LA CHIESA METODISTA

Melin
00martedì 6 gennaio 2009 09:35
sull'ecumenosmo visto dai cattolici romani

LA CHIESA METODISTA

Il Cammino della Chiesa Metodista   
La nascita del movimento metodista viene datata 1739 quando furono costituite le prime società, gruppi di comunione cristiana sotto la guida di un conduttore laico. L'ispiratore del movimento fu John Wesley, protagonista della seconda fase della Riforma e creatore di uno dei maggiori movimenti protestanti attuali. Il movimento metodista nasce in seno all'Anglicanesimo e per molto tempo si è sviluppato al suo interno senza arrivare a rotture, oggi il Metodismo è, però, più diffuso dell'Anglicanesimo nel mondo.

Il Metodismo precedette di poco i tre grandi rivolgimenti che sconvolsero il mondo occidentale moderno: la guerra d'indipendenza americana (1775-1783), la rivoluzione industriale inglese (1760-1830) e la rivoluzione francese (1789) di cui preannunciò i mutamenti e che accompagnò mantenendo però sempre la propria identità. Il Metodismo è, infatti, fin dall'inizio, un movimento popolare, attento al miglioramento dell'uomo nella sua totalità e pienezza di personalità e, proprio per questo, fuso completamente con la vita sociale del tempo in quanto non è possibile predicare la salvezza, l'amore di Dio, la fratellanza in Cristo per ogni uomo, pretendere che ogni uomo manifesti in questo mondo gli atti della propria fede senza promuovere, al tempo stesso, in ogni fedele la volontà di stabilire una società nuova che rispetti la dignità, il valore e i diritti di ognuno. Il Metodismo diviene quindi ben presto una chiesa con le caratteristiche di una società o, se vogliamo, una società con le caratteristiche di una chiesa.

Wesley rivolge la sua attenzione ai ceti più poveri, ai non privilegiati e i suoi cenacoli sono, all'inizio, pieni di mendicanti, marinai, prostitute. Ben presto, però, il movimento si imborghesisce attirando a se sempre più imprenditori e industriali. Del resto l'insegnamento di Wesley sulluso della ricchezza è ben noto: Guadagna tutto quello che puoi, risparmia tutto quello che puoi e regala tutto quello che puoi. Il terzo precetto, evidentemente, è diventato sempre più labile nel corso del tempo. La sobrietà dei metodisti portò inevitabilmente ad un loro miglioramento economico e questo comportò una certa confusione fra elemento sociale, elemento spirituale e stato morale. Pur essendo partito da presupposti del tutto diversi, esso divenne la religione della classe media conservatrice.

Nel 1789 Wesley distribuì un documento legale che regolarizzava e perpetuava la costituzione delle società metodiste. Venne costituito un corpo di 100 pastori (Legal Hundred) nominati da lui direttamente e dotati di ogni autorità in materia di disciplina, amministrazione e trasferimenti. Questo corpo di 100 pastori rappresentava dunque l'organo legale di governo. Con la Conferenza del 1836 fu deciso che i suoi predicatori avrebbero ricevuto una regolare ordinazione, furono stabilite anche le condizioni per l'accettazione dei candidati, il loro corso di studi e il loro tirocinio. Essi sarebbero stati ordinati soltanto dopo aver confermato di accettare l'organizzazione, la dottrina e la disciplina metodiste. Furono infine nominati alcuni predicatori per l'amministrazione dei sacramenti in Scozia e in America. La Chiesa metodista era così divenuta autonoma rispetto alla Chiesa d'Inghilterra pur continuando a mantenere buoni rapporti con quest'ultima. La decisione di principio sull'autonomia dalla chiesa anglicana fu presa dalla Conferenza del 1975, anche se, in pratica, la separazione fu molto più lenta e, addirittura, nel 1799 ci fu un tentativo di riavvicinamento.

