LA SCUOLA DISTRUTTA DALLA BANDA DELLA DESTRA

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PRECARIO
00sabato 18 marzo 2006 18:03
I PROBLEMI DELLA SCUOLA

Supplenti, mancano 9 milioni di euro

I presidi: "Continueremo a nominarli anche senza soldi" Il direttore Marcheselli: "Una situazione che ci preoccupa, ma confidiamo che le difficoltà siano presto superate"

di ILARIA VENTURI

PER pagare i supplenti da aprile a dicembre mancano nove milioni di euro. E´ questo il «buco» creato dai tagli imposti dalla Finanziaria.


L´anno scorso le scuole bolognesi hanno speso 12 milioni e 600mila euro per le supplenze. Per i 2006 sono stati stanziati solo tre milioni e 443 mila euro che saranno bruciati dalle scuole a fine marzo, ovvero in tre mesi, se si considera una spesa mensile media di un milione e 400mila euro. Arriverà, come in passato, la copertura? La Finanziaria, oltre ad aver ridotto le risorse su tutti i capitoli di bilancio delle scuole, non lo prevede. L´ufficio scolastico regionale parla di copertura solo per le maternità e le supplenze sino a fine anno e corre ai ripari restringendo le possibilità di chiamare i supplenti. Insomma, ad oggi, i soldi non ci sono. Lo stesso direttore del Csa Paolo Marcheselli interviene e auspica che si trovi la strada di una integrazione finanziaria. «La situazione ad oggi non può che preoccupare l´amministrazione scolastica, i dirigenti e le famiglie. Ma si tratta della scuola e per questo devo pensare che le attuali difficoltà siano presto superate». I presidi intanto si muovono. Domani si riuniranno in via de´ Castagnoli le giunte del Collegio dei dirigenti e dell´Associazione scuole autonome. «Così si colpisce la qualità della scuola ma anche il rapporto con i lavoratori. Già facciamo fatica a trovare i supplenti, ora che sanno che non saranno pagati, se non forse a novembre, sarà peggio», commenta Domenico Altamura presidente del Collegio. «Il problema è che non puoi ridurre la spesa senza cambiare le regole. Perché non si fa economia pensando di assumere insegnanti annuali con questi 12 milioni di euro spesi per le supplenze? A Bologna arriverebbero 400 docenti in più e sarebbe risolto il problema».L´assessore provinciale Paolo Rebaudengo parla di «un ulteriore colpo ad una scuola pubblica già fortemente provata». I sindacati dei presidi denunciano il paradosso: «Non possiamo interrompere il servizio, ma dobbiamo anche poter contare su risorse certe e sufficienti per garantire il diritto costituzionale all´istruzione», scrivono Sergio Simoni (Cgil), Umberto Pampolini (Cisl) e Mario Gavanelli (Uil). I Cobas diffidano i presidi «da smembrare o da lasciare classi scoperte». Loro, i dirigenti, si rifiutano di non chiamare i supplenti. «Sarebbe una richiesta folle, già oggi li chiamiamo quando è strettamente necessario», commenta Alessandra Francucci. La dirigente del X Circolo didattico ha ricevuto 16.458 euro per pagare i supplenti nel 2006, ma la scuola, al 28 febbraio, ne ha già spesi 17.100. Una situazione, con cifre diverse, comune a tutti. «Io continuerò a nominare, senza soldi - dice Alessandra Francucci - Qualcuno altrimenti mi dovrà venire a dire che devo chiudere la scuola». I presidi bocciano anche la richiesta di non fare sostituzioni alle materne sino a cinque giorni di assenza. «Impossibile - dicono - non ci sono ore disponibili, se non una o due, per fare sostituzioni interne. E le classi sono piene sino a 28 bambini.Con questi numeri non possiamo pensare di dividerli in altre sezioni». «Siamo molto allarmati. La scuola non si può gestire in questo modo» dice Angela Cocchi della direzione didattica di Zola Predosa. «Ci sono già meccanismi di emergenza interni, visto che il primo giorno si fa fatica a trovare il supplente. Ma questi non possono diventare la regola sino alla fine dell´anno». Altra nota dolente: le visite fiscali dal primo giorno di assenza che aumenteranno la spesa delle scuole. Visto che l´azienda sanitaria sta già chiedendo al Csa i rimborsi.



Nota: Repubblica Venerdì, 17 Marzo 2006


maria
00sabato 18 marzo 2006 18:11
Tagli per le supplenze, scatta l'agitazione

Per i sindacati «rappresentano un'istigazione ad aggirare le normative contrattuali»

di Paola Pinotti


Indetto lo stato di agitazione del personale della scuola: a scatenare la protesta i tagli, annunciati nei giorni scorsi dal direttore dell'Ufficio scolastico regionale Lucrezia Stellacci, alle risorse per le supplenze brevi di docenti e personale Ata.
La mobilitazione è stata decisa ieri a Bologna al termine di un vertice tra le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil, in preparazione all'incontro di oggi con il direttore Stellacci.«Il ritiro della circolare in cui veniva presentato il taglio del 26 per cento non basta più - spiega Marina Molinari di Cisl Scuola, che aveva denunciato insieme alla collega di Cgil, Raffaella Morsia, le possibili ripercussioni del provvedimento -, vogliamo una smentita ufficiale degli organi competenti. Questi tagli rappresentano una vera e propria istigazione a bypassare le normative contrattuali. Parte ufficialmente una mobilitazione del personale docente ed Ata: le nostre segreterie regionali hanno dato mandato di procedere con la convocazione delle Rsu provinciali, l'organizzazione di volantinaggi di sensibilizzazione, per riuscire a coinvolgere anche le famiglie, e chiedere un incontro con il prefetto. Il tutto in preparazione di uno sciopero, come avevamo già annunciato».Nella giornata di mercoledì i dirigenti scolastici di Piacenza hanno incontrato il direttore del Csa Armando Acri, riunione dedicata ai tagli alle supplenze brevi e conclusasi con la stesura di una nota di protesta inviata direttamente al Miur, ministero della pubblica istruzione. Il presidente del Collegio dei dirigenti scolastici, Rino Curtoni, e la referente di Asapi (associazione scuole piacentine), Adele Mazzari, chiedono a nome dei colleghi che «si provveda nel più breve tempo possibile all'assegnazione delle risorse necessarie al regolare funzionamento delle istituzioni scolastiche e, in particolare, di quelle relative al pagamento dei supplenti temporanei, al fine di assicurare agli alunni il diritto allo studio, costituzionalmente garantito, nel rispetto delle norme di legge e contrattuali».I presidi piacentini esprimono «grave preoccupazione per la situazione finanziaria in cui si trovano ad operare le istituzioni scolastiche, ormai non più in grado di assicurare la regolarità e la continuità del servizio scolastico a causa dei ripetuti e progressivi tagli ai bilanci dovuti a norme, spesso contraddittorie, che, di fatto, hanno impedito negli ultimi anni una efficace e tempestiva programmazione delle risorse economiche assegnate, costringendo le stesse scuole a interventi di emergenza, tali da compromettere il livello del servizio erogato».Valutazioni supportate da alcune cifre: la dotazione ordinaria per il funzionamento amministrativo e didattico è scesa mediamente dal 2002 al 2006 di circa il 60 per cento, i fondi annualmente assegnati per la tassa rifiuti solidi urbani sono andati progressivamente diminuendo fino a coprire solo il 48 per cento circa del fabbisogno, la stessa sorte è stata riservata alle risorse dovute dal Miur per il miglioramento dell'offerta formativa: anche qui i finanziamenti hanno subito un forte calo (30 - 40 per cento), contribuendo a ridimensionare in modo significativo l'attività progettuale delle scuole.


