La Riforma: La ricerca cambia direzione

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Seabiscuit
00venerdì 4 dicembre 2009 14:20


“LA VERA tragedia della chiesa medievale è che mancò di avanzare con i tempi. . . . Lungi dall’essere innovatrice, lungi dall’offrire una guida spirituale, era retrograda e decadente, corrotta in ogni suo membro”. Così dice un libro sulla Riforma parlando della potente Chiesa Cattolica Romana, che aveva dominato gran parte dell’Europa dal V al XV secolo E.V. — The Story of the Reformation.

2 Come fu che la Chiesa di Roma cadde dalla sua posizione di pieno potere e divenne ‘decadente e corrotta’? Come mai il papato, che vantava la successione apostolica, mancò perfino di provvedere “guida spirituale”? E che conseguenza ebbe questa inadempienza? Per trovare le risposte dobbiamo esaminare in breve che genere di chiesa era divenuta la Chiesa di Roma e quale ruolo svolgeva nella ricerca del vero Dio da parte dell’uomo.

Decadenza della Chiesa

3 Verso la fine del XV secolo la Chiesa di Roma, che aveva parrocchie, monasteri e conventi in ogni angolo del suo dominio, era divenuta la più ricca possidente d’Europa. Fonti storiche riferiscono che era padrona di metà delle terre in Francia e in Germania e di due quinti o più d’esse in Svezia e in Inghilterra. Il risultato? Lo “splendore di Roma crebbe in maniera incommensurabile durante gli ultimi anni del XV secolo e i primi del XVI, e per un certo tempo la sua rilevanza politica non fece che aumentare”, dice un’opera storica. (A History of Civilization) Tanta magnificenza comunque aveva un prezzo, e per conservarla il papato dovette trovare nuove fonti di reddito. Descrivendo i vari mezzi impiegati, lo storico Will Durant scrisse:
“Ogni funzionario ecclesiastico doveva per il primo anno, rimettere alla curia papale — gli uffici amministrativi pontifici — metà del reddito del proprio ufficio (“annate”); in seguito, annualmente, un decimo delle entrate o una ‘decima’ fissata. I nuovi arcivescovi dovevano versare al papa una cospicua somma per il pallio — una fascia di lana bianca che rappresentava la ratifica e l’emblema della loro autorità. Alla morte di ogni cardinale, arcivescovo, vescovo o abate i possedimenti a lui attribuiti ritornavano al papato. . . . Ogni giudizio o favore ottenuto dalla curia richiedeva un dono in ringraziamento, e il giudizio era talvolta suggerito dal dono”. — Storia della Civiltà, Parte VI, La Riforma, traduzione di C. Bai Lopizzo, pagine 6, 7.

4 Le enormi somme di denaro che anno dopo anno impinguavano i forzieri papali portarono infine a grande smoderatezza e corruzione. C’era il detto che ‘nemmeno un papa può toccare la pece senza imbrattarsi le dita’, e la storia ecclesiastica di quel periodo vide ciò che uno storico definì “una successione di papi molto gaudenti”. Fra questi vi furono Sisto IV (papa, 1471-84), il quale spese somme ingenti per costruire la Cappella Sistina, che da lui prende il nome, e per arricchire i suoi numerosi nipoti; Alessandro VI (papa, 1492-1503), il famigerato Rodrigo Borgia, che riconobbe apertamente i suoi figli illegittimi e li favorì; e Giulio II (papa, 1503-13), nipote di Sisto IV, che fu più dedito alle guerre, alla politica e all’arte che ai suoi uffici ecclesiastici. Lo studioso cattolico Erasmo da Rotterdam era quindi pienamente giustificato a scrivere, nel 1518: “La curia romana ha deposto ogni vergogna”. — Durant, op. cit., pagina 553.

5 Corruzione e immoralità non erano circoscritte al papato. Un detto popolare di quel tempo diceva: “Se vuoi rovinare tuo figlio, fallo prete”. Ciò è confermato da testimonianze dell’epoca. Secondo Durant, in Inghilterra, delle “accuse di incontinenza [sessuale] presentate nel 1499, . . . gli imputati clericali . . . ammontavano a circa il 23% del totale, sebbene il clero fosse probabilmente inferiore al 2% della popolazione. Alcuni confessori sollecitavano favori sessuali dalle penitenti. Migliaia di preti avevano concubine, in Germania quasi tutti”. (Op. cit., pagina 25) (Nota il contrasto con 1 Corinti 6:9-11; Efesini 5:5). La morale era bassa anche in altri campi. Si dice che uno spagnolo di quel tempo si fosse lamentato dicendo: “Mi accorgo che, se non fosse per il denaro, difficilmente possiamo ottenere qualcosa dai ministri di Cristo; al battesimo denaro . . . al matrimonio denaro, per la confessione denaro, no, niente estrema unzione senza denaro! Senza denaro non suonano le campane, senza denaro non si fanno le esequie in chiesa; sembra proprio che il Paradiso sia precluso a coloro che non hanno denaro”. — Confronta 1 Timoteo 6:10.

