La Cia sorvegliava Oswald?

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roteoctober
00lunedì 24 aprile 2006 15:33
Buongiorno Dott.Verdegiglio,
le allego un link con riferimento a documenti desecretati alla fine degli anni 90 che attestano il fatto che Oswald fosse in qualche modo collegato ai "servizi".
Va bene, questa è un'espressione dietrologica italiana, diciamo che era tenuto d'occhio e le sue attività non erano proprio proprio quelle di un comune cittadino.
Interessante anche il fatto della telefonata di qualcuno che si spacciò per Oswald e cercò di creare un collegamento tra Oswald stesso ed un noto killer del KGB.
Naturalmente questo non prova nulla sulla dinamica dell'attentato, ma non potrebbe far pensare ad un Oswald manovrato in qualche misura?

http://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/shows/oswald/conspiracy/newman.html


Grazie

roteoctober
00lunedì 24 aprile 2006 15:53
Voglio aggiungere una cosa: la questione non è proprio nuova, quello che volevo dire è che adesso è ufficialmente documentata, possibilmente con qualche dettaglio in più (vedi collegamenti nel sito alle copie fotostatiche degli originali).
Lei altrove ha definito "pasticcio" la faccenda di Mexico City: potrebbe anche essere la spia di qualcosa di diverso, come "indirizzare" un giovane velleitario e desideroso di compiere un'impresa clamorosa che lo facesse sentire qualcuno.
carmelo pugliatti
00martedì 25 aprile 2006 03:15
Il fatto che,calendario alla mano,per "indirizzare" Oswald ad uccidere Kennedy c'era soltanto meno di una settimana.tanto infatti trascorse tra l'annuncio ufficiale del percorso Presidenziale e l'attentato.(non era affatto scontato che il corteo sarebbe passato per Dealay Plaza;la scelta,ricostruita dettagliatamente nelle sue motivazioni,fu opera di Kenneth O'Donnell,fedelissimo collaboratore di Kennedy,e fu approvata dallo stesso Presidente).La decisione definitiva sul percorso fu presa a Washington Venerdì 15 Novembre,i giornali di Dallas la resero pubblica Lunedì 18,l'attentato fu compiuto Venerdì 22.Impensabile dunque la "costruzione" di un capro espiatorio,o un complotto che da lungo tempo avesse arruolato tra le sue file Lee H. Oswald.Nei tre giorni tra lunedì 18 e Giovedì 21 novembre Oswald parlò con qualcuno,qualcuno che potrebbe averlo "montato" contro Kennedy,o magari qualcuno che saputo delle intenzioni dell'ex marine non abbia fatto nulla per fermarlo? Non lo sapremo mai,tuttavia considerando il carattere solitario di Oswald la cosa pare improbabile.
roteoctober
00martedì 25 aprile 2006 21:32
In effetti non lo sapremo mai e purtroppo le ipotesi indimostrabili non fanno scienza.
Quello che mi ha sempre lasciato come dire, forse perplesso, forse dubbioso, insomma con ancora qualche domanda è che questo Oswald non era un semplice nessuno come quello che sparò a John Lennon, tanto per dire: orbitava in un'area grigia in cui qualche contatto con FBI e CIA c'era, purtuttavia rimane vago, indefinito, non così tanto da farne il sicuro pedone di una cospirazione, non così poco da dire non c'entravano nulla (CIA e FBI).
E' una cosa che si legge anche ne "Il racconto di Oswald" di Norman Mailer, un'opera certo non cospirazionista e che lascia da parte gli aspetti tecnici per cercare la verità nel carattere dell'uomo e nelle vicende della sua vita.
Mi sto chiedendo negli ultimi tempi se per caso Oswald non fosse stato "montato" in generale da una qualche fazione di un qualche servizio per farne un assassino di comodo facilmente scaricabile da usare contro chiunque qualora se ne fosse presentato il bisogno e che poi lui (Oswald) sia sfuggito al controllo e l'attentato l'abbia fatto per conto suo.
Sarebbe ben tragico!
Ma purtroppo anche questa è una domanda destinata a restare senza risposta.
Un'ultima cosa, e purtroppo anche qui di risposte scientifiche non ce ne sono: perchè uno che vuole fare il grande gesto poi non lo rivendica?
Mailer nell'opera citata dice che questo accade perchè se l'assassinio di Kennedy poteva essere "un'impresa", quello di Tippit lo squalificava.
No lo so, non mi ha mai convinto molto: uno con mentalità megalomane tende a snobbare i danni collaterali, per così dire.
