Il video della BBC sta spopolando in Internet....alcuni si sono impegnati nell'analizzare la questione..
Verità o calunnie?
Che il documentario ''Sex Crimes and the Vatican'', mandato in onda dalla televisione britannica Bbc nell'ottobre del 2006 - e diventato in pochissimi giorni il video più scaricato dalla Rete -, avrebbe creato una montagna di polemiche, era scontato. Il documentario si occupa del terribile tema degli abusi sui minori messi in atto da alcuni preti in Irlanda, negli Usa, in Brasile. Inoltre, in ''Sex crimes'' la Chiesa cattolica viene accusata di aver volontariamente coperto i suoi ministri di culto colpevoli di tali abomini. L'accusato principe è l'ex cardinale Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, colpevole, secondo il documentario, di aver avallato questa politica di copertura e segretezza e di aver accentrato in Vaticano ogni indagine.
Trentanove minuti di immagini e di accuse che potrebbero ricordare, per certi versi, il giornalismo d'assalto Michael Moore, con tesi sicuramente da dimostrare con più approfondimento e che sembra vedere sotto un marchio come quello della Bbc, che dell'equidistanza (ma senza sconti per nessuno) del giornalismo anglosassone è sempre stato portabandiera.
A condurre attraverso tutta l'agghiacciante storia è Colm O'Gorman, vittima delle violenze di un sacerdote irlandese nel 2002. Gorman si sposta poi negli Usa per padre O'Grady, che al processo confessò di aver violentato trenta bambini e bambine e poi in Brasile e in California con altre vicende di preti e abusi sessuali. Ma il fulcro bruciante e maggiormente ''complicato'' del documentario è quello che riguarda la ''Crimen Sollicitationis'', documento del 1962, con il quale - secondo la Bbc - il Vaticano stabiliva ''come mettere a tacere le accuse di abusi sessuali'', ''obbligando vittime, preti e testimoni alla segretezza assoluta, pena la scomunica''. Ed è proprio in questo punto che viene fuori il nome di Benedetto XVI: ''Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, impose per 20 anni l'applicazione del 'Crimen', ed emanò un seguito, secondo il quale ogni accusa andava vagliata esclusivamente in Vaticano''. Il documentario si conclude così: ''Il Vaticano non ha risposto alle richieste di interviste''.
Come detto all'inizio dell'articolo, il documentario è stato diffuso su Internet diventando uno dei video più visti. A renderlo fruibile per i navigatori italiani ci ha pensato ''Bispensiero'', portale siciliano degli amici di Beppe Grillo, che hanno sottotitolato ''Sex crimes'' e agli inizi di maggio lo hanno inserito su Video Google.
''Sex Crimes and the Vatican'' non è altro che una ''infame calunnia via Internet ai danni della Chiesa e di Ratzinger''. Con queste parole, in un editoriale, il quotidiano del Vaticano, Avvenire, si è scagliato ieri contro la diffusione da parte di ''Bispensiero'' del documentario della Bbc. Il giornale dei vescovi italiani contesta su tutta la linea il contenuto del video, ''un pot-pourri di affermazioni e pseudo-testimonianze (così lo definisce) che furono apertamente sconfessate a suo tempo dalla Conferenza episcopale inglese''. L'editorialista di Avvenire in particolare rigetta ''l'accusa rivolta a Joseph Ratzinger di essere stato niente meno che il responsabile massimo della copertura di crimini pedofili commessi da sacerdoti in varie parti del globo, in quanto 'garante' per 20 anni - da quando fu nominato prefetto vaticano - del testo 'Crimen Sollicitationis', che è un'istruzione emanata in realtà dal Sant'Uffizio il 16 marzo 1962''. Secondo Avvenire, ''quel documento veniva presentato dalla Bbc come un marchingegno furbesco, escogitato dal Vaticano per coprire reati di pedofilia, quando invece si trattava di un'importante istruzione atta ad 'istruire' i casi canonici e portare alla riduzione allo stato laicale i presbiteri coinvolti in nefandezze pedofile''. ''Insomma - ha nettamente ribadito il quotidiano della Cei -, un insieme di norme rigorose, che nulla aveva a che fare con la volontà di insabbiare potenziali scandali''. E che il testo ''Crimen Sollicitationis'' non fosse pensato per tale fine - aggiunge ancora l'editorialista del quotidiano della Cei - ''lo dimostrava un paragrafo, il quindicesimo, che obbligava chiunque fosse a conoscenza di un uso del confessionale per abusi sessuali a denunciare il tutto, pena la scomunica. Misura che semmai dà l'idea della serietà del documento e di coloro che lo formularono, se si pensa che in base alla legge italiana il privato cittadino (tale è anche il vescovo e chi è investito di autorità ecclesiastica) è tenuto a denunciare solo i crimini contro l'autorità dello Stato, per i quali infatti è prevista la pena dell'ergastolo''.
