La Loba

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Miryam
00mercoledì 15 giugno 2011 14:50
C'è una vecchia che vive in un luogo nascosto che tutti conoscono ma pochi hanno visto. Come nelle favole dell'Europa Orientale, pare in attesa di chi si è perduto, di vagabondi e cercatori.

E' circospetta, spesso pelosa, sempre grassa, e desidera evitare la compagnia. Emette suoni più animaleschi che umani.

Dicono che viva tra putride scarpate di granito nel territorio indiano di Tarahumara. Dicono sia sepolta alla periferia di Phoenix, vicino a un pozzo. Dicono che è stata vista in viaggio verso il Monte Alban su un carro bruciato, con il finestrino posteriore aperto. Sta accanto alla strada poco distante da El Paso, dicono; cavalca impugnando un fucile da caccia insieme ai coltivatori verso Morelia, Messico; l'hanno vista avviarsi al mercato di Oaxaca con strane fascine sulle spalle. Ha molti nomi: La Huersera, La Donna delle Ossa; La Trapera, La Raccoglitrice, La Loba, La Lupa.

L'unica occupazione della Lupa è la raccolta delle ossa. Notoriamente raccoglie e conserva in particolare quelle che corrono il pericolo di andare perdute per il mondo. La sua caverna è piena di ossa delle più varie creature del deserto: il cervo, il crotalo, il corvo. Ma si dice che la sua specialità siano i lupi.

Striscia e setaccia le montagne e i letti prosciugati dei fiumi, alla ricerca di ossa di lupo, e quando ha riunito un intero scheletro, quando l'ultimo osso è al suo posto e la bella scultura bianca della creatura sta davanti a lei, allora siede accanto al fuoco e pensa quale canzone cantare.

E quando è sicura, si leva sulla creatura, solleva su di lei le braccia, e prende a cantare. Allora le costole e le ossa delle gambe cominciano a ricoprirsi di carne e le creature si ricoprono di pelo. La Lupa canta ancora, e quasi tutte le creature tornano in vita, con la coda ispida e forte che si rizza.

E ancora La Loba canta e il lupo comincia a respirare.

E ancora La Loba canta così profondamente che il fondo del deserto si scuote, e mentre lei canta il lupo apre gli occhi, balza in piedi e corre lontano giù per il canyon.

In un momento della corsa, per la velocità della corsa medesima, o perché finisce in un fiume, o perché un raggio di sole o di luna lo colpisce alla schiena, il lupo è d'un tratto trasformato in una donna che ride e corre libera verso l'orizzonte.

Cosà si dice che se vagate nel deserto, ed è quasi l'ora del tramonto, e vi siete un po' perduti, e siete stanchi, allora siete fortunati, perché forse La Lupa può prendervi in simpatia e mostrarvi qualcosa - qualcosa dell'anima.

Da "Donne che corrono coi lupi", Clarissa Pinkola Estés

Quella della Loba è una figura importantissima e piena di significati. Dentro ogni donna esiste una Loba, ella è la custode, rinnovatrice e riparatrice della nostra anima. E' raffigurata come una donna anziana, che lavora sapientemente con le proprie mani nel magico alone di mistero, saggezza ed esperienza comuni a cio' che caratterizzava le donne di un'altra epoca... Forse qualcuna potrebbe aver rivisto negli occhi della Loba quelli della propria nonna, com'è successo a me.
Nonna raccoglieva e conservava sempre tutto, riusciva a trovare un utilizzo (o un futuro utilizzo) a tutto cio'che magari per altri poteva semplicemente rimanere dov'era. Nonna CERCAVA, sempre, sempre.

La Loba vive in un deserto: ogni donna, prima di ogni cambiamento (ma preferisco chiamarlo "rinascita") si trova a dover affrontare il deserto della desolazione, del sentirsi vuota, ma anche della solitudine. Come racconterà diverse pagine più avanti la Pinkola Estés, in quel deserto dobbiamo avere la forza e il coraggio di seguire la Loba, senza fermarci davanti al primo fiore rosso che sboccia dopo kilometri di sabbia e desolazione, ma dobbiamo continuare a cercare: solo quando troveremo c'è che altri hanno bypassato (o magari non hanno nemmeno provato a cercare) potremo goderci il nostro "premio" e saremo pronte a ripartire con una nuova energia, tutta nostra.

