La Navigazione sul Nilo

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Horemhat
00venerdì 22 gennaio 2021 17:15
Salve a tutti! Bentrovati ed auguri di buon anno... anche se in ritardo!
Purtroppo in questo periodo non riesco in nessun modo ad essere puntuale! Troppe "distrazioni".

In un momento di relax ho avuto modo di rileggere un passo delle "Storie" di Erodoto (II, 96) che descrive la navigazione in Egitto. 
Leggendolo mi è sembrato alquanto strano, la navigazione in Egitto sembra "rudimentale" nonostante la tecnica fosse stata affinata (quando Erodoto scrive) in circa 2600 anni. Non mi sembra, inoltre, di aver visto sulle rappresentazioni tombali quello che descrive (mi riferisco alla tavola gettata davanti e alla pietra legata dietro).

Ho anche focalizzato quanto poco so di un aspetto fondamentale nella vita degli antichi Egizi; il fiume è una sorta di "arteria"  che collega tutte le città muovendo persone e merci; è così importante che anche il dio sole usa la barca nei suoi viaggi diurni (la Mandjyt) notturni (la Mesektet). 

Quindi quali tipi di barche e navi esistevano? Quali materiali e tecniche di costruzione? E poi come si navigava in egitto? vela? remi? col bastone (come sui canali)? 
Se qualcuno ha qualche risposta in merito, immagini o pubblicazioni... Fatevi avanti!!!

Aspetto fiducioso!
per il momento rinnovo gli auguri di un  buon 2021 (o al limite normale che sarebbe già qualcosa...)

Hor

Per chi non conoscesse il passaggio di Erodoto lo allego di seguito:

Storie, Libro II, 96.
 "1) I battelli egiziani per il trasporto delle merci sono costruiti in legno di acacia: un albero di aspetto similissimo al loto di Cirene, e da cui goccia della gomma. Tagliano da questa acacia pezzi di legno di circa due braccia, che mettono insieme come mattoni, costruiscono il battello come segue.
2) Collegano i pezzi di legno, di due cubiti, con lunghi e frequenti cavicchi; e quando hanno costruito in questo modo vi tendono sopra delle traverse. Nessun uso di tavole laterali. Turano le commessure interne on papiro;
3) e apprestano un solo timone, che passa attraverso la carena. Per l’albero adoperano l’acacia e per le vele il papiro, Questi battelli non possono risalire il fiume se non domina un forte vento, e vengono tirati da terra. Invece in discesa ecco come vanno.
4) C’è un graticcio costruito di tamarisco, tenuto insieme da una stuoia di canne, e una pietra forata del peso di circa due talenti. La tavola vien gettata, legata a una fune, avanti al battello, che il fiume la porti - alla superficie-, e dietro, con un’altra fune, la pietra.
5) La tavola sotto l’urto della corrente cammina veloce trascinando la baris tal nome hanno appunto questi battelli, e la pietra, trascinata dietro e stando sul fondo de fiume, mantiene diritto il corso della navigazione. Gli egiziani hanno una grande quantità di questi battelli, di cui alcuni trasportano molte migliaia di talenti."

Hotepibre
00sabato 23 gennaio 2021 01:57
Erodoto e la "baris"
Intanto bentornato e grazie per quello che, nel tuo lavoro, stai sicuramente facendo per tutti noi in questa tragica situazione (per chi non lo ricordasse, Horemhat all’atto della presentazione ci disse di essere anestesista).

Ma passiamo all’argomento da te proposto e che meriterebbe, da solo, non una semplice risposta, ma probabilmente uno o più libri!

Partiamo, preliminarmente, dal solito “warning” che si deve sempre tener presente quando si scrive partendo dall’onnipresente Erodoto:
a. ricordiamo che scrive nel V secolo a.C. e che la stragrande maggioranza delle cose che scrive sono “per sentito dire” (vedi i 100mila schiavi impiegati per costruire le piramidi o il “misterioso” riferimento, sempre in tema di piramidi, ai “legni corti” come metodo di costruzione);
b. la visita in Egitto di Erodoto, nativo come ricorderai di Alicarnasso, durò solo 4 mesi e, in un periodo in cui spostarsi in una terra vasta come l’Egitto non era certo impresa agevole, direi che poteva solo guardarsi attorno e descrivere quel che vedeva e che lo aveva incuriosito.

