La denuncia: a Cuba almeno 87 prigionieri politici

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bonvys
00martedì 19 novembre 2013 09:00
Di Monica Ricci Sargentini

Sono almeno 87, venti in più di un anno fa, i prigionieri politici a Cuba. Lo denuncia un rapporto della Commissione cubana per i diritti umani e la riconciliazione, CCDHRN, l’organizzazione diretta da Elizardo Sanchez che riunisce diversi gruppi dissidenti, la cui esistenza viene tollerata dal regime di Castro. Di questi prigionieri almeno 11 sono condannati all’ergastolo e sono rinchiusi in celle di isolamento in condizioni disumane e degradanti. Oltre a questi, altri 15 dissidenti sono stati messi in libertà vigilata in base ad una formula che mantiene la condanna e che lascia queste persone esposte al rischio “di essere internate nuovamente nelle carceri mediante una semplice ed inappellabile decisione poliziesca”. Tra quest’ultimi ci sono gli appartenenti al gruppo dei 75 oppositori condannati nel 2003 quando ci fu l’ultima vera ondata di repressione contro la dissidenza cubana.


“Pensiamo che il numero dei prigionieri politici sia più alto dei casi che abbiamo potuto verificare – ha spiegato la Commissione in un comunicato – questo è uno dei regimi più opachi del mondo che riesce a mantenersi lontano dallo sguardo di tutte le organizzazioni internazionali che si occupano di difesa dei diritti umani”.

Negli ultimi anni, precisa la Commissione, il governo si è sforzato d ridurre il numero dei prigionieri politici, ricorrendo a forme diverse di repressione “come la moltiplicazione degli arresti arbitrati di breve durata”. Nel 2006, quando Raul Castro ha preso il posto del fratello Fidel per ragioni di salute, il numero dei prigionieri politici sorpassava i 300.

Ieri il Segretario di Stato americano John Kerry, intervenendo a un vertice dell’Osa a Washington, ha inviato a non abbassare la guardia sulla dittatura:“Se guardiamo con favore ad alcuni cambiamenti che stanno avvenendo a Cuba – ha dichiarato – questi cambiamenti non ci devono assolutamente accecare rispetto alla realtà di vita autoritaria che hanno i cubani. In un emisfero in cui i cittadini hanno il diritto di scegliersi i loro leader, i cubani sono unici a non poterlo fare. In un emisfero in cui la gente può criticare i propri leader senza dover temere arresti o violenze, i cubani ancora non possono farlo”.
duarglide
00martedì 19 novembre 2013 13:53
Re:
bonvys, 19/11/2013 09:00:

Di Monica Ricci Sargentini

Sono almeno 87, venti in più di un anno fa, i prigionieri politici a Cuba. Lo denuncia un rapporto della Commissione cubana per i diritti umani e la riconciliazione, CCDHRN, l’organizzazione diretta da Elizardo Sanchez che riunisce diversi gruppi dissidenti, la cui esistenza viene tollerata dal regime di Castro. Di questi prigionieri almeno 11 sono condannati all’ergastolo e sono rinchiusi in celle di isolamento in condizioni disumane e degradanti. Oltre a questi, altri 15 dissidenti sono stati messi in libertà vigilata in base ad una formula che mantiene la condanna e che lascia queste persone esposte al rischio “di essere internate nuovamente nelle carceri mediante una semplice ed inappellabile decisione poliziesca”. Tra quest’ultimi ci sono gli appartenenti al gruppo dei 75 oppositori condannati nel 2003 quando ci fu l’ultima vera ondata di repressione contro la dissidenza cubana.


“Pensiamo che il numero dei prigionieri politici sia più alto dei casi che abbiamo potuto verificare – ha spiegato la Commissione in un comunicato – questo è uno dei regimi più opachi del mondo che riesce a mantenersi lontano dallo sguardo di tutte le organizzazioni internazionali che si occupano di difesa dei diritti umani”.

