LA MUSICA

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gioiaedolore
00venerdì 22 agosto 2008 21:04

- Intorno alla Musica -




La musica è la rappresentazione del mondo nella impalpabile essenza del suo insieme, del mondo dell'esperienza umana, il solo che ci sia accessibile perchè creato per farci sentire la forza dell'assoluto e dell'infinito.

Questo mondo è quello del dolore, della gioia, dell'amore, della rinuncia, mondo della nostra quasi divinità e delle nostre forze animali assopite nell'incosciente percezione del mondo fisico sul quale il mondo morale è poggiato, e di questo mondo morale l'essenziale ne è il sogno, la fantasia, l'immaginazione attraverso il suo infinito variare.

Per esprimere questo mondo grandioso la musica ha due mezzi a sua disposizione, il ritmo e il suono e con essi traduce nell'astratto l'insieme dei suoi valori umani e fisici. Così, per esempio, una passione intesa nel senso comune della parola diviene attraverso i suoni l'umana passione elevata a quel grado assoluto che può essere compresa da tutte le anime e da tutti i popoli. La musica è il linguaggio universale, è l'immagine del mondo.

Si dice che la musica si indirizzi ai sensi. Infatti chi può negare che gli uccelli cantano per la loro gioia senza alcuna utilità psicologica, che i serpenti sono incantati da alcune melodie del flauto e che gli animali domestici reagiscono diversamente all'armonia. Anche i popoli selvaggi ne sono ebbri. La musica è ciò che abbiamo di più primitivo, di innato. Poi l'uomo ha con l'evolversi sempre più complicato i ritmi musicali delle prime età per creare musica raffinata che domanda una partecipazione di tutto l'essere, un'attenzione intellettuale e una profonda educazione dell'orecchio. La musica è l'arte più complessa, è unione di sensuale e d'intellettuale, d'animalità primitiva e d'intelligenza superiore in proporzioni che possono infinitamente variare.

L'educazione musicale è la più lunga e la meno comune. Bisogna avere un dono indipendentemente da un paziente studio. Talvolta ci si può improvvisare critico d'arte ma non critico musicale. Tutti gli uomini discretamente colti potranno avere idee critiche intorno a Victor Hugo e al romanticismo, ma chi oserebbe, senza essere un conoscitore a fondo, parlare delle novità e delle riforme introdotte e attuate da Wagner? La tecnica della composizione musicale, l'armonia, l'orchestrazione sono talmente complesse che bisogna esserne perfettamente padroni per poter saldamente costruire. Questa arte è complessa, difficile all'analisi e difficile alla creazione.

Armonia è ciò che abbiamo ereditato dai nostri padri, il ritmo è ciò che l'età moderna ha saputo infondere nel tessuto armonico. Ritmo e armonia, intendiamo bene, sono sempre esistiti come parti ideali di un tutto, di una medesima entità. Ma mentre nel passato gli studi hanno dato maggiore sviluppo alla parte armonica, ora si va evolvendo quel senso ritmico che potremo chiamare "elemento dinamico" della musica, che sa donare un senso di vita e di colore anche agli accordi più semplici.

Il ritmo è l'architettura invisibile del mondo meraviglioso dei suoni, il suo animatore. Egli dà il senso della gioia, del dolore, dell'odio, dell'angoscia nella precipitazione più o meno accelerata delle sue cadenze. Quando esso si scioglie velocemente sugli archi, allora sentiamo il vento che corre, ulula, fischia per la pianura. Quando s'accascia pesante, un velo di tristezza e di morte ci attanaglia le tempie e talora, quando attraverso uguali intervalli si adagia dolcemente attraverso i suoni dei legni, ci trasporta in un'estasi quasi voluttuosa.

Per poter rendersi conto come la musica abbia subìto la sua lenta trasformazione ed evoluzione non vi è bisogno di osservare minutamente tutte le opere, ma basta osservare soltanto quelle che caratterizzarono le grandi epoche dell'arte; un canto liturgico del Medio Evo, un pezzo corale del Rinascimento, un'opera o una sinfonia del XVIII secolo, un'opera sinfonica o drammatica del XIX, una composizione di qualche maestro dei giorni nostri. E udendole si riceverà un'impressione di cambiamento curiosissima, più profonda che in qualsiasi altra arte. Tutte queste musiche rappresentano tanti mondi differenti. Nè in pittura, nè in scultura, nè in architettura, nè in poesia, si prova quel certo senso di arcaismo che si produce invece in modo così netto e palese nella musica quando si odono opere dei tempi passati.

Tratto da "Pause e Ritmi" (Saggi critici) di Augusto Caraceni
Roma : Ed. Novissima, 1935



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