La fine del 25 Aprile

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imperatoreluca
00martedì 12 aprile 2005 17:03
da ildomenicale.it

La fine del 25 Aprile
di Angelo Crespi

La questione è spinosa e va affrontata con cautela. Due circostanze concomitanti inducono però a provarci. Primo: nei giorni scorsi, con qualche polemica per via dei ritardi, sono stati approvati i fondi per i festeggiamenti del sessantesimo anniversario della Liberazione. Secondo: al Senato è fermo un disegno legge (proposto da An) con cui si vorrebbe concedere lo status di militari belligeranti ai soldati della Repubblica sociale italiana, di fatto equiparandoli ai combattenti partigiani. È ovvio che entrambe le circostanze riguardino, prima facie, il problema dell’identità italiana e della memoria condivisa. E, in maniera meno immediata, alla persistenza di una egemonia culturale in Italia di origine comunista.

In un articolo di trent’anni fa (Il Giornale, 21 ottobre 1975), Renato Mieli, con rara chiarezza, prendendo spunto dalle osservazioni di Augusto Del Noce, aveva già svelato in modo compiuto dove stava il problema e perché la questione Resistenza/antifascismo attenesse sostanzialmente al fenomeno dell’egemonia culturale. Poiché la rivoluzione marxista programmata dopo la guerra tardava a venire (e fallirà anche col Sessantotto e il terrorismo), l’attenzione del Pci si spostò sul “periodo di transizione”, cioè su come creare le condizioni per l’avvento del sistema socialista in una società matura occidentale. Per questo motivo si scartò Lenin e si adottò Gramsci come maître à penser.

Gramsci e Togliatti
E perché proprio Gramsci? Comprendendo l’importanza del consenso di massa come fattore decisivo nelle trasformazioni rivoluzionarie possibili in Occidente, Gramsci aveva partorito il concetto di egemonia culturale, nel doppio senso di dominazione sui nemici, con mezzi coercitivi, e direzione dei seguaci, con mezzi persuasivi. Concetto che sarà poi alla base della politica di Togliatti e Berlinguer. In sostanza gli intellettuali, una volta cooptati, spezzando il blocco della borghesia e costituendo un nuovo blocco col proletariato, avrebbero conquistato la società civile, fornendo quel consenso delle masse imprescindibile per la futura rivoluzione. Il Partito comunista – secondo la tesi di Augusto Del Noce – applicando alla perfezione il pensiero di Gramsci, si appropriò dunque degli strumenti di formazione del consenso (scuole, case editrici, mezzi di comunicazione di massa), cioè degli intellettuali non come individui, ma come operatori culturali inseriti attivamente nell’organismo sociale.

E qui si arriva al punto decisivo che varrebbe la pena fare oggetto di serio dibattito in tema di egemonia culturale. Ovvero: come furono convinti dal Pci gli intellettuali? Non certo facendo leva sulla dottrina marxista che suscitava infinite complicazioni e separazioni. Bensì in nome di un valore etico come l’antifascismo, staccato dal contesto storico e innalzato a simbolo di bene assoluto, e per questo indiscutibile a priori. La mistica antifascista sarebbe quindi nata funzionale a un progetto di presa del potere da parte del Pci, e non come valore unificante del popolo italiano.

Orbene, tenuto conto di questa interpretazione, dopo sessant’anni è giusto fare alcune riflessioni.
Il tentativo della storiografia comunista e azionista di appropriarsi della Resistenza è iniziato presto e presto ha raggiunto l’obiettivo. Già nel 1954, paradossalmente sul bimestrale dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione, Piero Pieri evidenziava gli intenti di quella Storia della Resistenza italiana di Roberto Battaglia, pubblicata da Einaudi l’anno prima, che avrebbe avuto grande influenza all’interno e all’esterno del Pci: una lettura che interpretava l’insurrezione nazionale della classe operaia come «folgorante punto di arrivo» della lotta di liberazione e avverarsi del Risorgimento.

In pratica, per motivi politici ed egemonici, si consolidava quella endiade antifascismo/Resistenza oggi così difficile da districare. Come bene sintetizza Giuseppe Parlato (Breve Corso di Storia patria, Cidas e Leonardo Facco editore, 2004) la Resistenza doveva diventare l’anima del nuovo Stato, e l’antifascismo, come valore politico e morale, doveva diventare il cemento con il quale costruire la Nuova Italia. Da qui, come ovvia conseguenza, l’invenzione (soprattutto dalla storiografia azionista) di quella liturgia della Resistenza e di quella mistica antifascista che assurgeranno poi a mito fondante della Prima Repubblica.

