La metà degli italiani non si aspetta cambiamenti

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Doxa-Gallup
00sabato 1 gennaio 2005 17:22
La metà degli italiani non si aspetta cambiamenti

PESSIMISTI gli italiani per il nuovo anno che sta per entrare, che doppia il primo lustro del Terzo Millennio, non ci si aspetta nulla di buono né per il proprio futuro né per quello del Paese, anche se si allenta la tensione del timore di guerre sugli scenari internazionali. Il 45% degli italiani, fotografati dal consueto sondaggio Doxa-Gallup di fine anno su un campione di 1051 uomini e donne, non prevede cambiamenti per se stessi nel 2005, il 27% vede addirittura nero, immaginando un anno peggiore di quello che se ne va, ma c'è anche uno zoccolo duro del 28% di ottimisti che prefigura cambiamenti rosei. Sempre meglio delle aspettative di un anno fa, in cui il fronte dei pessimisti era ben più numeroso (38%) e quello degli ottimisti resta quasi invariato (27%).
È dal 2001 che i nostri connazionali hanno perso lo smalto ottimista, che comunque regna più al Sud che al Nord del Bel Paese, soprattutto fra gli under 25, per poi decrescere dai trentenni in su per non parlare degli anziani, i più pessimisti. Nuvole, con qualche schiarita, sull'orizzonte economico del 2005: i pessimisti sono calati dal 42% al 37%, gli ottimisti pure (dal 13 all'11%), mentre si allarga lo spettro della disoccupazione (pessimisti in aumento dal 48% del 2003 al 58%). Un pessimismo unisex, che non conosce differenze di sesso. Il 65% di coloro che un posto ce l'hanno, lo considera sicuro e affidabile. Il 24% dei lavoratori è un po' assillato dal dubbio di non essere immune dal rischio disoccupazione e il 58% sa che, semmai dovesse succedere, inizierebbe un calvario di ostacoli e tempi biblici prima di ritrovare lavoro. Il rischio disoccupazione è percepito dunque maggiore rispetto ad un anno fa, quando coloro che ritenevano facile ritrovare un nuovo lavoro nell'eventualità di perdere l'attuale, erano più numerosi di oggi (33% contro 23%) mentre i pessimisti che pensavano ai tempi lunghi erano ridimensionati (53% contro 58%). Sul fronte delle vertenze e delle agitazioni sindacali gli italiani la pensano sempre allo stesso modo: il clima sindacale è sempre effervescente e anche quest'anno non fa eccezione alla regola, i pessimisti dominano sugli ottimisti. Sono solo il 4% infatti coloro che prevedono meno scioperi e vertenze per l'anno che entra (erano 6% nel 2003). Un sospiro di sollievo possiamo tirarlo, almeno alla fine del 2004, un anno da dimenticare per disastri e conflitti bellici: gli italiani hanno un po' meno paura di guerre e prevedono tutto sommato un 2005 più tranquillo. Calano i pessimisti dal 72% dello scorso anno (quando si era sotto l'incubo della strage di Nassirya) al 48% di oggi, al di sotto dei livelli del 2001-03.
Dando uno sguardo alle aspettative degli abitanti degli altri paesi della Ue , i francesi e i tedeschi la pensano come noi. Spagnoli e inglesi sono da sempre più ottimisti, anche nel periodo buio 2001-03. Niente scalfisce l'ottimismo a stelle e strisce per quanto riguarda le aspettative personali, mentre sul piano economico gli americani vedono un po' meno rosa (l'ottimismo cala da +24 del 2003 a +4 del 2004); più sfiduciati gli europei con in testa i tedeschi, ancora più disfattisti sulle prospettive occupazionali.
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