LE CORTI D'AMORE

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Hosmantus
00venerdì 21 aprile 2006 23:17


Intorno e dopo l'anno Mille si sviluppò in Occitania una civiltà feudale profondamente diversa da quella che fioriva nel resto d'Europa. Mentre al centro delle altre corti c'era la guerra e il potere, al centro delle corti d'amore c'era il corpo e la passione. Questa centralità del corpo fece sì che la Terra fosse amata e onorata, anziché solo conquistata, e l'agricoltura occitanica divenne in breve la più ricca d'Europa, suscitando così la cupidigia dei signori del Nord e dei re di Francia, le cui casse erano provate dalle continue guerre.
La passione, la tensione verso il bello, ispirò una straordinaria fioritura artistica, e una diversa visione e cultura dell'amore. Di questa ricerca è rimasta la poesia dei trovatori o troubadours, variante assai speciale dei Minneasanger tedeschi. Sarà poi uno di questi Minneasanger, Wolfram von Eschenbach, a raccogliere nel suo Parzival il messaggio della civiltà trovadorica, colpita a morte dalla crociata contro gli Albigesi.
Al centro della visione dei trovatori, e delle corti che hanno incoraggiato e protetto questa poesia, è la convinzione che il valore supremo sia l'amore, "che rende buoni i cattivi e migliora i buoni". Il principio che ispira l'esperienza dell'amore è la mezura, la misura, che consiste nel vivere l'amore profano con la massima tensione passionale possibile, tendendo cioè alla sua non consumazione, evitando al tempo stesso che cessi di essere fisico. Un amore fisico, dunque, ma che sviluppi in chi lo vive il massimo di tensione, il massimo di passione spirituale possibile. Ciò che dà forza all'esperienza dell'amore è il desiderio: che occorre imparare a rinviare, sviluppare, nutrire. Attraverso questa educazione l'uomo migliora le sue forze (non solo affettive e spirituali, ma anche fisiche) che si sviluppano in un processo senza fine. Tipica dei trovatori è la convinzione che l'invocazione della donna amata, se fatta con la necessaria concentrazione, assicurerà al cavaliere la vittoria. "Se vuoi vincere non invocare Dio, ma la tua donna", è l'esortazione di Parzival a un cavaliere quando la sua formazione è ormai compiuta. Furono questi costumi, più dell'interpretazione catara o albigese del cristianesimo ad essi legata, che preoccuparono fortemente il papato e che lo convinsero a scatenare contro le corti d'amore una crociata, l'unica svolta in terra europea, appunto la crociata contro gli Albigesi (da Albi, un paese dell'Occitania, dove l'attività religiosa era particolarmente intensa).
Le ragioni teologiche addotte furono naturalmente molte. In particolare il desiderio delle corti di guerra, a cominciare da quella di Francia (il cui re fu il principale alleato del Papa nella crociata, ed ereditò le terre e le ricchezze strappate ai signori occitanici), di sopprimere le corti d'amore, un modello sociale che proponeva valori e costumi del tutto diversi da quelli dei nascenti stati nazionali.
Al centro del contendere tra signori provenzali e papato c'era però anche una diversa concezione dell'istinto e dell'amore. Usando un termine della psicologia potremmo dire: una politica della libido del tutto opposta. Nelle corti d'amore era la convinzione che : "Non si pecca dalla cintola in giù". Tutto ciò che succede nel mondo della materia è nell'ordine naturale delle cose: di per sé non migliora l'uomo, ma neppure lo peggiora. Ciò che conta è la mezura, la compresenza di elementi di tensione affettiva e spirituale assieme a quelli fisici. Da questo punto di vista un matrimonio d'interesse, o comunque senza amore, è molto più peccaminoso, rovinoso per lo spirito, che un adulterio appassionato. E qualsiasi matrimonio convenzionale, anche se consacrato dalla Chiesa, ha un valore ben inferiore dell'amore puro del cavaliere cataro e della sua dama (magari legittima sposa di un altro) impegnati nel difficile cammino di sviluppo della passione amorosa, e poi nel superamento di questa nella pura unione del cuore. Una concezione simile portava, proprio dal punto di vista morale, a un giudizio severo sul matrimonio cristiano. Al contrario della convenzione dominante nella cultura cristiana, era proprio il suo basso contenuto erotico e affettivo a decretare lo scarso valore morale del matrimonio. Troppo poca energia, poca tensione, poco istinto: cosa può mai diventare un'unione dove non c'è nulla da trasformare, né istinto, né passione, né desiderio? Solo una comunione d'affari, dunque una situazione priva di valore dal punto di vista spirituale.
Gli Albigesi univano un modello morale estremamente esigente, e diffusamente praticato, a un'assoluta tolleranza verso chi non si sentiva di seguirlo. Negli stessi anni la Chiesa cattolica viveva un periodo di particolare debolezza morale. Accompagnata però da una fortissima intolleranza verso chi proponeva un atteggiamento diverso, in particolare verso l'istinto. La Chiesa, alleata al re di Francia, decise di porre termine all'esperienza dei Catari-Albigesi e delle corti d'amore. Ci mise più di un secolo, ma ci riuscì. Le dame d'amore e i loro appassionati trovatori finirono sul rogo.
Simone di Montfort, comandante delle truppe messe dal re di Franca a disposizione del Papa, rispose ai soldati che gli chiedevano come distinguere, una volta entrati nelle roccaforti, i Catari, dai buoni cristiani: "Tuez les tous, Dieu réconnaitra les siens " (Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi).
Finiscono così, insieme, le esperienze delle corti d'amore e del catarismo in Europa occidentale. Due tentativi, per certi versi diversi ma convergenti, di instaurare nell'ambito cristiano un rapporto con l'istinto che non fosse l'inibizione coatta, la rimozione ipocrita o la relazione svalutante e depressiva del rapporto sessuale visto come remedium concupiscientiae. Sono anche gli ultimi tentativi. Dopo la crociata, seguita nel 1277 dalla condanna ecclesiastica della concezione trovadorica dell'amore, il mondo dell'istinto e quello del male diventano la stessa cosa.
Come dice René Nelli: "Alla chiesa è sempre ripugnato ammettere che l'istinto, in una relazione d'amore, potesse servire alla perfezione dell'anima".

tazziana
00domenica 23 aprile 2006 12:25
Le mezura...che concetto magnifico... [SM=g27829]
Sti Albigesi...chiamali fessi [SM=g27828]
Hosma,sempre piacevolissimo leggere le discussioni da te aperte. [SM=x131223]
LestatNotturno
00domenica 23 aprile 2006 19:14

Porgo anche io i miei complimenti post molto interessante [SM=g27811]
Hosmantus
00domenica 23 aprile 2006 19:40
Vi ringrazio dell'apprezzamento.
Se vi fa piacere vi offrirò di volta in volta argomenti del favoloso e intrigante medioevo, di cui questo forum ne porta gli emblemi.

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