L'Fmi al nuovo governo italiano: "Agire su fisco e liberalizzazioni"

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wild§live®
00giovedì 24 aprile 2008 17:12

NEW YORK - "Azioni rapide" dal punto di vista fiscale, per "salvaguardare" i livelli raggiunti nel 2007, oltre a riforme strutturali - in primo luogo le liberalizzazioni - per rilanciare l'economia. E' il suggerimento del Fondo monetario internazionale al nuovo governo italiano. Allo scopo di "garantire ulteriori progressi nel
consolidamento di bilancio".

A dirlo è stato Masood Ahmed, responsabile per le relazioni esterne dell'Fmi, oggi a Washington, rispondendo alle domande dei giornalisti nel consueto briefing bimensile. Tra "i bisogni urgenti dell'Italia", il dirigente ha citato "la salvaguardia dei buoni progressi realizzati nel 2007 sul fronte fiscale", con la diminuzione del deficit.

Secondo il responsabile del Fondo, le cose stanno andando invece meno bene nel 2008, anno in cui il debito continuerà a crescere. "Noi suggeriamo rapide azioni", ha proseguito Ahmed. Ricordando che, sul fronte della crescita, il Fondo "è un grande sostenitore delle liberalizzazioni che, una volta raggiunta una massa critica, possono dare un contributo fondamentale".

Poi un commento sulla vicenda Alitalia: la soluzione della crisi dovrà basarsi sulle "regole di mercato", e deve in particolare rispettare le regole della concorrenza dell'Unione Europea.

E per analizzare più da vicino la situazione italiana nel suo complesso, una missione del Fondo giungerà nella prossime settimane nel nostro Paese, una volta insediato il nuovo governo.
(24 aprile 2008)




le liberalizzazioni non sono quasi citate nel programma del pdl [SM=x967733]
solodiego
00giovedì 24 aprile 2008 17:15
MA le liberalizzazioni alla fine sono solo cagate da economisti di primo pelo. Il fatto concreto è che bisogna far circolare di più la moneta e per questo le liberalizzazioni non bastano, anzi al contrario su certe cose bisognerebbe essere protettivisti...
wild§live®
00giovedì 24 aprile 2008 17:16
Re:
solodiego, 24/04/2008 17.15:

MA le liberalizzazioni alla fine sono solo cagate da economisti di primo pelo. Il fatto concreto è che bisogna far circolare di più la moneta e per questo le liberalizzazioni non bastano, anzi al contrario su certe cose bisognerebbe essere protettivisti...




comprendili, al FMI sono tutti di primo pelo [SM=g27811]
solodiego
00giovedì 24 aprile 2008 17:17
Re: Re:
wild§live®, 24/04/2008 17.16:




comprendili, al FMI sono tutti di primo pelo [SM=g27811]




Rispetto a me si [SM=x967721]
232425
00giovedì 24 aprile 2008 17:24
Re:
solodiego, 24/04/2008 17.15:

MA le liberalizzazioni alla fine sono solo cagate da economisti di primo pelo. Il fatto concreto è che bisogna far circolare di più la moneta e per questo le liberalizzazioni non bastano, anzi al contrario su certe cose bisognerebbe essere protettivisti...



quindi quale sarebbe la tua idea su questo?


solodiego
00giovedì 24 aprile 2008 17:25
Re: Re:
232425, 24/04/2008 17.24:



quindi quale sarebbe la tua idea su questo?






L'ho scritto...
232425
00giovedì 24 aprile 2008 17:29
Re: Re: Re:
solodiego, 24/04/2008 17.25:




L'ho scritto...




hai scritto:

"MA le liberalizzazioni alla fine sono solo cagate da economisti di primo pelo. Il fatto concreto è che bisogna far circolare di più la moneta e per questo le liberalizzazioni non bastano, anzi al contrario su certe cose bisognerebbe essere protettivisti..."

credo che chiunque potrebbe dare una risposta come questa.....da te mi aspettavo qualcosa di più articolato e propositivo


solodiego
00giovedì 24 aprile 2008 17:30
Re: Re: Re: Re:
232425, 24/04/2008 17.29:




hai scritto:

"MA le liberalizzazioni alla fine sono solo cagate da economisti di primo pelo. Il fatto concreto è che bisogna far circolare di più la moneta e per questo le liberalizzazioni non bastano, anzi al contrario su certe cose bisognerebbe essere protettivisti..."

credo che chiunque potrebbe dare una risposta come questa.....da te mi aspettavo qualcosa di più articolato e propositivo






IL giovedì pomeriggio dopo una settimane piena di lavoro? Ma nemmeno per sogno [SM=x967718]
wild§live®
00giovedì 24 aprile 2008 17:30
Re: Re: Re: Re:
232425, 24/04/2008 17.29:




hai scritto:

"MA le liberalizzazioni alla fine sono solo cagate da economisti di primo pelo. Il fatto concreto è che bisogna far circolare di più la moneta e per questo le liberalizzazioni non bastano, anzi al contrario su certe cose bisognerebbe essere protettivisti..."

credo che chiunque potrebbe dare una risposta come questa.....da te mi aspettavo qualcosa di più articolato e propositivo






credo sia la linea tremonti/lega [SM=x967763]
232425
00giovedì 24 aprile 2008 17:34
Re: Re: Re: Re: Re:
solodiego, 24/04/2008 17.30:




IL giovedì pomeriggio dopo una settimane piena di lavoro? Ma nemmeno per sogno [SM=x967718]




seeehhh....................

