L'androgino

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ramina26
00martedì 6 giugno 2006 15:04
Platone, Simposio: Il mito dell’androgino

XIV. - Eh sì, Eurissimaco, cominciò Aristofane, ho in mente di parlare in tutt’altro modo di te e Pausania. A me pare che gli uomini non abbiano affatto sentito la potenza di Amore perché diversamente gli avrebbero elevato templi ed altari grandissimi e gli farebbero grandissimi sacrifici, non come ora che non si fa niente di ciò, mentre lui ne avrebbe più diritto di tutti. Poiché egli è il dio più amico degli uomini, è loro protettore, risanatore di quei mali la cui guarigione farebbe la suprema felicità dell’uomo. Pertanto mi proverò a rivelarvi la sua potenza: voi ad altri ne sarete maestri.
Bisogna innanzi tutto che sappiate qual è la natura dell’uomo e quali prove ha sofferto; perché l’antichissima nostra natura non era come l’attuale, ma diversa. In primo luogo l’umanità comprendeva tre sessi, non due come ora, maschio e femmina, ma se ne aggiungeva un terzo partecipe di entrambi e di cui ora è rimasto il nome, mentre la cosa si è perduta. Era allora l’androgino, un sesso a sé, la cui forma e nome partecipavano del maschio e della femmina, ora non è rimasto che il nome che suona vergogna. In secondo luogo, la forma degli umani era un tutto pieno: la schiena e i fianchi a cerchio, quattro bracci e quattro gambe, due volti del tutto uguali sul collo cilindrico, e una sola testa sui due volti, rivolti in senso opposto; e così quattro orecchie, due sessi, e tutto il resto analogamente, come è facile immaginare da quanto s’è detto. Camminavano anche ritti come ora, nell’una e nell’altra direzione; ma quando si mettevano a correre rapidamente, come i saltimbanchi fanno capriole levando in alto le gambe, così quelli veloci ruzzolavano poggiando su quei loro otto arti. Dunque i sessi erano in origine tre e così fatti, perchè il genere maschile discendeva dal sole, il femminile dalla terra, mentre l'altro, partecipe di entrambi, dalla luna, perchè anche la luna partecipa del sole e della terra.Erano quindi rotondi di forma e rotante era la loro andatura perchè somigliavano ai loro genitori. Possedevano forza e vigore terribili, e straordinaria superbia; e attentavano agli dèi. Quel che Omero racconta di Efialte e di Oto che tentarono cioè la scalata del cielo per attaccare gli dèi, è detto di loro.

XV. Pertanto Zeus e gli altri dèi andavano arrovellandosi che dovessero fare ed erano in grave dubbio perché non se la sentivano di ucciderli e farli sparire fulminandoli come i giganti, - sparivano così onori e sacrifici da parte degli uomini - né potevano lasciarli insolentire. Ma finalmente Zeus, pensa e ripensa: "Se non erro, dice, ce l’ho l’espediente perché gli uomini, pur continuando a esistere ma divenuti più deboli, smettano questa tracotanza. Ora li taglierò in due e così saranno più deboli, e nello stesso tempo più utili a noi per via che saranno aumentati di numero. E cammineranno ritti su due gambe; ma se ancora gli salterà di fare gli arroganti, e non vorranno vivere quieti, li taglierò in due una seconda volta: così cammineranno su una gamba zoppa a balzelloni". Ciò detto prese a spaccare gli uomini in due, come quelli che tagliano le sorbe per conservarle o quelli che dividono le uova con un crine. E intanto, via via che tagliava, ordinava ad Apollo di torcere il viso e la metà del collo dalla parte del taglio - così che l’uomo avendo sott’occhio quella spaccatura divenisse più tranquillo - e di rimediare tutte le altre ferite. E Apollo voltava a ciacuno il viso e, tirata da tutte le parti la pelle sul punto che oggi si chiama ventre, la legava stretta, come si stringono i sacchi con un cordone, formando uno strozzamento nel mezzo del ventre, nel codidetto ombelico. [...] Quando dunque la natura umana fu tagliata in due, ogni parte,vogliosa della propria metà le si attaccava, e gettandosi le braccia attorno avviticchiandosi l'un l'altra, nella brama di fondersi insieme morivano di fame e in generale di inazione, perchè nulla volevano fare l'una staccata dall'altra.E ogni volta che una parte moriva e l'altra restava sola, questa superstite andava cercando un'altra metà, ed a quella si avviticchiava sia che per caso incontrasse parte di femmina,sia che incontrasse la metà di un uomo. E così morivano.[...]