Negli ultimi anni, precisa la Commissione, il governo si è sforzato d ridurre il numero dei prigionieri politici, ricorrendo a forme diverse di repressione “come la moltiplicazione degli arresti arbitrati di breve durata”. Nel 2006, quando Raul Castro ha preso il posto del fratello Fidel per ragioni di salute, il numero dei prigionieri politici sorpassava i 300.

Ieri il Segretario di Stato americano John Kerry, intervenendo a un vertice dell’Osa a Washington, ha inviato a non abbassare la guardia sulla dittatura:“Se guardiamo con favore ad alcuni cambiamenti che stanno avvenendo a Cuba – ha dichiarato – questi cambiamenti non ci devono assolutamente accecare rispetto alla realtà di vita autoritaria che hanno i cubani. In un emisfero in cui i cittadini hanno il diritto di scegliersi i loro leader, i cubani sono unici a non poterlo fare. In un emisfero in cui la gente può criticare i propri leader senza dover temere arresti o violenze, i cubani ancora non possono farlo”.




in effetti ai cubani non è cambiato nulla ...... [SM=g7556]

cubaa360gradi
00venerdì 22 novembre 2013 19:01
A Cuba anche i maestri ora come il personale sanitario
Más de 2.300 maestros trabajan en 43 países, según el Ministerio de Educación
AGENCIAS | La Habana | 22 Nov 2013 - 10:07 am. | 0



El Gobierno prevé aumentar las ventas de servicios profesionales en ese sector.

Cuba exporta en la actualidad servicios educativos a 43 países donde tiene desplazados un total 2.326 maestros, la cifra más alta registrada hasta el momento y que se pretende aumentar en los próximos años, informó un funcionario del Ministerio de Educación (MINED), reporta EFE.

El grupo más numeroso presta servicios en Venezuela, con 423 docentes, seguido de Guinea Ecuatorial con 221 y Angola donde se encuentran desplazados 219 maestros.

El director de Relaciones Internacionales del MINED, Alfredo Díaz, dijo en conferencia de prensa en La Habana que la exportación de servicios educativos es una de las estrategias del plan de reformas de Raúl Castro.

La venta a otros países de servicios profesionales como médicos o educadores se ha convertido en los últimos años en la mayor fuente de ingresos en divisas del Gobierno, por encima de sectores como el turismo.

Los principales programas educativos que Cuba exporta son los métodos "Yo sí puedo" y "Yo sí puedo seguir".

García dijo que, con esos programas, países como Bolivia, Venezuela y Nicaragua (socios de La Habana en la Alianza Bolivariana para los Pueblos de América, ALBA) han podido declararse libres de analfabetismo.

Los métodos han recibido críticas de que son utilizados por los gobiernos para el adoctrinamiento ideológico de sectores vulnerables.

Los servicios educativos cubanos en el exterior incluyen maestrías, doctorados y diplomaturas.

El director de Relaciones Internacionales del MINED no quiso precisar las cantidades que actualmente percibe La Habana por la exportación de esos servicios docentes.

Dijo que cada maestro que Cuba tiene trabajando en el extranjero en estas misiones le cuesta a las arcas del Gobierno una media mensual de 1.500 dólares, incluido el salario promedio de entre 600 y 700 dólares que perciben estos profesionales enviados al exterior.

La Habana suele recibir duras críticas por quedarse con la mayor parte de lo que pagan los países por los servicios de los profesionales cubanos y entregar a estos una ínfima porción.

El MINED prevé para el próximo año aumentar la exportación de docentes y actualmente negocia nuevos posibles contratos con países como Níger, Sudáfrica, Ecuador o México.

También trabaja en la venta a otros países de materiales educativos o libros de texto, según el funcionario.


Chissa' se poi ammettendo che vero che lo sia ma avrebbero modo di collocare un nostrano prof di educazione fisica? [SM=g3564878]

Fusse ca fusse la vorta bona che una per tutte c'e lo leviamo dalle palle?
[SM=g3564918]

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