ex APPASSIONATO CDL
00sabato 18 marzo 2006 18:13
Scuole sull'orlo del collasso finanziario
di R.P.
In qualche caso mancano anche i soldi per l'acquisto del materiale più semplice e indispensabile. Ma il problema più grave è quello del pagamento delle supplenze. Andrea Ranieri (Democratici di sinistra): "Sarà uno dei primi problemi che affronteremo in caso di vittoria alle elezioni"
Il problema dei finanziamenti alle scuole, ormai ridotti al lumicino, sta diventando ogni giorno più pesante.
Qualche settimana fa il Ministero ha dato via libera ad un provvedimento di incremento delle risorse che però non consentirà alle scuole neppure di pagare senza difficoltà le spese per il materiale di pulizia e per la tassa raccolta rifiuti.
E per far conoscere anche alle famiglie la gravità della situazione molte scuole hanno lanciato iniziative originali e un po’ provocatorie.
Soprattutto nel milanese, per esempio, ha avuto successo la proposta di ReteScuole "Un rotolo per la scuola" che ha invitato genitori a cittadini a offrire un piccolo contributo per comprare la carta igienica per le scuole che spesso non hanno soldi neppure per comprare il materiale più comune; e non è un paradosso: proprio in questi giorni Laura Razzano, vice-segretaria del Sam-Gilda, sta divulgando il testo di una circolare di un dirigente scolastico del Piemonte che invita tutto il personale della scuola a razionare l’uso della carta igienica.
I tagli più consistenti e più problematici riguardano però le spese per il pagamento delle supplenze brevi che stanno creando situazioni di pesante conflittualità in molte regioni. In Emilia-Romagna il direttore generale Lucrezia Stellacci ha "suggerito" ai dirigenti scolastici di tenere sotto controllo la situazione disponendo le visite fiscali anche per assenze di un solo giorno; e ovviamente la risposta dei sindacati non si è fatta attendere: il coordinamento unitario dei dirigenti scolastici che fa riferimento a Cgil, Cisl e Uil critica duramente la circolare della Stellacci considerandola anche una grave intromissione nella autonomia delle scuole e degli stessi dirigenti scolastici.
E non è detto che il problema possa trovare soluzione in tempi rapidi, anche nel caso dovesse cambiare il quadro politico.
Ad Andrea Ranieri, responsabile del settore scuola e formazione per i Democratici di Sinistra, abbiamo chiesto cosa potrebbe accadere da aprile in poi nel caso di un avvicendamento politico ai vertici del Ministero.
"La questione – risponde Ranieri – è di carattere più generale e attiene al gravissimo fenomeno, che noi abbiamo più volte denunciato, dell'utilizzo dei fondi residui degli istituti scolastici a copertura delle spese che attengono a impegni del Miur. Sul problema è intervenuta anche, con autorevolezza, la Corte dei Conti che con il suo ‘Rapporto annuale’ ha censurato la vischiosità delle erogazioni e il ruolo improprio nell'utilizzo dei residui finanziari delle scuole. Ma c’è di più: la Corte dei Conti ha criticato fortemente il fatto che il Miur si è mosso in contraddizione rispetto al Titolo V della Costituzione e all'autonomia delle scuole".
Ma tutto questo cosa ha a che fare con la mancanza di soldi e soprattutto come si può risolvere in tempi rapidi il problema ?
"E’ evidente – chiarisce Ranieri – che questa situazione di palese mancanza di trasparenza ha ifatto sì che in questi anni siano stati scaricati sulle scuole oneri impropri che spettano invece alla Amministrazione Centrale: noi intendiamo ripristinare innanzitutto regole trasparenti e certe in modo che il Governo riassuma su di sé oneri che non sono delle singole scuole, come per esempio le spese per le supplenze. Su questo punto il nostro impegno è pieno e posso quindi affermare che uno dei primi adempimenti dell'auspicato nuovo governo della scuola italiana sarà proprio indirizzato ad affrontare le difficoltà finanziarie delle istituzioni scolastiche".

Dati e Fatti
00sabato 18 marzo 2006 18:17
LA SCUOLA, I NOSTRI FIGLI, IL FUTURO DELL’ITALIA: TENTIAMO UN BILANCIO SU CINQUE ANNI DI DECISIONI DEL MINISTRO MORATTI

La riforma della scuola
· Nella riforma scolastica, l’”obbligo” di andare a scuola viene sostituito con il “diritto-dovere” allo studio. Non è affatto lo stesso: con l’obbligo, è la Repubblica che si fa carico di garantire le condizioni perché tutti possano frequentare la scuola. Con il diritto-dovere, la responsabilità è del cittadino, cioè dalla famiglia: diventa un fatto etico-privato, lo Stato se ne esclude. Si pensi, a titolo d’esempio, quali incognite apra in prospettiva, questa impostazione, nei confronti dei disabili.
· Nel 1999 l’obbligo scolastico era stato elevato fino ai 18 anni d’età. Con la riforma Moratti, i ragazzi che finiscono la scuola media non sono più tenuti a iscriversi a una scuola superiore: chi non si iscrive ai licei, frequenterà corsi di formazione (regionali, con tanti saluti all’uniformità di formazione tra gli Italiani).
· L’iter scolastico viene diviso in cicli: scuola dell’infanzia (l’asilo, per capirci, la scuola materna), le elementari, le medie e la scuola secondaria superiore. Vediamoli.
· Scuola dell’infanzia. Nel 1991, sullo stimolo di esperienze consolidate anche estere, cambiò fisionomia: da “parcheggio dei bimbi” a percorso pedagogico triennale che utilizzava il gioco in funzione delle abilità motorie, intellettuale e dello sviluppo affettivo del bambino. Con la riforma Moratti tutto ciò diventa facoltativo: molti bambini torneranno pertanto a essere “parcheggiati”.
· Scuola elementare: Si ritorna al docente unico, che insegna la maggior parte delle materie, alle quali si aggiungono una serie di insegnamenti, alcuni facoltativi, sul modello del doposcuola.
· Scuola media: si eliminano le migliori esperienze degli ultimi decenni. Si ritorna a una didattica “minima” di 27 ore settimanali, con seria diminuzione delle ore di inglese, di educazione musicale e tecnica. Si introduce il tutor (uno per classe), che comporta una distinzione tra gli insegnanti, scardinandone la collegialità.
· Secondaria superiore. Vengono previsti 19 tipi di scuola, e si chiamano tutti licei. Chi non li frequenterà, entrerà in un percorso formativo regionale. Oltre al liceo classico, l’unico che consente l’accesso a tutte le facoltà universitarie, ci sono tre licei senza indirizzo (scientifico, linguistico, delle scienze umane), tre indirizzi di liceo artistico, i licei tecnologici (otto indirizzi) ed economici (due indirizzi), il liceo musicale e il liceo di danza.

“Scuola, quarantamila assunzioni”
E’ il titolo che abbiamo letto sui quotidiani il 25 giugno 2005. I sindacati hanno protestato perché il decreto del ministro lascia più di 100.000 posti vacanti fra i docenti statali. Se poi parliamo del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA), su circa 80.000 posti vacanti le nomine sono appena 5.000.



Le affermazioni del ministro.
Il noto pedagogista Franco Frabboni, in un articolo su “Rivista di politica scolastica”, scrive:

· “Il ministro afferma che l’obbligo scolastico è stato portato a 18 anni. Falso colossale. L’obbligo è soppresso per legge, e sostituito da un antidemocratico diritto-dovere alla formazione.”
· “Il ministro afferma che la dispersione scolastica è diminuita di cinque punti. Falso vistoso. La dispersione è aumentata tanto da relegarci nelle retrovie europee.”
· “Il ministro esulta per avere raccolto 4.000 bambini anticipatari (iscritti in prima elementare a cinque anni e mezzo). Bilancio fallimentare e pollice verso da parte dei genitori. L’anticipino ha mestamente raccolto meno dell’un per cento.”
· “Il ministro esulta per il boom della lingua inglese e dell’informatica. Certo, i dati sul numero di chi studia la seconda lingua, e dei computer entrati nelle scuole, segnalano cifre elevate. Ma (…) la lingua inglese non dispone ancora di sufficienti docenze specializzate, e molti computer giacciono negli scantinati a causa della mancanza di spazi attrezzati.”


“I” come impresa
· Tra le prime decisioni della Moratti ci fu la rimozione del prof. Benedetto Vertecchi, uno dei massimi pedagogisti europei, dalla presidenza del Centro di Educazione Europeo, per sostituirlo con un ingegnere del Politecnico di Milano, che si occupava fino ad allora dell’ISO 9000 per la certificazione di qualità nelle aziende.
· Secondo la definizione del ministro, il “capitale umano” sarebbe soltanto “l’insieme delle conoscenze, capacità, competenze, prerogative degli individui che agevola la creazione del benessere personale, sociale ed economico”. E la cultura? E l’educazione civica? Nulla di tutto questo. In un documento dell’Accademia dei Lincei si legge che “il piano del Ministro insiste su un punto: che la funzione della ricerca è quella di contribuire alla competitività del Paese, con processi e prodotti competitivi sul mercato globale.” Tutto al servizio dell’impresa, a partire dalla ricerca e dalla scuola. Altrimenti, sembra chiedersi il ministro, a che servono?
· Nei nuovi programmi scompare l’evoluzionismo, tra le immediate proteste degli scienziati italiani, che firmano in 50.000, in pochi giorni, un apposito manifesto. Protesta persino la Pontificia Accademia delle Scienze. Sotto la spinta di tali proteste, in pochi giorni la Moratti ha dovuto reinserire Darwin. Ma si è corso un bel rischio.
· Nei programmi di storia, scompare la rivoluzione industriale inglese, rendendo impossibile capire la dinamica tra capitalismo e socialismo, e con essa l’intero ‘800: infatti non c’è traccia del termine “capitalismo”, né (a maggior ragione) del movimento operaio o del socialismo (del comunismo, poi…). “A meno che”, scrive lo storico Giuliano Procacci, “ad esso non si riferisca il più sibillino degli obiettivi didattici, quello relativo alle ideologie come tentativi di dar senso al rapporto uomo, società, storia.” Scompare ogni riferimento alla rivoluzione russa del 1917 e alla storia dell’Unione Sovietica, limitandosi a inserirla tra i regimi totalitari. Ma ciò non impedisce alla Moratti di dedicare un altro obiettivo al crollo del comunismo nei Paesi dell’Est Europeo.