Giustizia e libertà
Ma come si arrivò alla liturgizzazione della Resistenza? Per rispondere prendiamo ancora spunto dal saggio di Parlato, per sottolineare che se da un lato fu il Pci nel dopoguerra a giocare la carta Resistenza in un continuo tira e molla, includendo ed escludendo via via i potenziali alleati (si veda a questo proposito lo studio di Ugo Finetti, La Resistenza cancellata, Ares 2003), dall’altro lato spettò a Giustizia e Libertà incaricarsi di difenderne il messaggio più profondo in chiave morale, soprattutto enfatizzando la netta distinzione tra bene assoluto (la Resistenza) e male assoluto (il “nazifascismo”).

E per far questo si adottarono diverse strategie: 1) un uso strumentale e pedagogico della storia che prevedeva la gestione monopolistica della documentazione del periodo resistenziale; 2) un’enfatizzazione dell’impegno civile come base fondante del movimento partigiano; 3) un’enfatizzazione della frattura tra l’Italia fascista e quella democratica, con l’idea appunto che la Resistenza fosse l’indiscutibile inverarsi del Risorgimento e il fascismo solo una parentesi nella nostra storia; 4) il rifiuto del pregiudizio anticomunista, cioè in sostanza la cancellazione della categoria del totalitarismo come chiave interpretativa del dilemma tra democrazia e regimi totalitari, perché altrimenti si sarebbe dovuto equiparare “nazifascismo” e comunismo.

Espulsi dalla storia
Questi dunque i quattro vizi che condurranno in seguito a una visione storica non includente e quindi non identitaria né condivisa da tutto il popolo italiano.
Brevemente le distorsioni più vistose: avere in sostanza espulso dalla storia patria, senza appello, tutti quanti aderirono al fascismo, fin negli anni più bui della Repubblica sociale; dover minimizzare il consenso di massa che il fascismo ebbe; dover sottacere l’acquiescenza al regime fascista di molti intellettuali e uomini politici che poi saranno le colonne portanti del nuovo corso; aver espulso dalla storia della Liberazione tutti quei fenomeni resistenziali non allineati con la volgata azionista/marxista e cioè l’apporto delle formazioni cattoliche, liberali, socialiste e monarchiche, nonché la prima resistenza dell’esercito regio (per esempio a Cefalonia) o dei militari internati nei lager.

E poi a cascata: dover inventare una Resistenza di massa che non ci fu, o meglio se ci fu mobilitazione ampia a sostegno della Resistenza fu, in primis, quella del popolo cattolico contadino del Nord che mantenne le formazioni militari e pagò il prezzo delle ritorsioni, ma i cui meriti si fatica ancora a riconoscere; minimizzare le velleità rivoluzionarie in chiave internazionale che ebbe Togliatti, pronto a immolare porzioni d’Italia sull’altare della palingenesi comunista; nascondere per quarant’anni le vendette partigiane dopo il 25 aprile, proseguite fino al 1948, che costarono la vita ad almeno 15mila persone.

E poi, in cerchi sempre più ampi: negare i crimini del comunismo, quelli vicini come le foibe e quelli lontani come le purghe staliniste; considerare il “nazifascismo” appunto come il male assoluto, mentre il comunismo come una grande e buona idea, seppur macchiata (però solo in modo contingente) da una perversa applicazione storica; ipotizzare una divisione netta tra bene e male, negando quella zona grigia che invece è tipica dell’uomo in generale e si ritrova anche in quegli uomini che, usciti dal fascismo, si adoperarono per ricostruire l’Italia; mantenere il pregiudizio che esista una élite (militare, politica, giudiziaria) democratica a cui un supremo destino ha assegnato il compito di condurre il popolo.

