La mia condizione

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dariot80
00venerdì 1 ottobre 2004 19:40
Nella sventura di essere è concepita l'idea di soffrire. Nella stessa sofferenza c'e' l'idea di Dio. Bhè io rinnego tutto perche' non sopporto più chi dice e pensa. Che non è normale che qualcuno debba vivere come un incubo. Lasciate almeno che io mi deprima. In tranquillità, che sia la cosa giusta da fare. Non chiedo molto...solo dovrebbe essere normale. Come posso ignorare tutta questa ingiustizia. Come posso cambatterla. Vorrei mai essere nato. Ma sono cosciente che la mia morte non porterebbe alcun cambiamento. Io non conto niente. Nè la mia sofferenza Nè la mia felicità. Non sono la mia vita o la mia morte che possono. Neanche il mio pensiero. Vivere e poi niente. Perchè farmi domande? Perchè proccuparmi degli altri? Perchè? Perchè?Voglio essere felice...ma non posso. Possibile che sia giusto così? Tutto OK? Concepibile? Esiste realmente questo ordine delle cose? E' questo il mondo più probabile? Ho bevuto troppo?
Possibile. Forse dovrei semplicemente smettere di rompere la mia mente e credere a tutte le menzogne che mi hanno raccontato. Vivere la mia giovinezza come se fosse l'unica possibile. Come se il punto fossi IO. Ma è così? E' giusto? E' Sbagliato? Chi puo' dirlo. Io no. E allora bisogna impazzire e condannare chi permette che io non lo sappia. Io voglio sapere, voglio essere consapevole di questa dimensione, di cosa e perchè. E soprattutto ora ho fame e quindi mangero' un panino al prosciutto...dopo aver spento la luce che mia madre ha lasciato accesa. Buona notte.
mant(r)a
00venerdì 1 ottobre 2004 22:00
temo che basterebbe non pretendere di ritenersi tanto importanti.
dariot80
00sabato 2 ottobre 2004 11:03
Non badate
Cavolo questa volta l'ho sparata grossa. Ieri è stata una giornata dura. In ogni caso sono ancora vivo e non ho mal di testa. Il danno più grosso che ho fatto è sparar troiate sun un forum...la situazione è eccellente.
mant(r)a
00domenica 3 ottobre 2004 02:37
nonò, niente di male. magari è la mia ad essere una trojata. [SM=g27823]
nei luoghi del mondo ognuno si sente, in genere, giudice del proprio vicino, e, non di rado, anche del lontano; dell'irraggiungibile soprattutto.
o forse, il mio, resta solo un timore. bah...
dariot80
00domenica 3 ottobre 2004 10:41
La verità è che il giorno in cui Dio distribui' la verità io non c'ero. Quindi di per se stesso cio' che qui dico non ha senso. Quanto all'irranggiungibile a volte penso che sia una vera manna.Il vicino e il lontano avranno un sacco di doti ma le nascondono bene. O forse son io che son troppo pigro. Fatto sta.
mant(r)a
00domenica 3 ottobre 2004 15:00
il vicino e il lontano possono essere come tutti, l'irraggiungibile no, può essere una manna per chi sappia apprezzarlo. di primo acchito mi verrebbe da dir questo, ma non ne sono così sicuro. ci dovrei pensare.

[Modificato da mant(r)a 03/10/2004 15.05]

