamento finalistico-meccanicista è utile per l'evoluzione di molti animali, ed è per questo che si è sviluppato: altro non era che la soluzione più probabile (ancora! Probabilita!) ad alcuni problemi tipici di organismi complessi.
AhiUnPoDiLui
00domenica 1 febbraio 2009 11:58
Sono convinto pure io che la natura non sia meccanicista.
Affermare una cosa simile, mi sembra, è un po' come voler giustificare tutti i mali del mondo; dare significati reconditi a "sostanze" che agiscono secondo le regole del Caos (ovvero, non agiscono^^) è - secondo il mio parere, sia chiaro - eccessivamente irragionevole.
La natura, il mondo... la realtà; essa non è di certo razionale.
Evil Lady Nanto
00domenica 1 febbraio 2009 13:30
Mah, secondo me invece un fine la natura ce l'ha. Ossia il suo stesso equilibrio interno.
Chiariamoci, non parlo come credente di qualsiasi religione (non lo sono affatto), ma pensiamo alla stessa morte: perché esiste? (Ok qui mi sembro Alberto Angela durante un documentario di Ulisse [SM=g7574] )
Se la natura fosse casuale, gli individui morirebbero solo per caso. Invece, ahimé, tutti dobbiamo morire.
Perché?
Per consentire un ricambio di geni e un rafforzamento della razza. Paradossalmente, la morte esiste per un fine: ossia aiutare la vita. Solo che, purtroppo, "invece di premiare l'individuo, premia la specie"
AhiUnPoDiLui
00domenica 1 febbraio 2009 14:12
Io credo che ci sia un problema linguistico, quando si affronta questa questione.
Parlare di "Natura" ci inganna: il termine, in sè, ci dà l'illusione di qualcosa di Singolo - un'entità -; eppure "Natura" è un termine che unisce più cose.
Il semplice parlare di "Natura" ci porta a personificarla; personificata, essa diviene qualcosa che agisce, per noi.
Lord Larry
00domenica 1 febbraio 2009 14:38
Determinismo e finalismo sono due cose diverse.
Determinismo vuol dire che le cose vanno in un certo modo "determinabile", seguendo leggi precise e prestabilite; finalismo vuol dire che in questo c'è uno "scopo" inteso in senso umano. Nel finalismo è quasi implicita un'"intelligenza" progettatrice, divina o pseudo tale.
Il finalismo scientificamente non è discutibile, attiene alla filosofia; il determinismo invece attiene alla scienza ed è ancora discusso.

Evil Lady, tu stai confondendo teleologia con teleonomia. Gli esseri viventi sono caratterizzati dalla seconda, la prima la vede solo l'uomo.
Shian Tieus
00domenica 1 febbraio 2009 16:11
Re:
Evil Lady Nanto, 2/1/2009 1:30 PM:

Mah, secondo me invece un fine la natura ce l'ha. Ossia il suo stesso equilibrio interno.
Chiariamoci, non parlo come credente di qualsiasi religione (non lo sono affatto), ma pensiamo alla stessa morte: perché esiste? (Ok qui mi sembro Alberto Angela durante un documentario di Ulisse [SM=g7574] )
Se la natura fosse casuale, gli individui morirebbero solo per caso. Invece, ahimé, tutti dobbiamo morire.
Perché?
Per consentire un ricambio di geni e un rafforzamento della razza. Paradossalmente, la morte esiste per un fine: ossia aiutare la vita. Solo che, purtroppo, "invece di premiare l'individuo, premia la specie"



Esistono esseri viventi che, a meno di agenti "violenti", non muoiono. Perlomeno non nel senso stretto del termine.
Quello che tu poni come effetto è secondo me una causa.
L'uomo tende a ragionare in maniera finalistica anche perchè ha di fronte a se la prospettiva della morte.
La morte esiste solo perchè è estremamente probabile (in pratica, assolutamente sicuro) che dopo lungo tempo alcuni processi chimici portino al deterioramento di alcuni tessuti.
Non è che la natura si sia messa a pensare cose del tipo "ohi... ma qui devo darmi una regolata... inventiamo la morte, va..."

Creature con rimescolamenti genetici praticamente nulli (organismi monocellulari che si riproducono per mitosi) tendono ad avere un ciclo vitale estremamente breve (anche se non si può parlare di vera e propria "morte") proprio per sopperire a questa mancanza di adattamento.
Ma, ancora una volta, è una conseguenza, non una causa.

Shian Tieus
00domenica 1 febbraio 2009 16:17
Re:
Lord Larry, 2/1/2009 2:38 PM:

Determinismo e finalismo sono due cose diverse.
Determinismo vuol dire che le cose vanno in un certo modo "determinabile", seguendo leggi precise e prestabilite; finalismo vuol dire che in questo c'è uno "scopo" inteso in senso umano. Nel finalismo è quasi implicita un'"intelligenza" progettatrice, divina o pseudo tale.
Il finalismo scientificamente non è discutibile, attiene alla filosofia; il determinismo invece attiene alla scienza ed è ancora discusso.




Ma dovrai concordare sul fatto che un comportamento finalista è, necessariamente, deterministico.
Lord Larry
00domenica 1 febbraio 2009 16:27
Non necessariamente. La teologia cristiana è sempre stata finalista, ma non determinista. L'idea della libertà umana va necessariamente contro una visione deterministica del mondo; per dire, il progetto c'è, ma l'uomo può rifiutarsi di sottomettersi ad esso tramite il libero arbitrio. Il suo comportamento non è quindi "determinabile".
=Kobe90=
00domenica 1 febbraio 2009 18:11

Chiariamoci, non parlo come credente di qualsiasi religione (non lo sono affatto), ma pensiamo alla stessa morte: perché esiste? (Ok qui mi sembro Alberto Angela durante un documentario di Ulisse )
Se la natura fosse casuale, gli individui morirebbero solo per caso. Invece, ahimé, tutti dobbiamo morire.
Perché?
Per consentire un ricambio di geni e un rafforzamento della razza. Paradossalmente, la morte esiste per un fine: ossia aiutare la vita. Solo che, purtroppo, "invece di premiare l'individuo, premia la specie"


Attenzione,questa potrebbe essere benissimo un ' interpretazione al di fuori dell’ ambito scientifico: la pioggia cade per cause naturali e indipendenti a noi; il fatto che poi essa permetta la vita sulla terra (fine) è unicamente un risultato che potrebbe essere del tutto incidentale e che l' uomo può intendere come una forma di finalità. Insomma per me il finalismo si riduce ad una “costruzione mentale” dell’ uomo, così come detto da altri. La natura è in sé caotica e regolata dalla probabilità, il resto sono solo supposizioni.
Blackvirgo
00domenica 1 febbraio 2009 20:34

La morte esiste solo perchè è estremamente probabile (in pratica, assolutamente sicuro) che dopo lungo tempo alcuni processi chimici portino al deterioramento di alcuni tessuti.
Non è che la natura si sia messa a pensare cose del tipo "ohi... ma qui devo darmi una regolata... inventiamo la morte, va..."