Le scuole private
La Costituzione garantisce la libertà delle scuole private, purché queste rispettino i programmi dello Stato ed operino senza soldi statali, come qualunque impresa. Per fare un piacere al Vaticano, che da anni riponeva speranze in tal senso, bisognava quindi aggirare la Costituzione. Detto e fatto: anziché finanziare direttamente la scuola privata, si finanziano i cittadini che vi iscrivono i propri figli. In questo modo, le private, pur potendo aumentare le rette, non solo non perderanno “clienti”, ma li aumenteranno.
· Con un decreto del 5 agosto 2005, la Moratti ha elargito 50 milioni di euro per gli studenti che si iscriveranno alle private (ma Berlusconi preferisce chiamarle “scuole libere”, fate un po’ voi), aumentando l’assegno personale da 376 a 564 euro. Il decreto ignora la legge del 2000 sulla parità, che prevede “interventi prioritariamente a favore delle famiglie in condizioni svantaggiate”. Perché l’erogazione del finanziamento è indipendente dal reddito.


“I” come Inglese
· Il sottosegretario Valentina Aprea, rispondendo a un’interrogazione parlamentare, ha dovuto ammettere che le ore totali d’Inglese alle elementari e alle medie calano drasticamente.
· Infatti, prima della riforma Moratti, erano 297 ore in tre anni a partire dalla terza elementare più altre ore facoltative in prima e seconda, per un totale generale di 429. Dopo la riforma, si offrono 297 ore spalmante sui cinque anni.
· Alle medie, prima della riforma Moratti erano previste 99 ore annue, o 132 nel caso del tempo pieno. Con la riforma Moratti, sono previste solo 55 ore.
· Il governo si è difeso, sostenendo che la riduzione dell’inglese serviva a dare spazio alla seconda lingua. Ma nemmeno questo è vero.
· I deputati interroganti, ribatterono all’On. Aprea che, prima della Moratti, “si offrivano 297 ore totali nel triennio della scuola media” per il solo inglese, mentre ora si arriva a un totale di 198 per due lingue.
· Non potendo contestare le cifre, la Aprea ha risposto che però ci sono “altre misure di accompagnamento che, soprattutto in ambito domestico, possono consolidare l’uso e la conoscenza della lingua. Tra queste il Ministero ha dato vita, d’intesa con Rai Educational, al progetto Divertinglese,utilizzabile direttamente sia dalle scuole, sia dalle famiglie.” No comment…
Giorgio
00sabato 18 marzo 2006 18:54
precariato nella scuola
Poichè conosco molto bene e sulla mia pelle la questione del precariato nella scuola vorrei riportare qualche dato, reale e verificabile in proposito.
La propaganda berlusconiana continua imperterrita a propalare una bugia, la seguente: il governo di centrodestra ha immesso in ruolo 130.000 insegnanti precari. Si tratta di una bufala immensa e di un'offesa sanguinosa sulla carne e sulle sofferenze di circa 150.000 (stimo per difetto) insegnanti precari italiani. Vediamo perchè.

anno 2001:
60.000 immissioni in ruolo a seguito di decreto firmato dal presidente del consiglio Giuliano Amato(centrosinistra) e dal ministro della Pubblica istruzione Tullio De Mauro (centrosinistra). Aggiungo che la metà di queste assunzioni si riferivano all'anno 2000, per il quale infatti ai docenti neoassunti è stata riconosciuta l'anzianità di servizio in ruolo, poichè i concorsi, banditi dal governo dell'ulivo, non si erano ancora conclusi alla data del 1 settembre 2000. Chi dice che il centrosinisstra non ha fatto assunzioni nella scuola dice il falso: la più grande immissione in ruolo di precari dell'ultimo trentennio è stata fatta dal governo Amato e la Moratti è stata costretta semplicemente a gestirla nell'estate del 2001 perchè nel frattempo la destra aveva vinto le elezioni e lei era diventata ministro. Oggi rivendica a suo merito quelle assunzioni ma all'epoca le criticava aspramente come elettoralistiche e dispendiose per l'erario, tanto che Tremonti non voleva tirare fuori i soldi per finanziarle.

anno 2002:
nessuna assunzione

anno 2003:
nessuna assunzione

anno 2004:
7.500 assunzioni di insegnanti e 5000 di personale non docente.

anno 2005:
35.000 assunzioni.

In tutto dunque, durante i cinque anni di governo della destra sono stati assunti 42.500 insegnanti e 5000 unità di personale non docente. Dove stanno i 130.000?
Nel corso del quinquennio, invece, i pensionamenti sono stati quasi 200.000, con una crescita del numero degli insegnanti precari di almeno 60/70 mila unità. Per compensare le cattedre vuote si è fatto brutalmente ricorso ai tagli delle classi di concorso e all'aumento del numero degli alunni per classe, fino a 30 nelle scuole medie. Si è inoltre provveduto a tagliare in modo drastico gli insegnanti di sostegno, a impedire le supplenze su spezzoni orari e a convocare i supplenti annuali in molti Csa (gli ex provveditorati) a dicembre per risparmiare sui loro stipendi di settembre, ottobre e novembre (è avvenuto a Roma e a Milano nel 2003 e nel 2004 e in molte altre province anche quest'anno). Tanto degli alunni chi se ne frega!
Comunque se vi interessa approfondire il tema e saperne di più su queste e altre nefandezze segnalo a tutti l'ottimo e informatissimo sito www.precari.org.
www.berlusgoogle.com
00sabato 18 marzo 2006 21:42
SCUOLA Allarme della Cisl dopo i tagli della ‘finanziaria’

«Mancano gli insegnanti, a settembre lezioni a rischio»

di Federica Gieri

«E’ sempre peggio». Tabelle alla mano, Patrizia Prati, segretario provinciale della Cisl scuola, non trova altre parole per spiegare lo stato non proprio florido in cui verseranno le nostre scuole a settembre.

. A causa di una legge finanziaria restrittiva. Un caso su tutti: il prossimo anno alle superiori arriveranno 1.278 ragazzi in più. Un’ondata cui l’Ufficio scolastico regionale risponde con appena quattro professori in più, arrivando a metterne in cattedra 2.300. «Una follia», chiosa Prati, che già immagina il da farsi: accorpare classi o peggio ancora stiparle di ragazzi, sfondando così il tetto dei 25 alunni. Una situazione difficile cui il Centro servizi amministrativi (l’ex Provveditorato agli studi) sta mettendo mano, avendo tempo fino all’8 aprile per chiudere la partita degli organici di diritto (ciò di cui le scuole hanno bisogno in teoria per funzionare) alle superiori.Non sta meglio la materna, che con circa 300 bambini in più («ma per noi saranno circa 600», precisa Prati), rispetto agli attuali 11.319, avrà solo 893 maestri. Tanti quanti sono oggi in servizio. E «invece ne occorrerebbero una settantina da assegnare alle sezioni nuove (24) e a quelle part time (26), che così diventerebbero full time».Nel ‘cassetto’, l’Ufficio scolastico regionale ha ancora 41 insegnanti. «Sembra che a Bologna ne arriveranno solo 8», ammette la sindacalista.Quanto alla scuola media, qui l’aumento di studenti è minimo: 21 (20.431 quelli ora sui banchi). La conferma dell’organico attuale, 1.755 docenti, a prima vista, parrebbe non creare grossi problemi. «Il fatto è — rivela Prati — che il Csa, per motivi organizzativi, ci ha detto che avrebbe bisogno di formare undici classi in più, ma senza insegnanti ...».A complicare la vita c’è anche la circolare dell’Ufficio scolastico in cui il direttore generale, Lucrezia Stellacci, a causa dei pochi soldi disponibili, invitava i presidi ad avere la ‘mano leggera’ nel nominare i supplenti. Soprattutto in caso di assenze dei titolari inferiori ai 5 giorni alle elementari e 15 alle medie e alle superiori. Una circolare dolorosa di cui Cgil, Cisl e Uil chiedono il ritiro perché costringe i dirigenti, che non possono lasciare soli i ragazzi, a smembrare le classi, a utilizzare le ore di compresenza o a fare entrare o uscire gli alunni in orari diversi. Per il dirigente del Csa, Paolo Marcheselli (nella foto), «la situazione non può che preoccupare. Da alcuni giorni i nostri telefoni sono bollenti». Pur auspicando che «le attuali difficoltà siano presto considerate positivamente», Marcheselli non manca di far di conto. Nel 2005, per le supplenze, lo Stato ha speso 12.600.000 euro. Con una media mensile di 1.400.000 euro. Cifre importanti che non mancano di far riflettere. «Il vero problema è che una riduzione delle risorse finanziarie e umane, con i modelli organizzativi invariati, si gestirebbe a fatica».Tanto è vero, gli fa eco Domenico Altamura, presidente della giunta dei presidi (che si riunirà domani), che i fondi arrivati per i primi mesi del 2006 (3.443.000 euro) «sono già andati esauriti». Meglio sarebbe, propone Altamura, che con i 12 milioni spesi nel 2005 lo Stato avesse assunto docenti (circa 400) da distribuire tra le varie scuola. Che, a loro volta, li potrebbero impiegare in caso di emergenza.«Questo provvedimento — osserva l’assessore provinciale alla scuola, Paolo Rebaudengo — suona beffardo per l’autonomia della scuola. E reca un ulteriore colpo alla scuola pubblica».