6 Per riassumere la condizione della Chiesa di Roma al principio del XVI secolo citiamo le parole di Machiavelli, celebre pensatore italiano di quel periodo:
“Se la religione della cristianità fosse stata preservata in armonia con le norme del Fondatore, lo Stato e il corpo politico del Cristianesimo sarebbero rimasti molto più uniti e felici di quanto non siano. Né può esistere maggiore prova della sua decadenza del fatto che più vicini sono i popoli alla Chiesa romana, centro della loro religione, meno religiosi sono”. — Durant, op. cit., pagina 20.

Primi tentativi di riforma

7 La crisi all’interno della chiesa fu rilevata non solo da uomini come Erasmo e Machiavelli, ma anche dalla chiesa stessa. Furono convocati concili ecclesiastici per prendere atto di alcune lagnanze e di certi abusi, ma senza risultati durevoli. I papi, paghi del loro potere e della loro gloria, scoraggiarono qualsiasi tentativo di riforma.

8 Se la chiesa avesse preso più seriamente il bisogno di far pulizia in casa propria, forse non ci sarebbe stata nessuna Riforma. Ma, stando così le cose, dall’interno e dall’esterno della chiesa si cominciava a invocare con insistenza una riforma. Nel Capitolo 11 abbiamo già menzionato i valdesi e gli albigesi. Pur essendo stati condannati come eretici e spietatamente soppressi, avevano destato nel popolo malcontento per gli abusi del clero cattolico e avevano acceso il desiderio di tornare alla Bibbia. Questi sentimenti trovarono espressione in alcuni dei primi riformatori.

Proteste dall’interno della Chiesa

9 John Wycliffe (1330?-84), spesso definito il “precursore della Riforma”, era un sacerdote cattolico e professore di teologia a Oxford, in Inghilterra. Ben consapevole degli abusi della chiesa, scrisse e predicò contro questioni quali la corruzione negli ordini monastici, il censo imposto dai papi, la dottrina della transustanziazione (secondo la quale il pane e il vino impiegati nella Messa si trasformano letteralmente nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo), la confessione e l’ingerenza della chiesa negli affari temporali.

10 Wycliffe fu particolarmente franco nel denunciare il disinteresse della chiesa per l’insegnamento della Bibbia. Una volta dichiarò: “Volesse Dio che ogni parrocchia in questo paese avesse una buona Bibbia e buone esposizioni del Vangelo, e che i preti le studiassero bene, e insegnassero veramente al popolo il Vangelo e i comandi di Dio!” A tal fine Wycliffe, negli ultimi anni della sua vita, si applicò a tradurre dal latino in inglese la versione della Bibbia nota come Vulgata. Assistito dai suoi aiutanti, in particolare da Nicola di Hereford, produsse la prima Bibbia completa in lingua inglese. Questo fu senz’altro il massimo contributo di Wycliffe alla ricerca di Dio da parte dell’uomo.

11 Gli scritti di Wycliffe insieme a parti della Bibbia furono distribuiti in tutta l’Inghilterra da un gruppo di predicatori, che vennero denominati “poveri preti” perché andavano in giro vestiti semplicemente, scalzi e senza beni materiali. In tono derisorio furono anche chiamati lollardi, parola che deriva dal medio olandese Lollaerd, cioè “uno che bisbiglia preghiere o canti di lode”. (Brewer’s Dictionary of Phrase and Fable) “Nel giro di pochi anni le loro file si erano molto ingrossate”, si legge nel libro The Lollards. “Si calcolava che almeno un quarto della nazione era di fatto o di nome incline a questi sentimenti”. Tutto ciò, naturalmente, non passò inosservato alla chiesa. Grazie alla posizione di cui godeva negli ambienti governativi e culturali, a Wycliffe fu permesso di morire in pace l’ultimo giorno del 1384. Ai suoi seguaci le cose non andarono altrettanto bene. Sotto il regno di Enrico IV d’Inghilterra furono tacciati di eresia e molti di essi vennero imprigionati, torturati o arsi sul rogo.

