La diffidenza dell'opinione pubblica nei confronti delle spiegazioni ufficiali

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Diego Verdegiglio
00giovedì 28 luglio 2005 15:31
Sulla cronaca romana del "Corriere della Sera" di oggi c'è un articolo di Goffredo Buccini sulla psicosi creatasi ieri nella Capitale a proposito di un presunto "avvelenamento" dell'acquedotto capitolino da parte di terroristi islamici, "bufala" non controllata che si è sparsa a macchia d'olio in poche ore creando psicosi e accaparramenti di acqua minerale. Ero dal mio barbiere quando è giunta, attraverso una radio privata, questa notizia. Il pover'uomo mi chiedeva impallidendo cosa ne pensassi. Ho chiesto da dove provenisse la notizia, quale ne fosse la fonte (mi ha riferito solo un passaparola di amici e parenti "hai sentito che....?")e soprattutto gli ho suggerito di chiamare l'ufficio stampa del Comune(06-0606)per saperne di più. Mi ha risposto: "Ma perché? Se fosse vero, Lei pensa che il Comune ce lo direbbe?". Buccini scrive: "Ancora ieri sera molti romani s'interrogavano sui marciapiedi, nei locali pubblici, al telefono... con un retropensiero non molto celato che nemmeno le smentite ufficiali riescono a placare, perché anche a questo assistiamo ormai, al crollo drastico di attendibilità per chiunque rivesta una carica pubblica. L'idea diffusa tra la gente che si vide bene all'Olimpico, nel derby sospeso e passato alla storia con il marchio della scempiaggine, quando settantamila persone non credettero alle smentite via altoparlante della Questura e continuarono ad essere convinte che un ragazzo fosse stato ucciso dai poliziotti in scontri prima della gara. Temiamo ora di conseguenza che per giorni molti romani continueranno a guardare il rubinetto di casa con un fondo di inquietudine. Per quel che possiamo, rilanciamo le sacrosante parole del sindaco: . Non vagheggiamo la tanto celebrata sobrietà britannica di fronte all'orrore. Ma almeno, quando non succede nulla, potremmo evitare le pagliacciate". Ai cari amici lettori del Forum il facile compito di trasporre questo sensatissimo ragionamento alle numerosissime e tuttora viventi "bufale" nate e prosperate nel caso JFK, del tutto impermeabili a qualunque inchiesta che non porti necessariamente ad un complotto. DV
Federico Ferrero
00sabato 6 agosto 2005 11:44
The British style, il self control inglese, la ragionevolezza... per noi sono sogni.
A noi piacciono da morire l'inciucio, la chiacchiera infuocata al Bar Sport su cosa faremmo se allenassimo la Nazionale di calcio e il "Lippi non capisce niente, Capello non capisce niente, Sacchi non capisce niente"; sbaviamo per il "cosa c'è dietro", il "Mica vorrai credere a quello che ti danno da bere? Ascolta un cretino, adesso ti spiego (io che li ho capiti e li so) i retroscena".

E non c'è modo di uscire da questa spirale perché è un modus vivendi. Si tira avanti sentendosi più furbi per il solo fatto di non credere a priori a tutto quello che ha una parvenza di ufficialità, per poi "abboccare" a tutte le bufale del mondo, perdersi dietro gli oroscopi e i tarocchi, vedere gli UFO per aria, essere convinti di aver conosciuto gli ometti verdi, credere alle profezie di Nostradamus, sostenere la veridicità delle autopsie degli alieni, dar retta a un idiota che dice di essere il sosia di Paul McCartney in realtà morto in un incidente, o a chi giura che Tippit era l'amante di Oswald e lo aiutò a premere il grilletto per poi farsi ammazzare e lasciare che gli espiantassero la faccia per appiccicarla su quella di Kennedy.
Tutto molto, molto italiano.
E non c'è da offendersi se ieri, sul Times, l'Italia è rappresentata (anno 2005) con un enorme piatto di spaghetti.

Saluti
FF

[Modificato da Federico Ferrero 06/08/2005 11.46]