Dobbiamo inoltre tener presente che Erodoto scrive in un ben preciso periodo storico e che quel che riporta, oltre al "sentito dire", è ciò che ha materialmente visto durante il suo viaggio (quando andiamo in giro per Roma diciamo che esiste il Colosseo, e che una guida ci ha detto che lì i cristiani, 2.000 anni, fa venivano mangiati dai leoni, ma anche che è circondato da un traffico di autovetture bestiale😁).
È perciò possibile che esista una commistione tra l’ “antico” e il “contemporaneo” nella narrazione erodotea.
Ciò, nel caso specifico, ci porta a dire che quanto scritto a proposito della navigazione, nella fattispecie, possa non essere “universale”, ovvero valido per tutti i millenni della storia dell’Egitto.

Quanto alle “baris”, fino ad almeno un paio d’anni fa si riteneva appunto una “invenzione” di Erodoto, ma…

…ma nel 2010-2011, nell’area dell’antico, sommerso, porto di Thonis venne rinvenuta, tra le altre, una nave affondata in perfetto stato di conservazione che sembra confermare la descrizione erodotea.
Si tratta, infatti, di una chiglia in ottimo stato di conservazione (circa al 70%), lunga circa 30 m (e qui c’è una differenza dalla descrizione antica che la voleva lunga circa la metà), con foro per un timone centrale (e non laterale come la stragrande maggioranza delle navi e dei modelli di navi presenti nelle tombe). Corrisponderebbe il metodo di costruzione con tavole in acacia lunghe circa 2 m, ma esistono anche travi laterali per rinforzare lo scafo, cosa che Erodoto esplicitamente esclude.

E qui, almeno per ora, mi fermo sennò divento noioso... ma proseguirò quanto prima!
Hotepibre
00sabato 23 gennaio 2021 02:25
la "baris" di Erodoto
La "baris" contrassegnata come "ship 17" delle 70 rinvenute del porto sommerso di Thonis
Horemhat
00martedì 26 gennaio 2021 12:10
Quindi ala fine Erodoto avrebbe ragione, se escludiamo le dimensioni (ma probabilmente ha visto dei "modelli" più piccoli) e le tavole laterali; se aveva ragione sulla nave si potrebbe ipotizzare che, almeno all'epoca dei suoi viaggi, anche le tecniche di navigazione fossero quelle descritte.

La scoperta è interessante perché (correggimi se sbaglio) per lo più sono state ritrovate barche rituali e non modelli che abbiano effettivamente navigato.

Un'altra cosa che mi aveva insospettito è che Erodoto non fa rifermento ai rematori, , invece, sono numerosi i modellini funebri che mostrano personale addetto ai remi ed anche nella lingua egiziana non mancano riferimenti ai rematori ed i remi (uno per tutti il geroglifico P8 che significa anche "voce").

Ci sarebbe tanto da parlare, sarebbe interessante anche elencare i sinonimi della parola "barca" con le dovute sfumature di significato .

Queste sono le mie domanda, se qualcuno ha qualche domanda aggiuntiva (o magari delle risposte od osservazioni) si inserisca pure nella discussione.

grazie ed a presto
Hor
Hotepibre
00mercoledì 27 gennaio 2021 02:10
Re:
Horemhat, 26/01/2021 12:10:

...

La scoperta è interessante perché (correggimi se sbaglio) per lo più sono state ritrovate barche rituali e non modelli che abbiano effettivamente navigato.

...




Partiamo da questa domanda: se fai riferimento a ritrovamenti di natanti, certamente sono state trovate vere e proprie imbarcazioni e non solo barche rituali o modelli.
Ovvio che mentre queste/i ultime/i sono meglio conservate/i poiché preservate/i generalmente in contesti funerari (si pensi alla nave di Cheope e a quella ancora in situ e non ancora estratta), i primi sono stati raramente rinvenuti poiché naturalmente portati a deperire e a distruggersi con il tempo o l’uso, o il riuso, o la demolizione.
Non a caso ho indicato queste differenti possibilità poiché di certo una buona “miniera” di natanti autentici è costituita proprio dal porto sommerso di Thonis che ha restituito, a partire dal 2001, oltre 70 imbarcazioni.