carmelo pugliatti
00martedì 25 aprile 2006 22:53
La personalità di Oswald era molto complessa.Si trattava di un uomo con patologiche componenti egotiche e narcisistiche,cui tuttavia non corrispondevano qualità che potessero in alcun modo giustificarle.Durante la defezione in Unione Sovietica,compiuta nella speranza di diventare importante,oggi diremmo "un personaggio",i Russi lo tennero constantemente d'occhio sospettandolo di essere in realtà un agente della CIA.Alla fine il KGB (il dossier completo fu donato negli anni 90 da Eltsin a Clinton)concluse si trattava soltanto di un mentecatto che era meglio perdere che trovare.Poteva essere irretito e spinto ad uccidere da un qualche servizio? Il problema con Oswald è che era assolutamente inaffidabile,nelle sue fantasie di agitatore politico si divertiva a fare il doppio ed il triplo gioco;era convinto di poter servirsi lui degli altri,di essere il più furbo.In questo senso era un pessimo strumento.Tuttavia la decisione di uccidere Kennedy può essere stata indotta da qualcuno? Teniamo presente per sgombrare il campo da equivoci che 1-l'assunzione di Oswald al deposito dei libri di Dealey Plaza avvenne per circostanze assolutamente casuali (documentate) PRIMA non soltanto che fosse deciso il percorso del corteo,ma addirittura che ci sarebbe stato un corteo,2-che il percorso fu stabilito a Washington una settimana prima dell'attentato da Kenneth O'Donnell e dallo stesso Kennedy e che fu pubblicato dai giornali di Dallas quattro giorni ptrima del delitto.Dunque si ritorna sempre a quei famosi quattro giorni tra lunedì 18 e Venerdì 22.Oswald in quei giorni si vide e parlò con qualcuno? forse con George De Mohrenschildt? Non sappiamo.Troppo poco tempo comunque per ideare una congiura,anzi il complotto dei complotti destinato a sfidare i secoli,tempo sufficente ,forse,per rafforzare un pensiero,un ossessione,o per gettare il seme di un idea destinato ad essere raccolto.Personalmente credo che la decisione di uccidere Kennedy sia maturata autonomamente in Oswald,senza suggerimenti esterni.
"moris"
00mercoledì 26 aprile 2006 10:30
Non dimentichiamoci comunque che l'unica affermazione di Oswald resa pubblica è stata "sono un capro espiatorio" e questo può significare varie cose: 1)è stato lui a sparare su ordine o copertura di qualcuno; 2)hanno sparato più persone ma si incolpa soltanto lui 3)oppure non ha neppure sparato ma si fa ricadere tutta la responsabilità su di lui. Per giustificare la versione ufficiale potrei pensare che lui era capro espiatorio ("vittima") di un sistema capitalista (che jfk rappresentava) comunque ingiusto secondo le sue idee.
Queste parole mi hanno sempre fatto riflettere in considerazione della psiche di Oswald. Una simile impresa avrebbe dovuto renderlo fiero, perchè certe dichiarazioni? Lui ha ucciso Kennedy per essere paladino della giustizia soprattutto per il fatto che era narcisista,fanatico, comunista e solitario. Il documento in questione è molto interessante.....
Saluti a tutti
carmelo pugliatti
00mercoledì 26 aprile 2006 16:20
Al di là delle sue dichiarazioni resta il dato oggettivo che i tempi e i modi per creare un "capro espiatorio" non ci sono. Probabilmente Lee aspirava a diventare un clamoroso "caso" giudiziario.Uno dei film che più lo avevano ossessionato era "l'uomo di Alcatraz",con Burt Lancaster nella parte di Robert Stroud,la storia vera di un ergastolano che riusciva a diventare un personaggio famoso a livello internazionale.Questo aspetto della particolare personalità di Lee Oswald è catturato molto bene da Norman Mailer nel suo "Il racconto di Oswald".La cosa paradossale è che probabilmente ci sarebbe riuscito.La Polizia di Dallas,assolutamente inadeguata a gestire "l'affaire", durante l' arresto e la detenzione di Oswald collezionò talmente tanti vizi procedurali da fornire cavilli a sufficenza per un buon avvocato,anche (come in questo caso) in presenza di prove schiaccianti.
Stefano F.
00mercoledì 26 aprile 2006 17:42
Rispunta la "Teoria del Canarino" [SM=g27823]
roteoctober
00mercoledì 26 aprile 2006 19:18
Confesso la mia ignoranza: quale sarebbe questa teoria?

