La fede e il cinema di Carlo Verdone

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
worry
lunedì 7 dicembre 2009 23:00

Si intitola "Io, loro e Lara" il nuovo film di Carlo Verdone, dove il regista/attore interpreta un sacerdote tornato dall'Africa e con qualche problema di spiritualità.





In questa intervista rilasciata a Piera Detassis, Verdone parla della sua fede e di come ha trattato questo tema nel film.
Vi trascrivo i punti principali:

Carlo, sei religioso?

Io perdo la fede e la riacquisto due volte l'anno.
La perdo perchè accadono cose che se io fossi una mente suprema non farei succedere, penso in particolare all'infanzia oltraggiata da guerre, fame, molestatori, malattie. C'è un passo nel Vangelo che recita "chiedete e vi sarà dato", basta che tu abbia un filo di fede e persino il cammello passerà dalla curna dell'ago.
Ci ho sempre creduto, anche recentemente, quando mi è capitato di conoscere un bimbo all'ospedale Regina Elena nel reparto oncologia: ero passato a far visita come spesso mi chiedono e l'ho trovato in preda a una crisi respiratoria. Partivo per la russia e ho chiesto di poter avere notizie.
Ho pregato veramente con grande serietà per lui, ero convinto che sarebbe successo qualcosa, sembrava migliorare, invece un giorno una mail mi annuncia che non ce l'aveva fatta.
La fede l'ho persa in quell'attimo stesso, in maniera clamorosa, violenta.
Col tempo, poi, capisco che c'è un disegno. Vacillo, mi aggrappo e dico "me devo fidà..."

Il tuo don Carlo è sobrio, il comico Verdone si sottrae agli assolo e vive nei duetti...

Per me il virtuosismo è terminato. Don Carlo era un personaggio delicato da rendere, non si dovevano utilizzare gag né ridicolizzarlo, ma soprattutto non ci doveva essere neppure il sospetto di una storia d'amore con la Chiatti - solo un paio di attimi di turbamento - perchè in quel caso sarebbe stato un brutto, bruttissimo film.

Che prete è don Carlo?

Un prete moderno, non stereotipato, di solito al cinema li vedi in parrocchia, sul pulpito, in Vaticano, in confessionale. Invece Carlo vive all'interno dei problemi di una famiglia, la sua, e spesso dimentichi che è un sacerdote perchè si mischia, senza diaframmi, a vizi e debolezze, non ha distanza ecclesiale. E' un sacerdote che torna dall'Africa in preda a una crisi spirituale di cui non frega niente a nessuno, nessuno l'ascolta o si interessa ai suoi dubbi, che sono seri.
Decidere se distribuire o meno profilattici alle popolazioni africane colpite dall'Aids è per lui un grave problema perchè il buon senso va contro le proibizioni della Chiesa. Nel prefinale, nel duetto tra don Carlo e l'assistente sociale Angela Finocchiaro, accenno anche al problema del celibato, una scelta di disciplina molto seria, ma difficile, contrastata.
Verdone folgorato sulla via di Damasco? No, non sono diventato di Comunione e Liberazione, sono sempre lo stesso, non ho mai negato di essere un cattolico credente, ma con mille dubbi.

Nell'editoriale di questo numero sostieni che Etica è oggi una parola d'avanguardia. Un prete può essere oggi un riferimento antagonista?


Se non entra a gamba tesa, in maniera dogmatica, allora oggi il sacerdote può essere una figura molto interessante, c'è bisogno di preti di buon senso, meno severi e dottrinali, più pragmatici. Morbidi per attutire al fedele il peso di dogmi che sono macigni.
Molti oggi disertano le chiese del centro di Roma per andare a quelle lontanissime del Casilino o del Prenestino, animate da sacerdoti quarantenni in maglione e camicia, predisposti al colloquio più che alla predica.
Questo film è un assist che offro alla Chiesa moderna perchè rifletta sul suo rapporto con i fedeli.



Fonte: Ciak


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 05:15.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com