Queste sono state classificate in vario modo:
1. da naufragio: solo 1 (nave 61) accertata, forse altre in corso di indagine, sono la 9, la 14 e 15;
2. da deposito rituale: 1 (nave 11);
3. da riuso: navi 43, 17 (entrambe “baris” sia pure di struttura e costruzione differenti tra loro e assimilabili per il solo foro centrale del timone di governo), 20, 21, 22, 23, 33, 44, 45 (forse anche queste baris).

per quanto riguarda le navi di cui al n.ro 1, ovvero da naufragio, di certo la 61 affondò improvvisamente, mentre era ancora ormeggiata, forse a causa di un cataclisma che colpì il porto. Si ritiene, infatti, che il fondo dell’area marittima portuale abbia improvvisamente ceduto a causa, forse, del grande peso costituito dalle costruzioni che, nel corso dei secoli, erano state erette sui moli stessi. Analoga sorte potrebbero aver avuto, data la concentrazione e la posizione dei relitti, le altre navi sopra indicate.

La nave 11, circondata da oggetti di tipo cultuale (bracieri, piatti per offerte e ossa di animali appesantiti da piombi perché affondassero), presenta inoltre un posizionamento molto particolare che non avrebbe trovato giustificazione in determinati periodi storici di particolare traffico del porto (avrebbe infatti ostruito alcuni dei canali navigabili o ne avrebbe comunque resa difficile e pericolosa la navigazione). La nave presenta uno squarcio nella chiglia praticato ad arte e non accidentale e si ritiene possa essere stata impiegata come imbarcazione sacra in cerimonie dedicate al dio Osiride. La cosa viene inoltre confermata dalla tipologia di legno, sicomoro, sacro al dio (si ipotizza l’uso nel mese di Khoiak per il viaggio sacro del dio dal tempio sul molo di Thonis a quello di Canopo).

Le navi di cui al numero 3, infine (tra cui le baris 17 e 43), data la posizione, l’asportazione sistematica di sovrastrutture, il fatto che erano molto probabilmente legate tra loro a coppie, e la zavorra di cui sono state trovate piene, sembrano poter essere giustificate come costituenti un vero e proprio ponte e poi pontile di barche che consentiva di prolungare i moli in muratura avendo il vantaggio di seguire l’andamento delle maree così costituendo un vero e proprio pontile mobile.

Per chiudere questa seconda “puntata” sulle navi egizie (tra tutti i relitti non sono state trovate navi “straniere”), credo utile rammentare che i relitti di Thonis/Heracleion abbracciano un periodo storico di ben 700 anni, dall’VIII al II secolo a.C.

E anche stavolta, credo utile fermarmi… per il resto delle domande… a dopo!
nectanebo
00sabato 30 gennaio 2021 16:59
Ciao a entrambi.
Nonostante tutto la voglia di capire e scoprire capitoli della vita dell'antico Egitto non manca,
malgrado il momento non sia dei migliori.

Cerco di dare anch'io un contributo seppur minimo.

Dai modelli di navi rinvenuti in numerose sepolture, sembra che, la navigazione sul Nilo sia stata influenzata da altre civiltà.
Due interessanti modellini sono stati ritrovati nella tomba di Ahhotep uno d'oro, l'altro d'argento Il modellino d’oro è adagiato su un carro a 4 ruote in bronzo evidentemente per facilitarne il trasporto anche via terra e superare cosi rapide o tratti difficoltosi. I modelli sono anomali nel tempo e nel materiale. Mentre il modello d'oro rappresenta un tipico vascello papiriforme del Nilo, il modello d'argento trova il suo più vicino parallelo con una nave contemporanea minoica/cicladica con equipaggio di dieci rematori, esemplificata dalla nave a remi nel fregio in miniatura dalla Casa dell'Ovest ad Akrotiri in epoca.
L'estremità anteriore della barca d’argento, si innalza in un elegante arco che continua scendendo quasi a portarsi nella posizione centrale in piano, per riprendere la forma arrotondata, meno accentuata, verso la parte posteriore dello scafo.
Il modello comprende una squadra di undici persone, una sola figura è in piedi, forse il timoniere.
L’equipaggio (rematori) è seduto e disposto appaiato su 5 file di banchi con remi sporgentti dallo scafo..

Dati Tratti da:
Ahhotep’s Silver Ship Model: The Minoan Context
Shelley Wachsmann
Institute of Nautical Archaeology, Texas A&M University



...Nec.

Hotepibre
00domenica 31 gennaio 2021 00:13
Akrotiri
Interessante il post di Nec con riferimento all'affresco della "battaglia navale" della West House di Akrotiri, la c.d. "Pompei egea".

