L'origine dell'uomo.

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ariel.46
00domenica 27 dicembre 2009 17:50

Le nostre attuali conoscenze sulle origini dell'uomo ci permettono di tracciare nelle sue tappe essenziali la storia evolutiva della famiglia zoologica di cui facciamo parte - la famiglia Hominidae - a iniziare da fasi molto antiche, probabilmente di poco posteriori al punto di separazione dalla linea che ha condotto i nostri parenti più prossimi, le scimmie antropomorfe africane.
Si tratta di una sequenza evolutiva che appare sostanzialmente continua, anche se alcuni aspetti dell'attuale dibattito in campo paleonantropologico - come quello relativo all'origine dell'uomo anatomicamente moderno - risentono ancora di una carenza di reperti fossili.

Ciò che oggi sappiamo sulle origini dell'uomo è il risultato di un'indagine scientifica iniziata durante la prima metà del secolo XIX e rappresenta la conseguenza più conturbante di un'avventura di pensiero che ha certo radici più antiche, ma che trova il suo stimolo principale nella pubblicazione dell'Origine della Specie di Charles Darwin, che nel 1859 fornisce gli strumenti concettuali per interpretare la complessa sequenza di esseri viventi che la ricerca paleontologica da decenni andava svelando.
Nello stesso anno 1859 alcune personalità del mondo scientifico anglosassone prendono posizione a favore di idee, fortemente osteggiate dalla scienza ufficiale, sulla contemporaneità di animali oggi estinti con una forma umana definibile, quindi come "fossile".
Queste idee, da tempo sostenute da Jacques Boucher de Perthes, uno dei fondatori degli studi sulla preistoria, erano basate sulla scoperta di oggetti da lui interpretati come strumenti preistorici, in depositi della valle della Somme (Francia) in cui erano anche presenti resti di elefante e di rinoceronte.

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Tina.

ariel.46
00lunedì 28 dicembre 2009 18:59
Intanto nel 1856, in una valle situata presso Dusseldorf, detta Neandertal, erano state scoperte ossa umane sensibilmente differenti da quelle dell'uomo attuale.
A questa prima segnalazione di "uomo di Neandertal" ne sarebbero seguite altre, ancora nel corso dell'Ottocento, dimostrando l'esistenza di una forma umana europea con caratteristiche scheletriche primitive.
Nasce e si sviluppa così la paleontologia umana che, con scoperte successive, permette di riconoscere fasi sempre più antiche della nostra storia evolutiva, identificando in un primo tempo l'Asia e successivamente l'Africa come aree di differenzazione delle forme ominidi iniziali.
Sulla base delle conoscenze accumulate in quasi un secolo e mezzo di indagini, l'attuale forma umana appare come il risultato di una storia evolutiva iniziata più di 5 milioni di anni fa in africa orientale, verosimilmente come risposta a pressioni selettive connesse allo sviluppo di un ambiente aperto di savana.
La conseguente comparsa della stazione eretta e le successive acquisizioni anatomiche e comportamentali - come l'evoluzione di un grande cervello e lo sviluppo di una tecnologia sempre più complessa - definiscono la linea dell'evoluzione della specie (detta anche linea filogenetica) che appare, per alcune sue caratteristiche, estremamente specializzata.


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Tina.
ariel.46
00domenica 31 gennaio 2010 22:53

La comparsa di un mondo culturale e le interazioni tra questo e quello biologico hanno determinato pressioni selettive reciproche e creato situazioni uniche tra i viventi.
Ma l'uomo attuale, portatore di una cultura estremamente complessa, è comunque un primate che conserva nella sua organizazione corporea molte caratteristiche ereditate da antenati arboricoli e che differisce dal suo parente più prossimo, lo scimpanzè, per meno dell'1% del suo patrimonio genetico.
Una trattazione della storia evolutiva dell'uomo non può quindi trascurare confronti con altri primati - l'ordine di mammiferi di cui fa parte l'uomo, insieme alle scimmie - e considerazioni sulla posizione che la specie umana occupa all'interno di questo ordine zoologiche.
I confronti sul patrimonio genetico effettuati tra l'uomo e i primati non umani attuali hanno indotto alcuni ricercatori a proporre una revisione della classificazione dei primati.
La classificazione che si potrebbe definire "tradizionale" considera le tre grandi scimmie antropomorfe - il gorillo e lo scimpanzè africani e l'orango asiatico, cioè i tre generi Gorilla, Pan e Pongo - come un gruppo piuttosto omogeneo riunito nella famiglia Pongidae.
Utilizzando questa convenzione, l'uomo attuale Homo Sapiens Sapiens (insieme delle popolazioni viventi dell'uomo anatomicamente moderno) deve essere così classificato:

- Ordine: Primates
- Sottordine: Anthropoidea
- Superfamiglia: Hominoidea
- Famiglia: Hominodae
- Genere: Homo
- Specie: Sapiens
- Sottospecie: Sapiens

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Tina.
ariel.46
00domenica 4 aprile 2010 15:59

Sempre utilizzando questa convenzione, la famiglia Hominidae comprende, dal punto di vista della storia dell'evoluzione della specie, l'uomo moderno (Homo sapiens sapiens) e tutte le forme fossili con esso in relazione filogenetica (rami collaterali compresi), fino all'ultimo antenato comune con le scimmie antropomorfe africane.
Rientrano quindi nella famiglia delle Hominidae le diverse specie del genere Homo (almeno tre: Homo habilis, Homo erectus e Homo sapiens) e quelle del gneere Australopithecus (almeno cinque: Australopithecus ramidus, Australopithecus afarensis, Australopithecus africanus, Australopithecus robustus, Australopithecus hoisei).
In termini filogenetici, si può quindi affermare che pongidi africani e ominidi derivano dalla differenziazione (secondo le linee evolutive divergenti) di un gruppo di Hominidea ancenstrali.

I dati biomolecolari hanno però dimostrato inequivocabilmente che gorilla e scimpanzè sono più vicini all'uomo di quanto si ritenesse in precedenza sulla scorta dei soli argomenti dell'anatomia comparata.
Gli stessi confronti hanno dimostrato inoltre che la distanza delle due scimmie ontropomorfe africane dall'orango è maggiore di quanto precedentemente supposto.
Questi dati sono d'altra parte stati confermati da scoperte paleontologiche.
Antenati dell'orango, afferenti al complesso Ramapithecus-Sivapithecus, si sono infatti staccati da un ceppo comune di Hominoidea almeno 12-10 milioni di anni fa, mentre Pan, Pongo e Homo hanno avuto antenati comuni fino a 8-5 milioni di anni fa: i resti della nuova specie Australopithecus ramidus, recentemente descritta e risalente a circa 4,4 milioni di anni, dimostrano ancora fortissime affinità con lo scimpanzè.
Per le ragioni sopra esposte, esiste oggi una moderna classificazione dei primati che propone, oltre a variazioni relative ad altri gruppi, una revisione della superfamiglia Hominoidea, secondo questa nuova convenzione, alla famiglia Pongidae deve essere riferito il solo orango, mentre a quella Hominidae appartengono uomo, scimpanzè e gorilla.
Questa nuova classificazione dei primati, benchè più conforme ai dati disponibili e accettata negli ambienti primatologici non viene utilizzata nelle trattazioni paleoantropologiche dove si fa ancora uso dei termini omidi e pongidi, usati nel loro significato tradizionale.

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Tina.

ariel.46
00venerdì 6 agosto 2010 17:45

Dai primati agli ominidi.
I più antichi primati, noti attraverso i fossili, risalgono a circa 65 milioni di anni fa.
Le principali caratteristiche di un primate sono un mosaico di tratti primitivi che si uniscono a caratteristiche più specializzate che riguardano la capacità di vivere sugli alberi e un alto grado di socialità.
Guardando il corpo di un primate, troveremo: una certa flessibilità degli arti in tutte le loro parti; il mantenimento di cinque dita in mani e piedi (che, paradossalmente, è un tratto molto antico tra i mammiferi); mani in grado di manipolare (sembra un gioco di parole, ma è una delle caratteristiche più "umane" che ci siano); una tendenza all'ingrandimento del corpo e all'espansione del cervello (e dunque del crania); occhi posti frontalmente, in grado di fornire una visione bioculare e, quindi, tridimensionale; una progressiva perdita della capacità olfattiva, dovuta a una riduzione del prognatismo facciale (muso sempre più corto).
Per quanto riguarda la dieta, i primati sono eccezionalmente flessibili (come nella struttura sociale e, forse le due cose sono legate).
La tendenza evolutiva pare essere stata, per la maggior parte dei casi, da mangiatori di insetti a mangiatori di frutti, a onnivori.
queste sono indicazioni di massima, fra i primati esistono molte eccezioni.

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Tina

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