Non è proprio così... anche perchè pare che anche la durata della vita per gli organismi pluricellulari sia determinata geneticamente (o così specula: vedi teoria dei telomeri).
Inoltre non credo che la natura non abbia uno scopo... Insomma: per lo meno tende a "generare" casualmente nuove specie, a farle evolvere e a cercare di mantenere in vita la specie che ha creato. Non è un po' strano sennò che la maggior parte delle malattie si sviluppa o alla fine dell'età fertile o prima che questa cominci in modo da creare individui comunque capaci di riprodursi e di eliminare (geneticamente) coloro che non lo sono?
Secondo me il fine della natura ci è ignoto, ma non significa che non ci sia. Fosse anche solo l'autodistruzione.
Zeranzo
00domenica 1 febbraio 2009 21:53
Shian Tieus, 01/02/2009 0.56:

Uno più uno fa due.

Ma questo è evidente.
Mi pare che tu non abbia capito il discorso.
L'esempio della scatola mi pare chiaro: si tende a scegliere la scatola che per noi ha un significato particolare.
Oppure vuoi dirmi che le probabilità si spostano "naturalmente" verso la scatola con la propria data di nascita, mentre tu scegli in maniera del tutto casuale?

La natura non ha fine, la natura non ha scopo.
L'uomo cerca di trovare uno scopo, intrinsecamente. Punto.
Non lo dico io, lo dice la scienza e la filosofia della scienza (gnoseologia).

Non parlo di comportamenti più o meno razionali, ma nel modo di rapportarsi al mondo, o meglio, nel modo in cui si compiono le proprie scelte.

L'uomo tende a non scegliere in maniera casuale, la natura si.
La domanda "quanto fa uno più uno", ne è appunto una riprova.

Non ho mai visto un sasso farsi una domanda del genere (porsi un fine), così come non ho mai visto l'evoluzione arrestarsi o un dado (non truccato, ovvio) dare sempre lo stesso risultato.

Se la natura fosse finalistica, mi basterebbe tirare un dado abbastanza a lungo, prima o poi, esso darà sempre lo stesso risultato.
Cosa, ovviamente, impossibile.

Dando i numeri del lotto, un uomo spesso pensa a numeri con un significato particolare (l'unica volta che mia madre ha giocato al superenalotto, ha messo le date di nascita di me e dei miei fratelli), mentre l'estrazione è assolutamente casuale.

O vuoi forse intendere che mia madre abbia puntato quei numeri a caso (e che siano "casualmente" uscite le nostre date di nascita), e la natura abbia DELIBERATAMENTE deciso di non farli uscire, per far vincere qualcun'altro?

La stessa domanda che l'uomo si pone da secoli, ossia "perchè esisto?" è prettamente finalista. Non ho mai visto piante o sassi in preda a crisi esistenziali.

Discussione sterile, comunque. Stiamo parlando di cose già provate da una trentina d'anni.
Non mi stupisce che tu sia restio ad accettarle: l'idea che la natura non abbia uno scopo, lascia molte persone interdette, proprio perchè, invece, ragionano in maniera finalistica. Ancora oggi ci sono persone estremamente intelligenti che si rifiutano di credere all'evoluzionismo e alla fisica relativistica.

Ah. Dovresti cambiare il titolo del topic. Meccanicista e Finalista sono sinonimi. è come dire "i gatti sono felini o felini?"

La natura è probabilistica, l'uomo tende a ragionare in maniera meccanicista/finalista/determinista/chiamalacomevuoi.

Tutto ciò, ovviamente, se non vuoi tirare in ballo la religione.
Ovviamente, tutto ciò che dice la scienza crollerebbe in presenza di un "Dio marionettista", che decide ogni evento del mondo, ma finora nulla fa supporre la sua esistenza.
Inoltre, con un Dio Marionettista si manda a quel paese il libero arbitrio. Diventa tutto deterministico, meccanicistico, totalmente prevedibile. Molto luterana, come visione.
Assolutamente antitetica alla morale cattolica, sia chiaro. Dunque, per cortesia, i Cattolici non mi tirino in ballo Dio per questioni del genere.

EDIT:

Ulteriore prova della assoluta casualità della natura, è il fatto che siano estremamente più diffusi esseri viventi assolutamente privi di inclinazioni finalistiche (Piante, batteri, funghi, molti animali) rispetto ad altri esseri che invece tendono a porsi degli scopi (Alcuni, rarissimi, animali).
L'atteggiamento finalistico-meccanicista è utile per l'evoluzione di molti animali, ed è per questo che si è sviluppato: altro non era che la soluzione più probabile (ancora! Probabilita!) ad alcuni problemi tipici di organismi complessi.



Mi sembra che la confusione regni sovrana oscurando il metodo scientifico che nasce dai mal di pancia cogitatori di un certo Galileo che ha rischiato di finire al rogo non per aver detto che la terra non era al centro dell'universo (lo aveva già detto qualcun altro senza rischiare di finire abbrustolito) ma perchè ha annullato e distrutto il fatto che nella scienza la spiegazione dei fenimeni non poteva essere effettuata sulla base di dogmi da utilizzare per spiegare i fenomeni naturali mentre il metodo galileano (universalmente in uso anche per chi lo nega) impone la verifica scientifica basata sull'osservazione di un fenomeno, la stesura di una tesi, la verifica scientifica di tale tesi e la conferma o l'infondatezza dell'ipotesi.
In tal caso si dovrebbe ripartire alla ricerca di una nuova ipotesi da sottoporre a verifica e così via fino al raggiungimento di una "spiegazione" scientifica comprovata che spiega il meccanismo del fenomeno.
Tale processo, anche se in maniera confusa, è stato utilizzato anche per l'esempio della scelta delle scatole che ricade nella scienza definita psicologia, che nulla ha a che fare con la casualità, vera o a loro attribuita da errate osservazioni, presente nei fenomeni fisici e specialmente con la teoria darwiniana del fitness.
In tal caso le varianti che gli esseri viventi esprimono vengono selezionate in funzione di innumerevoli possibili situazioni che ne "premiano" alcune vantaggiose in quelle condizioni ma che potrebbero essere rapidamente eliminate se dovessero divenire penalizzanti al variare delle condizioni ambientali.
Poi, che un sasso o un battere non si pongano dei problemi filosofici del tipo da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo ecc. ma in compenso siano molto diffusi, mi sembra scontato.
Pare utile notare come la speculazione filosofica SIA AL DI FUORI del campo di applicazione (definizione interessante da verificare sempre sia in campo giuridico che nei sistemi qualità) della scienza esattamente come la fisica non tratta, o meglio non è in grado di trattare, cosa ci fosse prima della massa primordiale da cui è scaturito il BIG BANG in quanto non ci sono dati di correlazione che ci consentano di argomentare una qualsiasi teoria o una tesi.