Akrotiri: la West House

…in termini calcistici, credo si chiami "assist", infatti qui gioco quasi "in casa"😂
La mia tesi di laurea in Civiltà Egee era infatti incentrata proprio sui rapporti tra Egeo ed Egitto nel Bronzo Tardo e l’argomento è davvero affascinante. In particolare, proprio quella casa di Santorini presenta un altro affresco molto particolare e altrettanto interessante per chi, come noi, è appassionato di Antico Egitto.
Ma andiamo con ordine: la stanza 5, che ospita gli affreschi, presenta numerose aperture (finestrature e aperture verso un giardino), e queste costrinsero l’artista a sviluppare le opere nella fascia superiore creando, peraltro, una sorta di fregio continuo che si snoda così lungo tutte e quattro le pareti: la narrazione vede, sulla parete meridionale, la partenza della flotta da un porto (verosimilmente Akrotiri) per raggiungere una propria meta. Nella parete seguente si assiste allo sbarco vero e proprio e a scene di assedio di una città costiera e di battaglia (anche navale, con corpi di soldati caduti in mare).

Akrotiri: La room 5 della West House (sulla destra, in alto, il paesaggio nilotico)

Il fregio continua, sulla parete est e si evidenzia il lungo e sinuoso corso di un fiume (Creta non ha fiumi, men che meno Santorini) fiancheggiato da un vero e proprio paesaggio nilotico con palme, uno sciacallo, un gatto che insegue delle oche e antilopi inseguite da un felino.

Akrotiri: West House, room 5, Il paesaggio nilotico

Per curiosità, l'affresco si conclude sull'ultima parete con il ritorno a casa (verosimilmente la stessa Akrotiri) dei soldati e dei marinai accolti da dignitari e dalla folla festante.
La spedizione oltremare e la presenza di un paesaggio “nilotico”, hanno fatto supporre che il fregio narrasse un episodio autentico, verosimilmente un’azione di guerra (o di pirateria) svolta sulle coste africane (forse libiche tanto che l’opera è anche nota come “spedizione libica”), e che il padrone di casa avesse preso parte a tale vittoriosa spedizione e ne avesse voluto in tal modo tramandare il ricordo.
A conferma, tra le altre risultanze, di rapporti tra Egeo ed Egitto in quel periodo storico cristallizzato dall’eruzione di Thera/Santorini, viene un’altra house di Akrotiri, la c.d. Casa delle Dame

Akrotiri: Casa delle Dame, la room "B"

...qui, in un locale (room “B”) identificato come una sorta di “tempio” un altro affresco decisamente egittizzante: una fascia inferiore sulla parete, di colore azzurro, sembra rappresentare un fiume, ma non si tratta di un fiume qualunque poiché sulle sue sponde nascono papiri e fiori di loto azzurri sconosciuti a Creta: si tratta, anche in questo caso, del Nilo...

Akrotiri: Le piante sulle pareti del "tempio" della room "B" della Casa delle Dame

...e potremmo ancora continuare sui dimostrati rapporti tra le due prime Civiltà del Mediterraneo, ma credo di essere andato un po' OT sollecitato dall'intervento di Nec... pardon!

[per chi fosse interessato, dello stesso autore citato da Nec, e sullo stesso argomento della navigazione:
Wachsmann S. 1998 Sea-Going Ships and Seamanship in the Bronze Age Levant, Austin]
nectanebo
00domenica 31 gennaio 2021 11:28
Hotep, non ho dimenticato la tua tesi.
Calzava a pennello inserire quel tipo di nave prima dell'altro modellino
di nave di papiro.

Ciao...Nec.
Hotepibre
00domenica 31 gennaio 2021 12:09
torniamo alla "baris"...
...E torniamo, perciò, alla “baris” da cui eravamo partiti dopo i dubbi di Horemhat e a un altro dei suoi quesiti:

Ci sarebbe tanto da parlare, sarebbe interessante anche elencare i sinonimi della parola “barca” con le dovute sfumature di significato.


