Da più di un anno avevo nel cassetto il
“progetto Mangart”, il bel montagnone Italo-Sloveno che offre una bella e remunerativa salita dal versante sloveno in un ambiente grandioso, ma 1200 Km tra andata e ritorno mi parevano eccessivi per togliermi una voglia,così ho dovuto attendere l’occasione propizia : una breve vacanza con mia figlia Francesca desiderosa di conoscere la Carnia. Naturalmente equa distribuzione tra bici ed escursioni a piedi con unico vincolo il Mangart. E così mercoledì 7 partenza con bici e bagagli alla volta di Ravascletto, località strategica, con l’intento di fare il giorno successivo il giro del Mangart, ma al mattino, visto il tempo non entusiasmante per un giro lungo e in quota decido di tentare subito lo Zoncolan e mentre Francesca va a Timau a visitare il museo della grande guerra io scendo ad Ovaro e dopo un’ora di riscaldamento provo a vedere che effetto fa il Kaiser a quattro anni dalla “prima volta” .Tranquillo fino a Liaris e poi :
"La porta dell’inferno”
“Ogne viltà convien che qui sia morta” come recita il Sommo Poeta ( la foto non rende giustizia al primo drittone)Rispetto a quattro anni fa ho faticato di più pur avendo un rapporto leggermente più agile 34x28 contro il 39x30 di allora, ma andando di testa e controllando bene il ritmo( più basso possibile) non ho avuto “insane tentazioni” giungendo indenne al bivio per malga Pozof. Tempo nuvoloso, quindi ideale, ambiente bello, superato da tre ciclisti uno dei quali pareva avesse un motorino. Lungo la salita ho notato nei brevi sprazzi di lucidità scritte sull’asfalto “dai gatto” o simili con annesse orme di gatto. Forse si riferivano a Gattove?
Foto di vetta d’obbligo (un po’ suonato col casco sulle ventitre)
Al pomeriggio gita in auto a
Sauris per un assaggio del pregiato prosciutto crudo locale e rientro da
Sella di Razzo (bella salita) e val Pesarina.
Venerdì giornata dedicata al museo all’aperto della grande guerra al
Pal piccolo . Da passo
Monte Croce Carnico si raggiunge col “sentiero degli alpini” in poco meno di due ore la vetta del Pal piccolo dove le trincee e le postazioni italiane ed austriache, restaurate e rese percorribili si fronteggiano a non più di cento metri di distanza. Passare in quei cunicoli dove migliaia di giovani di varie nazionalità hanno sofferto pene indicibili non può non far riflettere sulla mostruosità ed inutilità della guerra.
Sabato, giornata splendida, finalmente il
Mangart. Partenza da
Resiutta in val Resia , Francesca mi precederà in auto attendendomi ogni tanto fino a
Bovec. I primi km sono piacevolissimi, la strada bella e tranquilla è costeggiata dalle acque azzurre del torrente Resia ma dopo 10 Km superato il bivio per Stolvizza inizia a salire verso
Sella Carnizza, salita tutt’altro che facile nei quattro Km finali: pendenze degne delle più dure salite per più di due km abbondanti (un drittone particolarmente impegnativo) un breve tratto a tornanti più potabile ed un finale ancora scoppiettante. Il tutto immerso in una bella e fresca faggeta (ancora fresco, buttavo un occhio per scorgere qualche fungo…) Appena scollinato si esce dalla faggeta
Stavoli
Da Sella Carnizza discesa su strada stretta e non sempre buona a Uccea e al confine sloveno , nuova salita leggera di un paio di Km e discesa veloce fino a Zaga, valle dell’Isonzo dove purtroppo termina la quiete. Auto e soprattutto motociclette saranno adesso la costante del percorso fino in vetta al Mangart.
A Bovec mangio qualcosa, poco purtroppo , saluto Francesca che rientra in Italia da passo Predil e mi attenderà a Resiutta e risalgo verso
Log Pod Mangartom dove inizia la salita per passo Predil e per il Mangart. La strada termina sulla sella tra il Mangart a destra e il rilievo di sinistra
Il Mangart da Log Pod Mangartom
Il vero inizio della salita uscendo dal paese, km 4 del grafico del sito.
La salita è sempre impegnativa e in 5/6 Km porta in vista di passo Predil e dopo un ponte, a destra, l’indicazione per il Mangart Km 11,7. L’inizio è abbastanza deciso e nei primi due Km ci sono le pendenze più accentuate per poi alternare tratti un po’ più tranquilli a tratti più tosti.
La strada
Ci sono gallerie, alcune lunghe ma dritte, all’uscita dell’ultima alcuni metri di acciottolato piuttosto grossolano cui segue una buona pendenza, il finale è tranquillo. Il panorama è davvero grandioso, sono quasi 1500 mt di dislivello dal fondovalle e la corona di montagne è magnifica, unico fastidio il traffico auto e moto a volontà, forse sarebbe meglio evitare il fine settimana.
Il Mangart dal termine salita.
La salita termina con un anello circolare a senso unico che arriva a pochi metri dalla cresta di confine con l’Italia.Gran panorama.
I laghi di Fusine
La discesa verso passo Predil è di nuovo all’insegna del traffico automotociclistico, ma appena superato il passo ritorna la quiete.
Il bel lago di Predil
Da li a Sella Nevea rimangono alcuni saliscendi ma l’aver mangiato un solo piccolo panino a Bovec e non aver più bevuto dalla cima del Mangart mi provocano una leggera crisetta così arrivando a Sella Nevea neanche vengo tentato dalla deviazione molto ambiziosa per l’altopiano del Montasio.
“Oggi ho già dato” mi sono detto. Coca Cola a Sella Nevea e giù per la val Raccolana a Chiusaforte e a Resiutta per una buona birra artigianale in perfetto orario con Francesca. In totale 117 Km di grande soddisfazione motociclette a parte.
Domenica ,ultimo giorno, gita a passo e lago Volaia sopra Forni Avoltri, bella camminata di un paio d’ore sotto il Monte Coglians e lunedì ritono. Ma come si fa a venir via da Ravascletto senza il Crostis ? C’ero già stato due anni fa ma per la bellezza della salita e per la curiosità di percorrere la panoramica delle vette che andava soddisfatta, di buon mattino raggiungo Tualis e la vetta del Crostis . Alle otto del mattino non c’è molta gente da quelle parti è così la salita è filata via nel silenzio assoluto, un’atmosfera fantastica rotta solo dai duri Km finali che mi hanno piuttosto impegnato.
Malga Chiadinas
Una breve discesa asfaltata e inizia la panoramica delle vette
pensavo di trovare un fondo un po’ più compatto ma evidentemente tre mesi di passaggi di auto e moto hanno sgretolato il composto predisposto per il Giro visibile ancora a piccoli pezzi. Il fondo comunque è buono e senza buche e al momento è assolutamente percorribile.
Protezioni, un gran lavoro
Un tratto di panoramica
Verso la fine migliora
Ed ecco la “famigerata” discesa
E’ molto tecnica, ma come altre affrontate dai corridori professionisti, è molto più problematica per noi, la strada è molto stretta e molte curve sono cieche e se si incrocia un’auto possono esserci dei problemi. Ho sentito parlare di istituire un senso unico.
Rientrato a Ravascletto doccia veloce e 600 km di auto per ritornare alla base. Cinque giorni pieni.
Viva gli Alpini