Le ossa che raccoglie la Loba, altro non sono che i frammenti del passato, non solo del nostro ma anche quello di tutte le altre donne dagli albori dell'esistenza umana. Il suo scopo è quello di ridare loro vita. Vedo, in quest'azione, un paragone alla creazione, sia quella divina, sia quella materna.
Nella creazione divina basti pensare a quella della Bibbia, in cui Dio modella i primi esseri umani nel fango (un elemento che come le ossa che utilizza la Loba è praticamente eterno) e per dar loro vita vi soffia sopra pronunciando poi le sue parole rituali.
Per quanto riguarda la creazione materna, pensate alla gestante che dentro di se sente compiersi il miracolo della vita. Un ovulo, in 9 mesi, diviene un essere umano vero e proprio. Se ci pensate, le ossa del bambino compaiono progressivamente, ma all'inizio quell'ovulo altro non è che un minuscolo girino... E' la madre, con il nutrimento che gli dona a "metterne insieme le ossa"... E che dire del canto della Loba? Non somiglia forse alle ninne-nanne delle madri che addormentano i loro bambini, accompagnando i loro sonni nei primi anni della loro vita e quindi accompagnandoli nel passaggio da un giorno all'altro in cui crescono e, diventando sempre più grandi, si trasformano?
Più avanti, nel testo della Pinkola Estés, leggeremo un'altra frase fondamentale, illuminante:

Ogni donna ha potenzialmente accesso al Rio Abajo Rio, il fiume che scorre sotto al fiume. Vi arriva con la meditazione profonda, la danza, la scrittura, la pittura, la preghiera, il canto, il suono del tamburo, l'immaginazione attiva o qualsiasi attività richieda un'intensa consapevolezza alterata.

E questo Rio Abajo Rio, non è forse il mondo di sotto? La Loba, quindi, altro non par essere che la nostra guardiana del mondo di sotto, colei che decide se sia giusto o meno entrarvi o farvi entrare qualcun'altro. E se ci farà entrare, sarà lei a seguirci (a volte indicandoci la strada, altre rimanendo semplicemente ad una manciata di passi dietro di noi) lungo le vie tortuoso del nostro mondo interiore. Quello in cui noi raccoglieremo le ossa.

Occorre comunque ricordare la cosa più importante. La Loba è colei che reincarna in sè la donna selvaggia, quella più "animale", istintiva e oserei dire primitiva che si nasconde da generazione in generazione dentro di noi. Non tutte hanno chiaramente voglia di seguirla ed ascoltarla, poichè i canoni della nostra società ci impongono rigide regole che non sempre vorremmo condividere. Eppure nei momenti in cui seguiamo l'istinto, quando ci sentiamo libere di agire secondo la nostra natura, quando avvertiamo il pericolo che si avvicina presso la nostra "tana", come una lupa seguiamo quel qualcosa che vive latente in ognuna di noi.

Raccogliere ossa nel deserto del nostro io interiore è importante. Dobbiamo seguire la Loba e lasciare che ci spieghi silenziosamente tutto cio' che abbiamo bisogno di fare per poter apprendere. Dobbiamo seguirla con i nostri occhi, anche se il deserto è caldo e la sete è tanta. Quando avremo tra le mani il nostro scheletro completo, saranno i nostri ricordi e i nostri desideri, uniti alla sopportazione del caldo e della solitudine del deserto, a far si che il nostro canto di vittoria ci possa fare rinscere, assomigliando sempre di più alla lupa che vive in noi, nelle nostre mamme, nelle nostre nonne e così via...

artemide_93
00giovedì 16 giugno 2011 08:59
Che bello lucia... sei riuscita a schiarirmi la giornata, cosa che sembrava impossibile! Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie!
Miryam
00giovedì 16 giugno 2011 21:33
Contentissima di esserci riuscita allora...
Un abbraccio grande! [SM=g27838]
artemide_93
00venerdì 17 giugno 2011 11:18
Può essere anche solo una mia impressione un po' infantile, ma non ti sembra che ci siano affinità con la figura di Baba Jaga?
So che la maggior parte la conosce come una perfida strega che più che mettere i bastoni tra le ruote di Vassilissa non faceva... ma in altre versioni viene anche come una donna, anche se l'aspetto è più forse simile a quello di un animale, saggia a cui rivolgersi per chiedere consigli... Secondo voi?
Miryam
00venerdì 17 giugno 2011 19:59
Beh... Qualche attinenza puo' anche esserci.. Non conosco però le altre versioni, dovrei andare a dare un'occhiata sul web...