Ah, 1+1 può fare 0...
Zeranzo
00domenica 1 febbraio 2009 22:00
Re: Re:
Shian Tieus, 01/02/2009 16.11:



Esistono esseri viventi che, a meno di agenti "violenti", non muoiono. Perlomeno non nel senso stretto del termine.
Quello che tu poni come effetto è secondo me una causa.
L'uomo tende a ragionare in maniera finalistica anche perchè ha di fronte a se la prospettiva della morte.
La morte esiste solo perchè è estremamente probabile (in pratica, assolutamente sicuro) che dopo lungo tempo alcuni processi chimici portino al deterioramento di alcuni tessuti.
Non è che la natura si sia messa a pensare cose del tipo "ohi... ma qui devo darmi una regolata... inventiamo la morte, va..."

Creature con rimescolamenti genetici praticamente nulli (organismi monocellulari che si riproducono per mitosi) tendono ad avere un ciclo vitale estremamente breve (anche se non si può parlare di vera e propria "morte") proprio per sopperire a questa mancanza di adattamento.
Ma, ancora una volta, è una conseguenza, non una causa.




Per dissertazioni su argomenti banali come le filosofie riproduttive (clonazione, e fenomeni collegati) pregasi leggere "Il gene egoista" di Marco Ferraguti, lettura istruttiva che pone interessanti considerazioni e punti di vista su tali argomenti..... Meditate, gente, meditate!
Trevor-CH
00domenica 1 febbraio 2009 23:41
A mio parere ogni specie vivente, e dunque anche la natura, ha come scopo massimo la propria continuazione ed evoluzione. Dunque si può dire che la natura segua uno scopo, anche se non è finale ma si prolunga finché le condizioni lo permettono.

Questo avrà fine, presumibilmente, soltanto quando il Sole, morendo, ingloberà la Terra, a meno che non ci si sia già "spostati" da qualche altra parte. Ma sarà una fuga limitata, perché tutte le stelle sono destinate, prima o poi, a spegnersi. Ma questo è un altro discorso.
Evil Lady Nanto
00lunedì 2 febbraio 2009 00:00
Lord Larry, so di essere digiuna (o quasi) di cognizioni filosofiche. Però credo, che in certe discussioni, siano solo un ornamento degno della sofistica.

Io porto semplicemente il mio punto di vista di atea tendente all'agnosticismo. Perché chi può dire che in realtà un dio non ci sia? Per me non esiste, ma chi mi dice che io sia nel giusto?

Shian, la mia idea nasce da una riflessione abbastanza attenta anche osservando il mondo naturale e antropico.
Prendi per esempio l'allevamento dei cincillà (non ridere, ora ti spiego cosa c'entra)
Ho letto (quando avevo 7-8 anni. Che memoria prodigiosa che ho) che, quando la madre non ha abbastanza latte per l'allevamento dei piccoli, li uccide. Così si permette anche il rafforzamento per la cucciolata successiva.
Questo comportamento è finalizzato ad uno scopo: ossia la preservazione e il rafforzamento della specie.
Non dico che sia conscio, ma c'è.

E questo comportamento si nota anche, seppur in modo diverso, in altre specie animali.
AhiUnPoDiLui
00lunedì 2 febbraio 2009 00:23
Io credo che tra gli istinti che Specifiche Razze e specie animali possiedono e il supposto Fine cui la Natura, in teoria, tenderebbe non ci sia alcun legame. Nè possiamo prendere, a mio avviso, come prova del finalismo della natura - che si vuole dimostrare! - gli "innatismi" delle singole specie. Si, perchè mica tutte le specie si comportano in questa maniera: mica tutti gli animali uccidono la prole "malata" in vista del rafforzamento della prole successiva. Chi partorisce questo tipo di pensieri, rientra perfettamente nella teoria espressa qualche post addietro da Shian Tieus: ossia che l'uomo tende, di suo, a voler vedere in ogni cosa un senso. E, quindi, vede in un comportamento di una singola specie animale la prova che la natura si comporti in vista di un tal fine; eppure la natura "non agisce"; la Natura "non-è".
In definitiva, ribadisco quello che ho già detto in un post precedente: parlando di Natura, ci inganniano con la convinzione che tutte le creature e le piante e le pietre di questo mondo facciano parte di un'Unica Cosa, la "Natura" (termine Singolare Femminile), appunto - viva! -. E' un fattore linguistico, a mio avviso.
La "Natura", del resto - ma questo lo credo io e non sono convinto che sia la verità assoluta - non esiste in senso proprio; ma esiste quel simpatico cincillà, quel carinissimo bambino, quella verdissima pianta...
Che, però, la Natura sia governata - "si muova" - da leggi e forze deterministiche posso accettarlo; che abbia uno scopo e che "agisca" per arrivare ad esso, però, no.
Shian Tieus
00lunedì 2 febbraio 2009 00:43
Re:
Blackvirgo, 2/1/2009 8:34 PM:


La morte esiste solo perchè è estremamente probabile (in pratica, assolutamente sicuro) che dopo lungo tempo alcuni processi chimici portino al deterioramento di alcuni tessuti.
Non è che la natura si sia messa a pensare cose del tipo "ohi... ma qui devo darmi una regolata... inventiamo la morte, va..."



Non è proprio così... anche perchè pare che anche la durata della vita per gli organismi pluricellulari sia determinata geneticamente (o così specula: vedi teoria dei telomeri).
Inoltre non credo che la natura non abbia uno scopo... Insomma: per lo meno tende a "generare" casualmente nuove specie, a farle evolvere e a cercare di mantenere in vita la specie che ha creato. Non è un po' strano sennò che la maggior parte delle malattie si sviluppa o alla fine dell'età fertile o prima che questa cominci in modo da creare individui comunque capaci di riprodursi e di eliminare (geneticamente) coloro che non lo sono?
Secondo me il fine della natura ci è ignoto, ma non significa che non ci sia. Fosse anche solo l'autodistruzione.



Io parlo "a monte", del DNA.
Da cosa è dato il DNA se non da un rimescolamento casuale di informazioni chimiche?
Il fatto che le maggiori patologie si sviluppino nei periodi da te indicati, continua ad essere una conseguenza, non una causa.
Non metto in dubbio che la natura segua, più o meno, un determinato corso (anche qui, è questione di probabilità... se tiro un milione di volte due dadi a sei facce e sommo i risultati, alla fine il risultato che è capitato più spesso sarà sette, anche se il lancio di un singolo dado è assolutamente casuale). Ma da qui a dire che ci sia uno "scopo ultimo e finale" ce ne passa.
Vi faccio presente che chi la pensava così erano gli intellettuali del regime nazista. Non è solo un modo di pensare (pur istintivo) sbagliato, ma anche pericoloso.

La questione è molto semplice: una specie si adatta ad un ambiente, l'ambiente si modifica, la specie si estingue ed un'altra prende il suo posto. NON C'è e non può esserci un punto di arrivo "finale".
Perlomeno fino a che l'ambiente non si modificherà a tal punto da rendere impossibile qualsiasi forma di vita.


Ah, 1+1 può fare 0...



Ovviamente, dipende dal gruppo di definizione. Non cercare di fregarmi con trucchetti matematici, li conosco tutti.
Se prendiamo i numeri reali in una geometria euclidea, 1+1 fa due. Punto.
E, cortesemente, non tirarmi in ballo Cartesio.