12 Fortemente influenzato da John Wycliffe fu il boemo (ceco) Jan Hus (1369?-1415), rettore dell’Università di Praga e anch’egli sacerdote cattolico. Come Wycliffe, Hus predicò contro la corruzione della Chiesa di Roma e insisté sull’importanza di leggere la Bibbia. Questo gli attirò subito le ire della gerarchia. Nel 1403 le autorità gli ingiunsero di smettere di predicare le idee antipapali di Wycliffe, e inoltre diedero pubblicamente alle fiamme i libri di Wycliffe. Ma Hus, per nulla intimorito, scrisse pungenti capi d’accusa contro le pratiche della chiesa, compresa la vendita delle indulgenze. Nel 1410 fu condannato e scomunicato.

13 Hus fu intransigente nel sostenere la Bibbia. “Ribellarsi contro un papa che sbaglia equivale a obbedire a Cristo”, scrisse. (Durant, op. cit., pagina 216) Insegnò anche che la vera chiesa, lungi dall’essere il papa e la classe dominante di Roma, “è la totalità degli eletti e il corpo mistico di Cristo, il cui capo è Cristo; e la sposa di Cristo, la quale per il suo grande amore egli redense col proprio sangue”. (Confronta Efesini 1:22, 23; 5:25-27). A motivo di tutto ciò fu processato dinanzi al Concilio di Costanza e condannato come eretico. Dichiarando che “è meglio morire bene che vivere male”, si rifiutò di ritrattare, perciò fu arso sul rogo nel 1415. Lo stesso concilio ordinò anche che le ossa di Wycliffe fossero disseppellite e bruciate, nonostante egli fosse morto e sepolto da oltre 30 anni!

14 Un altro dei primi riformatori fu Girolamo Savonarola (1452-98), frate domenicano del convento di San Marco a Firenze. Trascinato dallo spirito del Rinascimento italiano, Savonarola parlò senza timore contro la corruzione sia della Chiesa che dello Stato. Asserendo di basarsi sulla Scrittura, oltre che su visioni e rivelazioni che diceva di aver ricevuto, cercò di fondare uno stato cristiano o ordine teocratico. Nel 1497 il papa lo scomunicò. L’anno seguente venne arrestato, torturato e impiccato. Le sue ultime parole furono: “Il mio Signore è morto per i miei peccati; non dovrei dare lietamente questa misera vita per lui?” Il suo cadavere fu arso e le ceneri furono gettate nell’Arno. Appropriatamente Savonarola si era definito “un precursore e un sacrificio”. Solo alcuni anni dopo, la Riforma esplodeva con tutta la sua forza in tutta l’Europa.

Una casa divisa

15 Una volta scatenatosi, l’uragano della Riforma scosse l’edificio religioso della cristianità nell’Europa occidentale. Quell’edificio, che era stato sotto il dominio quasi totale della Chiesa Cattolica Romana, divenne allora una casa divisa. L’Europa meridionale — Italia, Spagna, Austria e parti della Francia — rimase prevalentemente cattolica. Il resto si frazionò in tre correnti principali: luterana in Germania e in Scandinavia, calvinista (o riformata) in Svizzera, Paesi Bassi, Scozia e parti della Francia, e anglicana in Inghilterra. In mezzo a questi gruppi ce n’erano altri più piccoli ma più radicali, dapprima gli anabattisti e poi i mennoniti, gli hutteriti e i puritani, che in seguito trapiantarono le loro credenze nel Nordamerica.

16 Nel corso degli anni queste correnti principali si frammentarono ulteriormente nelle centinaia di organizzazioni religiose oggi esistenti: presbiteriana, episcopale, metodista, battista, congregazionalista, per nominarne solo alcune. La cristianità divenne davvero una casa divisa. Come si produssero queste scissioni?

Lutero e le sue tesi

17 Se si deve stabilire il momento decisivo in cui la Riforma protestante prese l’avvio, quello è il 31 ottobre 1517, quando il monaco agostiniano Martin Lutero (1483-1546) affisse le sue 95 tesi alla porta della chiesa del castello di Wittenberg, capitale del ducato tedesco di Sassonia. Ma cosa provocò questo drammatico evento? Chi era Martin Lutero, e contro che cosa protestava?

18 Come Wycliffe e Hus prima di lui, Martin Lutero era un monaco letterato. Era anche dottore in teologia e professore di esegesi biblica presso l’Università di Wittenberg. Lutero si era fatto la reputazione di profondo conoscitore della Bibbia. Nonostante avesse le sue ferme convinzioni sul soggetto della salvezza o giustificazione per fede anziché mediante le opere o la penitenza, era ben lontano dall’idea di rompere i ponti con la Chiesa di Roma. Infatti, la pubblicazione delle sue tesi fu la sua reazione a un incidente specifico e non era una rivolta premeditata. Protestava contro la vendita delle indulgenze.