idaccho
00domenica 3 ottobre 2004 15:37
una manna..vero...ma anche la peggiore delle fregature che ti possano toccare...
dariot80...ciò che dici,per quanto possa, mi rinfranca.
è bello sentirsi importanti. è bello salvaguardarsi. ovvio, senza escludere il resto.
bhà..forse ho esagerato di nuovo..
dariot80
00domenica 3 ottobre 2004 16:34
Il punto del sentirsi importanti. Ora non so quanti anni abbiate voi, ma credo + o - come me (24).Anche all'interno di questo forum, dove indiscutibilmente c'e' gente che pensa e riflette, ci sono grosse differenze generazionali. La "nostra" generazione non ha più qualcosa di paragonabile ad una guida o un credo.Forse questo contribuisce ad un senso di impotenza e di inutilità. Quindi darsi importanza è almeno per me la condanna stessa del mio stato. O meglio io posso vivere "serenamente" solo se mi considero ininfluente in concreto. In particolare sono il primo a credere che ciò che affermo non ha alcun valore. E' solo la conseguenza di un pensiero che mi viene naturale. Credo che altre generazioni,sia precedenti che successive all nostra (fine 70 inizio 80), per vari motivi credano di più nel valore delle proprie idee e azioni. Forse si sentono o addirittura sono meno "colpevoli". Individualmente dico...non civilmente. Naturalmente poi ognuno gestisce la cosa a modo suo, ma credo che il senso di non apparteneza sia una caratteristica marcata ( naturalmente in chi pensa al mondo e a se stesso). Rifugiarsi nell'irraggiungibile è certamente inutile in concreto...ma è una soluzione per risolvere le fratture dentro di noi. Forse.Mah.chi lo sa?
mant(r)a
00domenica 3 ottobre 2004 19:36
mmmh, però a me non rincuora (quello scritto da dariot), anzi, lì per lì ho storto il naso. anzi lo storco ancora.
la smania del contare o non contare non la vedo come cosa interessante, non può farmi male. neanche la presenza o assenza di un credo la trovo interessante; onestamente, di un'ideologia alla quale obbedire, o dalla quale sentirmi protetto, ne faccio volentieri a meno, preferirei non rinunciare alla mia unicità.
le generazioni son sempre le solite, e le solite son le cose che accadono, quello che fa la differenza è il valore che tu dai ai fatti della vita, ognuno ha una sua ragion d'essere.
l'irraggiungibile è, in genere, ciò che sta oltre lo steccato della voglia, basta avere la pazienza di cercare il cancellino; dunque si può dire che non lo sia, irraggiungibile, smette di esserlo quando puoi capire cosa sia. diviene, dunque, realmente irraggiungibile ciò che per limiti (auto)imposti, non viene visto. quello che non vedo, adesso, è l'utilità dei rifugi, quando questi diventano scuse, domande retoriche, sbrosce a perdita di tempo e d'occhio.
dariot80
00lunedì 4 ottobre 2004 16:54
Credo che dietro le tue parole ci sia comunque una profonda autoconsiderazione. La verità è che le generazioni cambiano eccome. Il mondo cambia eccome. Ciclicamente magari.Se la questione è poi quello che c'e' nella tua testa...bhè allora è vero che chiedersi il perche' dell'ordine delle cose ed esaminare secondo criteri esterni le cose è retorico. Certo pero' se fosse così facile non esisterebbero millenni di filosofia...quindi per quanto anche io trovi affascinante pensare che il mondo non è giusto o sbagliato ma semplicemente è, io non sono buono o cattivo ma sono eccetera penso che sia molto più umano ( e forse anche sincero ) ammettere di non avere determinate risposte o almeno di non essere soddisfatto di quelle che per conto mio mi sono dato. Quanto a sottovalutare la mancanza di riferimenti...qui non si sta parlando a livello politico-ideologico ma a livello umano. A certe domande (retoriche come tu dici) nessuno puo' dare risposte UMANAMENTE convincenti. Quindi nè tuo padre, nè tua madre, nè tu, nè il politico-il prete-il pazzo-lo scrittore-l'ubriacone. Ora se a te questo non destabilizza spero di incontrarti un giorno nel nirvana...
Poi è ovvio qulunque cosa noi si pensi è già bella e morta, sepolta e sbagliata.
dariot80
00lunedì 4 ottobre 2004 17:04
Un' aggiunta
Il punto del mio discorso è la felicità individuale non quella collettiva. Quindi non c'e' alcuna volontà di fare qualcosa di UTILE ma è semplicemente un qualcosa che non si puo' controllare...una personale esigenza.