Inoltre condivido i pasticci procedurali della polizia di Dallas: bastava un buon avvocato in cerca del caso della vita o meglio ancora un principe del foro un po' "antisistema".

Immaginarsi Oswald giudicato non colpevole per "ragionevole dubbio" e libero ... libero soprattutto di farsi intervistare, etc.
In effetti torna con le aspirazioni della sua vita!

carmelo pugliatti
00mercoledì 26 aprile 2006 22:41

Scritto da: roteoctober 26/04/2006 19.18
Confesso la mia ignoranza: quale sarebbe questa teoria?


Nel film "l'uomo di Alcatraz",Robert Stroud-Burt Lancaster in prigione allevava canarini.

Scritto da: roteoctober 26/04/2006 19.18

Immaginarsi Oswald giudicato non colpevole per "ragionevole dubbio" e libero ... libero soprattutto di farsi intervistare, etc.
In effetti torna con le aspirazioni della sua vita!


Certo,ma anche nel caso in cui fosse rimasto in cella Oswald c'e l'avrebbe fatta comunque ;sarebbe riuscito a diventare un personaggio.Finalmente avrebbe avuto i riflettori su di se: famoso per l'eternità! E se ,con un pò di fortuna, malgrado la condanna fosse rimasto un pizzico di incertezza Lee avrebbe recitato la parte dell'innocente ad oltranza,magari cambiando versione decine di volte nel corso degli anni per mantenere i riflettori su di lui.Intervistato da giornalisti di tutto il mondo!per una come Oswald sarebbe stato il Paradiso.

[Modificato da carmelo pugliatti 26/04/2006 23.03]