E infine: perpetrare l’idea che solo quanti incarnano il mito della Resistenza possano essere annoverati tra i democratici, mentre gli altri debbano essere considerati fascisti tout court; aver voluto costruire una nazione su un valore in negativo, appunto l’antifascismo, e quindi essere stati costretti a tener in vita per sessant’anni il fascismo, o peggio a inventarsi una categoria ontologica ed eterna come l’“ur-fascismo” per tenere in vita il suo contrario. Tutto ciò con la perversa idea che ancora oggi non si possa realizzare una vera alternanza, perché da un lato stanno i democratici e dall’altro i distruttori della democrazia.

Un’altra data
La riduzione della Resistenza a sineddoche della più ampia rivoluzione marxista (con tutti i vizi sopra esposti) e l’utilizzo dell’antifascismo come strumento per instaurare un’egemonia utile alla rivoluzione contrastano ovviamente con l’idea che il 25 Aprile possa essere celebrazione fondante dell’identità nazionale.
Nonostante gli sforzi e i soldi impegnati per oltre mezzo secolo, tesi alla ricostruzione forzata di una artificiosa memoria comune secondo le procedure che abbiamo fin qui accennato, la data resta fonte di forti divisioni. Non certo per revanchismo della destra. Al contrario, perché è stata fin da principio piegata a interessi di parte.
Prendere coscienza di ciò sarebbe un primo passo.

Il secondo, scandaloso ma coerente, sarebbe non sostenere con soldi pubblici “i centri di produzione del consenso”. Poiché l’antifascismo è assurto a dogma fondativo della patria per il disegno egemonico comunista (e ancora oggi in questo senso se ne fa uso), tanto vale inaridire le fonti da cui scaturisce questa distorsione interpretativa che è – si badi – di tipo politico e non storico. Sul piano storico negli ultimi tempi un sano revisionismo da entrambe le parti ha invece prodotto effetti positivi.

Terzo, varrebbe la pena di sforzarsi a trovare per il futuro una ricorrenza meno conflittuale del 25 Aprile. Compito difficile, considerata la storia del nostro paese, ma indispensabile per non radicare all’infinito inutili divisioni. D’altronde, ha ricordato Andrea Ungari sull’ultimo numero di Nuova Storia Contemporanea, l’identità italiana esiste a dispetto del fascismo, di due guerre mondiali, di un disastroso armistizio, di una guerra civile durata due anni. E pure a dispetto della mistica antifascista.
Esiste, c’è, significa che si fonda su valori ulteriori o non sempre coincidenti con quelli fin qui maneggiati dalla sinistra comunista e postcomunista.

dominus9
00martedì 12 aprile 2005 17:44
Io odio il revisionismo storico e trovo queste argomentazioni totalmente ributtanti! L'antifascismo deve essere la base della repubblica Italiana e il 25 aprile per me è un giorno sacro! Possiamo forse buttare alle ortiche la storia e la dignità del paese? I repubblichini non combattevano per la patria, ma contro la patria e per questo non meritano riconoscimenti.

QUESTO ARTICOLO E' REALMENTE RIBUTTANTE, MI FA SCHIFO!
imperatoreluca
00martedì 12 aprile 2005 18:01
Re:

Scritto da: dominus9 12/04/2005 17.44
Io odio il revisionismo storico e trovo queste argomentazioni totalmente ributtanti! L'antifascismo deve essere la base della repubblica Italiana e il 25 aprile per me è un giorno sacro! Possiamo forse buttare alle ortiche la storia e la dignità del paese? I repubblichini non combattevano per la patria, ma contro la patria e per questo non meritano riconoscimenti.

QUESTO ARTICOLO E' REALMENTE RIBUTTANTE, MI FA SCHIFO!



grazie per aver dimostrato la validità dell'articolo :Sm1:

Pertinax
00martedì 12 aprile 2005 21:32
Re:

Scritto da: dominus9 12/04/2005 17.44
I repubblichini non combattevano per la patria, ma contro la patria e per questo non meritano riconoscimenti.