19 Al tempo di Lutero le indulgenze papali venivano vendute pubblicamente non solo per i vivi, ma anche per i morti. “Come in cassa entra il quattrino, sale un’anima al divino!”, diceva una strofetta divenuta popolare. (Lutero, a cura di L. Di Pietro e M. L. Rizzatti, Mondadori, 1973, pagina 13) Per la gente l’indulgenza era divenuta quasi una polizza di assicurazione contro il castigo per ogni genere di peccati, e il pentimento non serviva più. “Dappertutto”, scrisse Erasmo, “si vende la remissione delle pene del Purgatorio; e non si vende soltanto, ma viene imposta a chi la rifiuta”.

20 Nel 1517 il domenicano Johann Tetzel si recò a Jüterbog, nei pressi di Wittenberg, per vendere indulgenze. Il denaro così raccolto doveva servire in parte a finanziare la fabbrica della Basilica di San Pietro a Roma. Doveva anche servire ad aiutare Alberto di Brandeburgo a rifarsi del debito contratto per pagare alla Curia romana la cattedra di arcivescovo di Magonza. Tetzel faceva appello a tutte le sue doti di venditore, e la gente accorreva da lui. Lutero, indignato, si servì del mezzo più sbrigativo allora disponibile per esprimere pubblicamente la propria opinione su tutto questo traffico: affiggere 95 proposizioni alla porta della chiesa.

21 Lutero chiamò le sue 95 tesi Illustrazione dell’efficacia delle indulgenze. La sua intenzione non era tanto di sfidare l’autorità della chiesa quanto di denunciare gli eccessi e gli abusi in relazione alla vendita delle indulgenze papali. Questo si può vedere dalle seguenti tesi:
“5. Il papa non può rimettere alcuna pena tranne quelle che ha imposto per volontà sua . . .
20. Pertanto il papa, con la remissione plenaria di tutte le pene, non intende affatto la remissione di tutte, ma solo di quelle da lui imposte. . . .
36. Ogni cristiano realmente pentito ha di diritto la remissione plenaria della pena e della colpa anche senza lettere di indulgenza”.

22 Grazie alla recente invenzione della stampa, non ci volle molto perché queste idee esplosive raggiungessero altre parti della Germania . . . e Roma. Ciò che era iniziato come una disputa accademica sulla vendita delle indulgenze divenne ben presto una controversia su questioni di fede e sull’autorità papale. Dapprima la Chiesa di Roma invitò Lutero a discutere e gli ordinò di ritrattare. Quando egli si rifiutò di farlo, sia il potere ecclesiastico che quello politico si videro costretti a far pressione su di lui. Nel 1520 il papa emanò una bolla, o editto, che proibiva a Lutero di predicare e ordinava il rogo dei suoi libri. In segno di sfida, Lutero bruciò in pubblico la bolla papale. Il papa lo scomunicò nel 1521.

23 In seguito, quello stesso anno, Lutero fu citato davanti alla dieta o assemblea convocata a Worms. Fu processato dall’imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo V, un fervente cattolico, nonché dai sei elettori degli stati tedeschi e da altri nobili e dignitari sia religiosi che secolari. Sollecitato ancora una volta a ritrattare, Lutero fece questa famosa dichiarazione: “Se la mia colpevolezza non viene dimostrata dalla testimonianza della Sacra Scrittura o dalla ragione evidente . . . non posso e non voglio ritrattare nulla poiché andare contro la mia coscienza non è né giusto né sicuro. Dio mi aiuti. Amen”. (Durant, op. cit., pagina 469) Di conseguenza fu colpito dal bando imperiale. Comunque il principe elettore della sua stessa regione tedesca, Federico di Sassonia, venne in suo aiuto e gli offrì asilo nel castello della Wartburg.

24 Queste misure non servirono però a frenare il diffondersi delle idee di Lutero. Per dieci mesi, al sicuro nel rifugio di Wartburg, Lutero si dedicò ai suoi scritti e a tradurre la Bibbia. Tradusse le Scritture Greche in tedesco dal testo greco di Erasmo. A queste fecero seguito più tardi le Scritture Ebraiche. La Bibbia di Lutero si rivelò proprio ciò di cui il popolo aveva bisogno. Secondo fonti dell’epoca, “in due mesi ne furono venduti cinquemila esemplari, duecentomila in dodici anni”. L’influenza di questa Bibbia sulla lingua e sulla cultura tedesche è spesso paragonata a quella che ebbe sull’inglese la “Bibbia del re Giacomo”.

