La biblioteca di pietra del Dr. Cabrera

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m.harlock
00giovedì 2 dicembre 2004 23:09




Un popolo vissuto 65 milioni di anni fa, evoluto e geniale, documentato in una biblioteca di pietra.

Nel 1966, un contadino regalò al medico e antropologo peruviano Jaime Cabrera una pietra incisa, dicendogli che l'aveva raccolta ad Ica, nel deserto di Ocucaje (Perù), dove le pietre erano presenti in abbondanza.

Pare che tali pietre siano venute alla luce nel 1960, quando il Rio Ica, a causa di alcuni smottamenti, inondò il deserto, dissotterrando gli strati più profondi e portando alla luce il loro giacimento.

Cabrera, nonostante molti archeologi sostenessero si trattasse di falsi, si recò nella cittadina di Ica e iniziò a raccoglierle e a studiarle, catalogandole in base al soggetto raffigurato, per un totale di circa 11.000 pietre. Gli uomini raffigurati avevano la testa molto grande, erano piccoli di statura, avevano grandi occhi e mento schiacciato. Caratteristiche, queste, che li differenziano totalmente dalle specie umane conosciute e classificate antropologicamente.

Cabrera fece successivamente eseguire delle analisi sulle pietre, che risultarono provenienti da un flusso vulcanico tipico dell'era Mesozoica, cioè risalente fra i 230 e i 65 milioni di anni fa.

La patina di ossidazione che ricopriva le incisioni faceva supporre, dalle diagnosi, che le incisioni erano avvenute almeno 12 mila anni prima.

Su alcune pietre, inoltre, risulta che questi uomini vivevano insieme ai dinosauri. Cabrera disse che aveva trovato le prove inconfutabili di tale teoria: su una pietra è infatti descritto minuziosamente il ciclo vitale di uno stegosauro, su un'altra quello di un triceratopo e, in altre ancora, quello di animali acquatici, oramai estinti.

Oltre alle raffigurazioni che vedono protagonisti uomini e dinosauri, le pietre che lasciarono "a bocca aperta" Cabrera furono quelle raffiguranti delicate operazioni chirurgiche e trapianti di organi. In ognuna di quest'ultime pietre, c'è sempre una donna incinta, alla quale veniva prelevato del sangue, sia per irrorare l'organo da trapiantare sia per trasfonderlo al paziente.

Cabrera, in seguito a tale strana caratteristica, fece numerosi studi e scoprì che esistono degli ormoni attivi contro il cancro e contro le malattie da immunodeficienza, nel sangue delle donne in gravidanza.

Una serie di pietre suggerisce, inoltre, che alcuni esseri più evoluti trasmettevano le loro conoscenze ad altri meno evoluti (forse alieni a umani), mettendo in dubbio la naturale evoluzione dell'uomo. In altre incisioni, si notano piramidi con la punta rivolta verso i continenti, come a voler indicare un sistema per captare, accumulare e distribuire energia e comunicazioni.

Intorno a tali piramidi, sono presenti degli anelli di linee ondulate, che ricordano strati di vapore. Cabrera sostiene che gli sconvolgimenti climatici che portarono alla scomparsa di questa civiltà sono raffigurati in queste incisioni. C'è inoltre una teoria che ipotizza, grazie all'evoluzione raggiunta da questo popolo, la fuga di molti uomini dalla Terra, prima del cataclisma che portò all'estinzione dei dinosauri, verso la costellazione delle Pleiadi. In Perù, infatti, e questa è una strana coincidenza, il giorno di San Giovanni si festeggia l'Inti Raimi, il dio Sole: ricordando il momento in cui la Terra si trovava perfettamente allineata con il Sole e le Pleiadi.
Cabrera sostiene infine che le incisioni sulle pietre, oltre a lasciarci un documento di ciò che eravamo in un'epoca antichissima e delle conoscenze acquisite dai nostri antenati, ci avverte, con le raffigurazioni delle piramidi capovolte, che l'uso incauto dell'energia, può causare catastrofi enormi.

Nell'arco degli ultimi 40 anni, numerosi studiosi e archeologi si sono interessati alle pietre di Ica e, nel 1974, il ricercatore francese Francis Mazière, famoso per il pionieristico lavoro svolto sulla cultura polinesiana dell'isola di Pasqua, dopo un accurato lavoro di reperimento e studio, le definì come l'enigma archeologico più sconcertante del sud-America, escludendo la possibilità di falsificazioni.

Un altro ricercatore, lo spagnolo, Vicente Parìs, ha ottenuto una pietra dal professor Cabrera facendola analizzare a Barcellona da José Antonio Lamich del gruppo di ricerca Hipergea. Le analisi purtroppo hanno dato esito negativo, rilevando segni di carta abrasiva e lavorazione recente. Cabrera stesso da anni ha ammesso che parte della sua collezione viene da Basilio Uchuya, uno dei principali falsificatori delle pietre, noto per la realizzazzione di molti dei souvenir venduti sulle bancarelle della cittadina di Ica.

Ma se fossero tutti dei falsi, come è stato possibile per poche persone, incidere oltre 11.000 pietre di tutte le dimensioni e, soprattutto, quali specifiche conoscenze scientifiche avrebbero dovuto avere questi semplici contadini del posto?

Altre analisi, negli ultimi anni, sono state svolte in Italia ed hanno dato viceversa, un esito favorevole.

Pochi sono certi, alcuni diffidano, molti credono: dopo oltre 40 anni, il mistero delle pietre di Ica continua...


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