Diego Verdegiglio
00giovedì 27 aprile 2006 16:45
Cari amici del Forum,
un cordiale saluto a tutti (in particolare a roteoctober)dopo qualche giorno di assenza. Ho letto gli interessanti interventi e condivido pienamente le risposte di Carmelo Pugliatti sui quesiti posti in merito alle possibili motivazioni di Oswald. Il Rapporto Warren non indica nessuna ipotesi di mandanti che abbiano indotto Oswald a sparare a Kennedy. Possiamo tuttavia ipotizzare (ma resta appunto solo un'ipotesi, per quanto credibile)che la notizia giornalistica del corteo presidenziale in Dealey Plaza, sotto il magazzino nel quale lavorava, abbia potuto scatenare in lui la sindrome del dado da trarre, del "la va o la spacca", forse dell'ultima possibilità di compiere un gesto che dissetasse la sua arsura interiore di autoaffermazione. Abbiamo altre volte affrontato la contorta personalità di Oswald che lo indusse a negare qualunque circostanza possa incolparlo: il criminologo Vincenzo Mastronardi, nell'intervista che pubblico nel mio libro, mi ha spiegato molto bene che uno psicopatico paranoide tipo Oswald avrebbe negato qualunque cosa anche se fosse stato condannato a morte, "perfino nelle mani del boia". Il suo scopo è raggiunto ed è importante soprattutto per il suo Io interiore. Se avrà il carcere a vita, diventerà una celebrità: è questo che vuole. Agli altri negherà qualunque ammissione: la foto col fucile? Un falso della polizia. La pistola? Tanti la portano in Texas. La fuga dal magazzino? Il lavoro è stato sospeso e me ne sono andato al cinema... E così via. Il rapporto con CIA ed FBI è certamente ambiguo, ma io non credo che vi fosse un intenzionale complotto dei due enti governativi per "caricare" Oswald in modo che, alla prima occasione utile, prendesse il suo fucile per uccidere Kennedy. Già scrissi tempo fa che potrei forse immaginare un "conoscente" di Oswald che nei quattro giorni precedenti il delitto possa avergli ad esempio detto: "Lee, il momento che stavi cercando è arrivato. Kennedy passerà sotto il tuo magazzino. Porta con te il tuo fucile e cerca di fare ciò che mi hai sempre detto di voler fare. Se ci riesci, ti aiuteremo a farla franca e aiuteremo la tua famiglia". Ipotesi? Fantapolitica? Certamente. Non vi sono prove di un contatto del genere e l'assassinio di Tippit denota solo il desiderio disordinato di una fuga, di una impossibile salvezza. "Tutto è finito" esclama Oswald nel Texas Theatre mentre tenta di sparare ad un altro poliziotto che vuole disarmarlo. Tutto cosa? Forse la fuga a Cuba? Forse l'aiuto promesso e non mantenuto? Ipotesi. Solo ipotesi. Quel che è certo è che Oswald negò qualunque cosa gli si imputasse, anche quella più evidente. Suppongo che la futura apertura degli archivi secretati ci darà qualche ulteriore dettaglio sui rappirti di Oswald con CIA e FBI sia a Nw Orleans che a Dallas: probabilmente l'agente De Brueys o altri suoi colleghi (Hosty?) possono aver dato delle somme a Oswald al ritorno dall'URSS, per compiti informativi di bassissimo livello ma forse (e soprattutto) al fine di evitare altre sue mattane, dopo che il Dipartimento di Stato aveva accettato di riaccorglierlo in USA. Ma Oswald sfugge al controllo, Hosty non riesce a rintracciarlo nel novembre del '63.
Dopo l'attentato, CIA e FBI avranno i loro scheletri da tenere ben nascosti negli armadi: non avranno nessun interesse a far sì che la Commissione Warren scavi nelle pieghe del delitto per timore che vengano fuori verità sgradite. Solo con le commissioni congressuali degli anni Settanta si saprà, ad esempio, che il FBI di Dallas distrusse il biglietto lasciato nei loro uffici da Oswald, che minacciava ferro e fuoco se Hosty non avesse smesso di terrorizzare Marina Oswald con le sue visite a Irving. Oswald agì di propria iniziativa, ma era una molla già caricata, pronta a scattare alla minima occasione. Caricata o autocaricata? Entrambe le cose, direi. I suoi disordinati contatti con castristi, anticastristi, KGB, FBI e CIA lo convincono di essere al centro di un'azione rivoluzionaria di cui si sente il protagonista designato. Forse altri attentati (mafia?KKK?)erano in preparazione contro Kennedy (ma bisogna vedere quali sarebbero stati i calcoli utilitaristici per avere di colpo Johnson come presidente: qui i conti però non tornano molto). Forse Oswald ha fiutato qualcosa, intuisce che qualcuno potrebbe compiere quell'atto clamoroso prima di lui, precederlo nella gloria, e il corteo che passa sotto le sue finestre gli sembra un deciso segnale del destino: ora o mai più, o la va o la spacca, il dado è tratto. Il miracolo si compie: "Ce l'ho fatta! L'ho colpito! Tutto perfetto. E ora? Fuggire, allontanarsi, difendersi, negare. Negare tutto. Find me guilty, provate ad incastrarmi, se ci riuscite". Io mi dichiaro un capro espiatorio ("I'm a patsy!"), ma non so di chi, vedetevela voi". Oswald non è John Wilkes Booth, non salta sul palcoscenico gridando "Sic semper tyrannis!" dopo aver sparato a Lincoln (per quanto anche Booth scelga la fuga, la via di scampo). La sua personalità è molto più contorta, inquietante. Dopo la cattura è freddo: non suda, non muove un muscolo del viso. Il suo atteggiamento dopo la cattura appare glaciale e meccanico a tutti coloro che lo conoscono: sua moglie, suo fratello Robert, sua madre, i coniugi Paine. Oswald è interiormente appagato: ha fatto qualcosa di enorme, ora può accadere di tutto, anche il diluvio, a lui non interessa. Peccato che il 24 novembre un granello di sabbia imprevisto entri nell'ingranaggio del suo futuro eroico: è un granello insignificante, estraneo alle cose, entrato per caso, ma risulterà fatale. E' un uomo, ha una pistola, si chiama Jack Ruby.
Diego Verdegiglio
00giovedì 27 aprile 2006 16:57
ERRATA CORRIGE
...Abbiamo altre volte affrontato la contorta personalità di Oswald che lo indusse a negare qualunque circostanza POTESSE incolparlo: il criminologo Vincenzo Mastronardi...