Non parlerei, intanto di “sfumature” di significato: se nella nostra lingua esistono i cargo, le navi passeggeri, le corazzate, le barchette e le portaerei, altrettanto succedeva anticamente.
In un convegno tenutosi a Bruxelles nel 1930, una relatrice, Maria Merzagora, cita Edwin Mayser, filologo, autore di “Grammatik der griechischen Papyri aus der Ptolemäerzeit” (ovvero “Grammatica dei papiri greci dal periodo tolemaico”) il quale indica “baris” come nome generico per indicare “nave”, "natante".
Il termine, infatti, se si esclude la citazione erodotea, compare solo due volte in papiri egizi, con significati talmente differenti tra loro da generare l’idea che non si tratti di una specifica tipologia di nave: in un caso si tratta, infatti, di una nave che trasportò orzo, mentre nell'altro si fa riferimento a un trasporto di uomini armati da Hermontis a Crocodilopolis in occasione di un conflitto. Non escludo che ci possano essere stati altri ritrovamenti letterari del termine dal 1930 in poi, ma non ho trovato nulla nel senso.
Quanto al sistema di navigazione: graticcio anteriore in acqua traente e peso posteriore da 2 talenti per garantire la direzione, questo viene criticato da alcuni archeologi, ma non da altri. I primi, infatti, ritengono che il peso posteriore sarebbe solo servito a frenare la nave, mentre il graticcio anteriore avrebbe avuto solo la funzione di scandaglio per valutare la profondità dell’acqua dinanzi alla nave stessa. Altri, tra cui la relatrice, più compiutamente fanno notare che Erodoto è molto vago nella sua spiegazione (direi come al solito) non indicando, ad esempio, né le dimensioni, né la profondità del graticcio e che il metodo, in presenza di navigazione in favore di corrente fluviale e con adeguate dimensioni del graticcio stesso, sarebbe stato perfettamente in grado di garantire il traino costante del natante, e che il peso posteriore (2 talenti greci = a circa 26 kg x 2 = 52 kg) avrebbe ben svolto il compito di garantire la direzione della nave senza eccessivamente rallentarla. La Merzagora esclude, inoltre, che potesse servire da “freno” giacché, in tal caso, sarebbe stato “lanciato in acqua” solo in caso di emergenza, mentre Erodoto indica che il peso era immerso durante tutta la navigazione.
Horemhat
00giovedì 4 febbraio 2021 19:13
In effetti la parte del graticcio/pietra era la parte che mi sembrava più oscura: una nave in direzione di corrente viene trascinata, questo sistema, al massimo, mi sembra utile più per mantenere la nave in asse con la corrente (una specie di ancora galleggiante), altrimenti la nave rischia di ruotare sull'imbardata e diventare poco manovrabile, costringendo il timoniere a continue correzioni (specie se il carico della nave è asimmetrico); con questo sistema la pietra che struscia sul fondo fa da fulcro, il graticcio "tira" in direzione di corrente e mantiene in asse la nave.

Al solito non ho trovato nessuna immagine dirimente.

Hor
Hotepibre
00lunedì 8 febbraio 2021 19:00
Purtroppo, il caro vecchio Erodoto, troppo spesso preso come fedele cronista della storia (in special modo egizia) è in realtà solo un "turista per caso" che in meno di quattro mesi non può certo né aver visto, né aver imparato, poi molto dell'Egitto. Ci sono, e di certo ci saranno, centinaia di tentativi di ricostruire le "invenzioni" narrate da Erodoto, ma dai "legni corti" usati per costruire le piramidi è di certo difficile ricavare alcunché di reale. Solo ipotesi, le più fantasiose, magari alcune anche operativamente valide, ma pur sempre ipotesi.
lo stesso deve dirsi per questo sistema di navigazione di certo originale e, che mi risulti, non attestato in altre parti del mondo, né antiche, né tantomeno moderne.
Concordo sul fatto che il graticcio anteriore traente poteva anche essere un'idea valida per accelerare la navigazione in favore di corrente, ma di certo, come da te segnalato, se questa barca/nave, a maggior ragione per l'aumentata velocità, non avesse avuto un qualcosa che garantisse il giusto verso, si sarebbe imbardata, magari mettendosi di traverso alla corrente.
Di certo il timone poteva essere uno dei modi per evitarlo, ma questo avrebbe costituito un lavoro immane per il pilota considerando che si trattava, all'epoca, di una semplice leva senza sistemi di moltiplica delle forze; un altro metodo, del resto usato da sempre per garantire la stabilità in volo delle frecce, ad esempio, o più semplicemente degli aquiloni, era dotare la barca/nave di una "coda" e il peso posteriore filato dietro la poppa ben poteva garantire questa stabilità.
sargon.
00sabato 20 febbraio 2021 17:35
Navigazione fluviale sul Nilo.
A proposito dell'argomento trattato, Ineni, titolare della tomba tebana n. 81, descrive il trasporto di due obelischi alti 30 m. da Asswan e Ipetsut. Parlando della costruzione dell'obelisco dice: "Io ho supervisionato la costruzione di due obelischi all'ingresso del tempio, granito e pietra. Ho supervisionato la costruzione di una splendida nave lunga 120 cubiti, 40 cubiti di larghezza, per trasporto fluviale degli obelischi, sono venuti in pace, sani e salvi sono sbarcati in Ipetsut (Karnak)."
Altri dati completavano la descrizione del natante: altezza a centro barca 6m, spessore di fasciame 30cm, portata lorda 800 tonnellate.
La chiatta veniva trainata da un flottiglia di 30 barche con 30 rematori.
Horemhat
00domenica 21 febbraio 2021 18:10
Interessante, da Asswan a Ipetsut navigavano in direzione di corrente ma le 30 barche a tirare dimostrano che la traversata non deve essere stata facile.