E fin qui siamo al punto in cui si individuano nettamente gli ''accusatori'', gli ''accusati'' e chi difende questi ultimi con argomentazioni, a dire il vero, non tanto approfondite, o almeno approfondite tanto quanto le tesi contrarie.
In questi giorni, però, alla complicata situazione si è aggiunta un'ulteriore problematica, che rischia di fare diventare la grave vicenda in tutt'altra cosa. Infatti, Michele Santoro, vorrebbe acquistare l'inchiesta della Bbc per costruirci attorno una puntata del suo programma ''Annozero'', ma i vertici Rai per ora non lo hanno autorizzato. Di notizie ufficiali ''in senso contrario'' però non ne ha ancora ricevute, quindi, ''essendo ogni cosa a posto dal punto di vista dell'iter burocratico aziendale, mi aspetto che domattina (ossia oggi) vada tutto a posto''. Così Santoro ha fatto il punto sulla sua richiesta di acquisto.
Dopo aver appreso che ''la direzione generale si accingerebbe a esaminare la proposta d'acquisto'' del documentario, l'auspicio di Mario Landolfi (An), presidente della commissione di Vigilanza, è che il direttore generale dell'azienda, Claudio Cappon, ''non aderisca alla richiesta'' del giornalista: lasci pure a Santoro ''la palma del martirio - ha detto Landolfi - ma eviti di trasformare il servizio pubblico radiotelevisivo in un plotone mediatico di esecuzione pronto a fare fuoco sulla Chiesa e sul Papa''.
Un'esortazione ''inaccettabile'', hanno replicato Giovanni Russo Spena e Gennaro Migliore, capigruppo di Rifondazione in Parlamento e membri della stessa Vigilanza, che definiscono quella di Landolfi ''censura preventiva'' e hanno osservato che ''se dovessimo accettare imposizioni da parte delle gerarchie ecclesiastiche su questo terreno, sarebbe davvero gravissimo''. Il consigliere Sandro Curzi non ha dato giudizi sul documentario ''perché non l'ho visto ma della Bbc mi fido molto: siamo un Paese strano, si loda sempre la Bbc e se ne fa un esempio per la Rai poi, appena si dice che Santoro vorrebbe usare questa inchiesta, le polemiche scoppiano in anticipo''.
Il capogruppo di Fi in Vigilanza, Giorgio Lainati, si è spinto addirittura a parlare di ''vendetta per il Family Day'': ''Evidentemente - ha 'dedotto' Lainati - l'enorme successo del Family Day ha scatenato la sete di vendetta degli ambienti della sinistra più estrema''.
In mezzo al bailamme Santoro ha spiegato che ''gli ok di prammatica per questo tipo di acquisto ci sono tutti e, dal mio punto di vista, non c'è nulla che possa impedirlo''. Di fatto il giornalista, che ha il grado di direttore (ad personam) ed è responsabile editoriale della sua trasmissione, può procedere a simili acquisti (si parla di una cifra di 20 mila euro) in forma autonoma, solo espletando una procedura burocratica.
