La Leggenda del Piave

Kranebet
10mercoledì 15 luglio 2015 09:08
Il personale desiderio d'analizzarne il testo
La Leggenda del Piave

Il Piave mormorava,
calmo e placido, al passaggio
dei primi fanti, il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava
per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera...

Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava, e andare avanti!

S'udiva intanto dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar dell'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero,
il Piave mormorò:
«Non passa lo straniero!»

Ma in una notte trista
si parlò di un fosco evento,
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento...
Ahi, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a Caporetto!

Profughi ovunque! Dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti!

S'udiva allor, dalle violate sponde,
sommesso e triste il mormorio de l'onde:
come un singhiozzo, in quell'autunno nero,
il Piave mormorò:
«Ritorna lo straniero!»

E ritornò il nemico;
per l'orgoglio e per la fame
volea sfogare tutte le sue brame...
Vedeva il piano aprico,
di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora...

«No!», disse il Piave. «No!», dissero i fanti,
«Mai più il nemico faccia un passo avanti!»

Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
e come i fanti combatteron l'onde...
Rosso di sangue del nemico altero,
il Piave comandò:
«Indietro va', straniero!»

Indietreggiò il nemico
fino a Trieste, fino a Trento...
E la vittoria sciolse le ali al vento!
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti...

Infranse, alfin, l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore!

Sicure l'Alpi... Libere le sponde...
E tacque il Piave: si placaron l'onde...
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò
né oppressi, né stranieri!



Questo il testo.

La canzone del Piave, conosciuta anche come La Leggenda del Piave, è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane.
Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di E.A. Mario).

Durante la seconda guerra mondiale, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, il governo italiano la adottò provvisoriamente come inno nazionale, in sostituzione della Marcia Reale.
La canzone del Piave ebbe la funzione di inno nazionale italiano fino al 12 ottobre 1946, quando fu sostituita da Il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli e Michele Novaro.

Le quattro strofe - che terminano tutte con la parola "straniero" - hanno quattro specifici argomenti:

- La marcia dei soldati verso il fronte;
- La ritirata di Caporetto;
- La difesa del fronte sulle sponde del Piave;
- L'attacco finale e la conseguente vittoria.

Nella prima strofa, il fiume Piave assiste al concentramento silenzioso di truppe italiane, citando la data dell'inizio della Prima guerra mondiale per il Regio Esercito italiano. Ciò avvenne la notte tra il 23 e 24 maggio 1915, quando L'Italia dichiarò guerra all'Impero austro-ungarico e sferrò il primo attacco contro l'Imperial regio Esercito, marciando dal presidio italiano di Forte Verena dell'Altopiano di Asiago, verso le frontiere orientali. La strofa termina poi con l'ammonizione: Non passa lo straniero, riferita, appunto, agli austro-ungarici.

Tuttavia, come racconta la seconda strofa, a causa della disfatta di Caporetto, il nemico cala fino al fiume e questo provoca sfollati, profughi da ogni parte.

La terza strofa racconta del ritorno del nemico con il seguito di vendette di ogni guerra, e con il Piave che pronuncia il suo "no" all'avanzata dei nemici e la ostacola gonfiando il suo corso, reso rosso dal sangue dei nemici.

Nell'ultima strofa si immagina che, una volta respinto il nemico oltre Trieste e Trento, con la vittoria tornassero idealmente in vita i patrioti Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro e Cesare Battisti, tutti uccisi dagli austriaci.

Personalmente il brano reca un profondo significato: rappresenta il percorso musicato d'una guerra intera.
Riascoltandolo oggi, la memoria per i posteri, per ciò che fu.
E perchè no, un modo per ricordare un'identità nazionale, laddove ve ne fosse bisogno.

Scusate la digressione. Era un modo per condividere.

Un saluto a tutti.
polesano75
00mercoledì 15 luglio 2015 10:31
Bellissima analisi, che condivido in pieno.
Anche la Canzone del Piave, però, è stata oggetto di "aggiustamenti": gurda il file che ti allego.