Una curiosità esistono immagini della tomba TT 81 che illustrano l'impresa?
Hotepibre
00domenica 21 febbraio 2021 19:38
Puoi trovare informazioni sulla TT81 QUI!, nella voce di WP IT che ho scritto ricavando informazioni da vari testi tra cui, il principale, "Topographical Bibliography of Ancient Egyptian hierogliphic texts, reliefs, and paintings". Vol. 1, Oxford at the Clarendon Press, ed 1927, di Porter e Moss.
Purtroppo non trovo riferimento alla biografia di Ineni segnalata da Sargon, anzi, sarebbe interessante avere la fonte da cui ha tratto l'informazione così da poter eventualmente integrare la voce, grazie.
Ho trovato il brano citato e si tratta della traduzione della biografia di Ineni risalente a Breasted, 1906, ma non... trovo dove si trova😂.

Notizia di trasporto di obelischi (verosimilmente gli stessi segnalati da Ineni) si trovano, invece, nel primo porticato del "Sublime dei sublimi", il tempio di Hatshepsut a Deir el Bahari. Anche in quel caso, come segnalato da Sargon, il trasporto di due obelischi avviene su una nave cargo priva di rematori e vele giacché è trainata da 30 "rimorchiatori" suddivisi in 3 flottiglie. I rematori sono decisamente molti più che i 30 segnalati da Sargon poiché ogni rimorchiatore viene rappresentato con almeno 15 rematori per fiancata (il che significa che potrebbero essere almeno 30 per ogni barca, il che porta il numero a circa 1000 uomini). L'imbarcazione di ogni flottiglia più vicina alla "porta-obelischi", è rappresentata più grande delle altre, verosimilmente perché si tratta dell' "ammiraglia" di ogni flotta; l'ammiraglia di una flottiglia, inoltre, quella rappresentata nel registro superiore del rilievo, presenta a poppa un padiglione sotto cui si trova un trono custodito da un leone e accanto al quale si trova un flabello a rappresentare, molto verosimilmente, che quella era la barca reale in cui, se non fisicamente, il re/regina era simbolicamente presente.
Interessante notare, come detto, che il cargo NON presenta remi né vele, è molto più alta dei rimorchiatori e presenta tiranti che collegano poppa e prua ad aumentarne la robustezza, mentre, sulle fiancate, si notano rettangoli che rappresentano le travi di rinforzo trasversale dello scafo (vedi immagine nell'articolo che vi linko qui di seguito).