Però parlandomi di Baba Yaga mi hai fatto venire in mente che comunque una gran moltitudine di streghe appartenenti alla tradizione folkloristica o fiabesca hanno spesso a che fare con le ossa... In un modo o nell'altro...
Mi viene ad esempio in mente la strega di Hansel e Gretel... Che imprigiona i bambini e dà loro da mangiare delle ossa... Ma anche la presenza di ossa nelle magie rituali di streghe e stregoni, specialmente nella tradizione nativo-americana...

Altra visione, quindi... la Loba inizia ad assomigliare sempre di più ad una saggia anziana pellerossa...
stregaviolet )O(
00sabato 18 giugno 2011 04:48

Bravissima Lucia! Ora ho solo dato una scorsa alla tua ricerca ma voglio leggerla con calma... adoro la figura della Loba...
Credo anche io Artemide che ci sia una vicinanza fra la Baba Yaga e la Loba, in parte perchè come dice Lucia - bravissima, non ci avevo pensato! - hanno entrambe a che fare con le ossa, e dunque con la Morte intesa non solo come decesso fisico ma anche come Iniziazione, e poi perchè sono entrambe figure Selvagge, Ctonie e Crone, ovvero sono Vecchie legate agli inquietanti e potenti poteri terrestri, agli "inferi" ovvero al "mondo di sotto", ed entrambe possono far paura, come animali feroci e pericolosi, eppure animati dall'Amore.
Entrambe spingono la Fanciulla o il Fanciullo che percorrono i Sentieri antichi verso l'Iniziazione, verso la Morte e Rinascita, verso il mistero delle ossa.

Lucia solo una micro correzione [SM=g27822]
"Che imprigiona i bambini e dà loro da mangiare delle ossa"
La strega di Hansel e Gretel in realtà dà molto da mangiare ad Hansel, rinchiuso nella gabbia, per farlo ingrassare e mangiarlo, ma ogni volta che lei gli chiede di mostrargli la mano per saggiare il livello di "ciccia" [SM=g27822] il bambino le mostra solo un ossicino, così lei lo vede troppo magro, rinuncia a mangiarlo e il bimbo guadagna tempo [SM=g27822]
Però potrebbe esserci anche qui un legame con le ossa, anzi... mi sembra anche molto interessante il collegamento!
Violet

stregaviolet )O(
00sabato 18 giugno 2011 04:51

Già che ci sono riporto qui le due righe che avevo scritto nella sezione dei libri [SM=g27823]

"A me sì, ricorda la Guardiana del Mondo di Sotto, come l'hai chiamata tu, e mi ricorda tante figure molto particolari, tutte crone e ctonie (vecchie e terrigene), selvagge, legate profondamente al mondo animale e soprattutto ai passaggi di Vita-Morte-Vita. Sono le Anziane che si occupano della morte e della rigenerazione, come del resto dimostra anche il mito stesso della Loba..."

Violetta

artemide_93
00lunedì 20 giugno 2011 14:56
piccola parentesi... Sembra quasi una barzelletta, ma con mia madre queste cose accadono di sovente... da quando sono iscritta a questo forum mi capita sempre più spesso di sentire nominare "Donne che corrono coi lupi" e tutte le volte avevo la sensazione di aver visto o sentito questo titolo... e infatti non appena l'ho menzionato lei l'ha tirato fuori da una dellle sue tante librerie.
Comunque ho iniziato a leggerlo e ho trovato un bellissimo capitolo dedicato alla sua figura selvaggia sotto le spoglie di maga.
Miryam
00mercoledì 22 giugno 2011 23:45
Per mille draghetti di Sumatra, cos'è successo al post che non si vede
più un tubero!? [SM=g27837]

Comunque mi sa che ho letto la versione "tarocca" di Hansel e Gretel
perchè mi ricordavo che la megera tenesse i bambini chiusi senza cibo
in un "gabbiotto" negando loro il cibo...
Forse è il caso che vada a riprendere in mano l'originale! [SM=g27824]
Artemisianelbosco
00giovedì 4 agosto 2011 17:42
Lucia grazie per questa riflessione sulla Loba, mi ha veramente ipnotizzato una buona mezzora! Ho letto il libro della Pinkola Estes, ma sarà tempo di riprenderlo in mano.. quante risposte.
un abbraccio la Zia Artemisia
MadameGuinevere
00mercoledì 20 giugno 2012 20:06
Preso recentemente in mano questo libro, ho avuto modo anche io di riflettere su questa figura affascinante.