Ciao
Kranebet
00mercoledì 15 luglio 2015 10:43
certo. ho letto di alcuni "aggiustamenti".
sarebbe da confrontarli.
Roberto B
00mercoledì 15 luglio 2015 11:28
[SM=g7348] [SM=g7372]

mito65
00mercoledì 15 luglio 2015 12:27
E bravo Kranebet esegeta! [SM=g7348]
Interessante, appena ho un attimo faccio anch'io alcune considerazioni.

Fabry_78
00giovedì 16 luglio 2015 19:37
Grazie Kranebet [SM=g2467376]
E grazie polesano75 per l'interessante documento! [SM=g7348]

Roberto.1943
00giovedì 16 luglio 2015 20:05
[SM=g7372] [SM=g7372] [SM=g7285] [SM=g2531196]
Gira60
00giovedì 16 luglio 2015 22:28
Tutto bello a parte che la prima strofa è un evidente falso storico.
Kranebet
00venerdì 17 luglio 2015 09:34
Ecco quà!
Se si fanno le cose si fanno per bene [SM=g7346]

Chissà come reagì E.A. Mario quando a Natale del 1928 ricevette la lettera del ministro dell’Istruzione del governo Mussolini in cui gli si chiedeva di modificare alcuni versi della celebre “La leggenda del Piave”.
Quella lettera è negli archivi della fondazione Bideri e fa ancora un certo effetto leggere “La seconda strofa contiene alcune espressioni che suonerebbero forse poco opportune sulle labbra dei fanciulli italiani, e precisamente quelle che parlano di e . Sarei d’avviso che senza alterare sensibilmente il senso della strofa, Vossignoria potrebbe introdurvi le piccole varianti necessarie a sostituire con altre le espressioni su indicate”.
Il ministro Belluzzo proseguiva affermando: “Ad un nobile ed eletto poeta come è la S.V. non riuscirà difficile apportare tale modifica” e, perentorio, chiudeva “Gradirò dalla S.V. un cortese sollecito riscontro e, possibilmente, il testo addirittura della strofa modificata”.
All’epoca della prima stesura del 1918, si pensava che la responsabilità per la disfatta di Caporetto fosse da attribuire al tradimento di un reparto dell’esercito. Per questo motivo, al posto del verso vi era la frase e al posto di c’era . In seguito, fu appurato che il reparto ritenuto responsabile era invece stato sterminato da un attacco con gas letali; si decise così di eliminare dalla canzone il riferimento all’ipotizzato tradimento, considerato non solo impreciso storicamente ma anche sconveniente per il regime.
E.A. Mario apportò le modifiche richieste e La canzone del Piave e nel dicembre del 1935 donò come “oro alla Patria” le medaglie ricevute come riconoscimento per la canzone insieme con le fedi sua e della moglie.
Roberto B
00venerdì 17 luglio 2015 09:38

Gira : Tutto bello a parte che la prima strofa è un evidente falso storico.



In effetti, una volta raggiunta la frontiera, lo scopo dei fanti italiani non era quello di fare una barriera, ma anzi di attaccare e sfondare il fronte avversario.
Kranebet
00venerdì 17 luglio 2015 09:39
Gira60
00venerdì 17 luglio 2015 09:58

lo scopo dei fanti italiani non era quello di fare una barriera, ma anzi di attaccare e sfondare il fronte avversario




...oltre che non oltrepassare il Piave il 24 maggio del 15...e da quella data saltare direttamente a Caporetto.
Ciò non toglie che ascoltandola (per alcuni, sottoscritto compreso) un fremito scorra sempre lungo la schiena.
Roberto B
00venerdì 17 luglio 2015 10:52
Beh Gira bisogna pur ammettere che, a parte le truppe già dislocate normalmente lungo la frontiera, dal 24 maggio 1915 in poi (fino al 24 ottobre 1917) di fanti ne passarono a migliaia sui ponti del Piave per andare verso il fronte carsico(forse EA Mario intendeva ciò). Infatti poi lui dice "era un presagio dolce e lusinghiero".

Lasciando perdere il testo, anche a me questa musica "smuove" sempre dentro qualcosa ...