[SM=x967777]




[SM=x967714]


232425
00giovedì 24 aprile 2008 17:36
Re: Re: Re: Re: Re:
wild§live®, 24/04/2008 17.30:




credo sia la linea tremonti/lega [SM=x967763]



lunedì, bello riposato ci dirà le sue proposte...

[SM=g27828]


solodiego
00giovedì 24 aprile 2008 17:36
Re: Re: Re: Re: Re:
wild§live®, 24/04/2008 17.30:




credo sia la linea tremonti/lega [SM=x967763]




No è la linea di tutti coloro che si trovano pressati dall'avanzata dei cinesi ad esempio che vorrebbero maggiore protezione visto che il precedente (mal)governo invece ne ha favorito solo l'Ingresso. Bisogna prima proteggere la propria economia e poi liberalizzarla ma non con gli effetti negativi di una cattiva manovra...
wild§live®
00giovedì 24 aprile 2008 17:41
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
solodiego, 24/04/2008 17.36:




No è la linea di tutti coloro che si trovano pressati dall'avanzata dei cinesi ad esempio che vorrebbero maggiore protezione visto che il precedente (mal)governo invece ne ha favorito solo l'Ingresso. Bisogna prima proteggere la propria economia e poi liberalizzarla ma non con gli effetti negativi di una cattiva manovra...



ma perchè speri ancora di fare concorrenza ai cinesi? [SM=g27834] lo trovo quantomeno strano perchè i paesi che corrono di più in europa puntano su innovazione e ricerca.. giustamente si domandano se sforno avvocati,economisti ed ingegneri, perchè incapunirsi a fare bottoni e tappi? che li facciano i cinesi [SM=x967738] forse sbagliano non so, sta di fatto che probabilmente seguirò tanti amici e andrò lì mentre qui vengono angolani e senegalesi a fare bottoni


cmq a parte questo non vedo cosa c'entri con le liberalizzazioni, sinceramente non credo che i problemi di ferrovie, trasporti, assicurazioni, etc etc sia il dumping cinese


solodiego
00giovedì 24 aprile 2008 17:54
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
wild§live®, 24/04/2008 17.41:



ma perchè speri ancora di fare concorrenza ai cinesi? [SM=g27834] lo trovo quantomeno strano perchè i paesi che corrono di più in europa puntano su innovazione e ricerca.. giustamente si domandano se sforno avvocati,economisti ed ingegneri, perchè incapunirsi a fare bottoni e tappi? che li facciano i cinesi [SM=x967738] forse sbagliano non so, sta di fatto che probabilmente seguirò tanti amici e andrò lì mentre qui vengono angolani e senegalesi a fare bottoni


cmq a parte questo non vedo cosa c'entri con le liberalizzazioni, sinceramente non credo che i problemi di ferrovie, trasporti, assicurazioni, etc etc sia il dumping cinese






L'obiettivo primario e rilanciare l'economiae i cinesi ci stanno schiattando e non con i bottoni....
E poi quali sono i paesi che corrono di più? I paesi che ahnno sempre corso ad eccezione della Spagna che utilizzando la stessa manovra economica che propose il Berlusca nel 1994 è rinata...ironia della sorte [SM=g27825]
wild§live®
00giovedì 24 aprile 2008 18:02
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
solodiego, 24/04/2008 17.54:




L'obiettivo primario e rilanciare l'economiae i cinesi ci stanno schiattando e non con i bottoni....
E poi quali sono i paesi che corrono di più? I paesi che ahnno sempre corso ad eccezione della Spagna che utilizzando la stessa manovra economica che propose il Berlusca nel 1994 è rinata...ironia della sorte [SM=g27825]




irlanda, inghilterra, svezia, danimarca, finlandia,olanda e in ultimo spagna

forum.pianeta.it/fonti-attendibili/pil-crescita-nei-paesi...

ho omesso la norvegia perchè ha il petrolio e i paesi dell'est che vivono una situazione salariale non comparabile con la nostra


beh citi la spagna: aznar privatizzò tutto il privatizzabile, ossia le liberalizzazzioni che tu tanto denigri...