Come scrive l’autrice la Loba incarna l’ideale archetipico della Donna Selvaggia, colei che ha un profondo contatto con il mondo che la circonda, ma anche con la sua psiche. Essa ha un potenziale enorme proprio perché conosce questo mondo, il mondo psichico, e quindi conosce sé stessa.
Innanzitutto mi sono chiesta da dove potesse arrivare un archetipo. Insomma un archetipo è una forma che noi essere umani abbiamo cristallizzato, in cui abbiamo riflesso delle particolari caratteristiche, e che per questo motivo diviene importante, poiché riflette un ideale.
Come accadde per la formazione della figura della Dea Ape, la Dea Serpente, la Dea Mucca, Cavallo e le mille altre che hanno preso forma nelle nostre coscienze quando eravamo ancora degli esseri capaci di stupirci per la bellezza della natura. La Loba nasce in questo tempo, ma sembra che sia lì quasi da sempre. Forse perché ha più di duemila anni e per noi questo è un tempo tanto lungo da sembrare eterno.
Questa figura, come tutti gli altri archetipi, riflette ciò che eravamo e ciò che siamo, ma che ci siamo scordati di essere. La sua figura di Donna Selvaggia ed istintiva, la cui occupazione è quella di re infondere la vita alle ossa, è data dal fatto che questo era ciò che molto probabilmente le donne facevano molti, moltissimi secoli fa. Quando non esisteva una tessuto sociale come lo intendiamo ancora oggi ed ognuno era ancora libero di comportarsi nella maniera che più gli conveniva, nella maniera più selvaggia possibile, se voleva. Perché l’istinto non era temuto, ma onorato e coltivato, come gli altri sensi, perché insieme aiutavano a sopravvivere.
Eppure la parte primigenia del nostro cervello c’è, è ancora lì, perché ciò che siamo non è cambiato, è il modo in cui ci comportiamo che è diverso.
Qui partono altre mie diverse considerazioni. Con quelle fatte fino ad ora mi sono alla fine resa conto che tutte le figure che sono state create, sono modellate sulla base di ciò che l’essere umano necessita, in modo consapevole o meno. Difatti la Loba è conoscitrice di una sapienza ben precisa, di cui ogni donna necessita. Ma non riusciamo a raggiungerla, o fatichiamo molto, perché come dice l’autrice del libro, sopra il varco, l’imboccatura, l’apertura della grotta che porta al mondo sotterraneo, il mondo psichico, il mondo nella quale la Loba vive, è coperta da sporcizia ed escrementi. Rifiuti della società.
Uno dei peggiori rifiuti della società è la concezione che ha di donna, come essa si deve comportare. Il nuovo schema di donna che è stato creato nei secoli, una specie di Loba del nuovo millennio, per far intendere (non me ne vogliate per il termine!)
Ma la Loba, la donna vera, rimane lì, giace nel tessuto più inconscio della nostra mente. Mi chiedo se stia aspettando il risveglio o se si adoperi attivamente. Posso solo concludere che opera attivamente solamente se una donna, sotto, sotto, sa che tutto i vari preconcetti sono sbagliati e se sente l’enorme forza vitale e creatrice che la accompagna sempre dipanarsi dal suo ventre.