Nota: Resto del CArlino-Bologna 17 marzo 2006
NASDRAVE
00sabato 18 marzo 2006 21:50
La gente più è ignorante è più vinciamo
Mazza Tosta!
00sabato 18 marzo 2006 21:52
Va a caga
Dati e Fatti
00sabato 18 marzo 2006 21:52
Re:
Per fortuna, è molto meno ignorante che nel 2001.


Scritto da: NASDRAVE 18/03/2006 21.50
La gente più è ignorante è più vinciamo

Mazza Tosta!
00sabato 18 marzo 2006 21:53
Re: Re:

Scritto da: Dati e Fatti 18/03/2006 21.52
Per fortuna, è molto meno ignorante che nel 2001.



Giusto
Condorbianco
00domenica 19 marzo 2006 08:25
Re:

Scritto da: NASDRAVE 18/03/2006 21.50
La gente più è ignorante è più vinciamo


Da esponente del motore azzuro ti sei buttato la zappa sui piedi, volete abusare della credulità popolare per fare politica come dei vannamarchi...congratulazioni!!!Così i cittadini capiscono di che pasta siete fatti, avanti così mi raccomando.
jfk
00domenica 19 marzo 2006 20:50
Re:
I PROBLEMI DELLA SCUOLA

Supplenti, mancano 9 milioni di euro

I presidi: "Continueremo a nominarli anche senza soldi" Il direttore Marcheselli: "Una situazione che ci preoccupa, ma confidiamo che le difficoltà siano presto superate"

di ILARIA VENTURI

PER pagare i supplenti da aprile a dicembre mancano nove milioni di euro. E´ questo il «buco» creato dai tagli imposti dalla Finanziaria.


L´anno scorso le scuole bolognesi hanno speso 12 milioni e 600mila euro per le supplenze. Per i 2006 sono stati stanziati solo tre milioni e 443 mila euro che saranno bruciati dalle scuole a fine marzo, ovvero in tre mesi, se si considera una spesa mensile media di un milione e 400mila euro. Arriverà, come in passato, la copertura? La Finanziaria, oltre ad aver ridotto le risorse su tutti i capitoli di bilancio delle scuole, non lo prevede. L´ufficio scolastico regionale parla di copertura solo per le maternità e le supplenze sino a fine anno e corre ai ripari restringendo le possibilità di chiamare i supplenti. Insomma, ad oggi, i soldi non ci sono. Lo stesso direttore del Csa Paolo Marcheselli interviene e auspica che si trovi la strada di una integrazione finanziaria. «La situazione ad oggi non può che preoccupare l´amministrazione scolastica, i dirigenti e le famiglie. Ma si tratta della scuola e per questo devo pensare che le attuali difficoltà siano presto superate». I presidi intanto si muovono. Domani si riuniranno in via de´ Castagnoli le giunte del Collegio dei dirigenti e dell´Associazione scuole autonome. «Così si colpisce la qualità della scuola ma anche il rapporto con i lavoratori. Già facciamo fatica a trovare i supplenti, ora che sanno che non saranno pagati, se non forse a novembre, sarà peggio», commenta Domenico Altamura presidente del Collegio. «Il problema è che non puoi ridurre la spesa senza cambiare le regole. Perché non si fa economia pensando di assumere insegnanti annuali con questi 12 milioni di euro spesi per le supplenze? A Bologna arriverebbero 400 docenti in più e sarebbe risolto il problema».L´assessore provinciale Paolo Rebaudengo parla di «un ulteriore colpo ad una scuola pubblica già fortemente provata». I sindacati dei presidi denunciano il paradosso: «Non possiamo interrompere il servizio, ma dobbiamo anche poter contare su risorse certe e sufficienti per garantire il diritto costituzionale all´istruzione», scrivono Sergio Simoni (Cgil), Umberto Pampolini (Cisl) e Mario Gavanelli (Uil). I Cobas diffidano i presidi «da smembrare o da lasciare classi scoperte». Loro, i dirigenti, si rifiutano di non chiamare i supplenti. «Sarebbe una richiesta folle, già oggi li chiamiamo quando è strettamente necessario», commenta Alessandra Francucci. La dirigente del X Circolo didattico ha ricevuto 16.458 euro per pagare i supplenti nel 2006, ma la scuola, al 28 febbraio, ne ha già spesi 17.100. Una situazione, con cifre diverse, comune a tutti. «Io continuerò a nominare, senza soldi - dice Alessandra Francucci - Qualcuno altrimenti mi dovrà venire a dire che devo chiudere la scuola». I presidi bocciano anche la richiesta di non fare sostituzioni alle materne sino a cinque giorni di assenza. «Impossibile - dicono - non ci sono ore disponibili, se non una o due, per fare sostituzioni interne. E le classi sono piene sino a 28 bambini.Con questi numeri non possiamo pensare di dividerli in altre sezioni». «Siamo molto allarmati. La scuola non si può gestire in questo modo» dice Angela Cocchi della direzione didattica di Zola Predosa. «Ci sono già meccanismi di emergenza interni, visto che il primo giorno si fa fatica a trovare il supplente. Ma questi non possono diventare la regola sino alla fine dell´anno». Altra nota dolente: le visite fiscali dal primo giorno di assenza che aumenteranno la spesa delle scuole. Visto che l´azienda sanitaria sta già chiedendo al Csa i rimborsi.



Nota: Repubblica Venerdì, 17 Marzo 2006


SINISTRA DISONESTA!!
00domenica 19 marzo 2006 20:51
IN QUESTO FORUM APERTO DA GENTE DI SINISTRA, QUELLI CHE QUI
SCRIVONO A FAVORE DELLA SINISTRA E CONTRO BERLUSCONI E TUTTO IL CENTRO DESTRA!!!!!!!
VI DICONO MENZOGNE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
POSTANO NOTIZIE, GRAFICI,FINTI ARTICOLI E QUANT' ALTRO
IN MODO TAROCCATO PRENDENDO QUELLO CHE POSTANO E AFFERMANO IN MODO FALSO DA SITI TAROCCATI CHE SONO APERTI PROPRIO DA ATTIVISTI DI SINISTRA DOVE TRASFORMANO OGNI NOTIZIA E LE INVENTANO ANCHE INERAMENTEAL FINE DI DISCREDITARE L'IMMAGINE DI BERLUSCONI IN PARTICOLARE E DI TUTTO IL,CENTRO DESTRA!!!!!
TAROCCANO DATI ED OGNI COSA!!!
jfk
00domenica 19 marzo 2006 20:53
Re:

Scritto da: SINISTRA DISONESTA!! 19/03/2006 20.51
IN QUESTO FORUM APERTO DA GENTE DI SINISTRA, QUELLI CHE QUI
SCRIVONO A FAVORE DELLA SINISTRA E CONTRO BERLUSCONI E TUTTO IL CENTRO DESTRA!!!!!!!
VI DICONO MENZOGNE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
POSTANO NOTIZIE, GRAFICI,FINTI ARTICOLI E QUANT' ALTRO
IN MODO TAROCCATO PRENDENDO QUELLO CHE POSTANO E AFFERMANO IN MODO FALSO DA SITI TAROCCATI CHE SONO APERTI PROPRIO DA ATTIVISTI DI SINISTRA DOVE TRASFORMANO OGNI NOTIZIA E LE INVENTANO ANCHE INERAMENTEAL FINE DI DISCREDITARE L'IMMAGINE DI BERLUSCONI IN PARTICOLARE E DI TUTTO IL,CENTRO DESTRA!!!!!
TAROCCANO DATI ED OGNI COSA!!!






non è vero tutte le nostre notizie sono correlate da link,sono le tue che non li hanno mai!!!!!!!!