[SM=x751611] [SM=x751611] [SM=x751611]
neroimpero
00martedì 12 aprile 2005 23:21
bhe ovvio, chi combatte rispettando i patti, combatte contro la Patria.
chi combatte vendendo il culo al primo anglo-americano o comunista che capita, scappando sulle montagne fino a quando gli invasoni non hanno preso 3/4 d'Italia...quello si che combatte per la Patria!
.Hio.
00mercoledì 13 aprile 2005 08:39
i patti siglati da Mussolini evidentemente non esprimevano la volontà del popolo. Come non era volontà del popolo un nuovo governo fascista che cercava di coprire le sue vergogne tingendosi di "sociale".
dominus9
00mercoledì 13 aprile 2005 14:31
I repubblichini appoggiavano l'invasore della patria, per questo sono solo traditori, mentre i partigiani hanno rischiato la vita, oltre a mettere a repentaglio anche le loro famiglie, per liberare l'Italia e non sono rimasti sulle montagne, come dici tu, ma hanno svolto un' attività di guerriglia, simile a quella dei patrioti Francesi, Russi, Polacchi ecc, determinante per sfiancare le armate Tedesche. Non dimentichiamo, inoltre, le truppe del regio esercito che combatterono insieme agli AngloAmericani e che rapresenteranno circa la metà dell'armata che libererà l'Italia e, posso aggiungere, a cui venivano sempre assegnati i compiti più pericolosi.
imperatoreluca
00mercoledì 13 aprile 2005 16:59
Re:

Scritto da: dominus9 13/04/2005 14.31
I repubblichini appoggiavano l'invasore della patria, per questo sono solo traditori, mentre i partigiani hanno rischiato la vita, oltre a mettere a repentaglio anche le loro famiglie, per liberare l'Italia e non sono rimasti sulle montagne, come dici tu, ma hanno svolto un' attività di guerriglia, simile a quella dei patrioti Francesi, Russi, Polacchi ecc, determinante per sfiancare le armate Tedesche. Non dimentichiamo, inoltre, le truppe del regio esercito che combatterono insieme agli AngloAmericani e che rapresenteranno circa la metà dell'armata che libererà l'Italia e, posso aggiungere, a cui venivano sempre assegnati i compiti più pericolosi.



e vissero tutti felici e contenti

dominus9
00mercoledì 13 aprile 2005 17:06
Re: Re:

Scritto da: imperatoreluca 13/04/2005 16.59


e vissero tutti felici e contenti




Ma che bella argomentazione![SM=x751611] mad3
imperatoreluca
00mercoledì 13 aprile 2005 17:09
Re: Re: Re:

Scritto da: dominus9 13/04/2005 17.06


Ma che bella argomentazione![SM=x751611] mad3



la favoletta meritava la conclusione

dominus9
00mercoledì 13 aprile 2005 17:11
Non si chiama favoletta, si chiama storia della patria!sm4
imperatoreluca
00mercoledì 13 aprile 2005 17:15
Re:

Scritto da: dominus9 13/04/2005 17.11
Non si chiama favoletta, si chiama storia della patria!sm4



dei partigiani in 20 anni di regime nn si è vista traccia, la guerriglia poteva già cominciare nel 40 visto che si dice che i partigiani scesero dalle montagne perchè erano forti e coraggiosi e non perchè c'erano gli anglo-americani a combattere i tedeschi.

dominus9
00mercoledì 13 aprile 2005 17:25
I primi "partigiani" sono stati tutti gli oppositori del fascismo uccisi, esiliati o vissuti in clandestinità, ma la vera presa di posizione popolare ci fu al momento dell'invasione della patria da parte dei nazisti.
imperatoreluca
00mercoledì 13 aprile 2005 17:42
Re:

Scritto da: dominus9 13/04/2005 17.25
I primi "partigiani" sono stati tutti gli oppositori del fascismo uccisi, esiliati o vissuti in clandestinità, ma la vera presa di posizione popolare ci fu al momento dell'invasione della patria da parte dei nazisti.



la favoletta già comincia a cambiare

dominus9
00mercoledì 13 aprile 2005 18:13
Non cambia, è sempre quella se sai leggere l'Italiano, visto che Italiano proprio non pari!
neroimpero
00mercoledì 13 aprile 2005 20:15
certo certo...tutti coraggiosi i partigiani! tutti impegnati a combattere! milioni di unomini e donne che per 20 anni han dato sempre filo da torcere al Regime.
ora, se dall'universo parallelo torniamo al nostro, mi spieghi come fate a dire che i soldati della RSI hanno appoggiato gli invasori se i Tedeschi erano alleati? ah...è vero...con un voltagabbanda di sua codardia di savoia e del cnl, quelli che fino al giorno prima sparavano contro TUTTI gli Italiani, sono di colpo diventati amici e liberatori. non più esercito di liberazione!
senti, visto che ci sei, spiegami un'altra cosa: ultimamente (2 anni e qualche mese) lo stesso esercito di allora (+ o -) si fa chiamare ancora "di liberazione dal regime"...com'è che ora lo critichi tanto? eppure ci sono degli elementi comuni:
- c'era un regime;
- in passato ha invaso altri territori;
- il governo fantoccio di turno ha chiesto d'esser aoitato nella liberazione;
bhe....insomma....
dominus9
00mercoledì 13 aprile 2005 20:20

