La coperta Corta della legalità strumentalizzata (dal sito)

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Poliziotti.it
00mercoledì 23 novembre 2005 15:06
La coperta corta della legalità strumentalizzata

di Gabriella Vitali D'Andrea

(pantera@poliziotti.it)

I recenti episodi di Bologna, e quelli ben più inquietanti di Parigi e delle maggiori città francesi, riportano d’urgenza all’attenzione dell’opinione pubblica il tema della “legalità”. Peccato che di “legalità” e di problematiche connesse, con tutti i risvolti e le implicazioni, per la civile e pacifica convivenza, la maggior parte dei media e delle forze politiche si ricordino solo ora, frettolosamente e tardivamente, quando non – ed è ancor più imperdonabile – strumentalmente. Sì, perchè abbiamo proprio l’impressione che l’argomento della “legalità”, in mano e in bocca a certuni, sia la classica “coperta corta”, che si tira invano di qua e di là, nell’illusione che copra bene e tenga al caldo i propri intendimenti più o meno inconfessati e il proprio tornaconto. Ma, appunto perchè coperta corta, è inevitabile che una qualche parte del corpo, siano i piedi, siano le spalle, sia la testa, resti fuori al freddo. E, soprattutto, resti fuori per venire sbugiardata. Perché, oltre alla coperta, anche le bugie hanno qualcosa di corto: le gambe appunto. Tanto per cominciare, dopo il clamore suscitato dalla “tolleranza zero” promessa dal sindaco bolognese, è cominciato infatti il minuetto delle sottili disquisizioni fra “legalità di sinistra” e “legalità di destra” – fra “legalità consentita e legalità arrogante”, fra “legalità buona e legalità cattiva” - con tutto il corollario di “ soloni ”, scesi subito in campo per sostenere questa o quella tesi. E non è andato meglio - anzi, per essere franchi, sta andando ancora peggio e sta facendo ancora più scalpore, se non altro per lo sconquasso che oggettivamente i disordini francesi stanno comportando – allorché stampa e politici (in questo caso non solo nostrani, ma, ovviamente, anche d’Oltralpe) hanno cominciato a fornire le più svariate interpretazioni vuoi sociologiche, vuoi visceralmente partitiche, di quanto sta succedendo. Ma, la realtà, è una sola: la legalità sta subendo inconfutabili attacchi. Sarebbe fuori luogo qui – ne abbiamo la presunzione di assurgere noi ad arbitri del perchè di una conflittualità ormai attecchita nel terreno del nostro contraddittorio occidente – pretendere di individuare cause e rimedi. Ma sta di fatto, ed è una cosa certa, che i serbatoi del malessere nella nostra società europea sono certo stracolmi, purtroppo, di mine vaganti, pronte a deflagrare al minimo urto. E questo lo sanno bene anche quelle forze ambigue e torbide, che traggono vantaggio da una situazione destabilizzata: forze che, lungi dall’attivarsi, come dichiarano, per porre mano a soluzioni socialmente e umanamente sostenibili, soffiano invece sulla brace con malafede spudorata. I falsi allarmismi, le interpretazioni strumentali e ipocrite dei fatti, sono frutti che si colgono negli orti di questi personaggi, più o meno da ribalta (ma diremmo forse meglio da... ribaltone, nel senso che mostrano un’agilità incredibile nel rovesciare e manipolare ogni dato oggettivo).

Volere la legalità, operare nel suo segno, vuole forse dire infliggere il carcere duro al Poliziotto che, facendo il proprio dovere, ha involontariamente ucciso un pregiudicato? Vuol dire proporre ad ogni piè sospinto indulti e amnistie a banditi, che hanno massacrato sotto la copertura ipocrita di ideologie populiste? Vuol dire lasciare che sobillatori senza il minimo senso etico montino in cattedra e tengano rubriche farneticanti sui giornali? Vuol dire spargere a piene mani il seme velenoso del perdonismo irresponsabile? Se attivarsi per la legalità vuol dire non perdere occasione per mortificare chi opera al servizio della Legge, screditare gli uomini e le istituzioni, alimentare la sfiducia nello Stato, affrontare ogni problema, anche quelli di vitale importanza, all’insegna dell’opportunismo e del qualunquismo, allora qualcuno deve spiegarci da quale parte stanno e su quale fronte sono schierati i cittadini – e grazie al cielo sono ancora molti – che fanno invece dell’impegno civile e della pacifica e democratica convivenza un modello di vita , la vera ipoteca per le future generazioni.


ostro
00mercoledì 23 novembre 2005 19:28
Hai ragione Gabriella, ma è un terreno scivoloso, quando ci si pone per la legalità , si viene tacciati per giustizialisti! La legalità non ha colori, la legalità dovrebbe appartenere all'uomo perchè la democrazia non esiste senza la legalità
deeppink
00mercoledì 23 novembre 2005 21:53
[SM=x165053] [SM=x165053] [SM=x165074] [SM=x165074]
Deeppink
bluewall
00lunedì 5 dicembre 2005 20:42
Complimenti. Brava. [SM=x165053]
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