25 Negli anni che seguirono la Dieta di Worms, il movimento della Riforma ottenne un così vasto consenso popolare che nel 1526 l’imperatore concesse a ogni stato tedesco il diritto di scegliere la propria forma di religione, luterana o cattolica romana. Quando però, nel 1529, l’imperatore revocò la decisione, alcuni principi tedeschi protestarono; fu così coniato il termine “protestanti” per indicare i seguaci della Riforma. L’anno dopo (1530), alla Dieta di Augusta l’imperatore fece un tentativo per riparare le fratture fra le due parti. I luterani presentarono le loro credenze in un documento, la Confessione Augustana, redatta da Filippo Melantone ma basata sul credo di Lutero. Nonostante lo spirito molto conciliativo del documento, la Chiesa di Roma lo respinse, e non si riuscì a sanare la frattura tra il protestantesimo e il cattolicesimo. Molti stati tedeschi si schierarono dalla parte di Lutero e poco dopo gli stati scandinavi fecero altrettanto.

Riforma o rivolta?

26 Quali erano i punti fondamentali che dividevano i protestanti dai cattolici romani? Secondo Lutero, erano tre. Primo, Lutero credeva che la salvezza è il risultato della “giustificazione per la sola fede” (latino: sola fide) e non dell’assoluzione da parte di un sacerdote o di atti penitenziali. Secondo, insegnò che il perdono è concesso esclusivamente per grazia divina (sola gratia) e non dall’autorità di sacerdoti o papi. Infine, Lutero sosteneva che tutte le questioni dottrinali devono essere confermate solo dalla Scrittura (sola scriptura) e non da papi o concili ecclesiastici.

27 Ciò nonostante, Lutero “conservò delle antiche dottrine e della liturgia tutto ciò che poteva essere adattato alle sue peculiari opinioni sul peccato e sulla giustificazione”. (The Catholic Encyclopedia) La Confessione Augustana afferma riguardo alla fede luterana che in essa “non c’è nulla che sia in disaccordo con le Scritture, con la Chiesa Cattolica, o con la Chiesa di Roma, nella misura in cui quella Chiesa ci è nota dagli scrittori”. Infatti la fede luterana, tracciata per sommi capi nella Confessione Augustana, includeva dottrine non scritturali come la Trinità, l’anima immortale e il tormento eterno, come pure pratiche quali il battesimo dei bambini e l’osservanza di festività religiose. D’altra parte i luterani chiesero certi cambiamenti, come ad esempio che venisse permesso al popolo di ricevere sia il pane che il vino alla Comunione e che fossero aboliti celibato, voti monastici e confessione obbligatoria.

28 Nel suo insieme la Riforma, propugnata da Lutero e dai suoi seguaci, riuscì a scuotere il giogo papale. Ma, come asserì Gesù in Giovanni 4:24, “Dio è uno Spirito, e quelli che l’adorano devono adorarlo con spirito e verità”. Si può affermare che con Martin Lutero la ricerca del vero Dio da parte dell’uomo aveva solo cambiato direzione; lo stretto sentiero della verità era ancora molto distante. — Matteo 7:13, 14; Giovanni 8:31, 32.

La Riforma di Zwingli in Svizzera

29 Mentre Lutero era impegnato nella lotta contro gli inviati papali e le autorità civili in Germania, il sacerdote cattolico Ulrich Zwingli (1484-1531) diede inizio al suo movimento di riforma nella città svizzera di Zurigo. Essendo quella una zona di lingua tedesca, la popolazione era già stata investita dai venti di riforma provenienti dal nord. Verso il 1519 Zwingli cominciò a predicare contro le indulgenze, il culto di Maria, il celibato ecclesiastico e altre dottrine della Chiesa Cattolica. Pur dichiarandosi indipendente da Lutero, Zwingli era d’accordo con lui in molti campi e distribuiva in tutto il paese i trattati di Lutero. Ma a differenza di Lutero, che era più conservatore, Zwingli auspicava l’eliminazione di ogni vestigia della Chiesa romana: immagini, crocifissi, abiti clericali, persino la musica liturgica.

30 Una divergenza più seria tra i due riformatori, comunque, verteva sul soggetto dell’Eucaristia. Lutero, insistendo su un’interpretazione letterale delle parole di Gesù, ‘questo è il mio corpo’, credeva che il corpo e il sangue di Cristo fossero miracolosamente presenti nel pane e nel vino della Comunione. Zwingli, d’altra parte, in un suo trattato sulla Cena del Signore sosteneva che la dichiarazione di Gesù “deve essere intesa in modo simbolico o metaforico; ‘Questo è il mio corpo’ vuol dire: ‘Il pane significa il mio corpo’, o ‘è un simbolo del mio corpo’”. A causa di questa divergenza i due riformatori si separarono definitivamente.

31 Zwingli continuò a predicare le sue dottrine riformate a Zurigo, dove attuò molti cambiamenti. Altre città ben presto lo seguirono, ma la maggioranza della popolazione nelle zone rurali, essendo più conservatrice, si attenne al cattolicesimo. Il conflitto tra le due fazioni si inasprì tanto che scoppiò la guerra civile tra gli svizzeri protestanti e quelli cattolici romani. Zwingli, che prese parte alla guerra come cappellano militare, fu ucciso nella battaglia di Kappel, presso il lago di Zug, nel 1531. Tornata infine la pace, a ciascun cantone venne concesso il diritto di decidere la propria forma di religione, protestante o cattolica.