Suppongo che la futura apertura degli archivi secretati ci darà qualche ulteriore dettaglio sui RAPPORTI di Oswald con CIA e FBI sia a NEW Orleans che a Dallas...
roteoctober
00venerdì 28 aprile 2006 09:03
Molte grazie per la lunga ed esauriente esposizione, Dott. Verdegiglio.
In particolare la parte su Oswald che nega anche nelle mani del boia, perchè mi era appunto venuto il dubbio che una possibile (anzi probabile) condanna a morte avrebbe precluso un futuro di interviste, come poi di fatto è avvenuto in maniera "extragiudiziale".
E naturalmente questo Oswald doveva averlo messo in conto: nel 1963 penso che la pena di morte ci fosse in tutti gli Stati dell'Unione e che in precedenza tutti gli assassini di presidenti fossero stati giustiziati, o mi sbaglio?
"moris"
00venerdì 28 aprile 2006 10:31
Re:

Scritto da: Diego Verdegiglio 27/04/2006 16.45
Suppongo che la futura apertura degli archivi secretati ci darà qualche ulteriore dettaglio sui rappirti di Oswald con CIA e FBI sia a Nw Orleans che a Dallas: probabilmente l'agente De Brueys o altri suoi colleghi (Hosty?) possono aver dato delle somme a Oswald al ritorno dall'URSS, per compiti informativi di bassissimo livello ma forse (e soprattutto) al fine di evitare altre sue mattane, dopo che il Dipartimento di Stato aveva accettato di riaccorglierlo in USA.


Buongiorno a tutti,
correggetemi se sbaglio, mi pare che il segreto sui documenti riguardanti Oswald sia fino al 2038 cioè 75 anni dopo l'assassinio di jfk. Quali sono stati poi i documenti resi pubblici da Clinton nel '92 oltre alle foto dell'autopsia di jfk?
Grazie
carmelo pugliatti
00venerdì 28 aprile 2006 16:16
Si,la stragrande maggioranza dei documenti sono stati desecretati dal Presidente Clinton negli anni 90.Può restare qualche memorandum in grado di spiegare alcuni passaggi di secondaria importanza,ma grazie all'operazione trasparenza di Bill Clinton praticamente tutto è stato reso pubblico.
carmelo pugliatti
00venerdì 28 aprile 2006 16:21
Re:

Scritto da: roteoctober 28/04/2006 9.03
Molte grazie per la lunga ed esauriente esposizione, Dott. Verdegiglio.
In particolare la parte su Oswald che nega anche nelle mani del boia, perchè mi era appunto venuto il dubbio che una possibile (anzi probabile) condanna a morte avrebbe precluso un futuro di interviste, come poi di fatto è avvenuto in maniera "extragiudiziale".
E naturalmente questo Oswald doveva averlo messo in conto: nel 1963 penso che la pena di morte ci fosse in tutti gli Stati dell'Unione e che in precedenza tutti gli assassini di presidenti fossero stati giustiziati, o mi sbaglio?

