La conferenza di Bali: successo o fallimento?

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-Giona-
00martedì 18 dicembre 2007 12:58
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In viaggio tra Bali e Copenhagen con un mappamondo

E' finita la maratona negoziale di Bali. Ne è uscita la cosiddetta road map, un piano che dovrebbe aiutare a stilare un accordo sulle azioni da effettuare al fine di prevenire cambiamenti climatici dannosi a medio-lungo termine. Questo accordo andrebbe definito completamente nella Conferenza annuale del 2009, che si terrà a Copenhagen, e dovrebbe impegnare i Paesi che lo ratificheranno a partire dal 2013.

Non voglio soffermarmi sul modo in cui si è arrivati ad approvare questo documento. I media hanno ampiamente narrato il gossip più o meno nascosto delle ore finali, con tanto di scoop sulle lacrime pubbliche sul palco di un signore di mezza età (Yvo De Boer, segretario generale della Convenzione sui cambiamenti climatici dell'ONU). In questo senso, ciò che più mi ha colpito è stata la faccia di Paula Dobriansky, capo della delegazione USA, nel momento in cui ha dichiarato il voto favorevole degli Stati Uniti: un volto forzatamente inespressivo, che sicuramente dimostrava perplessità, ma che poteva anche essere quello di chi non può celare di aver appena "ingoiato un rospo". Del resto fino a 40 minuti prima lei stessa aveva dichiarato di non poter accettare un accordo del genere...

Si può discutere di cosa abbia causato questa inversione a U degli USA. Certo le cause esterne sono state forti (gli Stati Uniti sono apparsi sempre più isolati nel contesto internazionale). Ma probabilmente anche le cause interne agli USA hanno avuto il loro peso: basti pensare ai molti governatori "ecologisti" e alle ormai numerose aziende americane che temono di rimanere tagliate fuori dal business delle "tecnologie verdi".

Ma, tutto sommato, poco importa come si sia arrivati a questo punto. Il fatto è che abbiamo un documento condiviso e approvato da tutte le delegazioni. Il documento è disponibile online e ciascuno può consultarlo. Mi limito quindi ad un breve riassunto dei punti principali e ad alcuni commenti.

Prima di tutto, l'IPCC e i suoi rapporti vengono citati nel preambolo, dove viene scritto che questo documento risponde a quanto evidenziato dall'IPCC stesso e viene riconosciuta l'urgenza di agire. Nonostante questo, qualsiasi accenno alla "quantificazione" degli sforzi necessari viene omesso: c'è giusto una nota a pie' pagina che cita espressamente due parti di un rapporto IPCC.

Inoltre si illustra che la decisione presa di lanciare un'azione di cooperazione a lungo termine deve portare a scelte condivise nel rispetto del principio di responsabilità comune ma differenziata tra i vari Paesi (si veda un mio post precedente su questo argomento). Troviamo scritto che questo piano deve giungere ad azioni di mitigazione misurabili e verificabili (con inclusi obiettivi di limitazioni e riduzioni di emissioni quantificate). Il piano prevede poi azioni per l'adattamento, lo sviluppo ed il trasferimento tecnologico, la mobilitazione di risorse finanziarie a supporto delle azioni.

Il documento si chiude con la decisione di instaurare tutte queste attività sotto l'egida della Convenzione sui cambiamenti climatici, dunque in ambito ONU. Al documento viene anche allegata una tabella dei passi da compiere nel prossimo anno, prima della prossima Conferenza ONU sui cambiamenti climatici.

Dunque, in sintesi, gli USA hanno dovuto cedere sulla citazione esplicita dell'IPCC come fonte scientifica e sul fatto che nel documento ci si impegna a raggiungere un accordo comune su misure concrete e quantitative di riduzione delle emissioni, tra l'altro in ambito ONU. Altri, in primo luogo l'Europa, hanno dovuto accettare il fatto che nel documento non ci siano accenni all'ammontare delle riduzioni (non ci sono i "numeri"), ma soltanto una indicazione piuttosto vaga sul ruolo dei singoli Paesi, siano essi sviluppati o in via di sviluppo.

In sostanza, abbiamo una road map per raggiungere Copenhagen da Bali. Ma com'è questa mappa? E' una cartina dettagliata che indica con precisione la strada da percorrere? E' addirittura un navigatore satellitare che ci permette di non perderci e di correggere la rotta se ci smarriamo?

Direi proprio di no! La road map tracciata a Bali assomiglia più ad un mappamondo che ci dà una visione di insieme del nostro pianeta, utile per pianificare un viaggio alla ricerca delle meraviglie del mondo e fare turismo, meno adatto per trovare la strada giusta da un luogo all'altro.

Comunque, questo abbiamo e questo dobbiamo usare! Cerchiamo solo di non distrarci troppo a guardare le meraviglie del mondo perchè, se non troviamo al più presto la strada per Copenhagen, anche quei luoghi prima o poi cambieranno, risultando infine irriconoscibili.
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