5. Privatizzazioni
Privatizzazione vera di Rai, Ferrovie, Alitalia, Poste, servizi pubblici locali. Nel primo anno di Governo, Josè Maria Aznar privatizzò le 29 maggiori aziende pubbliche spagnole.

www.decidere.net/i-13-punti/



daniele capezzone attualmente fa parte del "popolo della libertà" ed in odore di promozione a portavoce di [SM=x967819]
solodiego
00giovedì 24 aprile 2008 18:06
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
wild§live®, 24/04/2008 18.02:




irlanda, inghilterra, svezia, danimarca, finlandia,olanda e in ultimo spagna

forum.pianeta.it/fonti-attendibili/pil-crescita-nei-paesi...

ho omesso la norvegia perchè ha il petrolio e i paesi dell'est che vivono una situazione salariale non comparabile con la nostra


beh citi la spagna: aznar privatizzò tutto il privatizzabile, ossia le liberalizzazzioni che tu tanto denigri...



5. Privatizzazioni
Privatizzazione vera di Rai, Ferrovie, Alitalia, Poste, servizi pubblici locali. Nel primo anno di Governo, Josè Maria Aznar privatizzò le 29 maggiori aziende pubbliche spagnole.

www.decidere.net/i-13-punti/



daniele capezzone attualmente fa parte del "popolo della libertà" ed in odore di promozione a portavoce di [SM=x967819]




Appunto quelli che correvano già prima e dov'è la novità?
Poi non le denigro anzi ma non è la prima cosa da fare in economia invertendo l'ordine degli addendi purtroppo il risultato cambia....
E poi privatizzare non semre significa liberalizzare riflettici su questo...
wild§live®
00giovedì 24 aprile 2008 18:11
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
solodiego, 24/04/2008 18.06:




Appunto quelli che correvano già prima e dov'è la novità?





forse perchè hanno fatto le riforme molto prima di noi [SM=g27829] dei paesi che ti ho citato guarda caso sono quelli appetiti da ingegneri, programatori,avvocati, economisti; non fanno bottoni o altri prodotti a bassa tecnologia e non pensano a fare le corse coi cinesi


l'inghilterra ha fatto con la tatcher quello che noi ora non vogliamo fare pensa un po'


solodiego, 24/04/2008 18.06:


Poi non le denigro anzi ma non è la prima cosa da fare in economia invertendo l'ordine degli addendi purtroppo il risultato cambia....
E poi privatizzare non semre significa liberalizzare riflettici su questo...



non le denigri? ma se hai detto che è robetta per economisti di primo pelo [SM=g27825] non credevo fosse un complimento [SM=x967717]


beh credo che sono due cose che vanno a braccetto solitamente, non riesco ad immaginare una società a pieno controllo statale in un libero mercato.. tranne alitalia [SM=x967710]
solodiego
00giovedì 24 aprile 2008 18:19
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
wild§live®, 24/04/2008 18.11:



non le denigri? ma se hai detto che è robetta per economisti di primo pelo [SM=g27825] non credevo fosse un complimento [SM=x967717]


beh credo che sono due cose che vanno a braccetto solitamente, non riesco ad immaginare una società a pieno controllo statale in un libero mercato.. tranne alitalia [SM=x967710]




Dico che è la prima cosa che viene detta quando si vuole dire qualcosa e non è un complimento . E una cosa scontata ma non è prioritaria e non serve a nulla se non si cerca di rilanciare l'economia con manovre ad hoc per far ciroclare più denaro....
D'altronde l'economie è un opinione nessuno può dire di avr ragione anche quando dice cose scontate. A tal proposito e questa volta ti emulo perchè di solito non uso google per dare le mie risposte guarda cosa ho trovato?


Rilanciare l'economia italiana attraverso il protezionismo con un limite all'importazione di prodotti cinesi e delle economie emergenti e il sostegno pubblico delle imprese meritevoli. Lo proprone Tremonti e altre nazioni già lo applicano.

di Giuseppe Talarico

Secondo alcuni dati recentemente apparsi sulla stampa nazionale ed internazionale, l'Italia ha problemi strutturali legati ad un tasso di crescita dell'economia ancora al di sotto della media Europea; i salari e le pensioni hanno perduto, negli ultimi anni, potere d'acquisto, facendo precipitare i consumi e determinando un progressivo impoverimento del ceto medio.

Per uscire da questa situazione difficile, aggravata dalla sfavorevole congiuntura internazionale e dalla crisi dei mutui americani, i cui effetti stanno per investire il vecchio continente, gli economisti più accreditati ed illuminati indicano la necessità di adottare diverse soluzioni.

Per alcuni di essi, se il nostro paese vuole uscire da questa situazione drammatica, deve ripensare profondamente il proprio modello di sviluppo, fondato su di un capitalismo definito frammentato, a causa della prevalenza della piccola e media impresa rispetto ai grandi gruppi.