SINISTRA DISONESTA!!
00domenica 19 marzo 2006 21:02
Re: Re:

Scritto da: jfk 19/03/2006 20.53





non è vero tutte le nostre notizie sono correlate da link,sono le tue che non li hanno mai!!!!!!!!




IN QUESTO FORUM APERTO DA GENTE DI SINISTRA, QUELLI CHE QUI
SCRIVONO A FAVORE DELLA SINISTRA E CONTRO BERLUSCONI E TUTTO IL CENTRO DESTRA!!!!!!!
VI DICONO MENZOGNE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
POSTANO NOTIZIE, GRAFICI,FINTI ARTICOLI E QUANT' ALTRO
IN MODO TAROCCATO PRENDENDO QUELLO CHE POSTANO E AFFERMANO IN MODO FALSO DA SITI TAROCCATI CHE SONO APERTI PROPRIO DA ATTIVISTI DI SINISTRA DOVE TRASFORMANO OGNI NOTIZIA E LE INVENTANO ANCHE INERAMENTEAL FINE DI DISCREDITARE L'IMMAGINE DI BERLUSCONI IN PARTICOLARE E DI TUTTO IL,CENTRO DESTRA!!!!!
TAROCCANO DATI ED OGNI COSA!!!
ciro
00domenica 19 marzo 2006 21:32
L’impegno dell’Unione nell’abrogare “le riforme” Moratti è un dovere verso quella marea di voci che per due anni hanno protestato e contestato una riforma imposta senza consenso e che ha portato la Scuola Pubblica nel caos. Riforma che nella scuola Primaria e secondaria di I° grado pur avendo trovato nei fatti parziale applicazione ha minato i valori democratici necessari per una educazione libera e pluralista.
Un abrogazione richiesta dalle forze sociali, dai lavoratori della scuola, dalle famiglie.
In questo chi si candida a governare con netta discontinuità con l’attuale Governo di destra sappia che la posizione nel programma deve essere chiara.
Il “Tutor” e le Indicazioni Nazionali, la possibilità di assumere esperti esterni, la riduzione delle ore delle discipline, un “Portfolio” complicato da gestire e strumento inidoneo per molti aspetti a documentare il processo educativo hanno minato a fondo la libertà d’insegnamento e le prerogative dei collegi dei docenti.
E’ necessario una rivalutazione e una rilettura dell’autonomia scolastica, una ridefinizione del ruolo del Dirigente scolastico e degli Organi Collegiali nel rispetto degli aspetti contrattuali rivalutando professionalmente ed economicamente i docenti e personale ATA riducendo al massimo il precariato che danneggia l’efficienza e l’efficacia della didattica oltre a lasciare nell’incertezza centinaia di migliaia di lavoratori che partecipano ai caroselli delle nomine ogni anno.
E’ necessario ripristinare dopo i tagli del Governo Berlusconi i fondi necessari alle “spese di funzionamento” degli Istituti scolastici che oggi non hanno soldi necessari per fotocopie, cartucce per stampanti e come si può immaginare tanto meno per aggiornare e tenere funzionanti il parco macchine dei laboratori di informatica e molte volte nemmeno per la carta igienica. E’ necessario assicurare alle scuole i fondi per le supplenze necessari ad assicurare il diritto allo studio troppe volte segnato con ore perse di lezione perché senza docenti nonostante le alchimie organizzative messe in atto dai docenti per assicurare la sostituzione degli assenti. E’ necessario adeguare gli organici di diritto alla reale necessità e ridurre il numero massimo di alunni per classe, molte volte superiore al massimo previsto, deliberatamente con ignoranza delle stesse leggi dello Stato in materia di sicurezza.
gennaro
00domenica 19 marzo 2006 21:33
Sono un docente tecnico pratico di esercitazioni agrarie dal 1978. Ho visto passare più di una riforma nella Scuola Italiana, che molte volte hanno sortito solo effetti deleteri sull'esistente.

L'ultima riforma Moratti degli Istituti Superiori vuol riportare gli Istituti Professionali ante-riforma 1992, riducendoli a "Scuole di avviamento professionale" (prima dell'avvento della scuola media inferiore unificata).

Ritengo che sia dovere dell'Unione fermare questo scempio, inoltre la Riforma non farebbe altro che accentuare le differenze tra il funzionamento scolastico nelle diverse Regioni, creando 20 e più sistemi scolastici.
Inoltre gli stipendi dei docenti dovrebbero essere adeguati agli standard delle altre nazioni europee, poichè attualmente la classe docente si sente frustata, demotivata e spersonalizzata.

Inoltre nella scuola un certo sistema meritocratico non guasterebbe, di concerto con trattamenti economici adeguati (non è possibile che un insegnante inizia e muore come insegnante).

In ultimo perchè agli insegnanti tecnico-pratici (quasi centomila in Italia) e ai maestri elementari non viene riconosciuto l'ex settimo livello. Ad ogni contratto se ne parla, ma rimane sempre lettera morta, mentre si riconoscono sempre livelli superiori a determinate categorie come nell'ambiente universitario?
cova andrea
00domenica 19 marzo 2006 21:58
La recente riforma delle professioni messa in campo dalla ministra Moratti per commercialisti, medici e chirurghi, odontoiatri apre per i giovani laureati la strada del precariato.

Vengono infatti introdotti anni di tirocinio negli studi professionali (tre anni per i commercialisti), ovviamente senza alcuna copertura previdenziale e alcun inquadramento retributivo. Anni nei quali noi giovani professionisti trentenni siamo ancora forzatamente legati alle nostre famiglie, con l'impossibilità di crearci un decoroso percorso di vita.

Quello che ci aspettiamo dall' Unione è l'esatto contrario di quello che il governo Berlusconi ha fatto fin'ora.
Meno barriere d'ingresso, più concorrenza, leggi più snelle per dare più opportunità ai giovani professionisti.

Nulla o poco è stato fatto per eliminare le barriere e le rendite di posizione. Occorre ridistribuire il reddito.

Altra sfida sarà quella di diminuire drasticamente le partite I.V.A., cinque milioni sono incontrollabili, occorre che anche nelle Professioni gli operatori facciano sistema e siano aiutati a farlo da opportune Leggi.

Riducendo della metà le P.IVA sarà più facile intervenire con controlli mirati volti al recupero dell' evasione fiscale e per i dipendenti degli studi professionali consorziati con più di 15 dipendenti sarà possiblile applicare una contrattazione del lavoro differente e più redditizia.
maria c.
00domenica 19 marzo 2006 22:11
Questa Riforma Moratti va modificata o i danni si vedranno nei prossimi anni. La mia esperienza nelle scuole dell'infanzia e primaria mi fa dire con forza che è ora di smetterla di precorrere i tempi.

Questo "anticipo" dell'ingresso a scuola non segue di fatto l'evoluzione della persona: in un mondo che già è fatto sempre più per chi può, bisogna rispettare tempi e ritmi evolutivi. Perchè non pensare ad una vera scuola dell'infanzia (abbiamo insegnanti molto preparati) e lasciare alla scuola "elementare" il compito di tradurre i perchè dei bambini strutturando il sapere nelle discipline? Perchè non parlare con gli insegnanti e valutare con loro i passaggi di continuità tra i vari ordini di scuola?

Se poi la riforma toccherà a tutti gli effetti la scuola secondaria superiore, così come sono le ultime indicazioni applicative delle norme, non so dire quale preparazione in termini di cultura e di apprendimenti verificheremo tra dieci anni!

E questo è solo un piccolo contributo...
ENRICO
00domenica 19 marzo 2006 22:21
La scuola è una palestra dove lo studente può sviluppare le proprie potenzialità; le discipline sono gli attrezzi: “I licei forniscono allo studente gli strumenti culturali e metodologici” [Decreto Legislativo 17 Ottobre 2005 capo II - I percorsi liceali].

Per cogliere il significato dell’enunciato ministeriale è opportuno precisare la sostanza di cui le discipline si compongono. A tal fine, e per evitare discorsi troppo astratti e generali, il campo d’indagine sarà limitato ad una sola disciplina e, per la sua storia plurisecolare, sarà assunta a modello la matematica.
Dalla domanda: che cos’è la matematica, prende avvio questa riflessione.
La risposta, nella maggior parte dei casi, è condizionata dall’attrazione esercitata dai volumi giacenti nelle biblioteche. In essi sono depositate, organizzate e strutturate, le conquiste dell’intelletto umano in tale ambito. L’idea di disciplina coincide spesso con tale deposito.