Ho anche riflettuto sulla figura della Loba nelle fiabe. L’autrice di questo libro analizza le fiabe e le donne anziane sono spesso presenti nei racconti. La matrigna di Biancaneve si trasforma in vecchia, la vecchia di Hansel e Gretel, la Fata Madrina di molte fiabe, la fata cattiva della Bella Addormentata si trasforma in vecchia che tesse al telaio, Baba Yaga e mille altre.
Secondo me esse potrebbero tutte essere una rappresentazione della Loba, quindi della conoscenza arcaica, primigenia e della donna, che si riflette nelle fiabe talvolta in maniera positiva, ma anche in maniera negativa. Questo perché di ogni strumento che abbiamo possiamo fare buono o cattivo uso. Questa frammentazione potrebbe rappresentare i vari aspetti della Loba così come i vari aspetti di una Dea vengono ricomposti attraverso le varie leggende, formando un corpus molto particolare di conoscenza. E riflettere su queste storie e la conoscenza che nascondono potrebbe essere un modo per arrivare alla Loba.
Essa è lì che attende in forma di lupa, simbolo della Donna Selvaggia, di colei che ha preso coscienza di ciò che è veramente, colei che conosce il proprio potenziale creativo e distruttivo: può raccogliere le ossa e cantare perché si rimpolpino, ma il potere della creazione è legato a quello della distruzione. Il deserto in cui la Loba vive è il simbolo di un posto in cui la vita non c’è, la vita si è dimenticata di quell’angolo di terra. Non del tutto perché sappiamo che la vita in un deserto è rara, ma c’è. Ed è questo che la rende più speciale.
Intendo due diversi deserti psichici: uno è costituito dall’aridità della mente causata dalla nostra sterilità esteriore, materiale e di conseguenza anche emotiva. Se così non fosse sulla superficie troveremmo almeno un prato rigoglioso, perché la nostra mente sarebbe fiorente di pensieri e presteremmo attenzione nel coltivare il nostro “giardino interiore” mantenendolo pulito e ben curato.
L’altro deserto, l’unico che dovrebbe esistere nella nostra psiche, è il primo ostacolo che dobbiamo affrontare per incontrare la Loba. In un deserto si è apparentemente soli, sembra non esserci niente e camminarvi in mezzo per cercare di giungere in un punto comporta caldo, sudore, fatica e sforzo. Questo perché per raggiungere una meta bisogna sempre impegnarsi, non si può ottenere tutto senza aver fatto niente, non sarebbe giusto. Ma i nostri sforzi saranno ricompensati perché vedremo un cactus, o uno scorpione, un topolino o un ragno. Questo segno indicherebbe che qualcosa c’è, in quell’angolo della nostra mente. Qualcosa vive ed esiste e continua a vivere, è solo difficile accedervi.
Avremo camminato per molto tempo, saremo stanche e sfinite, con le braccia piene di ossa da rimpolpare e da dare a nuova vita, le ossa che avremo cercato, sudando e soffrendo sotto il sole arido del deserto. E anche se stanche, la stanchezza scompare di fronte alla trepidazione ed alla voglia di cantare, cantare per vedere che siamo finalmente riuscite a ricomporre lo scheletro e ci sentiremo felici di aver finalmente raggiunto l’obiettivo.
La nostra ricompensa sarà l’aver trovato la via per accedere alla Loba, al nostro sé selvaggio ed istintuale, la comprensione del nostro sé. E in quel momento diventeremo anche noi una Loba, la Que Sabe, la Donna Selvaggia, un essere sapiente profondamente intuitivo e conoscitivo, che conosce il mondo attorno a sé, comprende ciò che lo circonda e lo rispetta.
La Loba non è da sola, non c’è una Loba unica, ma c’è una figura di Loba per ogni donna che tenta di accedervi. Come c’è il Sé personale così c’è una “Loba personale”, un frammento della figura archetipica, se vogliamo, che è in noi e nella quale diventeremo una volta presa coscienza. Saremo noi la nostra Loba perché le due figure si saranno irrimediabilmente fuse in una donna sola, una figura sola. Come se avessimo sovrapposto i contorni di un disegno al suo riempimento. Ed ogni Loba apporterà la sua conoscenza alla figura universale della Donna Selvaggia, aggiungerà diverse sfumature di colore, diversi luminosità a questa figura.