Secondo questa chiave di lettura della crisi economica italiana, accanto alla necessità di abbattere il debito pubblico, un fardello che pesa sul destino del nostro Paese, bisogna ristrutturare il sistema delle imprese per renderlo competitivo nel mondo globalizzato, investendo in ricerca scientifica e predisponendo misure fiscali in grado di favorire la crescita, a partire da una sostanziale riduzione della pressione fiscale su imprese e famiglie.




Giuro che l'ho letto dopo essermi espresso.
solodiego
00giovedì 24 aprile 2008 18:26

Crescita e prezzi, la Ue vede nero
Frena il Pil, Italia peggiore in Europa
Crescita ai minimi termini e prezzi sempre più caldi. La Commissione Ue dimezza le previsioni di crescita dell'Italia nel 2008, riducendole allo 0,7% dopo l'1,4% stimato a novembre, e calcola che l'inflazione sarà più alta della media europea: 2,7% in Italia contro il 2,6% in Eurolandia. Per crescita economica l'Italia nel 2008 sarà la peggiore nella zona euro: crescita ferma nel primo trimestre, lieve ripresa successivamente.

Il programma di stabilità stimava per l'Italia una crescita dell'1,5%, decisamente più vicina alla media prevista in Eurolandia, dove Bruxelles vede un Pil all'1,8%. E pensare che anche la crescita della zona euro, più che doppia rispetto alla nostra, è stata ridotta dagli esperti di Bruxelles, che l'hanno portata dal precedente 2,2% all'attuale 1,8%. Rivista al ribasso anche la crescita del'Ue-27, che quest'anno sarà del 2% contro il 2,4% stimato lo scorso mese di novembre.

ITALIA, PRIMO TRIMESTRE 2008 DA INCUBO
Bruxelles prevede che questo trimestre chiuderà con una crescita praticamente inesistente nel nostro Paese: il Pil aumenterà soltanto dello 0,1% per poi riprendersi in maniera "graduale ma modesta" nei trimestri successivi (+0,2%, +0,3% e ancora +0,3%). L'anno si chiuderà dunque con un deludente +0,7% secondo la Commissione Ue. Dati che ci fanno piazzare all'ultimo posto in classifica tra i Paesi di Eurolandia.

"L'attività economica in Italia" spiegano i servizi del commissario agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia "ha rallentato più che nel resto della zona euro nell'ultima parte del 2007, chiudendo l'anno all'1,8%, uno 0,1% in meno del previsto".

Questo, spiegano a Bruxelles, "è dovuto anche a fattori eccezionali, come gli scioperi di dicembre nel settore dei trasporti". Ma il dato del 2007 avrà inevitabilmente ripercussioni sul 2008, "con le indicazioni disponibili per la prima parte dell'anno abbastanza negative".

Anche l'inflazione nei primi mesi dell'anno sarà a un passo da quota 3%, per poi attestarsi al 2,7% a fine 2008. Nel mirino di Bruxelles sono finiti non solo il caro-benzina e gli elevati prezzi dei generi alimentari, ma anche "gli aumenti delle tariffe".

ARRIVA LA CRISI ANNUNCIATA DAI MERCATI
Secondo la Commissione Ue si sono dunque concretizzati i rischi già indicati nelle precedenti previsioni di novembre, quelli legati alle turbolenze che ancora agitano i mercati finanziari, al timore di una recessione dell'economia statunitense e agli elevati prezzi dei beni. "L'Europa" spiega il commissario Ue Almunia "comincia chiaramente ad accusare l'impatto della crisi globale in termini di bassa crescita e di alta inflazione. Le capacità di resistenza sono per fortuna aumentate grazie alle riforme strutturali realizzate in questi anni e ai fondamentali solidi dell'economia europea. Ma nonostante ciò il modo migliore per fronteggiare le conseguenze della crisi è proseguire con le riforme e realizzare la mappa tracciata nell'Ecofin di ottobre", soprattutto sul fronte del rafforzamento delle finanze pubbliche.

E I PREZZI SI SCALDANO
L'inflazione di Eurolandia alla fine del 2008 si attesterà dunque a quota 2,6%. Lo prevede la Commissione Ue che ha così rivisto al rialzo la precedente stima del 2,1%. In Italia l'indice dei prezzi al consumo alla fine dell'anno sarà del 2,7%, contro il 2% stimato da Bruxelles nello scorso novembre. Andrà peggio nell'Ue-27, dove l'inflazione arriverà al 2,9% contro il 2,4% delle ultime previsioni.

ALMUNIA: LE COLPE DELL'ITALIA
E il commissario Almunia punta il dito contro l'Italia, sottolineando che la frenata della sua economia è particolarmente grave. E invita il nostro Paese a non guardare solo all'esigenza di mettere in ordine il deficit, ma anche all'abbattimento del debito e della spesa pubblica e all'incremento della produttività.