Anabattisti, mennoniti e hutteriti

32 Alcuni protestanti però erano del parere che i riformatori non si fossero spinti abbastanza nel ripudiare gli errori della Chiesa Cattolica papista. Credevano che la chiesa cristiana dovesse consistere solo dei fedeli praticanti che si erano battezzati, e non di tutti gli appartenenti a una comunità o nazione. Perciò non ritenevano valido il battesimo impartito ai neonati e insistevano sulla separazione tra Chiesa e Stato. Ribattezzavano segretamente i loro compagni di fede e così presero il nome di anabattisti (anà in greco significa “di nuovo”). Poiché si rifiutavano di portare le armi, di pronunciare giuramenti o di accettare cariche pubbliche, erano visti come una minaccia per la società e furono perseguitati sia dai cattolici che dai protestanti.

33 Dapprima gli anabattisti vivevano in piccoli gruppi sparsi in varie parti della Svizzera, della Germania e dei Paesi Bassi. Poiché predicavano il loro credo ovunque andassero, le loro file crebbero rapidamente. Un pugno di anabattisti, trascinati dal fervore religioso, abbandonarono il pacifismo e nel 1534 catturarono la città di Münster e cercarono di erigerla a comunità poligama col nome di Nuova Gerusalemme. Questo movimento, immediatamente soppresso con straordinaria violenza, fece guadagnare agli anabattisti una cattiva fama, ed essi vennero praticamente annientati. In realtà la maggioranza degli anabattisti erano persone religiose e semplici che cercavano di vivere una vita ritirata e tranquilla. Tra i meglio organizzati discendenti degli anabattisti ci furono i mennoniti, seguaci del riformatore olandese Menno Simons, e gli hutteriti, guidati dal tirolese Jacob Hutter. Per sfuggire alla persecuzione, alcuni di essi si ritirarono nell’Europa orientale — in Polonia, Ungheria e anche in Russia — e altri nell’America Settentrionale, dove infine emersero come comunità hutterite e amish.

La comparsa del calvinismo

34 Il continuatore della Riforma in Svizzera fu un francese di nome Jean Cauvin, o Giovanni Calvino (1509-64), che durante i suoi studi in Francia era venuto in contatto con la dottrina protestante. Per sottrarsi alla persecuzione religiosa, nel 1534 Calvino lasciò Parigi e si stabilì a Basilea, in Svizzera. In difesa dei protestanti pubblicò la Istituzione della Religione Cristiana, in cui riassunse le idee dei primi padri della chiesa e dei teologi medievali, come pure quelle di Lutero e di Zwingli. Quest’opera divenne il fondamento dottrinale di tutte le chiese riformate stabilite in seguito in Europa e in America.

35 Nella Istituzione egli espose la sua teologia. Per Calvino Dio è il sovrano assoluto la cui volontà determina e governa ogni cosa. L’uomo decaduto invece è peccatore e totalmente immeritevole. La salvezza quindi non dipende dalle buone opere dell’uomo, ma da Dio: di qui la dottrina di Calvino della predestinazione, sulla quale egli scrisse:
“Asseriamo che, con una decisione eterna e immutabile, Dio ha decretato una volta per tutte chi voleva ammettere alla salvezza e chi voleva votare alla perdizione. Affermiamo che questa decisione, quanto agli eletti, è fondata sulla Sua gratuita misericordia, senza alcun riguardo per il merito umano; ma che a quelli da Lui votati alla perdizione l’ingresso alla vita è precluso da un giusto e irreprensibile, ma incomprensibile, giudizio”.
Il rigore di questa dottrina si rifletteva anche in altri campi. Calvino sosteneva che i cristiani devono vivere una vita santa e virtuosa, astenendosi non solo dal peccato ma anche dal piacere e dalla frivolezza. Affermava inoltre che la chiesa, che è formata dagli eletti, dev’essere affrancata da ogni restrizione civile e che solo attraverso la chiesa si può stabilire una società veramente pia.