[SM=g7285]

Roberto.1943
00venerdì 17 luglio 2015 11:06
Concordo in pieno sulla "magia" della musica che mi commuove ogni volta che la sento.Per quanto riguarda il testo...tra imprecisioni,correzioni,falsi storici e retorica meglio lasciar perdere.
Anche per il nostro inno nazionale...preferisco la musica senza il testo.Vedi la polemica sulla variazione ,ottima,cantata dai bambini all'Expo. [SM=g7285]
Gira60
00venerdì 17 luglio 2015 16:52
Siamo leggermente off topic ma scusami roberto non sono d'accordo sulla definizione di "ottima"riguardo la variazione fatta del nosto inno nazionale. L'inno di una nazione credo sia una cosa che deve andare oltre le mode del momento, rispecchia o dovrebbe rispettare l'identita' di in popolo considerando anche quando e perche' è stato scritto,racconta la storia di una nazione e non credo che in nessun altro paese si sarebbe così facilmente e liberamente modificato il suo testo stravolgendone il significato solamente per adattarlo ai suoi esecutori del momento.
giappy50
00venerdì 17 luglio 2015 17:25
Se non sbaglio l'Inno nazionale tedesco ha avuto, nei secoli, diverse variazioni nel testo. Sempre [SM=g2469954]
Gianpietro
Roberto.1943
00venerdì 17 luglio 2015 18:24
Caro Presidente,naturalmente rispetto il tuo punto di vista,come quello di tutti gli altri nostri amici,ma insisto nel dire che un coro di bambini che canta un inno alla vita,piuttosto che alla morte,mi da' speranza in questo mondo che ,al momento ,di speranze ne prospetta poche.Un abbraccio.RT. [SM=g2579694] [SM=g7285]
Gira60
00venerdì 17 luglio 2015 18:30
Daccordissimo ma allora di inni alla vita ce n'è un vasto repertorio senza dover per forza stravolgere il senso di un inno nazionale.
E riguardo alla germania immagino che i vari cambiamenti siano stati fatti alla luce delle sue vicende storiche.
Ma torniamo ai mormorii del nostro glorioso Piave [SM=g27987] [SM=g27987]
unfalcovolava
00venerdì 17 luglio 2015 19:04
Re:
polesano75, 15/07/2015 10:31:

Bellissima analisi, che condivido in pieno.
Anche la Canzone del Piave, però, è stata oggetto di "aggiustamenti": gurda il file che ti allego.

Ciao




E com'era la strofa originaria? si potrebbero mettere a confronto le due versioni?

[SM=g7349]

sciarpazzurra
00venerdì 17 luglio 2015 22:07
Nella prima edizione stampata a Napoli nel 1918 il testo della strofa "in discussione" era questo:

Ma in una notte trista
si parlò di tradimento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento..
Ahi, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto,
per l'onta consumata a Caporetto

La modifica venne apportata a seguito delle proteste di ex combattenti (più o meno politicizzati) che mal tolleravano che alla sacralità e gloria del Piave fosse affiancato il tracollo di Caporetto.


Ciao
Antonio
mito65
00sabato 18 luglio 2015 15:04
C'è anche il richiamo, al termine della seconda strofa e nella terza, alle guerre risorgimentali; quel "ritorna lo straniero" ne è testimone, ad indicare come la situazione sia tornata indietro di cinquant'anni, quando il nemico era nelle stesse terre a "sfamarsi e tripudiare". Ma del resto, come già detto, il testo abbraccia quattro anni di guerra e anche diverse opinioni al riguardo, visto che insieme alla strizzata d'occhio ai sostenitori della IV guerra d'indipendenza parla anche di "torvi imperi" sconfitti, espressione cara anche ai democratici interventisti.
Insomma, "nazional popolare" come diremmo oggi, ma senza nessun intento spregiativo.


sciarpazzurra
00sabato 18 luglio 2015 21:28
Sempre in tema di "aggiustamenti":

Concluso il conflitto, alle prime tre strofe della canzone l'autore, tra il 4 e l'11 novembre '18, vi aggiunse la quarta, "la strofa della vittoria".
Anche questa durante il fascismo fu modificata:
"L'onta cruenta e il secolare errore / infranse alfin l'italico valore" divenne "Infranse alfin l'italico valore / le forche e le armi dell'impiccatore".

