L’artigianato che si fa arte nelle ceramiche di Picasso

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vanni-merlin
00domenica 11 giugno 2006 14:31
10 giungo 2006
L’artigianato che si fa arte nelle ceramiche di Picasso

di Giovanna Mancini


Sperimentò attraverso la ceramica il confine tra la pittura e la scultura, facendo della lavorazione delle terracotte, all’epoca ancora ritenuta un’attività artigianale, una forma d’arte vera e propria, secondo la lezione di Gaugin.


Picasso si avvicinò alla ceramica quasi per caso, dopo la seconda guerra mondiale, ormai ultrasessantenne, durante un viaggio nella Francia del Sud. Nel 1947 ebbe inizio così una produzione fertilissima, che conta più di quattromila pezzi e che durò sino alla morte del maestro spagnolo, avvenuta nel 1973. Una mostra allestita al Museo Crocetti di Roma fino al 14 luglio si propone di dare conto di questa parte importante sebbene ancora poco conosciuta dell’opera dell’artista, che avvenne per lo più nei laboratori della Vallauris, sulla Costa Azzurra. Autore già maturo, Picasso lavorò la terracotta con lo stesso entusiasmo e la stessa carica innovativa che fecero di lui un genio assoluto nella pittura, nella scultura e nella grafica. Se è vero che nelle sue ceramiche tornano soggetti e tecniche sperimentate nelle tele o nelle sculture, è vero anche che, al contrario, spesso le ceramiche finirono per influenzare il resto della sua produzione. Vasi, piatti, brocche, piastrelle, oggetti d’uso quotidiano e domestico sono trasformati dalla fantasia e dalla sapienza dell’artista, che non piega la sua fervida immaginazione alla forma degli oggetti, ma viceversa la impone. Così un vaso diventa una testa di donna, una brocca il volto di un uomo, il bordo di un piatto ha l’aspetto di capelli che incorniciano un viso.
Picasso riprende tutti i soggetti che da sempre ricorrono nella sua opera: centauri, fauni, colombe, capre, donne e uomini, scene di tauromachie, maschere, cavalli e animali. La produzione di ceramiche fornisce all’artista l’occasione di scoprire un nuovo linguaggio e un nuovo mondo espressivo, grazie alla possibilità di passare dalla bidimensionalità (la semplice decorazione degli oggetti, che domina nella prima produzione) alla tridimensionalità, plasmando la creta fino a ottenere figure in rilievo, quasi sculture vere e proprie.
Non è da sottovalutare il ruolo che l’ideologia rivestì nella produzione in ceramica di Picasso: rispondendo al suo desiderio di avvicinare la propria arte al pubblico e alle persone comuni, decise di modellare soprattutto oggetti di uso quotidiano, destinati alla vita di tutti i giorni.
Le 64 opere in mostra al Museo Crocetti documentano l’intera produzione picassiana, dal 1947 alla morte. In esse sono riscontrabili le diverse eredità che influenzano questo suo lavoro: dai modelli micenei agli esempi dell’Antica Grecia, dalla tradizione popolare spagnola agli influssi arabo-musulmani, le ceramiche di Picasso portano le tracce della millenaria cultura mediterranea che le ispira. A cui si aggiunge l’immaginifica genialità dell’artista spagnolo, che ne fece pezzi unici a loro volta punto di partenza per la successiva produzione di ceramica in Europa.


“Le Ceramiche di Picasso. Acqua, fuoco e terra”
Roma, Museo e Fondazione Venanzo Crocetti, fino al 14 luglio.
A cura di Dolores Duràn.
Catalogo Edigrafital.
Orario: tutti i giorni dalle 10 alle 18; chiuso il martedì.
Inresso libero.
Per informazioni: tel. 06/33711468; www.museocrocetti.it.




da: www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&codid=20.0.1928806346&chId=30&artType=Articolo&DocRulesVie...

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