[Modificato da dariot80 04/10/2004 18.42]

amboy
00lunedì 4 ottobre 2004 19:43
Secondo me dovresti chiederti questo: " Cosa mi piace fare, cosa so fare bene ? ". Insomma, penso che ognuno di noi abbia uno scopo o più scopi nella vita: questi sono determinati dai doni e dalle capacità che possediamo. La cosa fondamentale nella vita è valorizzare se stessi e le proprie capacità.
" Vivere facendo ciò che spiace è follia ! "

Lascia perdere i Buddha che sono importanti solo quando li uccidi.
Lascia perdere la verità perché non la si cerca ma si svela.
dariot80
00lunedì 4 ottobre 2004 22:23
Ora io non vorrei sembrare un'anima in pena. Conduco una vita che io stesso definisco privilegiata...proprio nel senso che dice amboy. Vivo facendo cio' che mi piace: suono,studio,giro...e le cose che facciamo in tanti. Questo è un tema che ho tirato fuori in un momento emotivamente e chimicamente un po' alterato. Ritengo comunque interessante parlare di come un individuo, non completamente rimbecillito, possa configurarsi nell'attuale società. In qualsiasi sfera...dalla piu' elevata alla meno.
Una curiosità: ma tu (amboy) credi a scopi predestinati? O ognuno deve "battezzarsi"?
Giusitta
00martedì 5 ottobre 2004 08:17
...e se non si riescono a trovare degli scopi?..
G.
pescetrombetta
00martedì 5 ottobre 2004 09:12
Giusitta, mi hai tolto le parole di bocca! [SM=g27817]
BENDETTA
00martedì 5 ottobre 2004 10:44
allora???
[SM=g27822] Allora entrano in gioco i desideri
ma quelli veri
quelli che la maggior parte delle volte
giacciono in fondo a quanto introiettato involontariamente o volontariamente che sia.
Giusitta
00martedì 5 ottobre 2004 10:51
bè i desideri veri che uno prova sono in fondo gli scopi che si prefigge di realizzare nella vita... no?
G.
BENDETTA
00martedì 5 ottobre 2004 11:24
MAGARI
Non sempre purtroppo mia cara Giusitta (e mai come in questo momento storico politico) sono così poco vicini gli scopi e i desideri. Siamo proprio convinti che lo scopo che ci prefiggiamo sia dettato da un "reale" desiderio???
Giusitta
00martedì 5 ottobre 2004 11:38
No aspetta, io non parlo di politica o del sociale, o in generale, parlo di individui, di me, di te...
Io credo che gli scopi delle persone siano dettati dalla necessità di realizzare i proprio desideri...
ma la mia domanda rimane la stessa: se non si riescono a trovare degli scopi?
G.
BENDETTA
00martedì 5 ottobre 2004 13:14
SE NON SI RIESCONO A TROVARE DEGLI SCOPI
VOLONTARIATO
Giusitta
00martedì 5 ottobre 2004 14:02
Non basta...
G.
dariot80
00martedì 5 ottobre 2004 18:17
Messa cosi' è, se possibile, ancora più triste.
NO SCOPI NELLA VITA ---> VOLONTARIATO
So che al 99% il messaggio non era questo. Messo così fa un po' effetto.Ora poi il tema del volontariato è scottante: in un certo senso chiunque di noi aiuti qualcun altro è volontario. Certo però non credo possa bastare per dare il senso alla propria vita. Dico in generale...quindi penso a chi ha un lavoro e non puo' dedicare granchè tempo ad altro.

In ogni caso è interessante notare come si sia subito arrivati a parlare di scopi. Cioe' a pensare che la nostra serenità sia subordinata al raggiungimento di qualcosa. Questo è naturale per come è strutturata la nostra formazione e la società.
In questo forum qualcuno (non ricordo chi) aveva detto qualcosa del tipo: "La sveglia è suonata ma noi ci siamo girati dall'altra..". Io credo che noi e la nostra fetta di mondo siamo nel dovere di essere sinceri. Ammettere che la nostra felicità, per quanto possa esserne "disturbata", è dovuta ad un SOSTANZIALE, a livello pratico e consistente, disinteresse verso cio' che non è L'IO. Ovvio poi la "felicita'" puo' non esserci ma questo è un altro discorso.
amboy
00martedì 5 ottobre 2004 21:02
x Dariot.