Come noi ora usufruiamo della figura di Donna Selvaggia nata e sviluppatesi prima di noi, così in futuro le donne saranno influenzate anche da ciò che noi avremo fatto perché è una figura viva, percettiva ed in continua evoluzione (sebbene segua un ben preciso percorso), non una statua statica che rappresenta, ancora una volta, qualcosa di puramente materiale e rigido o un’idea al quale bisogna assoggettarsi.
La Loba è una forza, la forza intrinseca con la quale ogni donna nasce e che a sua volta è nata dalla donna.
Personalmente identifico questa figura con quella delle Sacerdotesse, Streghe o che dir si voglia. Le donne di conoscenza, conoscenza del mondo e di ciò che è, è stato e sempre sarà.
mausci
00domenica 24 marzo 2013 23:45
sarà che piove da tutto il giorno, ma oggi anche se siamo in primavera mi sento più connessa con questa figura, che invece avevo sempre collegato di più al periodo di samhain..comunque.
Mi sono messa a pensare al concetto di deserto..a come il deserto serva, nella nostra Cerca, nel nostro lavoro di scavo. Come avete già sapientemente scritto, anche io penso che l'ambiente desertico rappresenti varie cose: il deserto di una società che rifiuta tutto ciò che è femminino nel senso profondo ed esoterico. Il deserto che spesso attraversiamo prima di riuscire a ricostruire, a ricostruirci, il deserto inteso come fatica, come percorso doloroso, come evento che ci fa sentire svuotate ed aride e che ci fa temere che tale condizione non finirà più. Sono d'accordo anche quando scrivete che questo deserto, in entrambe le sue declinazioni sociale ed interiore, vada necessariamente attraversato, perché contribuisce a creare quella consapevolezza che ci farà trovare le ossa giuste, e ce le farà riordinare nel giusto modo, e ci farà cantare il giusto canto.
Volevo aggiungere da parte mia che per me un aspetto fondamentale del "deserto" è legato al vuoto..non so se per voi è così, ma io pur essendo una persona che adora stare in compagnia, quando inizio a scavare in modo davvero profondo e intenso dentro di me ho bisogno, prima, di "fare vuoto"..con la terapeuta con la quale faccio bioenergetica, per esempio, ad un primo momento in cui cerco di "centrarmi" e racconto un evento che è stato importante per me negli ultimii tempi, segue un momento dedicato agli esercizi per "buttar fuori". Saltello, emetto suoni gutturali, magari picchio con una racchetta su un materasso se sono molto arrabbiata, oppure se più che rabbia c'è dolore profondo faccio altri esercizi in cui sono più ferma ma che scavano molto più a fondo..personalmente credo che la "sporcizia" di cui parla la Estes, quella che si trova ad ingombrare l'accesso alla nostra caverna impedendo il passaggio, sia tutta roba che in un modo o nel'altro dobbiamo togliere di mezzo, e dobbiamo farlo da sole. Perciò fare vuoto è anche fare pulizia.
Credo che il deserto sia anche questo, oltre a tutto ciò che giustamente avete descritto voi.
In questi giorni in cui sono talmente piena di pensieri che a momenti mi ci sento in balìa, sento particolarmente questa necessità..fare vuoto.
Con una tisana rovente e la voce cristallina di Tori Amos.
Con l'incenso.
Con un libro che invece che riempire di concetti ne prende uno, e lo sviscera, e scava scava e getta via tutto il superfluo per arrivare all'essenziale.
Con la meditazione.
Con la lettura delle Rune.
Con il respiro profondo.
Con un canto che mi fa sentire come se con la voce avessi buttato fuori anche un po' di dispiacere.
Fare vuoto mi permette di vedere le bugie che mi sto raccontando, se lo sto facendo, di riconoscerle come tali ed allontanarle da me. Di capire che "il fiore rosso " di cui parlava Lucia all'inizio della discussione, posso e devo lasciarlo lì, perché per me c'è dell'altro..