"Nell'ultimo trimestre del 2007" ha spiegato in conferenza stampa Almunia commentando le ultime stime "in Italia c'è stato un fortissimo calo della produzione industriale. C'è poi la scarsa fiducia dei consumatori e degli imprenditori. La situazione continuerà ad avere un impatto negativo nel primo trimestre. Poi ci sarà un recupero graduale, ma davvero minimo, nei trimestri successivi, a meno che l'ambiente economico-finanziaro internazionale non torni a essere migliore".

Per il commissario Ue, dunque, la strada che l'Italia deve continuare a seguire "non è solo quella di mettere sotto controllo il deficit, ma anche quella di migliorare la qualità delle finanze pubbliche, abbattendo l'elevatissimo debito, e la qualità della spesa pubblica, oltre che incrementare la produttività che è fondamentale per crescere".



Grazie Prodi! [SM=x967833]
wild§live®
00giovedì 24 aprile 2008 18:27
concordo sul discorso che ognuno ha la propria soluzione, nessuno ha messo in dubbio questo; voglio solo precisare sul fatto che tu dici che uso google per cercare consenso nelle mie risposte, ma credo che se uno cita la fonte non ci sia nulla di male [SM=g27825] d'altronde se non consultassi quotidianamente siti come quello di capezzone c'avrei messo giorni per trovarne uno a puntino [SM=x967755]


io mi documento, elaboro il pensiero altrui per quel poco che mi consente il mio cervello, e cerco di farmi un'idea personale [SM=x967717] poi se uno cita da dove l'ha letto, ripeto, fa quel che fanno di solito politici e giornalisti onesti (lungi da me pormi come economista)

per quanto riguarda l'articolo premetto che so anche io che alcuni propendono per il protezionismo e quindi non ho bisogno dell'articolo per dire che è così, ma ti giuro che fra il titolo e l'articolo non trovo il nesso anzi [SM=g27825] forse l'hai citato in maniera parziale?
solodiego
00giovedì 24 aprile 2008 18:36
Re:
wild§live®, 24/04/2008 18.27:

concordo sul discorso che ognuno ha la propria soluzione, nessuno ha messo in dubbio questo; voglio solo precisare sul fatto che tu dici che uso google per cercare consenso nelle mie risposte, ma credo che se uno cita la fonte non ci sia nulla di male [SM=g27825] d'altronde se non consultassi quotidianamente siti come quello di capezzone c'avrei messo giorni per trovarne uno a puntino [SM=x967755]


io mi documento, elaboro il pensiero altrui per quel poco che mi consente il mio cervello, e cerco di farmi un'idea personale [SM=x967717] poi se uno cita da dove l'ha letto, ripeto, fa quel che fanno di solito politici e giornalisti onesti (lungi da me pormi come economista)

per quanto riguarda l'articolo premetto che so anche io che alcuni propendono per il protezionismo e quindi non ho bisogno dell'articolo per dire che è così, ma ti giuro che fra il titolo e l'articolo non trovo il nesso anzi [SM=g27825] forse l'hai citato in maniera parziale?


A parte che ti prendevo in giro e questo lo hai compreso da te [SM=x967721] anche se devi ammettere che ogni volta che rispondi neanche a farlo apposta hai sempre un articolo od un sito da citare (beato te che riesci a leggere tutto [SM=x967721] ) ma per tornare al nostro discorso a me fanno ridere gli economisti "pubblici" quando danno ricette ad hoc così generiche da comprendere tutto.
L'FMI parla delle liberalizzazioni? Belli cazzi l'uovo di colombo ma non bisogna essere un "solodiego" [SM=x967717] dell'economia per sapere che per fare una cosa del genre bisonga innanzitutto fare una manovra a supporto per aumentare il rilancio dell'economia della produzione e della competitività dei mercati altrimenti tutto questo è solo fumo non trovi. Va bene tutto ma non puoi prima farmi la siringa e poi disinfettare non so se rendo l'idea...

wild§live®
00venerdì 25 aprile 2008 20:27
un articolo che evidenzia i contrasti fra le politiche "tremontiane" e quelle liberali


l Dr Emmott e Mr Trem. Il Corriere della sera ha ospitato lunedì un intervento di Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, che critica da liberale pro-mercato alcune dichiarazioni di Giulio Tremonti – l’uomo che più di tutti ha incarnato il sentimento antistatalista del nord e oggi molto no global – alla stampa inglese. “Ha ragione Emmott – dice al Foglio Alberto Alesina – quella della globalizzazione è una questione complessa, non la si può affrontare ricorrendo ad affermazioni generiche. Parlare di riscrivere le regole del mercato mondiale è pericoloso perché dà adito a tentazioni anticapitalistiche e protezioniste. E la storia ci insegna che questa è sempre una via sbagliata, soprattutto nei momenti di recessione”.