Albert Einstein, parlando di scuola, ha stigmatizzato tale concezione perché “la conoscenza è cosa morta”. Presumibilmente voleva richiamare l’attenzione sull’attività svolta dai cultori delle discipline, sul loro lavoro. Gli itinerari di ricerca utilizzati sono di natura circolare: iniziano dalla percezione di nuovi problemi, si sviluppano con l’applicazione di rigorosi procedimenti risolutivi e si concludono con la validazione delle conquiste effettuate. Queste, che arricchiscono le conoscenze disciplinari, estendono la piattaforma da cui si catturano nuove questioni.
Portare gli studenti all’acquisizione di strumenti culturali e metodologici implica l’adozione di un’immagine della disciplina dinamica, in cui la conoscenza costituisce il prodotto finale, la conclusione di un procedimento fertile ed articolato.
Il ministero, contraddicendo l’iniziale dichiarazione d’intenti, prefigura Obiettivi Specifici dell’Apprendimento [CFR. Profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del diritto dovere d’istruzione e formazione] in cui gli aspetti metodologici sono completamente trascurati.

Ecco ad esempio quanto è previsto per il latino e per l’informatica nel primo biennio del liceo scientifico:

Lingua e cultura latina: leggere i testi; padroneggiare il lessico; usare il vocabolari; riconoscere strutture; istituire confronti; riconoscere tracce e testimonianze; comprendere, analizzare e tradurre testi; riconoscere gli elementi della metrica; progettare e compiere ricerche di lingua latina.

Informatica: inquadrare la storia dello strumento di calcolo; utilizzare i principali pacchetti applicativi.

Si analizzino le mete formative assegnate al latino. E’ assente ogni riferimento al comportamento indotto dalle letture, dalla comprensione, dalla traduzione dei testi classici: gli studenti per accostarsi ad essi produttivamente devono:

- assumere uno specifico punto di vista;
- analizzare i dati disponibili e reperire quelli necessari;
- formulare ipotesi;
- conquistare e validare i risultati;
- gestire l’errore.

Una scelta coerente avrebbe vincolato l’attività d’insegnamento allo sviluppo e al rinforzo delle capacità elencate, collegabili a procedimenti di ricerca.
Ancora più mortificanti sono gli obiettivi previsti per l’informatica. Le opportunità formative fornite da questa nuova disciplina sono state ignorate e il suo insegnamento è declassato a mera esecutività.

Perché non si sono valorizzati gli aspetti legati a:

- la visione sistemica
- la modellazione
- la progettazione
- il testing
- la documentazione

Quanto detto è in pieno contrasto con la dichiarazione d’intenti di cui si è detto all’inizio: l’incoerenza degli obiettivi dell’apprendimento sembra ascrivibile ad un’obsoleta immagine delle discipline che sacrifica sia gli aspetti problematici, sia quelli procedurali.
Molto ardua e incerta appare l’opera di revisione. Meglio riprendere dall’inizio coinvolgendo i docenti nella modellazione di una struttura al passo con la società contemporanea.
W. B.
00domenica 19 marzo 2006 23:30
Mi chiamo W.B. e vivo in un comune, Pesaro, fortunatamente amministrato dal centro-sinistra.

Anche qui le scuole e le università si trovano a vivere un periodo assai critico, ad esempio in termini di finanziamento per l'edilizia scolastica.

Vi porto due casi concreti: l' Università di Urbino chiede da tempo la statalizzazione (puntualmente negata dal Ministro Moratti) per carenza di fondi. Ora siamo al punto che con le ultime piogge ci piove dentro e mancano i soldi per le ristrutturazioni.
L'Istituto Tecnico Agrario, dove mi sono diplomato nel 1995, ha molte aule fatiscenti.. anche qui per una cronica mancanza di fondi.
Al tempo stesso però il governo Berlusconi regala soldi alle scuole cattoliche (che per di più ora non pagano neanche l'ICI) e concede agevolazioni fiscali ai ricconi che mandano i loro i figli in queste scuole.

E' ora di dire BASTA in nome di una scuola PUBBLICA, LAICA e PLURALISTA.
NIENTE PIù SOLDI ALLE SCUOLE PRIVATE.
ROSSELLA
00domenica 19 marzo 2006 23:51
Precarietà e continuità educativa
La precarietà che ormai caratterizza sempre di più il mondo della scuola non è assolutamente conciliabile con il principio della continuità del processo educativo alla base dei precedenti programmi ministeriali.

La formazione scolastica deve seguire un percorso costante che possa garantire a tutti uguali opportunità formative a partire dalla scuola dell'infanzia.
APPASSIONATO X CDL
00lunedì 20 marzo 2006 02:50
Re: Precarietà e continuità educativa

Scritto da: ROSSELLA 19/03/2006 23.51
La precarietà che ormai caratterizza sempre di più il mondo della scuola non è assolutamente conciliabile con il principio della continuità del processo educativo alla base dei precedenti programmi ministeriali.

La formazione scolastica deve seguire un percorso costante che possa garantire a tutti uguali opportunità formative a partire dalla scuola dell'infanzia.


GUARDI CHE LA SCUOLA CON LA RIFORMA MORATTI FUNZIONA E
FUNZIONERA' BENISSIMO, ASSUNTI PIU INSEGNANTI CHE IN PASSATO
ED E' UNA RIFORMA CHE CONSENTIRA' AI NOSTRI FIGLI E NIPOTI MAGGIORE CULTURA E CONOSCENZE ED ANCHE ESPERIENZE FORMATIVE NEL MONDO DEL LAVORO, INOLTRE CONOSCENZA DI 2 LINGUE, INGLESE ED UNA EUROPEA A SCELTA PARLATE. LA TROVO UN OTTIMA LEGGE, POSSO DIRLO IN QUANTO SONO UN DOCENTE UNIVERSITARIO.
jfk
00lunedì 20 marzo 2006 07:41
I PROBLEMI DELLA SCUOLA

Supplenti, mancano 9 milioni di euro

I presidi: "Continueremo a nominarli anche senza soldi" Il direttore Marcheselli: "Una situazione che ci preoccupa, ma confidiamo che le difficoltà siano presto superate"

di ILARIA VENTURI

PER pagare i supplenti da aprile a dicembre mancano nove milioni di euro. E´ questo il «buco» creato dai tagli imposti dalla Finanziaria.


L´anno scorso le scuole bolognesi hanno speso 12 milioni e 600mila euro per le supplenze. Per i 2006 sono stati stanziati solo tre milioni e 443 mila euro che saranno bruciati dalle scuole a fine marzo, ovvero in tre mesi, se si considera una spesa mensile media di un milione e 400mila euro. Arriverà, come in passato, la copertura? La Finanziaria, oltre ad aver ridotto le risorse su tutti i capitoli di bilancio delle scuole, non lo prevede. L´ufficio scolastico regionale parla di copertura solo per le maternità e le supplenze sino a fine anno e corre ai ripari restringendo le possibilità di chiamare i supplenti. Insomma, ad oggi, i soldi non ci sono. Lo stesso direttore del Csa Paolo Marcheselli interviene e auspica che si trovi la strada di una integrazione finanziaria. «La situazione ad oggi non può che preoccupare l´amministrazione scolastica, i dirigenti e le famiglie. Ma si tratta della scuola e per questo devo pensare che le attuali difficoltà siano presto superate». I presidi intanto si muovono. Domani si riuniranno in via de´ Castagnoli le giunte del Collegio dei dirigenti e dell´Associazione scuole autonome. «Così si colpisce la qualità della scuola ma anche il rapporto con i lavoratori. Già facciamo fatica a trovare i supplenti, ora che sanno che non saranno pagati, se non forse a novembre, sarà peggio», commenta Domenico Altamura presidente del Collegio. «Il problema è che non puoi ridurre la spesa senza cambiare le regole. Perché non si fa economia pensando di assumere insegnanti annuali con questi 12 milioni di euro spesi per le supplenze? A Bologna arriverebbero 400 docenti in più e sarebbe risolto il problema».L´assessore provinciale Paolo Rebaudengo parla di «un ulteriore colpo ad una scuola pubblica già fortemente provata». I sindacati dei presidi denunciano il paradosso: «Non possiamo interrompere il servizio, ma dobbiamo anche poter contare su risorse certe e sufficienti per garantire il diritto costituzionale all´istruzione», scrivono Sergio Simoni (Cgil), Umberto Pampolini (Cisl) e Mario Gavanelli (Uil). I Cobas diffidano i presidi «da smembrare o da lasciare classi scoperte». Loro, i dirigenti, si rifiutano di non chiamare i supplenti. «Sarebbe una richiesta folle, già oggi li chiamiamo quando è strettamente necessario», commenta Alessandra Francucci. La dirigente del X Circolo didattico ha ricevuto 16.458 euro per pagare i supplenti nel 2006, ma la scuola, al 28 febbraio, ne ha già spesi 17.100. Una situazione, con cifre diverse, comune a tutti. «Io continuerò a nominare, senza soldi - dice Alessandra Francucci - Qualcuno altrimenti mi dovrà venire a dire che devo chiudere la scuola». I presidi bocciano anche la richiesta di non fare sostituzioni alle materne sino a cinque giorni di assenza. «Impossibile - dicono - non ci sono ore disponibili, se non una o due, per fare sostituzioni interne. E le classi sono piene sino a 28 bambini.Con questi numeri non possiamo pensare di dividerli in altre sezioni». «Siamo molto allarmati. La scuola non si può gestire in questo modo» dice Angela Cocchi della direzione didattica di Zola Predosa. «Ci sono già meccanismi di emergenza interni, visto che il primo giorno si fa fatica a trovare il supplente. Ma questi non possono diventare la regola sino alla fine dell´anno». Altra nota dolente: le visite fiscali dal primo giorno di assenza che aumenteranno la spesa delle scuole. Visto che l´azienda sanitaria sta già chiedendo al Csa i rimborsi.