Cargo trasporto obelischi di Hatshepsut a Deir el Bahari

I due obelischi, rappresentati ancora legati sulle slitte con cui furono caricati e con cui, verosimilmente, saranno sbarcati per il successivo innalzamento nel tempio di Karnak (uno è ancora innalzato, il c.d. obelisco nascosto, e l'altro crollato al suolo la cui parte sommitale si trova nei pressi del lago sacro), sono rappresentati in linea con l'asse centrale del cargo. Non bisogna tuttavia dimenticare che gli egizi preferivano la chiarezza alla realtà della rappresentazione: questo significa che non necessariamente i due monoliti siano stati caricati effettivamente in quel modo; sarebbe stato infatti meno chiaro rappresentarli entrambi affiancati mentre intento del rilievo era magnificare proprio il trasporto di DUE obelischi.
sargon.
00lunedì 22 febbraio 2021 00:26
La maggior parte delle informazioni é tratto dal libro:
INENI
La Tumba Tebana nº 81
Beca ASADE 2005-2006 concedida a Teresa Armijo Navarro-Reverter,
Cristina Pino Fernández y Ángel Sánchez Rodríguez.
sargon.
00lunedì 22 febbraio 2021 00:38
Esattamente a pag. 78 del libro.
Hotepibre
00lunedì 22 febbraio 2021 17:17
Perfetto, grazie. Trovato il riferimento anche in Porter e Moss; provvedo quanto prima a modificare e ampliare la voce WP, nonché e ridisegnare la planimetria rendendola più completa.
Scrivere le voci di quasi 500 tombe dei Nobili tebane non è stata impresa facile e per qualcuna (considerando anche lo scarso interesse della comunità wikipediana) non ho approfondito come avrei dovuto.
Ancora grazie
22/02/2021 inserita in WP planimetria aggiornata con riferimenti numerici (i testi biografici citati da Sargon sono ai nn. 2 e 7 della planimetria);
22/02/2021 h. 19.05: riscritta la voce alla luce di quanto sopra (il testo sotto riportato è in HTML, così come viene scritto per la pubblicazione in WP):

==La tomba==
Alla tomba, che presenta una planimetria asimmetrica, differente da quella a "T" rovesciata tipica del periodo, si accede da un portico con sei pilastri. Già in questo portico, nonostante le molte lacune e i danneggiamenti del tempo e dell'uomo, notevole è l'apparato pittorico: due stele (nn. 2 e 7 in planimetria) riportano testi autobiografici; in altre scene (3) il defunto, coadiuvato dai suoi aiutanti (1), controlla il tesoro di [[Amon]] e la relativa distribuzione ai templi. In altra scena (4) (non ultimata) il defunto, coadiuvato da assistenti ispeziona i prodotti e il bestiame destinato al tempio di Amon. In altro rilievo su cinque registri sovrapposti (5) il controllo di tributi stranieri tra cui nubiani, con donne e bambini (I e II registro superiori), siriani, con donne e bambini (registro IV) e, tra l'altro, un orso; nell’ultimo registro (V) egiziani che recano, comunque, prodotti di origine siriana. In altre scene (6-9) il defunto, sotto la cui sedia dorme un cane, riceve offerte: animali, cacciagione, [[Oca|oche]], [[Gruidae|gru]], asini, montoni, capre e maiali; poco discosto (8), il defunto e la moglie a pesca e caccia con rappresentazione di [[Ippopotamo|ippopotami]], uccelli e pesci, mentre uomini pigiano l'uva, ricavano vino e ne riempiono giare.
Sui pilastri:
* 10. il defunto in piedi a caccia nel deserto con cani; tra le prede anche [[Hyaenidae|iene]]; tra le altre scena di caccia alle [[Gazzella|gazzelle]] con tre attendenti;
* 11. Su quattro registri, una casa con giardino, una lista di alberi e di palme; un uomo dinanzi al defunto e alla moglie; palme, alberi e un lago; la moglie nella dispensa di casa;
* 12. il defunto assiso con una lista delle offerte;
* 13. (distrutto) verosimilmente immagine simile al pilastro 12.;
* 14. Negli unici due registri leggibili, scene di semina e aratura;
* 15. scene di raccolto, mietitura, accumulo del grano, [[trebbiatura]] con i buoi e trasporto
Un breve passaggio, sulle cui pareti (16) il defunto dinanzi alla Dea dell'Occidente ([[Hathor]]) e ad [[Anubi]], adduce ad un corridoio leggermente in diagonale. Sulle pareti (17) scene della processione funebre, con la moglie, il fratello Pahery; il sarcofago trainato da buoi e scena del pellegrinaggio ad [[Abido (egitto)|Abydos]]. Sulla parete opposta (18) il defunto la moglie con il fratello Pahery e lista di offerte. Il corridoio termina in una piccola camera di forma irregolare in cui scene di uomini che trasportano gazzelle e vitelli (19), seguono, su quattro registri (20-21) scene del defunto, della moglie e di parenti a banchetto allietato da musicisti (un arpista maschio e suonatrici di nacchere). Sul fondo (22) in quattro statue, il defunto, la moglie e i genitori di lui{{cita|Porter e Moss 1927| pp. 159-163}}..
Un frammento di dipinto parietale, rappresentante il defunto e parte di un testo si trova oggi presso il [[Museo archeologico nazionale di Firenze#Il Museo Egizio di Firenze|Museo Egizio]] di [[Firenze]] (cat. 6391){{cita|Porter e Moss 1927| pp. 163}}..
Hotepibre
00lunedì 22 febbraio 2021 19:57
...e visto che mi trovavo, ho integrato anche la biografia con l'indicazione di altri fratelli e sorelle...