Il dibattito è interessante sia per la sostanza, sia per le caratteristiche dei protagonisti. Emmott, ex direttore dell’Economist, si fa portatore della “conventional wisdom” degli economisti e di un certo mondo anglosassone, attento al rispetto formale dei mercati. In un certo senso, egli incarna lo spirito thatcheriano, che ha consentito di trasformare una nazione quasi-socialista e in declino nella locomotiva d’Europa. Il pensiero tremontiano ha subito invece un’evoluzione imprevista. Se nella prima stagione del berlusconismo era l’uomo che prometteva la rivoluzione antiburocratica al popolo delle partite Iva, oggi si riposiziona come critico spietato del free trade, che duetta con Fausto Bertinotti, suona secondo lo spartito fazista e incassa l’endorsement di un affettuoso arcinemico come Guido Rossi.

A Tremonti piace la veste dell’intellettuale, ma lui stesso nel suo ultimo libro “La paura e la speranza” dice che non c’è differenza tra il lavoro intellettuale e l’impegno politico. Certo non c’è nel suo caso: a dispetto delle sue prese di posizione sempre più estreme – sull’entità della crisi in corso, sulle sue cause, e sulla natura dei rimedi – Tremonti sarà ancora una volta ministro dell’Economia, cioè uno tra gli uomini politici più importanti e potenti in Europa. In questa veste, sarà chiamato a declinare nella pratica le sue teorie.

Già ha dato qualche anticipazione: con l’attacco obliquo a Mario Draghi e l’esortazione a considerare “strumenti nuovi” quali “nazionalizzazioni e aiuti di Stato”, seguito al civettamento con Jean-Baptiste Colbert, col gioco di sponda col localismo leghista e ai “valori cristiani”, col rilancio del New Deal europeo che scalza nella sua retorica la questione fiscale. Tremonti se ne andò da Via XX Settembre “perché volevo tagliare le tasse e non me l’hanno lasciato fare” e vi torna con la General Theory di Lord Keynes sotto braccio. Ed è qui che la sfida di Emmott si fa tagliente. L’opinionista e scrittore britannico prende spunto da una lettera di Tremonti al Financial Times, in cui l’ex e futuro ministro si difendeva dall’accusa di protezionismo formulata da Tony Barber. L’autore di “Rischi fatali” affermava di essere per “un mercato regolato, contro un mercato libero non regolato” e traduceva il suo credo nella massima “mercato se possibile, Stato se necessario”. Per Emmott, la prima affermazione è inconsistente, in quanto propone un’alternativa vacua: il mercato è già regolato, quindi Tremonti dovrebbe dire cosa cambiare, non rivolgere un generico appello per aver più regole. “Sebbene esistano istituzioni internazionali e alcuni vincoli – obietta l’economista di sinistra Riccardo Realfonzo – è chiaro che il contesto in cui ci troviamo è quello di mercati aperti e liberi, in cui paesi come quelli europei subiscono un problema di dumping sociale da parte delle economie asiatiche. Piuttosto, Tremonti dovrebbe estendere il suo ragionamento: non vedo perché debba invocare, giustamente, nuovi vincoli per il commercio internazionale senza poi chiedere lo stesso all’interno dell’Unione europea”. Al contrario, per Jean-Pierre Lehmann, professore di politica economica internazionale all’Imd di Losanna, “la posizione di Tremonti è pericolosa. La Wto esiste proprio per creare un contesto multilaterale da cui possono emergere le regole. Se il ministro ha delle obiezioni, dovrebbe farle: ma attaccare l’intero processo significa compiere un passo indietro e tornare a quando le regole venivano stabilite unilateralmente. Col rischio di averne troppe e inefficaci, anziché poche e ben funzionanti”.

La seconda tesi tremontiana solleva, nelle parole di Emmott, due domande: “Chi decide se lo Stato è necessario? Come si definisce la necessità?”. Si tratta di questioni essenziali, anche perché dalla risposta deriva, per esempio, il modo in cui il ministro Tremonti vorrà sbrogliare l’affaire Alitalia: l’uscita di AirFrance segna la fine della tentata (e maldestra) privatizzazione prodiana, il Cav. in campagna elettorale ha promesso una cordata italiana che fatica a emergere. È forse a questo che Tremonti pensa quando dice di non essere né favorevole né contrario alle nazionalizzazioni o agli aiuti di Stato? Il fatto stesso di trarre questi strumenti fuori dall’armadio della storia è una presa di posizione. Emmott dice che l’intervento pubblico può essere considerato necessario quando c’è di mezzo una questione di interesse generale, e certo non è il caso del vettore di bandiera. Tremonti, nella lettera al Ft, forniva una risposta preventiva: “dopo l’intervento pubblico in casi come Bear Sterns e Northern Rock, nessuno può dire che l’intervento pubblico nel santuario del capitalismo, cioè l’alta finanza, va di pari passo col tentativo di uccidere l’economia di mercato”. Ammesso che la Bank of England e la Fed abbiano effettivamente fatto la cosa giusta, vale per Alitalia quello che ha condotto al salvataggio delle due banche? L’intellettuale Tremonti può anche lasciar cadere la questione, ma il politico non dovrebbe eluderla e il ministro avrà l’obbligo di chiudere la faccenda.