Nota: Repubblica Venerdì, 17 Marzo 2006


eccebombo
00lunedì 20 marzo 2006 08:56
Re: Re: Precarietà e continuità educativa

Scritto da: APPASSIONATO X CDL 20/03/2006 2.50

GUARDI CHE LA SCUOLA CON LA RIFORMA MORATTI FUNZIONA E
FUNZIONERA' BENISSIMO, ASSUNTI PIU INSEGNANTI CHE IN PASSATO
ED E' UNA RIFORMA CHE CONSENTIRA' AI NOSTRI FIGLI E NIPOTI MAGGIORE CULTURA E CONOSCENZE ED ANCHE ESPERIENZE FORMATIVE NEL MONDO DEL LAVORO, INOLTRE CONOSCENZA DI 2 LINGUE, INGLESE ED UNA EUROPEA A SCELTA PARLATE. LA TROVO UN OTTIMA LEGGE, POSSO DIRLO IN QUANTO SONO UN DOCENTE UNIVERSITARIO.



Mi consenta, caro docente universitario: quando un dottorando in ricerca, un ricercatore, un professore a contratto, un professore associato o un professore ordinario cominciano a frequenatere il mondo dela posta elettronica e dei forum sul web, non imparano tutti, inevitabilmente, la NETIQUETTE?
Capirà subito, caro docente universitario, perché ho scritto in maiuscole la parola che conclude la frase precedente.
Un consiglio: se desidera che le sue credenziali e le sue affermazioni risultino credibili, in futuro usi la sua NETIQUETTE.
Cordiali saluti da un professionista al quale capita anocra spesso di freqeunatre ambienti accademici (curiosamente, ambienti nei quali solo una piccolissima minoranza di docenti sembra pensarla come Lei)
Condorbianco
00lunedì 20 marzo 2006 09:03
Re: Re: Precarietà e continuità educativa
E cosa insegni? Scostumatezza!!! [SM=g27775] [SM=g27775] [SM=g27775] [SM=g27775] Vedo che sei un maestro della materia

Scritto da: APPASSIONATO X CDL 20/03/2006 2.50

GUARDI CHE LA SCUOLA CON LA RIFORMA MORATTI FUNZIONA E
FUNZIONERA' BENISSIMO, ASSUNTI PIU INSEGNANTI CHE IN PASSATO
ED E' UNA RIFORMA CHE CONSENTIRA' AI NOSTRI FIGLI E NIPOTI MAGGIORE CULTURA E CONOSCENZE ED ANCHE ESPERIENZE FORMATIVE NEL MONDO DEL LAVORO, INOLTRE CONOSCENZA DI 2 LINGUE, INGLESE ED UNA EUROPEA A SCELTA PARLATE. LA TROVO UN OTTIMA LEGGE, POSSO DIRLO IN QUANTO SONO UN DOCENTE UNIVERSITARIO.

cdluc
00lunedì 20 marzo 2006 09:06
Aspetta, tra poco entreranno anche quelli con Laurea Honoris Causa...
Man At The Top
00lunedì 20 marzo 2006 10:01
Re: Re: Precarietà e continuità educativa

Scritto da: APPASSIONATO X CDL 20/03/2006 2.50

GUARDI CHE LA SCUOLA CON LA RIFORMA MORATTI FUNZIONA E
FUNZIONERA' BENISSIMO, ASSUNTI PIU INSEGNANTI CHE IN PASSATO
ED E' UNA RIFORMA CHE CONSENTIRA' AI NOSTRI FIGLI E NIPOTI MAGGIORE CULTURA E CONOSCENZE ED ANCHE ESPERIENZE FORMATIVE NEL MONDO DEL LAVORO, INOLTRE CONOSCENZA DI 2 LINGUE, INGLESE ED UNA EUROPEA A SCELTA PARLATE. LA TROVO UN OTTIMA LEGGE, POSSO DIRLO IN QUANTO SONO UN DOCENTE UNIVERSITARIO.



Io sono un ricercatore universitario e dubito seriamente che costui possa essere un collega.
Peraltro le disastrose riforme della Moratti in materia di universita' e ricerca hanno gia' fatto dei danni incalcolabili, spero vivamente che una delle priorita' del governo di csx sara' da subito cercare di rimediare a un tale scempio.
La ridicola "riforma" universitaria, ma soprattutto il cervellotico riordino degli enti di ricerca, che comprende ad esempio la cencellazione di un ente modello come l'INFM, dovranno essere azzerate prima possibile. Questo ovviamente insieme a un consistente aumento dei finanziamenti per la ricerca, che ci riporti verso la media europea. Solo cosi' si potra' dare nuovo slancio a un settore fondamentale per il futuro del paese.
Ludwig von Mises
00lunedì 20 marzo 2006 10:58
Risposta agli anti-Moratti di professione.....

Ecco la risposta agli anti-Moratti,Professori DS, precari DS, studenti DS e ricercatori DS.

Tutti disoccupati credo..... perchè passano l'intera giornata a scrivere su questo " Blog"

DIESSINI... ABBIATE LA DECENZA DI NON INVENTARE QUALIFICHE E CATTEDRE NON ATTACCA...

UN MILIARDO IN PIU' PER L'UNIVERSITA'

Dal 2001 ad oggi i finanziamenti sono aumentati del 13,5%. Assunti oltre 8mila nuovi docenti. Cresce anche il numero di laureati: +56% rispetto a 5 anni fa
L’università è stato un altro dei temi caldi per tutta la durata della legislatura: polemiche sulla riforma annunciata, polemica durante il dibattito, polemiche successive. Eppure l’Università era già considerata, prima di questo Governo, un settore in crisi e la fuga dei cervelli, con la collegata crisi della ricerca, non è certo iniziata nel 2001 dopo la vittoria del centrodestra. Senza mai attribuire le responsabilità al passato e al sistema, da molti osservatori indipendenti definito anche baronale e corporativo, la sinistra ha mobilitato professori e studenti.

P «Cinque anni di governo del centrodestra hanno significato il definanziamento del sistema università - enti pubblici di ricerca - ricerca industriale» (Programma dell’Unione).

In questi quattro anni, i finanziamenti al sistema universitario sono in realtà aumentati in modo considerevole, passando dai 6,16 miliardi di euro del 2001 ai 7,028 del 2005, quasi un miliardo in più. L’incremento è del 13,5%. Sono aumentati anche gli investimenti per borse di studio, dottorati e assegni di ricerca, per favorire il proseguimento degli studi e l’inserimento nel mondo della ricerca dei giovani più meritevoli. Le borse per i dottorati di ricerca e per gli assegni di ricerca, ad esempio, sono quasi triplicate, passando da 3.000 a 8.000. I fondi per le borse di studio sono aumentati del 15%. Sono 8.167 i nuovi docenti immessi nel sistema. Per favorire l’uscita dei giovani dalle famiglie di origine e agevolarne l'indipendenza, un grande sforzo è stato dedicato all’edilizia universitaria, con un incremento di 16.000 posti nelle residenze universitarie (+44%).
Il governo Berlusconi ha destinato un importo di 478 milioni di euro, 400 dei quali come quota di riequilibrio 2002-2004 delle università sovrafinanziate, alla istituzione di apposite strutture di servizio per gli studenti e alla formazione integrativa durante il primo anno di accesso all’Università.

P È necessario «valutare e promuovere il talento negli studi, nella ricerca, nelle carriere - superando consuetudini sociali negative - perché è il solo modo di favorire l’equità e la mobilità sociale e perché un sano equilibrio tra competizione e garanzie stimola la qualità complessiva del sistema» (Programma dell’Unione).