XVI. Ognuno di noi è dunque la metà di un umano resecato a mezzo com’è al modo delle sogliole: due pezzi da uno solo; e però sempre è in cerca della propria metà. E quanti risultano tagliati da quell’essere misto che allora si chiamava androgino, sono grandi amatori di donna, ed è da questo ceppo che provengono per lo più gli adulteri; e parallelamente le donne che da qui provengono vanno folli per gli uomini e sono adultere; invece quante donne risultano parte di femmina, per nulla pensano agli uomini, ma più volentieri sono inclinate alle donne, e da questo sesso vengono le tribadi; e quanti infine sono parte di maschio danno la caccia al maschio e finché sono fanciulli, cioè fettine di uomini, amano gli uomini e godono a giacersi e ad abbracciarsi con gli uomini. E questi sono i migliori fra i fanciulli e i giovani perché sono i più virili di natura. Certo alcuni li dicono impudenti, ma è falso; perché essi non si comportano così per impudenza, ma per l’indole forte, generosa e virile, in quanto amano ciò che è loro simile […].

E se ad essi, mentre insieme giacciono, apparisse Efesto con i suoi strumenti e chiedesse: "Cos’è che volete o uomini, voi, l’uno dall’altro?". E rimanendo quelli dubbiosi, di nuovo chiedesse: "Forse che desiderate soprattutto essere sempre quanto più possibile una cosa sola l’uno con l’altro, affinché notte e giorno mai dobbiate lasciarvi? Se questo desiderate voglio fondervi e plasmarvi in un essere solo, affinché, di due divenuti uno, possiate vivere entrambi così uniti come un essere solo, e quando vi colga la morte, anche laggiù nell’Ade siate uno, invece di due, in un’unica morte. Orsù vedete se è questo che volete e se vi farebbe lieti ottenerlo...". A queste parole, sappiamo bene che nessuno contraddirebbe, né mostrerebbe di desiderare altra cosa, ma semplicemente avrebbe l’impressione di aver udito proprio quello che da sempre desiderava, di congiungersi cioè e di fondersi con l’amato per formare, di due, un essere solo. E la spiegazione di questo sta qui, che tale era l’antica nostra natura, e noi eravamo tutti interi:a questa brama di intierezza, al proseguirla, diamo il nome di amore.


LA SCUOLA E' FINITA E IO PENSO ANCORA A PLATONE?????? [SM=g27820]: [SM=g27820]: [SM=g27820]: [SM=g27820]:

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Marcone83
00mercoledì 7 giugno 2006 17:50
Bella [SM=g27811] lunga [SM=g27818] un pò contorta [SM=g27815] [SM=g27818] [SM=g27820]: [SM=g27825] [SM=g27831] [SM=g27833] [SM=g27834]

[Modificato da Marcone83 07/06/2006 17.50]

CuBaNiTo76
00mercoledì 7 giugno 2006 21:18
Re:

Scritto da: Marcone83 07/06/2006 17.50
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[Modificato da Marcone83 07/06/2006 17.50]




un'affermazione hard.... [SM=g27818] [SM=g27818] [SM=g27818] [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]
Chiart
00giovedì 8 giugno 2006 12:43
Un giorno l'ho raccontato al mio ragazzo....da allora ci chiamiamo a vicenda "mezza mela"...ed è vero ke nn vorremmo staccarci mai!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Chiart
00giovedì 8 giugno 2006 12:45
Quando si leggono i classici ci si rende conto ke il tempo passa ma l'uomo è sempre lo stesso!!!!
Titty.nicuzza
00mercoledì 14 giugno 2006 20:01
qualcosa mi dice che ero parte dell'androgino [SM=g27818] [SM=g27828]
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