La fabbrica

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Caleidos
00lunedì 8 gennaio 2007 15:46
***

Cos'ha nel cuore l'operaio con l'elmetto verde ,
la tuta blu,le scarpe di polvere nera,
le mani impregnate di grasso,
arrampicato là in alto sui serbatoi?

Non ha sogni grandi come le cisterne
e pensieri intricati come le tubature dell'oleodotto.
Nell'ora di pausa sta seduto al sole
con lo sguardo lontano,
pensa all’aria sana e all'orto sotto casa
dove ha seminato i pomodori e i cavoli neri.

Anche il capo reparto col l'elmetto rosso
(si sente dall'accento che è della Valbormida)
mentre spunta le tabelle dell'inventario
pensa alle case del suo paese
al profumo della terra,
al sapore del miele fatto in casa.

Persino il direttore,
che è vicino alla pensione,
pensa alla sua casetta nel Basso Monferrato
pure lui, chi l'avrebbe mai pensato!
Ha l'animo contadino!



31.12.2006



Marco Agazzi
Caleidos
00giovedì 11 gennaio 2007 22:40
Mi commento da solo


****

La terra è il passato, il pre-moderno; la fabbrica è il futuro, la modernità.
È attorno a questo concetto che si sono formate le idee politiche del Novecento,
quella della classe operaia in particolare,ha costruito gran parte della sua identità
L’emigrazione aveva portato definitivamente via dalle campagne milioni di contadini.
Ora che il progresso è finito e che la grande fabbrica oramai è un modello superato
nei pensieri degli operai di oggi ricompare il richiamo alla propria terra, il desiderio
di tornare alle proprie origini.
Io stesso condividendo le loro ansie e i loro pensieri ho raccolto questa sensazione,
così e' nata l'idea di scrivere questa poesia, a dire il vero sono stati loro gli operai a
chiedermi di scriverla! Mi hanno detto " Tu che fai il poeta scrivi una poesia sulla
nostra fabbrica ma che sia allegra!"


Caleidos [SM=g27822]
flora2
00venerdì 12 gennaio 2007 11:32
la fabbrica
La fabbrica rappresenta anche la dedizione degli operai, il sentirsi parte di qualcosa un po' anche loro.
Oggi molti imprenditori stanno perdendo di vista questa dimensione umana, non vedendo più gli operai come persone mqa come unità lavorative.
Questo mi fa grande tristezza e mi fa pensare al grasso sulle mani, al sudore, alla stanchezza...
oggi più che mai sono vicina a tutti gli operai che stanno perdendo la loro dignità...

Flora

Scusa il mio sfogo, Marco.
Caleidos
00venerdì 12 gennaio 2007 15:54
Un giusto sfogo



****

E' uno sfogo giusto! Non c'è futuro senza condivisione senza ideali comuni, non c'è futuro nè progresso se si perde la dignità nel lavoro, la dimensione umana.


Caleidos [SM=g27822]
Nerin@
00venerdì 12 gennaio 2007 17:49
...
C'è bisogno di un ritorno al legame con la terra. Perché di terra siamo fatti. Ed anche i nostri pensieri spesso lo sono. Abbiamo creato impalcature per astrarci dalla vita e ci siamo ritrovati prigionieri delle nostre stesse invenzioni. Sovrastrutture d'acciaio. Gabbie per l'istinto.
Tutti hanno nel cuore il sole e l'odore della terra. Dimensione che ci manca.

Ciao Cal e ciao a tutti!

[SM=g27811]
Versolibero
00lunedì 15 gennaio 2007 07:53

Cos'ha nel cuore l'operaio con l'elmetto verde,
la tuta blu, le scarpe di polvere nera,
le mani impregnate di grasso,
arrampicato là in alto sui serbatoi?

Non ha sogni grandi come le cisterne
e pensieri intricati come le tubature dell'oleodotto.
Nell'ora di pausa sta seduto al sole
con lo sguardo lontano,
pensa all’aria sana e all'orto sotto casa

dove ha seminato i pomodori e i cavoli neri.



Mi piace il modo in cui hai esposto il ridimensionamento dei sogni da parte di chi, durante la sua attività fisica a contatto con "cisterne e tubature dell'oleodotto", quasi in senso inversamente proporzionale alla complessità (pensieri intricati come le tubature) dell'oggetto stesso del lavoro dell'uomo con l'elmetto, o cui pensieri snon risiedono sotto quell'elmetto, ma nel cuore...
e da ciò emerge il sogno infinitamente piccolo e circostanziato, se piccolo vogliamo considerarlo, di stare almeno nei momenti liberi a contatto con la terra, col lavoro campestre, in quella natura dove troviamo l'indissolubile legame uomo-Dio, seme-vita, attimo-stagione, e quale altro sogno potrebbe essere più affascinante che quello di ritrovare il senso stesso del nostro essere sulla terra, attraverso la quotidianità della cura che riserviamo ai campi, agli orti, ai giardini, al grano, al pane quotidiano, che è anche corpo di Cristo?
Allora i sogni non hanno necessariamente il sapore dell'oltreconfine, dell'evasione dal reale, quanto la voglia e la necessità di ritrovare l'essenza delle cose primordiali nelle nostre radici...