La cellula originaria della chiesa metodista wesleyana è sempre stata la riunione di gruppo dove prendeva consistenza la società. Le società erano raggruppate in circuiti con un ministro sovrintendente ed una conferenza trimestrale composta di membri eletti come organo amministrativo. I circuiti erano, a loro volta, raggruppati in distretti paragonabili alle diocesi anglicane con un ministro presidente ed un sinodo che si radunava due volte l'anno. La Conferenza, infine, era composta dal corpo dei cento e da rappresentanti di tutta la chiesa metodista wesleyana in Gran Bretagna. L'Irlanda aveva una propria Conferenza. La Conferenza si riuniva annualmente ed aveva un presidente pastore, un vice presidente laico ed un segretario pastore i quali venivano tutti eletti annualmente. Si articolava in due sessioni: pastorale (Ministerial Session) e plenaria (Representative Session), circa 690 membri, pastori e laici in numero uguale, per la maggior parte eletti dai sinodi dei distretti.

Il Metodismo conosce la sua fase di massima espansione durante la seconda metà dell800 grazie anche all'aumento della popolazione industriale e piccolo borghese, ma soprattutto al successo della tipica evangelizzazione che veniva fatta in quasi tutte le società con campagne di propaganda ed era accompagnata da particolare cura pastorale. Il Metodismo passa quindi, non senza scontri con i vari nazionalismi politici e religiosi locali, nel resto del continente europeo e nel resto del mondo. Infatti, il Metodismo divenne ben presto una grande chiesa missionaria sostenuta generosamente dalle collette organizzate periodicamente (l'uomo con il quale comincia la storia delle missioni d'Oltremare è Thomas Coke, segretario di Wesley e suo principale luogotenente).

In America Giorgio Whitefield diede un nuovo assetto al movimento segnando la fine del Puritanesimo e l'inizio del Metodismo. La situazione sociale in America era molto differente rispetto all'Europa e quindi il Metodismo si adattò alle esigenze locali senza preoccuparsi tanto delle tradizioni ponendo l' accento più sulla morale che sulla dogmatica, cosa che, del resto, richiedeva la società stessa caratterizzata com'era da instabilità e pericolosità. Con la guerra di indipendenza il Metodismo fu messo a dura prova, tutti i ministri e i predicatori furono costretti a tornare in Inghilterra e i fedeli furono perseguitati così come i pacifisti quaccheri, mennoniti e moravi. Fu quindi chiaro a Wesley che era necessario rendere il movimento indipendente da quello inglese. Con la nascita degli Stati Uniti come entità politica e territoriale nasce anche una chiesa metodista indipendente ed autonomamente organizzata, la Chiesa Metodista Episcopale. Il Metodismo americano si presenta fin dall'inizio come una corporazione con, alla testa, un vescovo che presiede la Conferenza e nomina e sospende i predicatori. Forte fu, sin dall'inizio, l'opera di evangelizzazione in questo territorio ampio, vasto e dalle lunghe distanze, ma anche l'impegno nelle opere sociali, della cultura e dell'informazione rappresentò un elemento decisamente caratterizzante. La Chiesa Metodista Episcopale, per esempio, vietò ai propri seguaci di possedere schiavi sancendo questo principio nella costituzione che si dette alla sua nascita nel 1784. I metodisti poi rappresentarono la prima Casa editrice religiosa degli Stati Uniti in quanto i predicatori che attraversavano in lungo e in largo i vasti territori americani portavano con sé molti libri che servivano da ausilio nell'opera di conversione. 