== Biografia==
Genitori di Ineni furono l'omonimo padre, Giudice, e la madre Sit-Dhout (o Sat-Djehuti); Ahhotep (o Iahotep), chiamata anche Thuiu, fu sua moglie. Pahery il nome di uno dei fratelli[1]. Recenti studi hanno individuato, inoltre, altri fratelli menzionati nella TT81[5]: Ken, sacerdote di Mut; Intef, supervisore ai lavori […]; Userhat, sacerdote di […]. Dai testi presenti nella tomba, sono stati inoltre individuati altri fratelli e sorelle del defunto e della moglie; è tuttavia da tener presente che potrebbe trattarsi di cognati o di altri nomi di una stessa persona. Sono così indicati: Imentu, Djehutymesb e Amenhotep, come scribi; Payn, Turi, In, Tetianj. Tena, Naie, Baki, senza indicazione di incarico, e forse altri quattro nominativi tra i fratelli del titolare Ineni; Iahmes, Sesiseneb, Tenetisem, Nesuebu e Senires, con almeno altri tre nominativi, come sorelle della moglie[6].

il tutto, sempre grazie a Sargon...😃
sargon.
00martedì 23 febbraio 2021 16:02
Tra le realizzazioni dell'architetto Ineni bisogna citare alcuni capolavori, come la cappella di prezioso alabastro bianco di Hatnub di commissionata da Amenhotep I per il suo Sed Heb, la Cappella Rossa di Hatshepsut, per il colore dell’ alabastro, chiamata Set-ib-Amon (Luogo preferito di Amon) destinato ad accogliere la barca sacra processionale di Amon, si trovava sempre all’ interno del cortile. Tale opera sarebbe poi stata prima ingrandita e poi smantellata da Tutmosi III.
Infine sembra che fosse l'ideatore di quelle strutture monumentali chiamate piloni, una creazione del Nuovo Regno. La parola che designa queste strutture, derivata dalla radice BXN “essere vigilante” appare per la prima volta nella sua stele, da qui sarà sempre utilizzata per designare questa costruzione, indica lo scopo difensivo di questa fabbrica monumentale del tempio.
Hotepibre
00sabato 27 febbraio 2021 20:35
Re:
sargon., 23/02/2021 16:02:

Tra le realizzazioni dell'architetto Ineni bisogna citare alcuni capolavori, come la cappella di prezioso alabastro bianco di Hatnub di commissionata da Amenhotep I per il suo Sed Heb, la Cappella Rossa di Hatshepsut, per il colore dell’ alabastro, chiamata Set-ib-Amon (Luogo preferito di Amon) destinato ad accogliere la barca sacra processionale di Amon, si trovava sempre all’ interno del cortile. Tale opera sarebbe poi stata prima ingrandita e poi smantellata da Tutmosi III.
Infine sembra che fosse l'ideatore di quelle strutture monumentali chiamate piloni, una creazione del Nuovo Regno. La parola che designa queste strutture, derivata dalla radice BXN “essere vigilante” appare per la prima volta nella sua stele, da qui sarà sempre utilizzata per designare questa costruzione, indica lo scopo difensivo di questa fabbrica monumentale del tempio.



Certe sollecitazioni diventano irresistibili... e così mi sono dedicato a riscrivere integralmente la voce Ineni di Wikipedia Italia... se siete interessati:

Per ora ho scritto la biografia, la composizione familiare e i titoli (nobiliari e professionali).
28/02: Iniziato anche la scrittura della sezione relativa alle "opere realizzate".
04/03: terminata voce "Ineni" di Wikipedia Italia.

sargon.
00venerdì 5 marzo 2021 18:43
Ricordo di aver postato nel 2014 una serie di profili "I più importanti personaggi della corte di Tuthmose III"
tra i quali quello di Ineni.
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