Mi sembra che la confusione regni sovrana oscurando il metodo scientifico



E chi lo ha oscurato? Come ti ho detto, parlo con cognizione di causa. Non sono cose che dico io, come ti ho già spiegato, ma pubblicazioni scientifiche accreditate. Ora vedo che riesco a trovare.


Attenzione,questa potrebbe essere benissimo un ' interpretazione al di fuori dell’ ambito scientifico: la pioggia cade per cause naturali e indipendenti a noi; il fatto che poi essa permetta la vita sulla terra (fine) è unicamente un risultato che potrebbe essere del tutto incidentale e che l' uomo può intendere come una forma di finalità. Insomma per me il finalismo si riduce ad una “costruzione mentale” dell’ uomo, così come detto da altri. La natura è in sé caotica e regolata dalla probabilità, il resto sono solo supposizioni.



WUHU! Ecco, non avrei saputo esprimermi meglio.


A mio parere ogni specie vivente, e dunque anche la natura, ha come scopo massimo la propria continuazione ed evoluzione. Dunque si può dire che la natura segua uno scopo, anche se non è finale ma si prolunga finché le condizioni lo permettono.



Attenzione. La natura non è solo quello che è verde o peloso.
Gli esseri viventi sono solo una espressione della natura, che si comporta in una certa maniera (nella fattispecie in una maniera, per l'appunto, probabilistica e del tutto aleatoria, come l'evoluzionismo darwiniano).
Non è uno scopo, è solo il valore più probabile di una partita di poker o di un gioco a dadi.


Mi sembra che la confusione regni sovrana oscurando il metodo scientifico che nasce dai mal di pancia cogitatori di un certo Galileo che ha rischiato di finire al rogo non per aver detto che la terra non era al centro dell'universo (lo aveva già detto qualcun altro senza rischiare di finire abbrustolito) ma perchè ha annullato e distrutto il fatto che nella scienza la spiegazione dei fenimeni non poteva essere effettuata sulla base di dogmi da utilizzare per spiegare i fenomeni naturali mentre il metodo galileano (universalmente in uso anche per chi lo nega) impone la verifica scientifica basata sull'osservazione di un fenomeno, la stesura di una tesi, la verifica scientifica di tale tesi e la conferma o l'infondatezza dell'ipotesi.
In tal caso si dovrebbe ripartire alla ricerca di una nuova ipotesi da sottoporre a verifica e così via fino al raggiungimento di una "spiegazione" scientifica comprovata che spiega il meccanismo del fenomeno.



Questa è la versione "semplificata", che si studia "a scuola" del metodo galileiano.
La realtà è un tantino più complicata.
In alcuni casi, è impossibile verificare direttamente la tesi, e si procede per deduzioni indirette. Ti faccio presente che NESSUNO, ad oggi, ha mai visto un elettrone. Semplicemente non si può.

La scienza altro non fa che creare un modello che spieghi dati fenomeni fisici. Non è necessariamente vero che la terra giri attorno al sole: è solo il modo più semplice di spiegare il fenomeno.
La fisica aristotelica andrebbe bene ancora oggi, per molti versi. Solo che è estremamente più complicata.
Mai sentito parlare di Rasoio di Occam?



Tale processo, anche se in maniera confusa, è stato utilizzato anche per l'esempio della scelta delle scatole che ricade nella scienza definita psicologia, che nulla ha a che fare con la casualità, vera o a loro attribuita da errate osservazioni, presente nei fenomeni fisici e specialmente con la teoria darwiniana del fitness.
In tal caso le varianti che gli esseri viventi esprimono vengono selezionate in funzione di innumerevoli possibili situazioni che ne "premiano" alcune vantaggiose in quelle condizioni ma che potrebbero essere rapidamente eliminate se dovessero divenire penalizzanti al variare delle condizioni ambientali.



Bum. Esattamente. Ci sei arrivato.
La psicologia non ha nulla a che fare con la casualità
L'uomo tende a scegliere la situazione che gli sembra (quella che gli "sembra", non quella che "è") più vantaggiosa.*
Un ragionamento finalistico.
Allora mi dai ragione o sbaglio?

Oppure stai dicendo che non si può studiare l'uomo scientificamente?


*Questo è dovuto ad un altro fatto: l'uomo non ha la velocità di calcolo di un computer: è inutile, nella maggior parte delle situazioni, analizzare tutte le situazioni fino a scegliere la più vantaggiosa, perchè si perderebbe troppo tempo. L'uomo tende a fare un'analisi superficiale ma veloce, al fine di scegliere un buon compromesso (e questa è una cosa che è stata paradossalmente scoperta studiando i computer, non gli uomini^^).
Nello scegliere queste ipotesi, l'uomo tende a fare collegamenti logici rapidi, ma imperfetti.
Sarò ripetitivo, ma l'esempio dei numeri al lotto mi sembra assolutamente calzante. Sognare dei numeri o giocare i tuoi numeri preferiti non alza assolutamente le tue probabilità, ma tu sei portato a crederlo.


Pare utile notare come la speculazione filosofica SIA AL DI FUORI del campo di applicazione (definizione interessante da verificare sempre sia in campo giuridico che nei sistemi qualità) della scienza esattamente come la fisica non tratta, o meglio non è in grado di trattare, cosa ci fosse prima della massa primordiale da cui è scaturito il BIG BANG in quanto non ci sono dati di correlazione che ci consentano di argomentare una qualsiasi teoria o una tesi.



Ah, ma tu stavi parlando di filosofia? Ecco perchè non ci si intendeva.
Io parlavo di scienza.
Le tue convinzioni filosofiche sulla natura, a dirla tutta, non mi interessano.
Io sto semplicemente enunciando la teoria scientifica attualmente più accreditata, ossia che non esiste alcun indizio, ad oggi, sul fatto che la natura persegua un fine ultimo e definitivo. Esistono invece numerosi indizi del contrario. Potrei parlare tranquillamente di "prove", piuttosto che di indizi, ma poi i credenti mi danno addosso...
Lord Larry
00lunedì 2 febbraio 2009 00:49

Lord Larry, so di essere digiuna (o quasi) di cognizioni filosofiche. Però credo, che in certe discussioni, siano solo un ornamento degno della sofistica.


Evil Lady, non è un "ornamento"; il linguaggio specifico esiste per dei motivi, e teleonomia e teleologia sono cose diverse.

Teleonomia: Concezione secondo la quale nel corso dell'evoluzione si attua una finalità di natura puramente meccanica che porta alla realizzazione negli esseri viventi delle trasformazioni già intrinseche alla loro natura.
Teleologia: Dottrina che individua la presenza di una finalità insita nelle cose e ne studia l'attuarsi.

Sono state poste molte domande interessanti in questo topic, specialmente quelle di blackvirgo. Letture fondamentali per rispondervi sono "Il caso e la necessità" di J. Monod (a cui dobbiamo il concetto di teleonomia) e "Il gene egoista" di Richard Dawkins.

