La Religione egizia,IIa Parte: Concetti di Creazione, Dio ed Eternità

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Wotan.Guido
00venerdì 20 aprile 2012 17:53
Le più antiche popolazioni dell’Egitto erano nomadi, che risiedevano solo temporaneamente nella Valle del Nilo e nelle Oasi dell’Ovest. Solamente verso il 5000 a.C., si dedicarono all’agricoltura e quindi dovettero fermarsi e sviluppare comunità con un certo ordine sociale. Con la stanzialità, le idee potevano essere comunicate, incluse quelle riguardanti il divino, ricavate dall’osservazione della natura, del mondo circostante, dal cielo sopra di loro dalla fertile Valle dal il Nilo e dal deserto circostante.
L’allevamento degli animali e l’osservazione degli animali (uccelli, coccodrilli, scorpioni, serpenti) diedero origine alle prime forme di religiosità. Uno dei più antichi artefatti rappresenta una mucca incorniciata fra le stelle: la mucca diventerà il caratteristico aspetto della dea Hathor, mentre le stelle saranno le anime del morto asceso all’eternità.
Altri animali verranno associati a divinità, a partire dal falco celeste, Horus. Esso, chiamato sovente “Horus il vecchio”, era osservato innalzarsi in cielo come falco ed era deificato come dio solare.
Più tardi, vi sarà un altro Horus, il figlio di Osiride e Iside, che verrà assimilato al precedente. La distinzione fra essi diventerà più labile, venendo rappresentati entrambi come falchi che indossano il “sekhemty”, la doppia corona dell’Alto e Basso Egitto. Il giovane Horus, nato da Iside, sarà la versione materializzata dell’Horus celeste, per essere meglio compreso dagli uomini.
Osiride appare più o meno nello stesso periodo; 3000 anni dopo, quando diventa il dio dell’aldilà, è rappresentato con il suo caratteristico scettro e il flagello, emblemi del dio della fertilità che diventa dio dell’agricoltura e della pastorizia e veniva rappresentato con il volto verde o nero, come simbolo della fertilità della terra. E’ facile immaginare come questi pensieri e associazioni portarono al concetto di resurrezione e vita eterna.
Le Comunità identificavano gli dei locali come oggetti di culto; con la crescita delle comunità e una maggiore chiarezza dei misteri, il Pantheon crebbe, portando ad un corpus di miti che meglio spiegavano i misteri sottintesi. Lucia Gahli, autrice del libro “Dei, riti, e religione dell’Antico Egitto”, afferma che “è probabile che la casta sacerdotale formulò e sviluppò le varie idee teologiche, associandole a dei e dee. Quando l’Egitto fu unificato, molte divinità locali furono ammesse nel pantheon nazionale, dando origine ad un vasto numero di divinità e ad un complesso sistema di credenze e rituali”.
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