Stefano F.
00sabato 6 agosto 2005 14:09
Per tornare al nostro tema, quello che continua a meravigliare è la posizione complottista della televisione pubblica italiana su Dallas,e in particolare di RAIUNO anche recentemente. Cambiano amministrazioni, governi, dirigenti, passa il tempo..tutto inutile! In tutti i programmi tv "storici" non c'è nemmeno spazio per confronti o per i recenti documentari(ricordate la vicenda del programma della BBC del 2001, segnalato da un mio amico in UK poi trasmesso su LA7 per l'interessamento di DV) . Verdegiglio lo ha spiegato più volte qui nel forum il meccanismo perverso dei personaggi in quota,le rendite di posizione, Bisiach ecc. Ogni volta, almeno per quanto mi riguarda, la cosa lascia interdetti.
Diego Verdegiglio
00lunedì 8 agosto 2005 13:06
Condivido in toto, ovviamente
!presidente!
00giovedì 11 agosto 2005 19:26
Io sono stato sempre molto diffidente verso le spiegazioni ufficiali, e devo anche dire che in qualche caso mi sembra che i dubbi siano più che ragionevoli, vedi ciò che è successo in molti misteri italiani. Su JFK, però mi sembra che ormai la spiegazione ufficiale vada accettata, poichè essa si è rafforzata sempre di più col passare del tempo, con molte opere di vari ricercatori. In effetti ultimamente c'è stato Bisiach in tv con la trasmissione "Ventesimo Secolo", dove su Kennedy ha spiegato la stessa teoria che porta avanti da anni. Io credo che comunque molti giornalisti Rai, compresi forse quelli che hanno intervistato Bisiach, non sanno proprio nulla dell'attentato di Dallas, e prendono per oro colato tutto ciò che lo stesso Bisiach dice, visto che è uno dei "Kennediologi" del nostro tempo.
Saluti.
Diego Verdegiglio
00martedì 6 dicembre 2005 22:36
E' successo così per morte "morti eccellenti". Anche per Italo Balbo, abbattuto nel 1940 dalla contraerea italiana diciotto giorni dopo l'entrata in guerra dell'Italia (alla quale era contrario, così come era contrario all'abbraccio mortale dell'Italia col nazismo), si parlò di un mandante MOLTO IN ALTO, di un complotto. Poi si è chiarito tutto: si trattò, come per JFK, di una concatenazione di circostanze e coincidenze assurde, ma verificate e reali. DV
Federico Ferrero
00martedì 6 dicembre 2005 23:22
Caro Diego,
ricordo questa sua frase anche nel libro: concatenazione di circostanze e coincidenze assurde. Personalmente non la condivido perché so che si presta a cattive interpretazioni. In effetti è vero che ci sono state "coincidenze", ma ci sono in tutti i fatti della vita. Se fosse scesa la pioggia, se l'auto avesse accelerato, se Williams si fosse fermato a mangiare il pollo... Tuttavia mi pare che il tutto non sia stato così "assurdo". In fin dei conti un pazzo ha architettato un piano da due soldi (sparare col suo fucile all'uomo politicamente più potente del mondo) e ha avuto abbastanza fortuna da riuscirci. Fortuna sì, ma può essere fuorviante parlare di circostanze al limite dell'impossibilità: del resto c'era un uomo su un'automobile e un cecchino lo ha centrato.

Saluti
FF
carmelo pugliatti
00mercoledì 7 dicembre 2005 01:31
Si,non c'è dubbio.Pochi giorni fa ho visto un vecchio filmato con Kennedy in visita ad una città Americana.Girava in auto scoperta tra ali di folla,stringeva centinaia di mani,camminava tra la gente...Erano altri tempi,d'accordo,ma non ho potuto fare a meno di pensare quanto fosse ridicolmente facile per chiunque uccidere l'uomo più potente del mondo.A Napoli nel luglio del 63 (Verdegiglio c'era e potrà confermarlo) non credo che le terrazze ed i balconi lungo il corteo Presidenziale fossero state perquisite.Se sopra una di quelle terrazze vi fosse stato un uomo con un fucile,o più semplicemente tra la folla per strada qualcuno con una pistola sicuramente avrebbe centrato il suo bersaglio.
carmelo pugliatti
00mercoledì 7 dicembre 2005 04:20
Tuttavia dobbiamo ammettere che negli eventi del 22 novembre 1963 ha giocato la sua parte una notevole dose di..vogliamo chiamarla sfortuna? [SM=g27819]
Diego Verdegiglio
00mercoledì 7 dicembre 2005 19:30
Condivido entrambe le opinioni, sia di Ferrero che di Pugliatti. Il mio termine "assurdo" è riferito alla sensazione di smarrimento e di incredulità che prese tutti noi alla notizia dell'attentato e non al fatto che sia assurdo che le circostanze si siano verificate in quel modo. E' tuttavia indubbio che una concatenazione di eventi sfortunati favorì quello che, giustamente, come dice Ferrero, poi successe: un uomo passò su un'auto scoperta e un altro lo centrò con un fucile da una finestra. Questo, ridotto all'osso, è ciò che successe, ma credo che ovviamente sia inutile proseguire con i "se". La cosa andò così, e tutto si concatenò in modo che andasse così. DV
Diego Verdegiglio
00giovedì 8 dicembre 2005 23:54



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Tesi di Massimiliano Danesi

Complotto, congiura, cospirazione. L'uso politico delle teorie cospiratorie nei quotidiani italiani
Anno: Università: Relatore:
2000-01 Universita degli Studi di Siena Maurizio Boldrini
Area: Facoltà: Corso:
Lettere e Filosofia Scienze della Comunicazione