Anche il capo reparto col l'elmetto rosso
(si sente dall'accento che è della Valbormida)
mentre spunta le tabelle dell'inventario
pensa alle case del suo paese
al profumo della terra,
al sapore del miele fatto in casa
.

Persino il direttore,
che è vicino alla pensione,
pensa alla sua casetta nel Basso Monferrato
pure lui, chi l'avrebbe mai pensato!
Ha l'animo contadino!



La fabbrica, come luogo di alienazione, in cui si diviene "altro da sé", dove l'uomo è alla stregua di un oggetto, luogo dove trova sostentamento per sé e la famiglia, qualità del lavoro assimilabile a necessità di sopravvivenza, diventa il pretesto per ristabilire il contatto con elementi vitali (ad es. il miele fatto in casa, ma potrebbe essere il vino, il pane, il formaggio ecc.) che ci dona la terra, e dove il sudore stesso dell'uomo è spirito di sacrificio ripagato con il miracolo di ciò che nasce, cresce, si moltiplica, fino a diventare prodotto sul desco da condividere in un afflato caldo-mistico di famiglia, di amicizia, di condivisione.


Rosanna

[Modificato da Versolibero 15/01/2007 8.03]

Versolibero
00lunedì 15 gennaio 2007 08:01
Acci... Cal, a farti questo commento ho sudato più che a zappare, e mò prova a dirmi che non t'è piaciuto! [SM=g27819] [SM=g27825] [SM=g27828] [SM=g27828]



P.S.

[SM=g27811] x il tuo auto-commento,

[SM=g27811] x il commento di Nerina (al cui saluto a tutti rispondo con il mio ciao e saluto di buona settimana)



Ros

Caleidos
00lunedì 15 gennaio 2007 18:22
****

Grazie a tutti per aver argomentato sullo spunto della mia poesia sviscerandone i molteplici aspetti e le tematiche.
Vedete che se si vuole si può fare un bel lavoro anche da commentatore, ma come in tutte le cose ci vuole impegno e un po' di fatica altrimenti non si va mai alla radice del messaggio poetico.
Anche la terra ha bisogno di una zappa che la rivolti in profondità per poter poi dare dei buoni frutti.


Caleidos [SM=g27822]

[Modificato da Caleidos 15/01/2007 18.40]

Maggiofrancese
00sabato 28 aprile 2007 17:35
Attirato dalla fiammella sono stato attratto da questa poesia! Quando è stata scritta non facevo ancora parte di questo forum.

Sono contento di averla letta, merita davvero molta attenzione. E ora che siamo prossimi al Primo maggio la riporto in prima pagina. [SM=g27823]
walter.w
00giovedì 7 giugno 2007 16:41


perché non aggiungi alla fine questa tua confidenza, e all'nterno quindi della poesia questa tua parte di commeno: lasceresti capire quella del commento trascurato, e daresti al lettore il senso del tuo cuore?


Io stesso condividendo le loro ansie e i loro pensieri ho raccolto questa sensazione,
così e' nata l'idea di scrivere questa poesia, a dire il vero sono stati loro gli operai a
chiedermi di scriverla! Mi hanno detto " Tu che fai il poeta scrivi una poesia sulla
nostra fabbrica ma che sia allegra!"


non ti conosco, ma devi essere molto paziente, e chiedi di sopportare anche il peso altrui in quanto si evince, è la prima lettura che faccio dei tuoi versi - e volevo darti a stralcio le mie sensazioni sull'Autore-, e quindi scusami se oso farlo,


ciao.



walter



walter.w
00giovedì 7 giugno 2007 16:45
insomma la vedrei così, prova a leggerla anche tu da estraneo:




Cos'ha nel cuore l'operaio con l'elmetto verde ,
la tuta blu,le scarpe di polvere nera,
le mani impregnate di grasso,
arrampicato là in alto sui serbatoi?

Non ha sogni grandi come le cisterne
e pensieri intricati come le tubature dell'oleodotto.
Nell'ora di pausa sta seduto al sole
con lo sguardo lontano,
pensa all’aria sana e all'orto sotto casa
dove ha seminato i pomodori e i cavoli neri.

Anche il capo reparto col l'elmetto rosso
(si sente dall'accento che è della Valbormida)
mentre spunta le tabelle dell'inventario
pensa alle case del suo paese
al profumo della terra,
al sapore del miele fatto in casa.

Persino il direttore,
che è vicino alla pensione,
pensa alla sua casetta nel Basso Monferrato
pure lui, chi l'avrebbe mai pensato!
Ha l'animo contadino!


Io stesso condividendo le loro ansie e i loro pensieri ho raccolto questa sensazione,
così e' nata l'idea di scrivere questa poesia, a dire il vero sono stati loro gli operai a
chiedermi di scriverla! Mi hanno detto " Tu che fai il poeta scrivi una poesia sulla
nostra fabbrica ma che sia allegra!"






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