Nella stessa strofa per la parola "Imperi" (Austria e Germania) venne adottata l'iniziale in minuscolo.

E con questo il discorso "aggiustamenti", dovrebbe essere completo.

Antonio
M falco
00domenica 19 luglio 2015 18:56
Nella conferenza tenutasi a Perugia il 27 Maggio u.s. a chiusura di un ciclo di incontri dedicati alla “ Prima Guerra Mondiale e l’Umbria” il Prof. Emilio Gentile inizia la sua interessante esposizione proprio con la prima strofa della canzone “La Leggenda del Piave”, evidenziando le due falsità storiche riportate (notate nei post precedenti).
1 - il 24 maggio i fanti non passarono il fiume visto che erano già dislocati più a nord, sul confine.
2 - che non si apprestavano a far barriera contro il nemico ma tutt’altro, ad attaccare l’Austria.
Evidenzia e fa notare come in questa prima strofa, che la Natura (il fiume Piave) sia “indifferente” e allo stesso tempo “benevola” verso l’uomo e l’azione intrapresa, associando tale comportamento al pensiero Leopardiano del “pessimismo storico” cosa che non sarà così nelle strofe successive.
M falco
00domenica 19 luglio 2015 19:14
Banale curiosità,
la canzone sarebbe stata scritta ugualmente o avrebbe avuto successo, se fosse rimasto l’idronimo (nome del fiume) al femminile “La Piave” , come era in uso prima che D’Annunzio cambiasse il genere “al maschile”??? [SM=g2467411]
Kranebet
00lunedì 20 luglio 2015 08:16
M falco, 19/07/2015 19:14:

Banale curiosità,
la canzone sarebbe stata scritta ugualmente o avrebbe avuto successo, se fosse rimasto l’idronimo (nome del fiume) al femminile “La Piave” , come era in uso prima che D’Annunzio cambiasse il genere “al maschile”??? [SM=g2467411]



Ciao Corrado.
Bella domanda. Effettivamente ritengo che il genere maschile abbia agevolato - e non poco - il successo della canzone.
Prima di tutto perchè "suonava" e "girava" meglio nel testo.
E poi perchè per quella "muscolosità" del brano - che doveva essere data e mantenuta - il genere maschile avrebbe conferito un sicuro appeal rispetto a "La Piave".
Che avrebbe stentato non poco.
Insomma ... è anche col genere (maschile e non femminile) che venne costruita quella famosa canzone.
Ciao!
Ingri63
00giovedì 23 luglio 2015 21:07
...splendida musica e splendide parole. La vorrei ancora come inno nazionale...



Ingri63
00giovedì 23 luglio 2015 21:19
Il primo spartito del 1918: "prezzo lire sei".

Con tanto di english version, "the legend of the Piave"...



Kranebet
00venerdì 24 luglio 2015 09:31
Ingri63, 23/07/2015 21:19:

Il primo spartito del 1918: "prezzo lire sei".

Con tanto di english version, "the legend of the Piave"...






... su cui risulta impossibile soffermarsi con tutte quelle sovraimpressioni ...
Ingri63
00venerdì 24 luglio 2015 13:04
Kranebet, 24/07/2015 09:31:

Ingri63, 23/07/2015 21:19:

Il primo spartito del 1918: "prezzo lire sei".

Con tanto di english version, "the legend of the Piave".



... su cui risulta impossibile soffermarsi con tutte quelle sovraimpressioni ...




...la generosa presenza di sovraimpressioni deriva da un fastidiosissimo precedente che - forse - qualcuno ricorderà: freeforumzone.leonardo.it/d/10617294/-/discussione.aspx

Sono disponibile a fornire le stesse immagini senza sovrascritture a chiunque me lo richiederà privatamente.

Ciao a tutti!

Claudio [SM=g2531196] [SM=g2531196] [SM=g2531196]

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:58.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com