Ecco.. [SM=g27819]
Anche per voi è importante questo aspetto del deserto? Come fate vuoto voi?
[SM=g27838]

Eirnin
00mercoledì 12 giugno 2013 17:23
Ho letto "donne che corrono coi lupi" un numero ormai molto congruo di anni fa. L'ho trovato affascinante in alcune parti,meno in altre e forse è il caso che lo ritiri fuori. Certi libri necessitano più riletture per vedere se si è veramente riusciti a capire quello che c'era da capire o se magari non era tempo per alcuni altri stimoli di riflessione.
Ma veniamo a noi.
Sulla scia del post di Guenevere non ho potuto non pensare ad una serie di cose. La prima è che, davvero, uno dei più grandi ostacoli all'entrare in contatto con il nostro istinto (a meno di non essere nati e cresciuti outsider, fortuna che io ho avuto solo in parte e che per quanto l'abbia pagata cara sto molto apprezzando ora che sono adulta) è l'immagine, la rappresentazione della donna che ci viene trasmessa dalla società. E più ancora il rapporto che noi abbiamo con quell'immagine, che può in realtà anche rappresentarci in alcune sfumature ma che è comunque artefatta e quindi non corrisponde realmente a nessuna donna vera. L'istinto, la mancanza di "contegno" e la libertà di scelta sono caratteristiche che a tutte noi sono state presentate come sconvenienti, poco femminili, ineleganti. La società cattolica, inoltre, tende a negare l'esistenza di un lato oscuro (o più lati oscuri) a favore del percepire come positiva l'innaturalezza di una luce senza ombre.
Per questo l'accesso al sapere istintivo è "sporco", la terra stessa è "sporca". Le ossa fanno paura, la morte ha perso la sua caratteristica di evento naturale la cui serena esistenza ci è stata negata, rendendola più traumatica da vivere di quanto non sarebbe opportuno (perdere una persona cara è comunque, sempre brutto, ma io trovo che il modo in cui oggi viene presentata la morte ci renda molto più difficile l'accettazione di quanto avvenuto).
La sporcizia quindi potrebbe essere anche solo una sovrascrizione culturale, un modo per dire "non devi, non farlo". Solo che a noi, una volta toccata, quella sporcizia PIACE. Toccare la terra, scoprirne i lati difficili che ci venivano negati ma che finalmente danno un senso armonico alla creazione, fa un po' schifo e un po' paura ma è elettrizzante e lascia una sensazione di pace che non ci saremmo aspettate di provare.
Entrare in contatto con le proprie paure ed in particolare col timore di perdere il controllo che è sempre dietro l'imposizione di comportamente "appropriati", aiuta a liberarci di briglie che non sappiamo di avere. In questo senso la raccolta delle ossa diventa anche la NOSTRA rinascita, simboleggia il percorso di "raccolta" che ci porta al riguadagnare il grande potere dell'istintività. Non so se noi saremo mai veramente in grado di riportare in vita i lupi, forse non è una cosa che siamo nate per fare, ma possiamo portare alla nostra Loba, alla scheggia di archetipo che conserviamo, il materiale per agire, dentro e fuori di noi.

Altra riflessione, spero molto meno verbosa della prima.
Mi piacerebbe discutere dell'immagine della loba che canta. Quanto spesso troviamo questo riferimento al canto o alla danza nel mettersi in contatto con le energie primigenie? Nella mia mente, mentre leggevo, la Loba non ha mai solo cantato: ha sempre anche danzato attorno alle ossa o, fluttuando, direttamente sopra di esse.

mausci
00venerdì 14 giugno 2013 00:03
a me vengono in mente le Vie dei Canti degli Aborigeni..o i canti poetici di Saffo..o anche lingue sconosciute e Sottili che stanno tra il fantasy ed un Ricordo arcano, come quelle del Signore degli Anelli o della Saga di Terramare..il canto io personalmente lo intendo come Suono..più o meno riconoscibile come "canto" al nostro orecchio moderno..più o meno gutturale o invece delicatissimo, ma sempre appropriato, sempre Integrante ed Integrato..a Nominare la Verità della realtà..a "parlare il Silenzio" come dicevano le Rune cantate dalla cara Elke..
boh forse straparlo.. [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]


MadameGuinevere
00venerdì 19 luglio 2013 15:28
Giusto l'altro giorno ho finito la Via del Wyrd e Bates nello spiegare le ricerche che ha fatto nomina appunto l'importanza del canto nella pratica magica.
Forse è solo questione di ritmo: se penso all'intero universo pervaso da una grande forza, allora questa forza pulsa e si muove e ovviamente questo movimento ha un suo ritmo preciso. E allora quale modo migliore per connettersi alla forza intrinseca delle cose se non attraverso la musica, quindi con il canto o con il suono di uno strumento (ma anche con la danza, come avete detto)? Il canto ci permette di agganciarci a questo ritmo universale e quindi di estenderci come parte del tutto, arrivando ad una grande concentrazione ed al contempo ad uno stato che ci permette di eseguire azioni che in una condizione normale non possiamo fare come compiere una magia o rimpolpare delle ossa.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:57.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com