senti, visto che ci sei, spiegami un'altra cosa: ultimamente (2 anni e qualche mese) lo stesso esercito di allora (+ o -) si fa chiamare ancora "di liberazione dal regime"...com'è che ora lo critichi tanto?



Se intendi l'Iraq allora, come si capisce ampiamente dai miei post, non critico la presenza delle truppe Americane in quel paese, anzi!
-iNç-
00giovedì 14 aprile 2005 12:17
Io lascerei il 25 aprile come festa della liberazione ma darei lo status di belligeranti anche ai Repubblichini, per una festa poi si vedrà..
Hanno combattutto su 2 fronti diversi ma entrambi per la patria.
Soga
00venerdì 15 aprile 2005 19:11
Re:

Scritto da: dominus9 13/04/2005 14.31
I repubblichini appoggiavano l'invasore della patria, per questo sono solo traditori, mentre i partigiani hanno rischiato la vita, oltre a mettere a repentaglio anche le loro famiglie, per liberare l'Italia e non sono rimasti sulle montagne, come dici tu, ma hanno svolto un' attività di guerriglia...



I partigiani hanno combattuto perché credevano di fare il bene della Patria.
I fascisti hanno combattuto perchè credevano di fare il bene della Patria.
Chi siamo noi per giudicare?

Gloria al 25 aprile, giorno di caduta di una grande dittatura, ma concediamo lo status di belligeranti a chi ha combattuto seguendo le proprie idee, per quello che credeva essere il bene del paese.
dominus9
00venerdì 15 aprile 2005 19:45
Balle, l'esercito aveva giurato fedeltà al re e al regno d'Italia, i repubblichini sono traditori!
GORDIO~
00venerdì 15 aprile 2005 20:26
Re:

Scritto da: dominus9 15/04/2005 19.45
Balle, l'esercito aveva giurato fedeltà al re e al regno d'Italia, i repubblichini sono traditori!



Quel Re ke regnava su un ITALIA ke affogava nei pidocchi !

Non credo ke tu o chiunque altro possa dare del traditore a uomini ke hanno combattuto e dato la vita per un ideale!!
no1

[Modificato da GORDIO~ 15/04/2005 20.27]

dominus9
00venerdì 15 aprile 2005 21:57
Invece lo do a tutti coloro che si sono schierati contro l'Italia e hanno combattuto a braccetto con l'invasore, appoggiandolo in rappresaglie e stragi varie! Non si revisiona la storia, sono traditori niente altro! Mi domando cosa avrebbe detto il buon Pertini!
Soga
00venerdì 15 aprile 2005 22:03
Re:

Scritto da: dominus9 15/04/2005 19.45
Balle, l'esercito aveva giurato fedeltà al re e al regno d'Italia, i repubblichini sono traditori!



Anche nel ventennio l'esercito era fedele ai fascisti. Quindi dobbiamo considerare i partigiani di quel periodo come dei traditori, dato che combattevano contro il proprio regno?
Pertinax
00venerdì 15 aprile 2005 22:27
Re: Re:

Scritto da: Soga 15/04/2005 22.03


Anche nel ventennio l'esercito era fedele ai fascisti. Quindi dobbiamo considerare i partigiani di quel periodo come dei traditori, dato che combattevano contro il proprio regno?



si, erano dei traditori, questo non vuol dire ke lo scopo per cui combattevano fosse sbagliato...
GORDIO~
00venerdì 15 aprile 2005 22:36
Re:

Scritto da: dominus9 15/04/2005 21.57
Invece lo do a tutti coloro che si sono schierati contro l'Italia e hanno combattuto a braccetto con l'invasore, appoggiandolo in rappresaglie e stragi varie! Non si revisiona la storia, sono traditori niente altro! Mi domando cosa avrebbe detto il buon Pertini!