Ehm, Zeranzo... puoi mettere un po' di punteggiatura in più nei tuoi interventi? Non ho capito quasi nulla nell'ultimo ^^'
Shian Tieus
00lunedì 2 febbraio 2009 00:52
Re:
Lord Larry, 2/2/2009 12:49 AM:




Ehm, Zeranzo... puoi mettere un po' di punteggiatura in più nei tuoi interventi? Non ho capito quasi nulla nell'ultimo ^^'




Concordo. Ho avuto parecchie difficoltà anche io e non sono sicuro di averlo interpretato bene.
Shian Tieus
00lunedì 2 febbraio 2009 01:05
Re:
Evil Lady Nanto, 2/2/2009 12:00 AM:



Shian, la mia idea nasce da una riflessione abbastanza attenta anche osservando il mondo naturale e antropico.
Prendi per esempio l'allevamento dei cincillà (non ridere, ora ti spiego cosa c'entra)
Ho letto (quando avevo 7-8 anni. Che memoria prodigiosa che ho) che, quando la madre non ha abbastanza latte per l'allevamento dei piccoli, li uccide. Così si permette anche il rafforzamento per la cucciolata successiva.
Questo comportamento è finalizzato ad uno scopo: ossia la preservazione e il rafforzamento della specie.
Non dico che sia conscio, ma c'è.

E questo comportamento si nota anche, seppur in modo diverso, in altre specie animali.



E, ancora, ti dico che la natura non è solo ciò che è verde o si muove.
E ti faccio presente, di nuovo, che il cincillà è un animale, per la precisione un mammifero, ossia un animale molto evoluto.
Dunque, torniamo all'evoluzionismo, teoria assolutamente aleatoria e probabilistica.
Il cincillà è "evoluzionisticamente" portato a ragionare a quella maniera, per il semplice fatto che un cincillà che non lo fa, non sopravvive e si estingue.
Se così fosse, allora, non saremmo qui a parlare di cincillà, perchè i cincillà non esisterebbero.*
La causalità, nei sistemi biologici complessi, tende a favorire (come ho già detto in un altro post), comportamenti finalistici.
Non devi guardare il fine particolare, ma il comportamento generale.

Esistono numerosissimi rami morti dell'evoluzione (a dire il vero, sono la maggior parte). Se la natura fosse finalistica, non avrebbe perso tempo a creare rami morti, o sbaglio?

*non so se mi sono spiegato: se "a" tende a sopravvivere e "tutte le altre lettere" tendono a perire perire, ovviamente, dopo un po', avrò solo "a", e sarò quindi portato (siccome non vivo milioni di anni e non ho potuto vedere la morte di "b, c...") a dire "tutto l'alfabeto tende a sopravvivere", per il semplice motivo che non ho conosciuto lettere diverse dalla "a", dato che sono morte prima


Io credo che tra gli istinti che Specifiche Razze e specie animali possiedono e il supposto Fine cui la Natura, in teoria, tenderebbe non ci sia alcun legame. Nè possiamo prendere, a mio avviso, come prova del finalismo della natura - che si vuole dimostrare! - gli "innatismi" delle singole specie. Si, perchè mica tutte le specie si comportano in questa maniera: mica tutti gli animali uccidono la prole "malata" in vista del rafforzamento della prole successiva. Chi partorisce questo tipo di pensieri, rientra perfettamente nella teoria espressa qualche post addietro da Shian Tieus: ossia che l'uomo tende, di suo, a voler vedere in ogni cosa un senso. E, quindi, vede in un comportamento di una singola specie animale la prova che la natura si comporti in vista di un tal fine; eppure la natura "non agisce"; la Natura "non-è".
In definitiva, ribadisco quello che ho già detto in un post precedente: parlando di Natura, ci inganniano con la convinzione che tutte le creature e le piante e le pietre di questo mondo facciano parte di un'Unica Cosa, la "Natura" (termine Singolare Femminile), appunto - viva! -. E' un fattore linguistico, a mio avviso.
La "Natura", del resto - ma questo lo credo io e non sono convinto che sia la verità assoluta - non esiste in senso proprio; ma esiste quel simpatico cincillà, quel carinissimo bambino, quella verdissima pianta...
Che, però, la Natura sia governata - "si muova" - da leggi e forze deterministiche posso accettarlo; che abbia uno scopo e che "agisca" per arrivare ad esso, però, no.



Ancora una volta, qualcuno che si spiega meglio di me^^
Rispondendo, spesso, mi impelago in discorsi senza capo ne coda
Evil Lady Nanto
00lunedì 2 febbraio 2009 15:50
Prima di rispondere vorrei una risposta alla domanda: perché ritieni che l'evoluzionismo sia una teoria probabilistica? Mi spiego, ci sono indizi che fanno propendere per la teoria di Darwin (rimaneggiata come compete alle conoscenze)

Shian Tieus
00lunedì 2 febbraio 2009 21:44
Re:
Evil Lady Nanto, 2/2/2009 3:50 PM:

Prima di rispondere vorrei una risposta alla domanda: perché ritieni che l'evoluzionismo sia una teoria probabilistica? Mi spiego, ci sono indizi che fanno propendere per la teoria di Darwin (rimaneggiata come compete alle conoscenze)




Ehm... "perchè è formulata in termini di probabilità" è sufficiente come risposta?

Zeranzo
00lunedì 2 febbraio 2009 22:58
Re: Re:
Shian Tieus, 02/02/2009 0.43:



Io parlo "a monte", del DNA.
Da cosa è dato il DNA se non da un rimescolamento casuale di informazioni chimiche?
Il fatto che le maggiori patologie si sviluppino nei periodi da te indicati, continua ad essere una conseguenza, non una causa.
Non metto in dubbio che la natura segua, più o meno, un determinato corso (anche qui, è questione di probabilità... se tiro un milione di volte due dadi a sei facce e sommo i risultati, alla fine il risultato che è capitato più spesso sarà sette, anche se il lancio di un singolo dado è assolutamente casuale). Ma da qui a dire che ci sia uno "scopo ultimo e finale" ce ne passa.
Vi faccio presente che chi la pensava così erano gli intellettuali del regime nazista. Non è solo un modo di pensare (pur istintivo) sbagliato, ma anche pericoloso.

La questione è molto semplice: una specie si adatta ad un ambiente, l'ambiente si modifica, la specie si estingue ed un'altra prende il suo posto. NON C'è e non può esserci un punto di arrivo "finale".
Perlomeno fino a che l'ambiente non si modificherà a tal punto da rendere impossibile qualsiasi forma di vita.


Ah, 1+1 può fare 0...



Ovviamente, dipende dal gruppo di definizione. Non cercare di fregarmi con trucchetti matematici, li conosco tutti.
Se prendiamo i numeri reali in una geometria euclidea, 1+1 fa due. Punto.
E, cortesemente, non tirarmi in ballo Cartesio.


Mi sembra che la confusione regni sovrana oscurando il metodo scientifico



E chi lo ha oscurato? Come ti ho detto, parlo con cognizione di causa. Non sono cose che dico io, come ti ho già spiegato, ma pubblicazioni scientifiche accreditate. Ora vedo che riesco a trovare.