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Il consigliere udc Staderini: volgare attacco al Papa. Va impedito a ogni costo
E così lunedì, al suo rientro da Nairobi (dove ha inaugurato la sede di corrispondenza Rai africana) il direttore generale Claudio Cappon si ritroverà sul tavolo un bel regalo di rientro: il nuovo caso Santoro per di più questa volta collegato al Vaticano, anzi direttamente alla persona di Benedetto XVI. Diciamo la benzina ideale per quell’incendio politico che già sta divampando intorno alla Rai, e nella Rai. In queste ore la macchina burocratica della tv pubblica si è mossa come non mai. Premessa. Siamo in par condicio per la campagna elettorale e ci si muove con cautela. Aggiungiamoci l’incognita vaticana. Ed ecco la trafila.
La richiesta di autorizzazione per l’acquisto del filmato voluto da Michele Santoro (20.000 euro circa, cifra bassa per un prodotto del genere, con una mediazione affidata a un’agenzia internazionale milanese competente in diritti tv internazionali) prima è finita sul tavolo di Antonio Marano, direttore di Raidue, area leghista. E Marano ha risposto: non ho alcun permesso da rilasciare, chiedete al direttore del Tg competente, per di più ricordatevi che Michele ha sempre detto di dipendere dalla direzione generale. Altro chiarimento necessario per capire cosa sta accadendo. Durante la par condicio, gli approfondimenti «dipendono» da un direttore di Tg che controlla l’equilibrio politico: di qui l’accenno di Marano.
Il direttore del Tg2, Mauro Mazza, non intende assolutamente «controllare» Santoro su Raidue: e così Michele è finito «sotto» Antonio Di Bella, direttore del Tg3. Di Bella ha risposto già alla direzione generale: per quanto riguarda strettamente la par condicio, io non ho ostacoli. Sia ben chiaro però che non sono io il responsabile editoriale della trasmissione di Santoro. E così l’acquisto è ancora fermo sul tavolo di Lorenza Lei, direttore delle Risorse televisive. Con grande irritazione di Santoro che rivendica la propria autonomia negli acquisti e nelle scelte editoriali.
Lunedì deciderà Cappon. Nel frattempo le voci alla Rai si inseguono. Due scuole di pensiero. Prima: Santoro vuole rifare il martire politico. Seconda: macché, l’asse Cappon-Giancarlo Leone vicedirettore generale (responsabile del palinsesto) non vuole «incidenti» col Vaticano... Chi ha ragione? La divisione si riscontra anche in Consiglio. Sandro Curzi, consigliere Verdi-Rifondazione: «Michele mi ha chiamato per chiedermi un consiglio. Gli ho detto: se è roba seria vai avanti ».
Non c’è pericolo di rovinare i rapporti con la Santa Sede? «In Gran Bretagna e negli Stati Uniti si è parlato molto di questo tema. La Rai può farlo ovviamente con le dovute attenzioni professionali. E poi tutti ci chiedono di tornare alle inchieste, di adeguarci allo stile Bbc...». Furioso invece il cattolico Marco Staderini, Udc: «Ho saputo del caso, lunedì ne parlerò col direttore generale. Mi batterò per impedire a tutti i costi la messa in onda. Bisogna ribadire che i vincoli aziendali valgono per tutti, anche per Santoro.E in questo momento storico- politico, simili servizi sono una scelta sbagliata. Sarebbe solo un attacco volgare e inaccettabile al Papa. Mi auguro che il buonsenso prevalga e l’equilibrio editoriale e aziendale impongano a Santoro di rispettare quelle elementari regole che ha sempre trasgredito. Sono stato critico con lui. Se stavolta insistesse lo sarei ancora di più...». Ma sì, il caso è già scoppiato.
[Modificato da Paparatzifan 21/05/2007 22.04]