L'invasore erano gli alleati, il Re ha tradito!! quando ha visto ke le kose nn andavano e si è cagato sotto se nè fregato di tutto, ma ke pretendi da un monarkiko e ha lasciato l'esercito sbandato e una guerra intestina in italia, con un alleato (stronzo ma alleato) ke sè trovato di colpo in terra ostile!! La storia la raccontano le persone ke l'hanno vissuta cerca di parlare con gli anziani di tutte le idee e schieramenti e poi fatti una tua idea, ma sbrigati ke gli 80enni sono poki.

E poi rispondi... se il Rè era l'ITALIA, perchè gli Italiani nn l'hanno voluta la monarkia ? Te lo dico io perke monarkia=pidokki.

[Modificato da GORDIO~ 15/04/2005 22.37]

Pertinax
00venerdì 15 aprile 2005 22:48
Re: Re:

Scritto da: GORDIO~ 15/04/2005 22.36


L'invasore erano gli alleati, il Re ha tradito!! quando ha visto ke le kose nn andavano e si è cagato sotto se nè fregato di tutto, ma ke pretendi da un monarkiko e ha lasciato l'esercito sbandato e una guerra intestina in italia, con un alleato (stronzo ma alleato) ke sè trovato di colpo in terra ostile!! La storia la raccontano le persone ke l'hanno vissuta cerca di parlare con gli anziani di tutte le idee e schieramenti e poi fatti una tua idea, ma sbrigati ke gli 80enni sono poki.

E poi rispondi... se il Rè era l'ITALIA, perchè gli Italiani nn l'hanno voluta la monarkia ? Te lo dico io perke monarkia=pidokki.

[Modificato da GORDIO~ 15/04/2005 22.37]




quoto [SM=x751611] [SM=x751611] [SM=x751611]
dominus9
00venerdì 15 aprile 2005 23:09
Sono d'accordo, ma i combattenti fascisti, non lo puoi negare, combatterono con l'invasore, perchè i Tedeschi cominciarono ad invaderci prima dell'armistizio, solo come misura precauzionale, contro il legittimo stato Italiano e si macchiarono di grossi crimini di guerra al pari dei loro alleati nazisti, non possono essere parificati ai partigiani e ai soldati che combatterono per liberare l'Italia. Cmq ti ricordo che l'invasore era il Tedesco, gli Alleati portavano libertà e democrazia, mentre quegli altri solo terrore e distruzione.
Pertinax
00venerdì 15 aprile 2005 23:09
quegli skifosi dei savoia anno avuto il privilegio di essere Rex in Roma! vigliakki skifosi! sono loro i veri traditori della Patria!sm4 sm4 sm4 mad2 mad2 mad2
dominus9
00venerdì 15 aprile 2005 23:28
Mai quanto il duce!
GORDIO~
00venerdì 15 aprile 2005 23:35
Re:

Scritto da: dominus9 15/04/2005 23.09
Sono d'accordo, ma i combattenti fascisti, non lo puoi negare, combatterono con l'invasore, perchè i Tedeschi cominciarono ad invaderci prima dell'armistizio, solo come misura precauzionale, contro il legittimo stato Italiano e si macchiarono di grossi crimini di guerra al pari dei loro alleati nazisti, non possono essere parificati ai partigiani e ai soldati che combatterono per liberare l'Italia.



Si ma ti ricordo ke è una guerra mondiale durata anni, io sinceramente neanke saprei immaginare e non possiamo banalizzare le cose dicendo ho visto 100 documentari, ho letto 1000 libri!! Per capire certe cose devi respirarne l'aria!
Io credo ke gli uomini ke hanno combattuto in quell'inferno, siano essi partigiani o soldati italiani prima e poi soldati della RSI debbano meritare lo stesso trattamento.




Cmq ti ricordo che l'invasore era il Tedesco, gli Alleati portavano libertà e democrazia, mentre quegli altri solo terrore e distruzione.



Questo è il tuo punto di vista!! Si hanno garantito la loro liberta e democrazia.... vediamo come finisce la storia Sgrena/Calipari oppure quella del caccia skiantato sulla funivia .... aaah quella è finita vero, i due piloti hanno fatto pure carriera!! BELLA LIBERTA'

[Modificato da GORDIO~ 15/04/2005 23.40]

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