Rischia di diventare una Chernobyl chimica, la gigantesca chiazza di benzene che dal 13 novembre sta devastando il corso del fiume Songhua, nel nord-est della Cina, e che minaccia ora il siberiano Amur. Una marea altamente velenosa, ma incolore, quasi inodore e insapore. Invisibile ma letale, ha già costretto migliaia di persone a una precipitosa fuga
La chiazza è arrivata la scorsa notte nella città cinese di Harbin, quattro milioni di abitanti nella provincia dell'Heloinjang, primo grande centro sul suo catastrofico percorso. I cittadini, che fino a due giorni fa facevano ordinatamente scorta di acqua in bottiglia e parevano rassegnati ad attendere il passaggio della chiazza, oggi hanno cambiato idea: in migliaia hanno deciso per una evacuazione spontanea, prendendo d'assalto aeroporti, stazioni, fermate dei pullman. Nelle sale d'attesa gremite, il panico viene rinfocolato da voci e allarmi senza fondamento: c'è stato persino un misterioso allerta per un presunto terremoto, stando alle agenzie russe.
"Non puoi difenderti da qualcosa che non puoi vedere o percepire - sottolinea un ragazzo che si identifica come Jang Zuhon, abitante di un quartiere che dà proprio sul fiume - dovremmo affidarci ai comunicati ufficiali per sapere se e quando è possibile usare l'acqua o se è pericoloso anche solo stare vicino al Songhua. Ma in pochi si fidano".
Il panico supera il corso del fiume cinese più velocemente del benzene, e si è già riversato sulla città siberiana di Khabarovsk, con i suoi 600.000 abitanti che sono partiti a caccia di bottiglie di acqua minerale o di ospitalità presso parenti lontani. Da domani, nella zona entrerà in vigore lo stato di emergenza decretato dalle autorità locali.
Il 'mostro' arriverà nel centro siberiano senza clamori, nascosto sotto la lastra di ghiaccio che già da qualche giorno copre il fiume, complici le temperature di meno 12 gradi in linea con le medie stagionali a quella latitudine. Al momento la chiazza occupa un'ottantina di chilometri quadrati, ed è composta principalmente di benzene, un idrocarburo aromatico altamente tossico, e di derivati come il fenolo. Sostanze che possono avere effetti micidiali sugli organismi viventi sia a breve che a lungo termine: provocano danni irreversibili a carico del sangue, del fegato, del cervello, dei reni, negli anni si rivelano potenti cancerogeni e cause di mutazioni genetiche.
Il benzene rischia di compromettere per decenni l'equilibrio ambientale del fiume, dato che non è idrosolubile e la sua pellicola oleosa si deposita sulle rive, uccidendo piante e animali.
Finora le autorità cinesi hanno usato l'abituale contagocce nel dare informazioni sulla catastrofe, spesso contraddittorie, spesso divergenti da quelle di altre fonti. Si è saputo ad esempio che responsabile dell'onda tossica è una industria chimica della provincia di Jilin, dove il 13 novembre scorso sono avvenute una o più esplosioni - il dettaglio non è stato chiarito - pare a causa di guasti tecnici. Nell'incidente sono morti cinque operai.
Sempre stando alle notizie diramate da Pechino, la macchia dovrebbe raggiungere il territorio russo e il fiume Amur, di cui lo Songhua è un affluente, fra una ventina o più di giorni, quando la concentrazione - e quindi la tossicità - sarà diminuita: ma i russi calcolano che sarà alle porte di Khabarovsk intorno al 27 di novembre, e che la quantità di benzene supererà di almeno 40 volte la soglia di rischio.
In Siberia, il ministero per le emergenze ha già allertato tutti i suoi uffici lungo il corso dell'Amur e preso i primi provvedimenti: lo strato di ghiaccio che già ricopre le acque - e che rende ancor più insidioso l'avvistamento della macchia - è stato perforato in più punti per ottenere un monitoraggio costante. Acqua è stata pompata dall'Amur e convogliata in cisterne per essere usata dai circa 600.000 cittadini di Khabarovsk nei quattro giorni di emergenza previsti.
"Purtroppo non possiamo semplicemente staccare i tubi - afferma un responsabile della rete idrica - perchè rischieremmo di mandare all'aria il sistema di riscaldamento di tutta la città, proprio all'inizio dell'inverno. Ma chiuderemo le idrovore quando passerà la chiazza, sperando che non ci siano perdite di pressione". Per i russi, che già da tempo si lamentano degli scarichi inquinanti che arrivano in Siberia dalla frontiera cinese, il problema più duraturo riguarderà la pesca, un'attività molto diffusa nella stagione invernale. Ci vorranno alcuni anni, dicono gli esperti, prima che si possa gettare di nuovo l'amo in acqua senza timori.
Dalla Cina intanto arrivano nuove notizie allarmanti: un'altra esplosione in una fabbrica chimica, stavolta nella provincia dello Zhiling, ha provocato una nuova fuoriuscita di benzene, di entità ignota, in un piccolo affluente del Songhua. La nuova chiazza minaccerebbe la città di Chunzhin.
Che disastro...