Berlusconi e Prodi. Contrada e Andreotti. Craxi e Kennedy. La contessa Agusta e il leader dell’estrema destra austriaca Haider. La lira e l’arte contemporanea. La casa farmaceutica Bayer e il narcotrafficante Pablo Escobar. La squadra di calcio di Marsiglia e il ciclista Pantani. Hitler e Ciajkovskij. L’atleta cubano Sotomayor, primatista mondiale di salto in alto, e l’ex segretario della Democrazia cristiana Aldo Moro. Luis Donald Colosio, candidato alla presidenza del Messico, ucciso il 23 marzo 1994, e Yitzhak Rabin, primo ministro israeliano, ucciso il 4 novembre 1995. Pasolini e Feltrinelli. Il Pds e il Cremlino. Falcone e Borsellino. Di Pietro e Le Pen. Il papa e Ocalan.
Cosa accomuna soggetti così eterogenei fra loro? Nulla, se non il fatto di essere stati vittime, o potenziali vittime, di uno o più complotti. L’insospettabile fonte non è un qualunque rotocalco, ma il principale e più autorevole quotidiano italiano, il Corriere della Sera. Tutti i soggetti citati sono indicati esplicitamente dal giornale milanese, in uno o più articoli, come vittime di complotti effettivamente portati a compimento oppure solo denunciati. In tutti i casi la parola complotto compare nel titolo e/o nel testo dell’articolo.
A meno di non credere ad un mondo pieno di complotti, dobbiamo necessariamente pensare che di complotti e cospirazioni si faccia un eccessivo parlare e scrivere. I giornalisti stessi, compresi naturalmente quelli del Corriere della Sera, sono spesso i primi a deprecare l’abuso della parola complotto e dei suoi sinonimi (soprattutto congiura e cospirazione). Qualche volta, alla constatazione di un eccessivo ricorrere alla teoria del complotto, si accompagna un invito (implicito) all’autoregolamentazione professionale. Gli esempi, a dire la verità, sono però assai pochi. Per restare al Corriere della Sera, Dino Messina ha scritto:
«rispetto all’ebbrezza complottarda che sembra ci stia pervadendo [...] come dire: più del complotto è pericoloso il gran parlare che se ne fa».
Più esplicito è Mario Ajello. Anche se, dalle colonne di Panorama, approfitta della condanna della “complottomania” per attaccare una testata della concorrenza:
«Quanti complotti! A enumerarli tutti non si finirebbe più. È come se la storia italiana, dal 1945 a oggi, fosse stata dominata da quelle che Francesco Guicciardini chiamò le “macchinazioni misteriose”. Ha prevalso insomma una religione casereccia a uso dei dilettanti, una fanatica superstizione prêt-à-porter: la complottite. Significa spiegare in maniera repentina e semplicistica qualsiasi vicenda, in un clima da romanzo giallo. Si applica a eventi piccoli e grandi, percorre trasversalmente la sinistra e la destra e fa intravedere ovunque nemici oscuri [...]. Il diluvio delle trame si rovescia sui giornali. Un solo esempio: La Repubblica in quasi dieci anni, dal 1984 al 1993, ha pubblicato 2.091 articoli in cui si parla di piccoli e grandi complotti. Il termine viene citato 3.029 volte. Compare 80 volte negli occhielli, 139 nei titoli, 88 nei sommari. C’è da domandarsi se abbia fatto più danni il complottismo o la complottomania».
Molto più spesso, invece, il rimprovero è rivolto solo ed esclusivamente ai politici. Ecco cosa scrive in proposito uno degli editorialisti più illustri del Corriere della Sera, Paolo Franchi, in un articolo intitolato “Il Pds riscopre il grande complotto”:
«Torna a materializzarsi, a sinistra, il fantasma del Grande Complotto. O meglio: i fantasmi dei Grandi Complotti. Perchè, per adesso, ognuno sembra inseguire soprattutto il suo [...]. Socialisti ed ex comunisti continuano a scambiarsi colpi proibiti, ma di golpe e di soluzioni autoritarie alle porte hanno fatto ormai argomento quotidiano talvolta di denuncia, più spesso di conversazione [...] Ma forse la complottomania, antica e sempre nuova, è soprattutto un alibi: se perdo, è perchè si è complottato contro di me...».
Oppure, sempre dalle colonne del Corriere, Fernando Proietti:
«Di trame oscure si parla dentro e fuori il Parlamento ogni qual volta accade un evento terribile [...]. Perchè si grida al complotto tanto per eventi drammatici quanto per episodi meschini? [...]. Così l’uso della teoria della cospirazione (autentica manna per tutti i sistemi totalitari) non sembra scomparire neppure dopo la caduta del muro di Berlino e l’appannarsi delle ideologie politiche».
Per la verità le osservazioni citate sono in buona parte condivisibili. Ma se il mercato dei complotti è tanto fiorente nell’arena mediatica è perchè a una grande offerta di complotti da parte della politica (dell’economia, della finanza, dello sport, ecc.) corrisponde una altrettanto grande domanda di complotti da parte dei mezzi di comunicazione. La chiave narrativa del complotto, infatti, conviene tanto alla stampa quanto alla politica. Vediamo perchè.