Una differenza interessante fra il Metodismo inglese e quello americano consiste nel fatto che il primo divenne piccolo borghese, mentre il secondo era riuscito a conquistare la classe lavoratrice nera facendo della chiesa la colonna centrale della società nera americana. Anche il Metodismo americano si preoccupò fin dall'inizio di essere missionario e le missioni americane raggiunsero la maggiore espansione fra il 1876 e il 1919. La prima terra scelta per le proprie missioni furono gli stessi Stati Uniti dove la crescente sete di libertà politica si accompagnava allo spirito di tolleranza religiosa e il Metodismo, con le sue strutture elastiche e centralizzate al tempo stesso, fu la chiesa che meglio poteva aderire al nuovo mondo. Il coraggio dei pionieri, lo spirito di iniziativa individuale, l'austerità dei costumi, la necessità di autonomia locale basata sulla responsabilità individuale di ognuno e, al tempo stesso, il riconoscimento di un'autorità centrale che garantisse l'instaurarsi della democrazia furono sì elementi costitutivi del tessuto politico e sociale, ma anche lo schema caratteristico della religiosità di questa nuova nazione. I predicatori sono una specie di cavalieri erranti che, soli o con un apprendista, partono alla ricerca di qualsiasi anima che abbia bisogno di ciò che la parola di Dio e la fraternità umana possono offrirle nella fede in Cristo liberatore. Vanno così da una fattoria all'altra, non hanno preferenze etniche e non aspettano neanche che siano costruite le strade o le ferrovie. Si trovano di fronte spesso a persone rudi, non erudite, bruti, spesso anche vecchi rivoluzionari, atei incalliti e, quindi, non possono che trasmettere nozioni estremamente semplici del tipo: la grazia di Dio è offerta a tutti in Cristo, l'uomo è libero di accettare Cristo o di rifiutarlo, responsabilizzandosi egli Lo accetta e di qui l'aggancio per proporre all'uomo di riconoscersi peccatore, di rompere con il passato, accettare il dono di Dio e progredire sulla via della perfezione. È stato questo l'elemento scatenante che ha mosso gli animi di questa gente che vedevano come la liberazione spirituale coronasse il processo di liberazione politica e sociale per la quale avevano combattuto.

In Italia il Metodismo fu introdotto dall'Inghilterra durante le guerre di Garibaldi. Qui, come le altre religioni di tipo protestante, ha avuto notevoli difficoltà nel rapporto con la matrice filosofico-religiosa della gente; il Metodismo, però, rispetto alle altre religioni, ha avuto anche altre due caratteristiche: quella di non far leva su una spiccata caratteristica dogmatica ed ecclesiastica e quella di non presentarsi come un'istituzione, due tipici pilastri della religiosità mediterranea. La prima società metodista fu fondata a Firenze nel 1861, da dove si diffuse prima nel Nord e poi nel Sud dell'Italia stabilendo il proprio quartier generale a Padova. Nel 1872 arrivò in Italia anche un pastore della chiesa metodista americana che si stabilì a Bologna. Nel 1946 ci fu la fusione delle due chiese nell'unica Chiesa Metodista d'Italia e dal 1979 le comunità metodiste in Italia hanno attuato un piano di integrazione con le comunità valdesi che permette di avere un unico ruolo pastorale e organismi burocratici settoriali e centrali in comune.


Profilo dottrinale
     
Il Metodismo è un movimento cristiano al quale sono estranei sia un particolare interesse per la riflessione teologica che per il misticismo: Esso è caratterizzato da una estrema concretezza con la quale fa fronte alle varie situazioni della vita. Per i metodisti il disagio sociale e religioso rappresenta un problema di coscienza individuale e per tutta la chiesa, problema che si configura essenzialmente in una domanda di carattere religioso, una domanda la cui unica risposta è nel rapporto personale con Dio.