In realtà le possibilità che Oswald potesse essere condannato "semplicemente" alla reclusione a vita erano molte (penso anche ai vizi procedurali relativi al suo arresto,ed ai giorni successivi).In ogni caso è anche per questo motivo che ad Oswald conveniva negare anche l'evidenza, finchè ciò sarebbe stato possibile.
Diego Verdegiglio
00venerdì 28 aprile 2006 20:18
Sono d'accordo, caro Pugliatti. I cavilli avrebbero salvato Oswald dalla sedia elettrica, ma probabilmente non dal carcere a vita (per Tippit), e la tecnica di negare tutto sarebbe stata vincente. L'onere della prova sarebbe spettata all'accusa. Oswald, come io ho ipotizzato nel mio libro, avrebbe potuto sempre dire: "Sì, ho portato con me il fucile per farlo riparare in un'armeria di Dallas. Qualcuno a me sconosciuto e a mia insaputa, mentre ero in mensa o in toilette, ha usato la mia arma contro il Presidente". Tutti sappiamo che O.J. Simpson ha fatto uccidere sua moglie, colpevole di avere un amante, per giunta un bianco. In aula si è salvato con i cavilli, ma sappiamo che non sempre la legge è uguale per tutti: un povero cristo nullatenente con avvocato d'ufficio al seguito sarebbe forse stato condannato. Ricorda il film "E giustizia per tutti" con Al Pacino? I magistrati sono tutt'altro che semidei (vedi caso Enzo Tortora).
Diego Verdegiglio
00venerdì 28 aprile 2006 20:20
ERRATA CORRIGE
L'onere della prova sarebbe SPETTATO all'accusa
"moris"
00venerdì 25 agosto 2006 10:48
Vorrei fare una domanda al Sig. Verdegiglio e comunque avere un parere da parte degli "assidui" frequentatori del forum.
Appurato che Oswald agì da solo ma che comunque non sono da escludere alcune influenze negative visto quantomeno gli ambienti strani da lui frequentati, pensate che sia stato un vero marxista-leninista infiltrato o comunque in contatto con gruppi anticastristi o che fosse un anticomunista che si spacciava per amico di cuba?
!presidente!
00sabato 26 agosto 2006 13:35
Per il momento le prove portano alla conclusione che Oswald era solo un "pazzo", ma non escludo, a mio parere, che in futuro possano emergere ulteriori e più stretti collegamenti con le varie agenzie governative, che non credo cambieranno di molto la verità su JFK.
Diego Verdegiglio
00sabato 26 agosto 2006 14:59
Le agenzie federali avevano tutto l'interesse a minimizzare i loro rapporti con Oswald, uno psicopatico rientrato dall'URSS e sorvegliato dall'FBI sia a New Orleans che a Dallas, ma sfuggito al loro controllo (vedasi il caso Hosty). Oswald si professò sempre marxista (ma non comunista)e il suo tentativo di infiltrarsi tra gli anticastristi (Bringuier o Leopoldo, fa lo stesso)faceva solo parte della sua psicologia distorta tesa all'autoaffermazione e all'uscita dalla nullità che rappresentava a se stesso e agli altri.
"moris"
00sabato 26 agosto 2006 16:25
Sig. Verdegiglio, ho avuto il piacere di leggere il suo libro e ho letto che lei comunque ritiene probabili dei legami diretti o indiretti di Oswald con le agenzie governative che possono aver condizionato la sua folle azione. La confusione è data dal fatto che Oswald frequentava ambienti contraddittori, a quanto pare, sia castristi che anti. Se in futuro dovessero essere dimostrati legami assolutamente certi, magari come "collaboratore esterno o indiretto", crede che la sostanza del caso possa cambiare, anche se di poco visto che ha sparato solo lui, oppure che verrebbero solo smascherate le inefficenze dell'epoca di cia ed fbi.
Saluti
!prouty2!
00domenica 27 agosto 2006 00:53
Alto che inefficienti; hanno fatto un lavoro coi fiocchi caro moris,facendo incolpare quel babbeo di OSWAL.Mi scusi ma è stato più forte di mè.............cordiali saluti !prouty2!
Diego Verdegiglio
00domenica 27 agosto 2006 01:56