Attenzione,questa potrebbe essere benissimo un ' interpretazione al di fuori dell’ ambito scientifico: la pioggia cade per cause naturali e indipendenti a noi; il fatto che poi essa permetta la vita sulla terra (fine) è unicamente un risultato che potrebbe essere del tutto incidentale e che l' uomo può intendere come una forma di finalità. Insomma per me il finalismo si riduce ad una “costruzione mentale” dell’ uomo, così come detto da altri. La natura è in sé caotica e regolata dalla probabilità, il resto sono solo supposizioni.



WUHU! Ecco, non avrei saputo esprimermi meglio.


A mio parere ogni specie vivente, e dunque anche la natura, ha come scopo massimo la propria continuazione ed evoluzione. Dunque si può dire che la natura segua uno scopo, anche se non è finale ma si prolunga finché le condizioni lo permettono.



Attenzione. La natura non è solo quello che è verde o peloso.
Gli esseri viventi sono solo una espressione della natura, che si comporta in una certa maniera (nella fattispecie in una maniera, per l'appunto, probabilistica e del tutto aleatoria, come l'evoluzionismo darwiniano).
Non è uno scopo, è solo il valore più probabile di una partita di poker o di un gioco a dadi.


Mi sembra che la confusione regni sovrana oscurando il metodo scientifico che nasce dai mal di pancia cogitatori di un certo Galileo che ha rischiato di finire al rogo non per aver detto che la terra non era al centro dell'universo (lo aveva già detto qualcun altro senza rischiare di finire abbrustolito) ma perchè ha annullato e distrutto il fatto che nella scienza la spiegazione dei fenimeni non poteva essere effettuata sulla base di dogmi da utilizzare per spiegare i fenomeni naturali mentre il metodo galileano (universalmente in uso anche per chi lo nega) impone la verifica scientifica basata sull'osservazione di un fenomeno, la stesura di una tesi, la verifica scientifica di tale tesi e la conferma o l'infondatezza dell'ipotesi.
In tal caso si dovrebbe ripartire alla ricerca di una nuova ipotesi da sottoporre a verifica e così via fino al raggiungimento di una "spiegazione" scientifica comprovata che spiega il meccanismo del fenomeno.



Questa è la versione "semplificata", che si studia "a scuola" del metodo galileiano.
La realtà è un tantino più complicata.
In alcuni casi, è impossibile verificare direttamente la tesi, e si procede per deduzioni indirette. Ti faccio presente che NESSUNO, ad oggi, ha mai visto un elettrone. Semplicemente non si può.

La scienza altro non fa che creare un modello che spieghi dati fenomeni fisici. Non è necessariamente vero che la terra giri attorno al sole: è solo il modo più semplice di spiegare il fenomeno.
La fisica aristotelica andrebbe bene ancora oggi, per molti versi. Solo che è estremamente più complicata.
Mai sentito parlare di Rasoio di Occam?



Tale processo, anche se in maniera confusa, è stato utilizzato anche per l'esempio della scelta delle scatole che ricade nella scienza definita psicologia, che nulla ha a che fare con la casualità, vera o a loro attribuita da errate osservazioni, presente nei fenomeni fisici e specialmente con la teoria darwiniana del fitness.
In tal caso le varianti che gli esseri viventi esprimono vengono selezionate in funzione di innumerevoli possibili situazioni che ne "premiano" alcune vantaggiose in quelle condizioni ma che potrebbero essere rapidamente eliminate se dovessero divenire penalizzanti al variare delle condizioni ambientali.



Bum. Esattamente. Ci sei arrivato.
La psicologia non ha nulla a che fare con la casualità
L'uomo tende a scegliere la situazione che gli sembra (quella che gli "sembra", non quella che "è") più vantaggiosa.*
Un ragionamento finalistico.
Allora mi dai ragione o sbaglio?

Oppure stai dicendo che non si può studiare l'uomo scientificamente?


*Questo è dovuto ad un altro fatto: l'uomo non ha la velocità di calcolo di un computer: è inutile, nella maggior parte delle situazioni, analizzare tutte le situazioni fino a scegliere la più vantaggiosa, perchè si perderebbe troppo tempo. L'uomo tende a fare un'analisi superficiale ma veloce, al fine di scegliere un buon compromesso (e questa è una cosa che è stata paradossalmente scoperta studiando i computer, non gli uomini^^).
Nello scegliere queste ipotesi, l'uomo tende a fare collegamenti logici rapidi, ma imperfetti.
Sarò ripetitivo, ma l'esempio dei numeri al lotto mi sembra assolutamente calzante. Sognare dei numeri o giocare i tuoi numeri preferiti non alza assolutamente le tue probabilità, ma tu sei portato a crederlo.


Pare utile notare come la speculazione filosofica SIA AL DI FUORI del campo di applicazione (definizione interessante da verificare sempre sia in campo giuridico che nei sistemi qualità) della scienza esattamente come la fisica non tratta, o meglio non è in grado di trattare, cosa ci fosse prima della massa primordiale da cui è scaturito il BIG BANG in quanto non ci sono dati di correlazione che ci consentano di argomentare una qualsiasi teoria o una tesi.



Ah, ma tu stavi parlando di filosofia? Ecco perchè non ci si intendeva.
Io parlavo di scienza.
Le tue convinzioni filosofiche sulla natura, a dirla tutta, non mi interessano.
Io sto semplicemente enunciando la teoria scientifica attualmente più accreditata, ossia che non esiste alcun indizio, ad oggi, sul fatto che la natura persegua un fine ultimo e definitivo. Esistono invece numerosi indizi del contrario. Potrei parlare tranquillamente di "prove", piuttosto che di indizi, ma poi i credenti mi danno addosso...


Nella matematica, 1+1 fa 2. In fisica, in pochi casi. Può fare 0, come la radice di 2.

è vero quel che dici, ma solo se abbiamo effetti tangibili di esso. Tu mi citi l'elettrone? Non ne abbiamo mai visto uno, eppure lo conosciamo per i suoi effetti. La tua teoria non è la stessa cosa: mancano gli effetti per cui tu possa dire che la tua teoria è corretta.

Oltretutto, indirettamente, stai affermando un termine filosofico dal punto di vista scientifico.
Se l'uomo pensa finalisticamente, allora anche la scienza è finalista, poiché la teoria, base di essa, viene dalla mente. Che poi sia consolidata o meno nei fatti, è un'altra questione. La natura stessa dell'esperimento è finalistica: infatti ciò ha come fine la dimostrazione della teoria.

Il "rasoio di Occam" è stato criticato anche da tal Kant perché porta a una enorme aberrazione: il semplicismo. Oltretutto, se fosse sempre quella più semplice, noi sapremmo tutto del mondo, no?
Shian Tieus
00lunedì 2 febbraio 2009 23:41
Re: Re: Re:
Zeranzo, 2/2/2009 10:58 PM:


Nella matematica, 1+1 fa 2. In fisica, in pochi casi. Può fare 0, come la radice di 2.

è vero quel che dici, ma solo se abbiamo effetti tangibili di esso. Tu mi citi l'elettrone? Non ne abbiamo mai visto uno, eppure lo conosciamo per i suoi effetti. La tua teoria non è la stessa cosa: mancano gli effetti per cui tu possa dire che la tua teoria è corretta.