!presidente!
00mercoledì 14 dicembre 2005 19:07
Interessante...(tra l'altro anch'io ho studiato a Siena). Le spiegazioni ufficiali non vanno sempre accettate come oro colato, ma non bisogna sempre vedere complotti anche quando non ci sono.
Federico Ferrero
00giovedì 15 dicembre 2005 12:27
Non mi piace questa divisione manichea tra "ufficiale" e "non ufficiale". In realtà è una bipartizione artificiosa, semplicistica, sostanzialmente non veritiera.
Non esiste un "di qua" e un "di là", non ci sono sempre le stesse persone e gli stessi fatti, né le stesse istituzioni.

Se la comunità scientifica riconosce la validità di una cura, validità contestata da un comitato di malati o da un'associazione, come si inquadra la questione? Ufficiale contro non ufficiale? Cattivi contro buoni? Vero contro falso? Onesti contro farabutti? E perché?

Se l'ISTAT dice che ci sono tre milioni di telefonini UMTS e un signore dice che no, è una montatura per fare pubblicità a un'azienda, come si divide? Ufficiale contro non ufficiale, e soprattutto mettiamo sullo stesso piano chiunque apra bocca su un determinato tema, come si fa al bar?

Ufficiale non è sinonimo di "bugia del sistema", di "menzogna inventata da Loro" (loro chi? Sempre Loro, sempre gli stessi, di qualunque cosa si parli?), di "copertura dei poteri forti". Come "non ufficiale" non è sinonimo di autentico, di onesto, di trasparente. Non è vero neppure il contrario: non tutto ciò che è ufficiale è vero, non tutto ciò che è ufficioso è attendibile per il solo fatto che critica. Non basta dire di cercare la verità, anche se lo si vuole fare onestamente e non per partito preso, per trovarla, e soprattutto per saperla trovare.
Competenza, serietà, attendibilità non fanno il paio con l'improvvisazione, l'ignoranza, la voglia di "essere contro" che non dispone, però, degli strumenti per trattare le questioni: è questo il punto, non l'ufficialità o meno di un'ipotesi.
Chi viene emarginato molto spesso lo è - con rare eccezioni - perché non è attendibile, perché si mette da sé fuori gioco, come chi pretende di essere creduto sugli UFO sulla parola.

Se una scoperta non ufficiale viene dimostrata, diventa ufficiale. Se è una bufala, tale resta. Se sembra vera e poi si dimostra falsa, viene espunta dall'ufficialità (spesso la scienza si corregge).

Il rischio è che chi ha questa visione manichea del vero e del falso strizzi l'occhio al pubblico meno preparato, apparendo "uno che sta dalla loro parte", uno che difende i cittadini. Non è difficile accattivarsi generiche simpatie "sparando" contro tutto e tutti, quasi a voler dimostrare che si è "contro il sistema" e quindi (?) nel giusto. Questo del "contro-quindi-vero" è un parallelismo assolutamente falso, che non aggiunge alcunché alla validità di un argomento.
Se sostengo di aver visto un omino verde e rincaro la dose dicendo che la NASA mi ha chiuso la porta in faccia quando sono andato a parlarne in un loro ufficio non credo di poter affermare che, per ciò solo, la mia versione sia fondata.

saluti
FF
Diego Verdegiglio
00mercoledì 15 marzo 2006 01:39
Da LA REPUBBLICA 4-3-06 p. 23:

NIENTE ICTUS, STALIN FU UCCISO. UN BISNIPOTE SI APPELLA A PUTIN. TRA I CONGIURATI ANCHE KRUSCIOV
!presidente!
00giovedì 16 marzo 2006 19:01
Congiure di quà, congiure di là...se ci sono comunque nuovi elementi ben vengano comunque....
!presidente!
00sabato 18 marzo 2006 15:52
Attenzione, comunque, a non fare di tutta un'erba un fascio sulle spiegazioni ufficiali. Per alcuni casi possiamo fidarci di ciò che viene detto, ma se si approfondiscono altre storie, tipo i misteri italiani (p. es. Piazza Fontana) si potranno notare inquinamenti quà e là dei servizi segreti, depistaggi ecc..appurati anche da sentenze passate in giudicato.
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