Da Il Foglio, 23 aprile 2008



mi arriva nell'abbonamento al feed rss [SM=g27827]
solodiego
00lunedì 28 aprile 2008 11:55
Re:
wild§live®, 25/04/2008 20.27:

un articolo che evidenzia i contrasti fra le politiche "tremontiane" e quelle liberali


l Dr Emmott e Mr Trem. Il Corriere della sera ha ospitato lunedì un intervento di Bill Emmott, ex direttore dell’Economist, che critica da liberale pro-mercato alcune dichiarazioni di Giulio Tremonti – l’uomo che più di tutti ha incarnato il sentimento antistatalista del nord e oggi molto no global – alla stampa inglese. “Ha ragione Emmott – dice al Foglio Alberto Alesina – quella della globalizzazione è una questione complessa, non la si può affrontare ricorrendo ad affermazioni generiche. Parlare di riscrivere le regole del mercato mondiale è pericoloso perché dà adito a tentazioni anticapitalistiche e protezioniste. E la storia ci insegna che questa è sempre una via sbagliata, soprattutto nei momenti di recessione”.

Il dibattito è interessante sia per la sostanza, sia per le caratteristiche dei protagonisti. Emmott, ex direttore dell’Economist, si fa portatore della “conventional wisdom” degli economisti e di un certo mondo anglosassone, attento al rispetto formale dei mercati. In un certo senso, egli incarna lo spirito thatcheriano, che ha consentito di trasformare una nazione quasi-socialista e in declino nella locomotiva d’Europa. Il pensiero tremontiano ha subito invece un’evoluzione imprevista. Se nella prima stagione del berlusconismo era l’uomo che prometteva la rivoluzione antiburocratica al popolo delle partite Iva, oggi si riposiziona come critico spietato del free trade, che duetta con Fausto Bertinotti, suona secondo lo spartito fazista e incassa l’endorsement di un affettuoso arcinemico come Guido Rossi.

A Tremonti piace la veste dell’intellettuale, ma lui stesso nel suo ultimo libro “La paura e la speranza” dice che non c’è differenza tra il lavoro intellettuale e l’impegno politico. Certo non c’è nel suo caso: a dispetto delle sue prese di posizione sempre più estreme – sull’entità della crisi in corso, sulle sue cause, e sulla natura dei rimedi – Tremonti sarà ancora una volta ministro dell’Economia, cioè uno tra gli uomini politici più importanti e potenti in Europa. In questa veste, sarà chiamato a declinare nella pratica le sue teorie.

Già ha dato qualche anticipazione: con l’attacco obliquo a Mario Draghi e l’esortazione a considerare “strumenti nuovi” quali “nazionalizzazioni e aiuti di Stato”, seguito al civettamento con Jean-Baptiste Colbert, col gioco di sponda col localismo leghista e ai “valori cristiani”, col rilancio del New Deal europeo che scalza nella sua retorica la questione fiscale. Tremonti se ne andò da Via XX Settembre “perché volevo tagliare le tasse e non me l’hanno lasciato fare” e vi torna con la General Theory di Lord Keynes sotto braccio. Ed è qui che la sfida di Emmott si fa tagliente. L’opinionista e scrittore britannico prende spunto da una lettera di Tremonti al Financial Times, in cui l’ex e futuro ministro si difendeva dall’accusa di protezionismo formulata da Tony Barber. L’autore di “Rischi fatali” affermava di essere per “un mercato regolato, contro un mercato libero non regolato” e traduceva il suo credo nella massima “mercato se possibile, Stato se necessario”. Per Emmott, la prima affermazione è inconsistente, in quanto propone un’alternativa vacua: il mercato è già regolato, quindi Tremonti dovrebbe dire cosa cambiare, non rivolgere un generico appello per aver più regole. “Sebbene esistano istituzioni internazionali e alcuni vincoli – obietta l’economista di sinistra Riccardo Realfonzo – è chiaro che il contesto in cui ci troviamo è quello di mercati aperti e liberi, in cui paesi come quelli europei subiscono un problema di dumping sociale da parte delle economie asiatiche. Piuttosto, Tremonti dovrebbe estendere il suo ragionamento: non vedo perché debba invocare, giustamente, nuovi vincoli per il commercio internazionale senza poi chiedere lo stesso all’interno dell’Unione europea”. Al contrario, per Jean-Pierre Lehmann, professore di politica economica internazionale all’Imd di Losanna, “la posizione di Tremonti è pericolosa. La Wto esiste proprio per creare un contesto multilaterale da cui possono emergere le regole. Se il ministro ha delle obiezioni, dovrebbe farle: ma attaccare l’intero processo significa compiere un passo indietro e tornare a quando le regole venivano stabilite unilateralmente. Col rischio di averne troppe e inefficaci, anziché poche e ben funzionanti”.