36 Poco dopo aver pubblicato la sua Istituzione, Calvino fu persuaso da Guglielmo Farel, un altro riformatore francese, a stabilirsi a Ginevra. Insieme lavorarono per tradurre in pratica il calvinismo. Il loro intento era di trasformare Ginevra in una città di Dio, in una teocrazia che unisse in sé le funzioni della Chiesa e dello Stato. Imposero rigide norme, e relative sanzioni, che regolavano ogni campo, dall’istruzione religiosa e dalle funzioni ecclesiastiche alla pubblica morale e addirittura a questioni quali l’igiene e la prevenzione degli incendi. Un libro di storia riferisce che “un parrucchiere, per esempio, fu tenuto in prigione due giorni per aver acconciato i capelli di una sposa in una maniera che fu giudicata indecente; e la madre insieme a due amiche che lo avevano aiutato subirono la stessa pena. Anche il ballo e il gioco delle carte erano puniti dal magistrato”. A coloro che dissentivano da Calvino in materia teologica erano riservati castighi severi: il caso più tristemente noto è quello dello spagnolo Michele Serveto, che fu bruciato sul rogo. — Vedi pagina 322.

37 Calvino continuò ad attuare il suo genere di riforma a Ginevra fino alla sua morte, avvenuta nel 1564, e la chiesa riformata divenne stabile. Riformatori protestanti, che per sottrarsi alla persecuzione in altri paesi riparavano a Ginevra, si imbevevano qui di idee calviniste e, tornati nei rispettivi paesi, contribuivano a dar vita a movimenti di riforma. Il calvinismo si propagò presto in Francia, dove gli ugonotti (come vennero chiamati i protestanti calvinisti francesi) subirono violenta persecuzione per mano dei cattolici. Nei Paesi Bassi con l’aiuto dei calvinisti fu fondata la Chiesa Riformata Olandese. In Scozia, sotto la zelante direttiva di un ex sacerdote cattolico, John Knox, fu fondata la Chiesa Presbiteriana di Scozia, che si ispira alle dottrine calviniste. Il calvinismo ebbe un ruolo anche nella Riforma in Inghilterra e di lì passò nell’America del Nord con i puritani. In questo senso, benché fosse stato Lutero a mettere in moto la Riforma protestante, Calvino influì sul suo sviluppo in misura di gran lunga maggiore.

La Riforma in Inghilterra

38 A differenza dei movimenti di riforma in Germania e in Svizzera, la Riforma inglese si può far risalire ai giorni di John Wycliffe, la cui predicazione anticlericale insieme all’importanza da lui data alla Bibbia accese lo spirito protestante in Inghilterra. Gli sforzi che egli compì per tradurre la Bibbia in inglese furono imitati da altri. Nel 1526 William Tyndale, che era stato costretto a fuggire dall’Inghilterra, pubblicò il suo Nuovo Testamento. In seguito fu tradito ad Anversa, impiccato e arso sul rogo. Miles Coverdale portò a termine il lavoro di traduzione di Tyndale, e la Bibbia completa comparve nel 1535. La pubblicazione della Bibbia nella lingua del popolo fu senza dubbio il fattore che più di ogni altro contribuì alla Riforma in Inghilterra.

39 La rottura formale col cattolicesimo romano ebbe luogo quando Enrico VIII (1491-1547), che il papa aveva nominato Difensore della Fede, stilò nel 1534 l’Atto di Supremazia con cui si proclamò capo della Chiesa d’Inghilterra. Enrico chiuse anche i monasteri e ne distribuì le proprietà ai piccoli nobili. Per di più, ordinò che in ogni chiesa ci fosse una copia della Bibbia in inglese. Comunque quella di Enrico fu più una mossa politica che religiosa. Il suo obiettivo era l’indipendenza dall’autorità papale, specie in relazione ai suoi affari coniugali. Sotto il profilo religioso rimase cattolico in tutti i sensi, tranne che di nome.

40 Fu durante il lungo regno (1558-1603) di Elisabetta I che la Chiesa d’Inghilterra divenne protestante nella pratica pur rimanendo in gran parte cattolica in quanto alla struttura. Soppresse l’obbedienza al papa, il celibato ecclesiastico, la confessione e altre pratiche cattoliche, ma mantenne una forma episcopale di struttura ecclesiastica con la sua gerarchia di arcivescovi e vescovi e i suoi ordini monastici maschili e femminili. Questo conservatorismo generò grande insoddisfazione, per cui sorsero vari gruppi dissenzienti. I puritani chiedevano una riforma più radicale per purificare la chiesa di tutte le pratiche cattoliche romane; i separatisti e gli indipendenti insistevano che gli affari della chiesa dovevano essere amministrati da anziani locali (presbiteri). Molti dissidenti fuggirono nei Paesi Bassi o nell’America del Nord, dove in seguito fondarono le loro chiese congregazionaliste e battiste. In Inghilterra sorsero anche la Società degli Amici (quaccheri), fondata da George Fox (1624-91), e i metodisti, organizzati da John Wesley (1703-91). — Vedi tabella qui sotto.

Quali furono gli effetti?