In effetti credo profondamente nella predestinazione: non è qualcosa di religioso, ha più a che vedere con la fisica relativistica. Nella mia vita però mi rendo conto che tante belle occasioni ( sfruttate ) mi si sono presentate secondo un disegno molto ben strutturato ( col senno di poi ).
Non so se questa visione particolare abbia valore universale però lo spero.
amboy
00martedì 5 ottobre 2004 21:08
Riguardo poi al concetto di " scopo ": sembrerà banale ma non siamo soli al mondo. Per dire che comunque la nostra esistenza è correlata a quella di tutto il genere umano per cui ogni nostra azione si ripercuote sul destino del mondo intero. E' quello che si chiama "effetto farfalla".
Ed è anche una bella responsabilità.
Quindi bisognerebbe cercare il proprio ruolo.
So che fa molto "karma" ma questo è un concetto che trascende la religione: è la teoria del caos.
mant(r)a
00martedì 5 ottobre 2004 23:46
che te ne fai degli scopi?..
fai il plausibile possibile, impara, e fai, per capire, almeno, che la vita no sia altro che un possibile cammino verso l'illuminazione
(che parolone...)
mant(r)a
00martedì 5 ottobre 2004 23:49
autoconsiderazione
per quel che posso spero di averne, se voglio sperare di potermi conoscere appieno, un giorno.
spererei, anche, di non considerarmi l'unico problema insoluto sulla terra.
oggi non è un problema cercare risposte alle domande, quanto il contrario. volano risposte in ogni senso, per ogni via, e di trovare le domande a tali vacuità non ci preoccupiamo

[Modificato da mant(r)a 05/10/2004 23.51]

dariot80
00mercoledì 6 ottobre 2004 00:13
VACUITA'?
VACUITA'?

L' eudemonologia(per usare i paroloni che ti piacciono tanto) sarebbe vacuità?
La nostra posizione nei confronti del mondo sarebbe roba di poco conto?
Questa non è autoconsiderazione...è presunzione bella e buona. I grandi pensatori di ogni epoca hanno trascorso la vita a rifletterci e tu timbri la cosa come una sciocchezza...ora se vogliamo dire che è un argomento vasto e generico ok.Ma snobbarlo è come elevarsi al di sopra dello stato di essere umano.

[Modificato da dariot80 06/10/2004 0.18]

[Modificato da dariot80 06/10/2004 0.19]

mant(r)a
00mercoledì 6 ottobre 2004 01:18
è vacuità pura, nonché presunzione, credere fermamente d'avere risposte certe a domande che non si conoscono. oggi funziona così.
dunque, oggi, vanno cercate le domande non le risposte.
non metto in dubbio la validità dei pensieri di uomini da tremila anni a questa parte, anzi, avrebbeo molto da insegnare.
solo che, ripeto, oggi come oggi l'originalità, e l'incisività, sta nel trovare domande serie a risposte che sono sempre più sciocche.
proust diceva che la vera scoperta non sta nello scoprire nuovi territori, ma nel guardarli con occhi rinnovati. non aveva tutti i torti.
le cose cambiano, sì: passano, e poi ritornano. nel frattempo saremmo dovuti evolvere noi. la storia viaggia "in circolo" perché si possa trarre qualcosa di significativo (e non parlo assolutamente di lezioni). non sono i fatti della vita le novità del mondo, bensì siamo noi, ben più giovani e sprovveduti

[Modificato da mant(r)a 06/10/2004 1.20]

ongii
00mercoledì 6 ottobre 2004 01:39
entro nel topic in punta di dito..
L' eudemonologia(per usare i paroloni che ti piacciono tanto) sarebbe vacuità?
La nostra posizione nei confronti del mondo sarebbe roba di poco conto?

per quel che poi ti ha detto manta, la nostra posizione nei confronti del mondo è una cosa "decisamente" importante. direi che succedono delle cose che dipendono fortemente dalle necessità, e che questo sia il motore di gran parte delle consuetudini umane.
Esistono dei rapporti tra noi, fondati dalla situazione che si crea quando più individui vengono in contatto,c'è chi la chiama sovrastruttura.
Parola forte,densa e corrotta.
Ma in centocinquanta anni siamo ancora lì...

dariot, che cos'è, in belle parole, l'eudemonologia ?
mant(r)a
00mercoledì 6 ottobre 2004 01:39
dariot
da quel che scrivi, dalle risposte che mi hai dato, sembri molto sicuro di quel che dici.
da qui l'inutilità del primo tuo post, quello d'apertura, che, confrontato a quello che hai scritto in seguito, sembra solo una sterile lagnanza.
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