La seconda tesi tremontiana solleva, nelle parole di Emmott, due domande: “Chi decide se lo Stato è necessario? Come si definisce la necessità?”. Si tratta di questioni essenziali, anche perché dalla risposta deriva, per esempio, il modo in cui il ministro Tremonti vorrà sbrogliare l’affaire Alitalia: l’uscita di AirFrance segna la fine della tentata (e maldestra) privatizzazione prodiana, il Cav. in campagna elettorale ha promesso una cordata italiana che fatica a emergere. È forse a questo che Tremonti pensa quando dice di non essere né favorevole né contrario alle nazionalizzazioni o agli aiuti di Stato? Il fatto stesso di trarre questi strumenti fuori dall’armadio della storia è una presa di posizione. Emmott dice che l’intervento pubblico può essere considerato necessario quando c’è di mezzo una questione di interesse generale, e certo non è il caso del vettore di bandiera. Tremonti, nella lettera al Ft, forniva una risposta preventiva: “dopo l’intervento pubblico in casi come Bear Sterns e Northern Rock, nessuno può dire che l’intervento pubblico nel santuario del capitalismo, cioè l’alta finanza, va di pari passo col tentativo di uccidere l’economia di mercato”. Ammesso che la Bank of England e la Fed abbiano effettivamente fatto la cosa giusta, vale per Alitalia quello che ha condotto al salvataggio delle due banche? L’intellettuale Tremonti può anche lasciar cadere la questione, ma il politico non dovrebbe eluderla e il ministro avrà l’obbligo di chiudere la faccenda.

Da Il Foglio, 23 aprile 2008



mi arriva nell'abbonamento al feed rss [SM=g27827]




...e tu pensi che io mi legga questo "papiello" che alla fine dice tutto e niente? [SM=x967721]
unforgiven
00lunedì 28 aprile 2008 12:12
Re: Re:
solodiego, 28/04/2008 11.55:




...e tu pensi che io mi legga questo "papiello" che alla fine dice tutto e niente? [SM=x967721]



chi da tempo ha capito dove sta il bene e dove sta il male non ha bisogno di leggere articoli inutili che non minano di una virgola l'apprezzamento del lavoro che ha fatto e farà Giulio Tremonti.


solodiego
00lunedì 28 aprile 2008 12:14
Re: Re: Re:
unforgiven, 28/04/2008 12.12:



chi da tempo ha capito dove sta il bene e dove sta il male non ha bisogno di leggere articoli inutili che non minano di una virgola l'apprezzamento del lavoro che ha fatto e farà Giulio Tremonti.






Semmai è il contrario fare una critica ancora prima che cominci il suo lavoro come ministro non serve a nulla considerando poi che peggio di Padoa Schioppa probabilmento lo si risucirebbe a fare solo se si nominasse Ministro dell'Economia Moratti [SM=x967717]
unforgiven
00lunedì 28 aprile 2008 12:27
Re: Re: Re: Re:
solodiego, 28/04/2008 12.14:




Semmai è il contrario fare una critica ancora prima che cominci il suo lavoro come ministro non serve a nulla considerando poi che peggio di Padoa Schioppa probabilmento lo si risucirebbe a fare solo se si nominasse Ministro dell'Economia Moratti [SM=x967717]



Ero certo che nella tua risposta sarebbe magicamente comparso Padoa Schioppa [SM=x967719] [SM=x967719] [SM=x967719]

Tremonti è stato già ministro dell'economia ed è stato bocciato dalla sua stessa coalizione visto che è stato sostituito in corsa,comunque quell'articolo è interessante perchè sembra che il suo modo di intendere l'economia abbia improvvisamente virato a sinistra [SM=x967834] ,sinceramente io non ci credo,ma seguirò con interesse. [SM=g27828]



solodiego
00lunedì 28 aprile 2008 13:24
Re: Re: Re: Re: Re:
unforgiven, 28/04/2008 12.27:



Ero certo che nella tua risposta sarebbe magicamente comparso Padoa Schioppa [SM=x967719] [SM=x967719] [SM=x967719]

Tremonti è stato già ministro dell'economia ed è stato bocciato dalla sua stessa coalizione visto che è stato sostituito in corsa,comunque quell'articolo è interessante perchè sembra che il suo modo di intendere l'economia abbia improvvisamente virato a sinistra [SM=x967834] ,sinceramente io non ci credo,ma seguirò con interesse. [SM=g27828]







a parte che è un aticolo non è la verità assoluta e sai anche tu perchè tremonti fu "sostituito" ma poi non è magia quando in tema di disastri economici si parla di Padoa Schioppa ma realtà. Oltretutti i suoi insuccessi sono confermati dallo schiacciante insuccesso elettorale. [SM=x967720] [SM=x967720] [SM=x967720] [SM=x967720]
Anche la mamma lo ha criticato [SM=x967718] [SM=x967718] [SM=x967718]
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