L' uomo ha, in fondo, un solo grande problema: l' uomo stesso, ovvero la giustificazione della sua presenza così com'è e dov'è. Partendo dall'affermazione di Paolo secondo cui l' uomo è un peccatore perdonato e la creazione aspetta la manifestazione dei figli di Dio (Rom. 8,19ss), si viene a formare un pensiero sociale molto interessante: se la creazione, che è il quadro dentro il quale vive l' uomo, ha speranza di essere liberata, ancora di più la società, che è costruita dall' uomo stesso e quindi ne riflette la prima caratteristica - la corruzione -, può aspettarsi di partecipare alla sua seconda caratteristica: la redenzione. Quindi c'è sì universalità del peccato, ma anche universalità della salvezza. Il Metodismo sottolinea poi la gratuità della misericordia divina con la conseguenza di un duplice cambiamento: cambiamento nell'atteggiamento spirituale del credente (testimonianza dell'opera dello Spirito Santo) e cambiamento nel suo comportamento pratico (strumento di progresso sociale).

Il Metodismo afferma che la salvezza dell' uomo avviene per mezzo della sola fede, a differenza della Chiesa cattolica per la quale la salvezza avviene grazie alla fede, ma unitamente alla partecipazione alla vita sacramentale della Chiesa. Secondo i metodisti per la salvezza dell'uomo è necessario non un atto d'imperio o di persuasione, ma un'operazione di Dio che, però, non prescinde dalla libertà che Lui stesso gli ha dato come caratteristica specifica. La teologia metodista ha come centro l'opera di salvezza di Dio in Cristo e la sua appropriazione da parte dell'uomo. La salvezza viene quindi concepita come una dinamica che si incarna perennemente nell'uomo che deve essere salvato e non come una forza astratta di cui Dio dispone per sua grazia e suo volere. La salvezza che la libertà di Dio offre in Cristo di diritto, deve essere accettata di fatto nella libertà dell'uomo e questa accettazione deve essere continua.

Se Dio vuole salvare l'uomo, sicuramente saprà farsi capire da lui. Su questa base si fonda la teoria metodista della certezza. Il primo passo di questa dottrina non parte però dall'alto, ma dal basso nel senso che il Metodismo non rinfaccia all'uomo il suo peccato, ma predica il disegno di Dio per la sua salvezza ed afferma la possibilità per l'uomo di possederne la certezza attraverso la concomitanza della testimonianza dello Spirito Santo e del suo spirito. Il centro della teologia metodista non è quindi il peccato dell'uomo che lo ha reso indegno della figliolanza con Dio, ma la grazia di Dio che restituisce a quello stesso uomo la figliolanza per mezzo della fede in Cristo. La certezza della salvezza non nasce quindi solo dalla convinzione umana, ma necessita dell'avallo dello Spirito Santo. La salvezza rimarrebbe un concetto filosofico sterile se non fosse vissuta nell'esperienza.

Altro elemento fondante della teologia metodista è la perfezione cristiana, che non è tanto da intendersi come una condizione nuova, quanto piuttosto come un potere nuovo. L'individuo che ha accettato la grazia di Dio e ha fatto tutto il percorso per diventare credente è una creatura nuova che si trova a vivere ed operare in una situazione nuova, completamente diversa rispetto a prima della conversione, ed è per questo che si può parlare per lui di nuova nascita. 

La teologia metodista è essenzialmente teologia della conversione individuale e quindi dell'evangelizzazione. La santificazione è quindi programmazione dell'obbedienza e l'obbedienza è l'attuazione sistematica del volere di Dio, è una decisione operativa che incide direttamente nella vita di tutti i giorni. La perfezione cristiana, dunque, secondo i Metodisti è azione. Il nome stesso del movimento deriva dalla parola metodo, un metodo preciso attraverso il quale attuare il disegno di Dio in terra e raggiungere la perfezione cristiana (come si è visto, ad esempio, rispetto dell'insegnamento di Wesley sulla ricchezza o alle predicazioni dei pastori pionieri in America). 