Oltretutto, indirettamente, stai affermando un termine filosofico dal punto di vista scientifico.
Se l'uomo pensa finalisticamente, allora anche la scienza è finalista, poiché la teoria, base di essa, viene dalla mente. Che poi sia consolidata o meno nei fatti, è un'altra questione. La natura stessa dell'esperimento è finalistica: infatti ciò ha come fine la dimostrazione della teoria.

Il "rasoio di Occam" è stato criticato anche da tal Kant perché porta a una enorme aberrazione: il semplicismo. Oltretutto, se fosse sempre quella più semplice, noi sapremmo tutto del mondo, no?



Ancora?
Non è una "mia" teoria. La completa mancanza di finalità in natura è la teoria universalmente accettata dagli scenziati di tutto il mondo da cent'anni a questa parte.
Devo mettermi a citare le fonti una per una? bon.
Charles Darwin, l'evoluzione delle specie (1860 o giù di lì)
Albert Einstein, Teoria della relatività (1905)
Mark Shroedinger, Teoria dei quanti (tardo novecento, non ricordo bene)

Non ho ben capito: sostieni che la scienza non possa analizzare il modo di ragionare dell'uomo, perchè non in grado di analizzare gli effetti? Ma allora la psicologia a cosa serve?
Gli effetti della psiche umana altro non sono che i comportamenti. Analizzando i comportamenti, analizzo la pische.
Analizzando i comportamenti, si è visto che l'uomo tende a ragionare in maniera finalistica, ossia tende a dare uno scopo alle proprie azioni.

La scienza è finalistica? Esatto. D'accordo. Condivido. La scienza ha come fine il capire i meccanismi del mondo. Ed attualmente è pervenuta alla conclusione che questi meccanismi non tendano ad alcun fine preciso e siano anzi regolati dalla più pura casualità.

Scienza e natura sono cose diverse. la scienza studia la natura, non È la natura.
Non confondere l'esperimento con i risultati. È come confondere una ricetta (il pezzo di carta) con una torta (il prodotto finito).

Kant criticava il Rasoio di Occam? Beh... in questo caso devo darti ragione. Come non si può dar ragione a un illumninista vissuto trecento anni fa che non aveva la più pallida idea di cosa fosse l'elettromagnetismo, i test statistici, l'evoluzionismo, la psicologia, la teoria elettronica, l'antropologia, l'evoluzionismo societario, la meccanica quantistica e la relatività ristretta? (periodo ironico, sia chiaro)

Il Rasoio di Occam, ti faccio presente, non dice che bisogna sempre prendere la schematizzazione più semplice. Dice una cosa molto diversa.
Dice che bisogna prendere la più accurata, ossia quella che descrive il maggior numero di fenomeni.
SOLO A QUESTO PUNTO, qualora si presentino due alternative equivalenti, si prende la più semplice, ossia quella che fa pervenire gli stessi risultati con un numero minore di calcoli. Non è semplicismo, è solo praticità effettiva di calcolo.
Attualmente, il modello di realtà che descrive il maggior numero di fenomeni con accuratezza accettabile è il modello probabilistico.
NON NE ESISTONO ALTRI, quindi il Rasoio di Occam non entra neppure in gioco.

Se domani qualcuno si alzasse e dicesse "ohi, ragazzi, guardate che per fare i conti è molto più semplice immaginare il mondo come un guscio di tartaruga cosparso di mortadella e miele", stai sicuro che prima o poi tutti utilizzerebbero la teoria della Tartaruga Mortadellata, per il semplice fatto che è più semplice e si perviene agli stessi rislutati.
L'interpretazione Kantiana del rasoio di Occam è quanto di più becero io abbia mai sentito in termini di filosofia. Se poi gli piaceva così tanto fare calcoli inutili, non doveva di certo giustificarlo filosoficamente...

Tenterò di spiegarlo un'ultima volta (e PER FAVORE non tirarmi in ballo filosofi di tre secoli fa).
L'uomo tende a dare un fine alle sue azioni. Di rifelsso, tende a vedere finalità anche dove esse non sono. (Provato da studi di psicologia sociale, di antropologia et similia*)
La natura, al contrario, è governata da meccanismi caotici e assolutamente antifinalistici.(E su questo non ammetto repliche. Cazzarola. Non sto studiando altro da tre anni, se permetti avrò voce in capitolo)

Non mi pare una cosa così assurda...

*Qui, me ne rammarico, non posso citarti le fonti precise, perché al momento mi sfuggono. Se vuoi fidarti, bene, se non vuoi fidarti, segnati a Psicologia e ne riparliamo fra qualche anno. Se vuoi obiettare, sei pregato di non andare a pescare fonti più vecchie di una trentina d'anni.

Per me la discussione è chiusa. Lascio ad altri.
Zeranzo
00martedì 3 febbraio 2009 18:40
Re: Re: Re: Re:
Shian Tieus, 02/02/2009 23.41:



Ancora?
Non è una "mia" teoria. La completa mancanza di finalità in natura è la teoria universalmente accettata dagli scenziati di tutto il mondo da cent'anni a questa parte.
Devo mettermi a citare le fonti una per una? bon.
Charles Darwin, l'evoluzione delle specie (1860 o giù di lì)
Albert Einstein, Teoria della relatività (1905)
Mark Shroedinger, Teoria dei quanti (tardo novecento, non ricordo bene)

Non ho ben capito: sostieni che la scienza non possa analizzare il modo di ragionare dell'uomo, perchè non in grado di analizzare gli effetti? Ma allora la psicologia a cosa serve?
Gli effetti della psiche umana altro non sono che i comportamenti. Analizzando i comportamenti, analizzo la pische.
Analizzando i comportamenti, si è visto che l'uomo tende a ragionare in maniera finalistica, ossia tende a dare uno scopo alle proprie azioni.

La scienza è finalistica? Esatto. D'accordo. Condivido. La scienza ha come fine il capire i meccanismi del mondo. Ed attualmente è pervenuta alla conclusione che questi meccanismi non tendano ad alcun fine preciso e siano anzi regolati dalla più pura casualità.

Scienza e natura sono cose diverse. la scienza studia la natura, non È la natura.
Non confondere l'esperimento con i risultati. È come confondere una ricetta (il pezzo di carta) con una torta (il prodotto finito).

Kant criticava il Rasoio di Occam? Beh... in questo caso devo darti ragione. Come non si può dar ragione a un illumninista vissuto trecento anni fa che non aveva la più pallida idea di cosa fosse l'elettromagnetismo, i test statistici, l'evoluzionismo, la psicologia, la teoria elettronica, l'antropologia, l'evoluzionismo societario, la meccanica quantistica e la relatività ristretta? (periodo ironico, sia chiaro)

Il Rasoio di Occam, ti faccio presente, non dice che bisogna sempre prendere la schematizzazione più semplice. Dice una cosa molto diversa.
Dice che bisogna prendere la più accurata, ossia quella che descrive il maggior numero di fenomeni.
SOLO A QUESTO PUNTO, qualora si presentino due alternative equivalenti, si prende la più semplice, ossia quella che fa pervenire gli stessi risultati con un numero minore di calcoli. Non è semplicismo, è solo praticità effettiva di calcolo.
Attualmente, il modello di realtà che descrive il maggior numero di fenomeni con accuratezza accettabile è il modello probabilistico.
NON NE ESISTONO ALTRI, quindi il Rasoio di Occam non entra neppure in gioco.