41 Dopo aver preso in esame le tre principali correnti della Riforma — luterana, calvinista e anglicana — è bene soffermarci a valutare cosa fu realizzato dalla Riforma. Non si può negare che essa cambiò il corso della storia del mondo occidentale. “L’effetto della Riforma fu di nobilitare il popolo infondendogli un anelito di libertà e un civismo più elevato e più puro. Ovunque si sia estesa, la causa protestante ha reso le masse più consapevoli dei propri diritti”, scrisse John F. Hurst in un suo libro sulla Riforma. (Short History of the Reformation) Molti studiosi sono convinti che la civiltà occidentale come la conosciamo oggi sarebbe stata impossibile senza la Riforma. Comunque sia, dobbiamo chiederci: Cosa compì la Riforma sotto il profilo religioso? Come contribuì alla ricerca del vero Dio da parte dell’uomo?

42 Il massimo bene compiuto dalla Riforma fu senza dubbio quello di aver reso la Bibbia disponibile alle persone comuni nella loro propria lingua. Per la prima volta esse avevano dinanzi a sé l’intera Parola di Dio da leggere, così da poter essere nutrite spiritualmente. Ma, certo, ci vuole più che solo leggere la Bibbia. La Riforma liberò il popolo, oltre che dall’autorità papale, anche dalle dottrine erronee e dai dogmi che lo avevano soggiogato per secoli? — Giovanni 8:32.

43 Quasi tutte le chiese protestanti aderiscono agli stessi credi — i simboli Niceno, Atanasiano e Apostolico — e professano proprio alcune delle dottrine che il cattolicesimo insegna da secoli, quali la Trinità, l’immortalità dell’anima e l’inferno di fuoco. Tali dottrine non scritturali hanno presentato un’immagine distorta di Dio e del suo proposito. Anziché aiutare gli uomini nella loro ricerca del vero Dio, le numerose sette e denominazioni venute all’esistenza come espressione del libero pensiero della Riforma protestante li hanno solo condotti in tante direzioni diverse. Anzi, la diversità e la confusione hanno indotto molti a mettere in dubbio l’esistenza stessa di Dio. Con quale risultato? Il XIX secolo ha visto una crescente ondata di ateismo e agnosticismo. Questo sarà il tema del prossimo capitolo.

[Note in calce]

Lettere emanate dal papa a titolo di assoluzione o di suffragio.

Lutero insisteva tanto sul concetto di “giustificazione per la sola fede” che nella sua traduzione della Bibbia aggiunse la parola “sola” in Romani 3:28. Nutriva perfino dubbi sul libro di Giacomo a motivo dell’affermazione in esso contenuta che “la fede senza opere è morta”. (Giacomo 2:17, 26) Non si rese conto che, in Romani, Paolo stava parlando delle opere della Legge ebraica. — Romani 3:19, 20, 28.

Nel 1525 Martin Lutero sposò Katharina von Bora, un’ex monaca fuggita da un monastero cistercense. Ebbero sei figli. Egli affermò di essersi sposato per tre motivi: per compiacere suo padre, per fare un dispetto al papa e al Diavolo, e per suggellare la sua testimonianza prima del martirio.

Enrico VIII ebbe sei mogli. Contrariamente ai desideri del papa, il suo primo matrimonio fu annullato e un altro finì col divorzio. Egli fece decapitare due mogli, e due morirono di morte naturale.

La parola greca epìskopos è tradotta “bishop” (vescovo) nelle Bibbie in lingua inglese come la “Bibbia del re Giacomo”.

Fonte: L'uomo alla ricerca di Dio 1990 p.306
Seabiscuit
00venerdì 4 dicembre 2009 18:21
Ulrich Zwingli (1484-1531)

non ho letto molto su di lui, ma mi pare che le sue credenze assomigliano parecchio a quelle dei TdG.

in mezzo alle zizzanie c'è sempre stato il grano [SM=g27988]
Amalia 52
00venerdì 4 dicembre 2009 19:45

Zwingli continuò a predicare le sue dottrine riformate a Zurigo, dove attuò molti cambiamenti. Altre città ben presto lo seguirono, ma la maggioranza della popolazione nelle zone rurali, essendo più conservatrice, si attenne al cattolicesimo. Il conflitto tra le due fazioni si inasprì tanto che scoppiò la guerra civile tra gli svizzeri protestanti e quelli cattolici romani. Zwingli, che prese parte alla guerra come cappellano militare, fu ucciso nella battaglia di Kappel, presso il lago di Zug, nel 1531. Tornata infine la pace, a ciascun cantone venne concesso il diritto di decidere la propria forma di religione, protestante o cattolica.



Alcune informazioni al riguardo..... [SM=g7348]

www.riforma.net/storia/storia42-zwingli.htm
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