La sinistra deplora a parole il sistema fondato sui privilegi e le «consuetudini negative», ma di fronte alla prospettiva di un suo reale abbattimento, realizzata dalla riforma universitaria, si schiera in difesa dello status quo.

Proprio ispirandosi ad un criterio meritocratico, teso a promuovere il talento a fronte dei privilegi, del localismo e del baronato, da sempre vizi di fondo del sistema universitario italiano, La riforma Moratti ha invece introdotto nuove regole per il reclutamento dei professori e dei ricercatori universitari. In particolare il nuovo sistema di reclutamento garantisce la qualità della docenza a livello nazionale, nel rispetto dell’autonomia degli atenei. L’idoneità nazionale si sostituisce infatti agli attuali concorsi banditi dalle singole università, che hanno contribuito a consolidare un sistema basato sui privilegi, il localismo, la mancanza di trasparenza e selettività. La nuova idoneità introdotta dalla riforma Moratti, che rappresenta la precondizione per la chiamata da parte degli atenei, si basa su procedure finalmente trasparenti, capaci di dar vita ad una selezione autenticamente basata sul merito.

Inoltre nell’Università italiana, alla luce di questi stessi criteri di promozione dell’efficienza, sono stati introdotti nuovi meccanismi di finanziamento, basati su 4 parametri: il 30% del finanziamento dipende dal numero degli studenti iscritti, esclusi le matricole e i fuoricorso; il 30% dai risultati dei processi formativi, misurabili annualmente in termini di crediti (Cfu) acquisiti; il 30% dai risultati delle attività di ricerca scientifica; il 10%, infine, riguarda incentivi specifici. Si tratta di una forte innovazione per un settore in cui da tempo immemorabile l’attività di ricerca non è stata in alcun modo premiata.

P «Dare spazio ai giovani nell’Università e nella ricerca perché l’Italia ha bisogno di giovani che insegnino e facciano ricerca» (Programma dell’Unione). «La prima conseguenza (della riforma Moratti, ndr) è che per gli attuali 22mila ricercatori, che fanno ricerca e insegnano, e per i giovani che vorranno seguire questa strada, il provvedimento Moratti prospetta un futuro di precariato assoluto» (Gavino Angius, dal sito dei Ds
al Senato).

La strada della ricerca per i giovani usciti dal nostro sistema universitario, lungi dal diventare più angusta, come vorrebbe far credere il centrosinistra, si è andata via via ampliando, come dimostrano i dati relativi ai percorsi post universitari e agli investimenti del governo nel settore. Tanto per cominciare, negli ultimi anni il numero dei dottorati di ricerca è aumentato costantemente: dai 4.865 vincitori di concorso nel XIV (1998-1999) ciclo, si è arrivati a 11.852 nel XVIII (2002-2003), con un incremento complessivo del 143,6% e un +19,9% nell'ultimo anno, mentre il numero dei dottori dai 4.077 raggiunge i 6.351 (+56%). I dottori di ricerca, per quanto in aumento, fino al 2002 costituiscono una quota costante dei laureati, di poco superiore al 3%. Nell’ultimo anno invece (2003), la probabilità di un laureato di diventare dottore di ricerca aumenta e raggiunge il 4,6%.

Proprio per aiutare i giovani ad entrare nel mondo della ricerca universitaria al termine del percorso di dottorato, viene introdotta dalla riforma Moratti la nuova figura di ricercatore a tempo determinato, che consentirà un massiccio ingresso di nuove leve nel sistema universitario. Che questo non significhi precariato è evidente, visto che al tempo stesso nuove soluzioni sono state individuate per aiutare i ricercatori, da tempo impegnati nelle università, che ancora non hanno avuto opportunità di accedere alla docenza. A favore di queste figure sono previste riserve e maggiorazioni nell’ambito dei giudizi di idoneità a professore associato, che in pochi anni consentiranno il passaggio di tutti gli attuali ricercatori nella fascia degli associati, una volta superato il giudizio di idoneità nazionale. Chi non partecipasse ai giudizi di idoneità o non riuscisse a superarli può vedersi comunque attribuire il titolo di professore aggregato, come riconoscimento del lavoro svolto fino a quel momento.

P Per l’Unione occorre «aumentare, sia nei corsi di laurea che di laurea magistrale, il numero dei laureati e delle laureate di qualità e con buone prospettive di occupabilità» (Programma dell’Unione).

I dati diffusi dall’Ocse nel 2001, sottolineavano per l’Italia la bassa percentuale di laureati e dottori di ricerca sulla popolazione attiva, il basso rapporto tra studenti e docenti e il tasso di produttività del sistema relativamente al numero dei laureati e diplomati. Se la sinistra avesse sotto gli occhi le cifre odierne relative al mondo universitario, saprebbe che negli ultimi tre anni la situazione si è significativamente modificata: le immatricolazioni alle università sono aumentate nell’arco della legislatura del 14%, passando dalle 319mila del 2001, anno di introduzione della riforma della didattica, alle 363.874 dell’anno accademico 2004/2005. È cresciuto anche il numero degli studenti che completano il loro percorso di studi con il conseguimento di una laurea: l’incremento del numero dei laureati è stato addirittura del 56%, dai 171.806 del 2001 ai 268.821 del 2004. Inoltre, si segnalano la riduzione dei tempi di conseguimento del titolo di studio, dato che nel nuovo ordinamento il 51,7% degli studenti si laurea nella durata legale del corso, e soprattutto la riduzione dal 66 al 40% del tasso di abbandono degli studi. Infine va registrato l’incremento del 20% circa del personale docente e ricercatore rispetto all'anno 2000, passato da 50.501 unità a 60.089 al 1º gennaio 2006.

Secondo l’Istat, inoltre, la percentuale dei laureati che trovano un’occupazione entro tre anni dal conseguimento del titolo è lievemente aumentata, passando dal 73,5% del 2001 al 74% del 2004. In effetti, il triennio 2001-2004 sembra caratterizzarsi soprattutto per un aumento della partecipazione dei giovani laureati al mercato del lavoro: la quota di persone non attive (che non lavorano e dichiarano di non cercare lavoro) è diminuita infatti dal 16,1% del 2001 al 13,4% del 2004. D’altronde quel che emerge dai dati Istat è che
l’andamento dell’occupazione giovanile in generale ha avuto in questi anni un andamento decisamente positivo: dopo un periodo di crescita fino alla metà degli anni ’90, per i giovani tra i 20 e i 34 anni, la disoccupazione si sta infatti riducendo. Tanto che se nel 1997 su 100 giovani occupati o in cerca di un lavoro 19 erano disoccupati, nel 2003 i disoccupati sono diventati 14.

Il settore della formazione post laurea continua ad espandersi in tutte le sue componenti: nell’anno accademico 2003/2004, scuole di specializzazione, dottorati di ricerca, corsi di perfezionamento, master di primo e di secondo livello sono frequentati da un totale di 149.976 studenti. Gli iscritti alle scuole di specializzazione sono 74.855 unità, con un incremento del 93% circa rispetto a cinque anni prima, e variazioni annue di oltre il 10%.

P Cresce l’offerta formativa
Come testimoniano le ricerche del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, il numero di corsi di laurea del nuovo ordinamento (n.o.) è aumentato nel 2003/04 di 44 unità (erano 3.024 nel 2002/03 ed è aumentato a 3.068 nel 2003/04). L’introduzione e l’attivazione dei corsi di laurea specialistica sta crescendo molto. L’offerta è più che raddoppiata tra il 2002/03 e il 2003/04 (da 533 a 1204).

P Borse di studio, aiuto agli studenti meritevoli.
Con la Finanziaria del 2004 è stato istituito un Fondo di garanzia per la concessione di prestiti fiduciari agli studenti capaci e meritevoli. Lo studente può ottenere un prestito bancario senza fornire alcuna garanzia (la copertura dei rischi sulla restituzione è a carico dello Stato), con significative agevolazioni per la restituzione del prestito stesso e con interessi bancari estremamente favorevoli.

P Conclusione
Modificare un sistema ingessato da decenni, combattendo il corporativismo e il baronato; aprire ai giovani ricercatori la strada per una carriera più rapida; stimolare i giovani a concludere rapidamente il corso di laurea; avvicinare il mondo accademico al mondo delle imprese e quindi i giovani laureati al \lavoro: questi gli obiettivi perseguiti dalla riforma Moratti che stanno già dando i primi risultati, ben sapendo che solo a lungo termine si coglieranno i frutti pieni. A questa riforma, nell’interesse del sistema-Italia, la sinistra ha opposto la difesa delle posizioni di privilegio, ha negato validità e ha contrapposto generici propositi.

Andrea
00lunedì 20 marzo 2006 11:01
Università
Io ci lavoro e ti posso dire che non ci sono più nemmeno i soldi per acquistare i libri per la biblioteca.
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