Se domani qualcuno si alzasse e dicesse "ohi, ragazzi, guardate che per fare i conti è molto più semplice immaginare il mondo come un guscio di tartaruga cosparso di mortadella e miele", stai sicuro che prima o poi tutti utilizzerebbero la teoria della Tartaruga Mortadellata, per il semplice fatto che è più semplice e si perviene agli stessi rislutati.
L'interpretazione Kantiana del rasoio di Occam è quanto di più becero io abbia mai sentito in termini di filosofia. Se poi gli piaceva così tanto fare calcoli inutili, non doveva di certo giustificarlo filosoficamente...

Tenterò di spiegarlo un'ultima volta (e PER FAVORE non tirarmi in ballo filosofi di tre secoli fa).
L'uomo tende a dare un fine alle sue azioni. Di rifelsso, tende a vedere finalità anche dove esse non sono. (Provato da studi di psicologia sociale, di antropologia et similia*)
La natura, al contrario, è governata da meccanismi caotici e assolutamente antifinalistici.(E su questo non ammetto repliche. Cazzarola. Non sto studiando altro da tre anni, se permetti avrò voce in capitolo)

Non mi pare una cosa così assurda...

*Qui, me ne rammarico, non posso citarti le fonti precise, perché al momento mi sfuggono. Se vuoi fidarti, bene, se non vuoi fidarti, segnati a Psicologia e ne riparliamo fra qualche anno. Se vuoi obiettare, sei pregato di non andare a pescare fonti più vecchie di una trentina d'anni.

Per me la discussione è chiusa. Lascio ad altri.


Quante probabilità ci sono che un numero si ripeta 15 volte (forse anche di più) nell'universo?
Lord Larry
00martedì 3 febbraio 2009 18:58
Che vuol dire che "si ripeta"?
Shian Tieus
00martedì 3 febbraio 2009 19:22
Re: Re: Re: Re: Re:
Zeranzo, 2/3/2009 6:40 PM:


Quante probabilità ci sono che un numero si ripeta 15 volte (forse anche di più) nell'universo?




Devi fornirmi un intervallo di definizione, la quantità di lanci e la probabilità di uscita per ogni numero. Altrimenti la domanda non ha senso.
Non puoi chiedermi di farmi una torta senza darmi gli ingredienti, la ricetta ed il forno.

Ti faccio comunque un esempio, sempre con il solito lancio di dadi:

Su quindici lanci, la probabilità che esca lo stesso numero 15 volte è di uno su 6^15 (sei alla quindicesima), ossia praticamente zero
Su centocinquantamila lanci è pressochè cosa certa.

Ah, ti pregherei di inserire le tue conclusioni, oltre a domande pseudo-provocatorie di cui mi sfugge, sinceramente, lo scopo.

Altra cosa: i numeri sono un'astrazione matematica, non una realtà fisica. Dire "quante probabilità ci sono di trovare un dato numero nell'universo" è domanda priva di significato. L'unica risposta plausibile è "Zero, perchè i numeri, fisicamente, non esistono"

In ogni modo, se con "numero" intendi "evento", c'è un postulato fisico di estremo interesse, che recita:
"assumendo l'universo come infinito, per quanto bassa sia la probabilità che un dato evento accada, esso accadrà comunque un numero infinito di volte"
Essa si traduce più semplicemente in "assumendo l'universo come 'molto grande', anche eventi con probabilità di successo infinitesimali compaiono numerose volte"

Dunque, non andarmi a cercare finalità del tipo "la vita sulla terra è estremamente improbabile, perciò deve essere "voluta", dunque la natura è finalistica", dato che il precedente postulato dimostra l'infondatezza di tale ipotesi.
Zeranzo
00martedì 3 febbraio 2009 20:21
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Shian Tieus, 03/02/2009 19.22:




Devi fornirmi un intervallo di definizione, la quantità di lanci e la probabilità di uscita per ogni numero. Altrimenti la domanda non ha senso.
Non puoi chiedermi di farmi una torta senza darmi gli ingredienti, la ricetta ed il forno.

Ti faccio comunque un esempio, sempre con il solito lancio di dadi:

Su quindici lanci, la probabilità che esca lo stesso numero 15 volte è di uno su 6^15 (sei alla quindicesima), ossia praticamente zero
Su centocinquantamila lanci è pressochè cosa certa.

Ah, ti pregherei di inserire le tue conclusioni, oltre a domande pseudo-provocatorie di cui mi sfugge, sinceramente, lo scopo.

Altra cosa: i numeri sono un'astrazione matematica, non una realtà fisica. Dire "quante probabilità ci sono di trovare un dato numero nell'universo" è domanda priva di significato. L'unica risposta plausibile è "Zero, perchè i numeri, fisicamente, non esistono"

In ogni modo, se con "numero" intendi "evento", c'è un postulato fisico di estremo interesse, che recita:
"assumendo l'universo come infinito, per quanto bassa sia la probabilità che un dato evento accada, esso accadrà comunque un numero infinito di volte"
Essa si traduce più semplicemente in "assumendo l'universo come 'molto grande', anche eventi con probabilità di successo infinitesimali compaiono numerose volte"

Dunque, non andarmi a cercare finalità del tipo "la vita sulla terra è estremamente improbabile, perciò deve essere "voluta", dunque la natura è finalistica", dato che il precedente postulato dimostra l'infondatezza di tale ipotesi.


No, no, io intendo che esiste una misurazione (così evitiamo di dire numero, visto che non ti piace) che esiste in tutto l'universo e non solo nella terra. Quante probailità esiste che una misurazione si ripeta in tutto l'universo? L'intervallo è Miliardi di anni (perché sono miliardi gli anni in cui questa misurazione compare)
AhiUnPoDiLui
00martedì 3 febbraio 2009 20:53
Trovo che il finalismo centri poco con la scienza e con i calcoli della probabilità. Pure, la matematica: il fatto che sia astratta di certo può indurre qualcuno a credere che sia la via per determinare quanto finalista o meno sia sta benedetta natura. Ad ogni modo, se la Natura ha un fine, non si vedrà mai tramite studi scientifici, i quali si basano su osservazioni e dimostrazioni - e quindi non vanno a fondo della questione, essendo concrete -, nè tramite la matematica, la quale può essere il linguaggio con il quale tradurre i meccanismi che governano la realtà, certo, ma che non perverrà mai alla soluzione del Problema.
Il finalismo è una questione filosofica; la probabilità può andare bene per dimostrare il meccanicismo che governa la Natura, ma di certo non ci porterà mai a conoscere se la Natura "agisce" in direzione di uno scopo.
Ovviamente non sono un gran filosofo, e queste cose, in parte, sono state dette già da Lord Harry. Eppure, mi sembra strano che si cerchi di risolvere una questione tanto spirituale e astratta con la fisica e il calcolo delle probabilità.
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