Il Metodismo è convinto anche che il genio della cristianità primitiva fosse rappresentato dai ristretti cenacoli di credenti, mossi dallo Spirito Santo e guidati dalla grazia di Dio i quali sono il modello insostituibile del luogo dell'adorazione e della catechesi. Il Metodismo ha cercato di ripeterli. La creazione di una chiesa istituzionale non cancella l'esigenza di questi gruppi di credenti i quali, anzi, sono essenziali per la vita stessa della chiesa innanzitutto perché l'istituto non prevalga sulla chiesa, poi perché garantiscono la libera circolazione dello Spirito e infine perché mantengono vitale l'organismo al quale fanno capo senza il rischio di percorrere strade aberranti dal momento che vi sono inseriti a pieno.



L'atteggiamento ecumenico    

Ogni fase del dialogo internazionale cattolico-metodista iniziato nel 1967 copre un periodo di cinque anni al termine del quale viene pubblicato un rapporto da presentare alla Conferenza Mondiale Metodista seguente. Il Rapporto di Nairobi del 1986 si intitola Verso una dichiarazione sulla Chiesa e non è una dichiarazione comune né un accordo sulla natura della Chiesa. Nel 1991 invece è stato pubblicato il Rapporto di Singapore con il titolo La tradizione apostolica. Nel 1996 invece è stato pubblicato il terzo rapporto, il Rapporto di Rio de Janeiro.

Sono stati fatti innumerevoli passi avanti nel rapporto ecumenico fra le due chiese. Innanzitutto è stato possibile utilizzare la parola comunione in un modo che possa rispettare ed esprimere sia le divisioni che il sentimento di appartenenza reciproca. La comunione infatti è sia la partecipazione a Dio per mezzo di Cristo e nello Spirito Santo sia la profonda comunanza che esiste fra i partecipanti e che si esprime nella fede e nell'ordine, nella preghiera e nei sacramenti, nella missione e nel servizio.

Sia cattolici che metodisti recitano il Credo niceno-costantinopolitano nella liturgia e questo dimostra l'elevato grado di comunanza esistente fra le due religioni; per entrambe poi vi è un modello di vita cristiana a cui si aderisce tramite il battesimo, che si manifesta nell' eucarestia e si testimonia con le parole e le opere. Vi è infine un modello di comunità cristiana che riflette la vita di Dio e consente di partecipare alla sua stessa vita.

I ministeri creati da Cristo e dallo Spirito hanno lo scopo di trasmettere la fede e la vita apostolica in quanto tutta la comunità cristiana ha la responsabilità di diffondere il Vangelo e di testimoniare l'opera di salvezza del Signore e lo Spirito ha distribuito i propri doni per costituire la Chiesa affinché tutta l'umanità possa entrare in comunione con il Padre e il Figlio. 

Per quanto riguarda il ministero ordinato esiste un considerevole grado di accordo: per entrambi esso è un carisma specifico donato dallo Spirito Santo ed è volto all'ordine e all'armonia che devono prevalere nell'esercizio di tutti i doni. Le sue origini si ritrovano nell'ordine dato da Cristo agli apostoli. Il triplice ministero di vescovo, presbitero e diacono viene riconosciuto come normativo dalla Chiesa. Sia cattolici che metodisti, quindi, riconoscono in un ministero che riceve il proprio potere da Dio la guida dello Spirito Santo e si stanno avviando a capire sempre più e sempre meglio la natura dell'ordinazione e la struttura del ministero in relazione alla responsabilità di insegnare e formulare la fede. 

Per entrambi il ministero ordinato è frutto della chiamata di Dio la quale deve essere verificata e confermata dalla Chiesa; per entrambi le persone vengono riservate al ministero mediante l'imposizione delle mani, accompagnata da preghiere che invocano il dono dello Spirito Santo e fatta durante un'assemblea della Chiesa, anche se sussistono ancora delle differenze nel modo di intendere questo processo. Sia per i cattolici che per i protestanti l'ordinazione rappresenta un impegno che dura tutta la vita ed è quindi irripetibile.

Le maggiori divergenze ancora esistenti riguardano, tra l'altro, l'uso del termine sacramento per l'ordinazione e l'ordinazione delle donne.

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