Post: 18
Registrato il: 18/04/2006
Novizio 26/08/2006 16.25 IP: Nascosto
Sig. Verdegiglio, ho avuto il piacere di leggere il suo libro e ho letto che lei comunque ritiene probabili dei legami diretti o indiretti di Oswald con le agenzie governative che possono aver condizionato la sua folle azione... Se in futuro dovessero essere dimostrati legami assolutamente certi, magari come "collaboratore esterno o indiretto", crede che la sostanza del caso possa cambiare, anche se di poco visto che ha sparato solo lui, oppure che verrebbero solo smascherate le inefficenze dell'epoca di cia ed fbi. Saluti. Moris
+++++++++++++++++++++++++++++++++
Caro moris,
rispondo volentieri alla domanda che ha voluto cortesemente pormi nel mio spazio. A mio avviso, non credo che in futuro la sostanza delle cose possa cambiare: i pochi giorni a disposizione tra l'approvazione del corteo presidenziale (mai modificato, come qualche poco informato ancora sostiene)e la decisione di Oswald di prendere il suo fucile il 21 novembre non ritengo fossero sufficienti per organizzare l'assassinio di un presidente. Ritengo invece del tutto probabile che i contatti avuti da Oswald con agenti CIA ed FBI dopo il suo ritorno dall'URSS, nonché le confuse attività filocastriste (l'apertura della fantomatica sezione filocastrista a New Orleans)e anticastriste (veda l'offerta di collaborazione a Bringuier), nonché la frustrazione provocata dall'umiliante "trasferta" presso russi e cubani a Città del Messico, abbiano scatenato la sua psicopatia. Poi, certamente, le due agenzie si preoccuparono di cancellare o minimizzare i rapporti avuti con lui, dovuti soprattutto al suo ritorno dall'URSS. Era imbarazzante dover ammettere che l'assassino del Presidente non era stato segnalato alla polizia di Dallas e sia Hoover che la CIA avevano altri scheletri negli armadi che non desideravano tirare fuori in seguito ad una approfondita indagine di Warren (infatti le "magagne" vennero fuori solo negli anni '70). Le rivalità e le inefficienze delle varie agenzie sono sotto gli occhi di tutti. Ho parlato recentemente con un agente italiano e il suo giudizio sui colleghi americani non è proprio positivo: arroganti,spesso pasticcioni, presuntuosi, forti solo dei loro mezzi ma spesso mancanti della necessaria duttilità e finezza che i latini hanno. Ad un agente dell' "efficientissimo" Servizio Segreto, durante la visita del presidente Kennedy a Roma nel 1963, fu addirittura rubata la pistola! Un divertito maresciallo dei Carabinieri (che certamente se la rideva sotto i baffi) restituì l'arma ad un imbufalito e imbarazzato agente, alla fine del corteo nella Capitale. Nonostante questo, il nocciolo della faccenda resta intatto ancora oggi: nessuno, neanche il più incallito complottista, ha trovato serie prove che dalla finestra fonte degli spari abbia sparato qualcun altro che non fosse Oswald. Lui, e solo lui, poteva essere a quella finestra. Non c'erano estranei o colleghi complici al sesto piano. E come lei sa il Presidente venne colpito da proiettili provenienti dall'arma ritrovata a quel sesto piano, di sua proprietà. Nessuno, neanche gli studiosi sovietici (che pure avrebbero avuto grande soddisfazione a trovare all'epoca prove di un complotto interno dei servizi, dei razzisti o della mafia), ha mai trovato prove che Oswald fosse "inviato" a compiere il delitto. Quindi, secondo me, non ci saranno in futuro grandi novità. Se ci sarò ancora nel 2013 (la vita è imprevedibile...) mi aspetto ovviamente altri libri e servizi TV con le ultime "rivelazioni" di qualche autore che avrà scoperto chissà cosa e venderà migliaia di volumi e di filmati, ricucinando gli stessi ingredienti della stessa minestra. Mi attendo già qualcosa del genere nel 2008, quarantennale della morte di Bob e quarantacinquennale di Dallas.La saluto cordialmente e La ringrazio per la lettura del mio libro. DV
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