L'oscuro meccanismo del clamore e dell'ipocrisia - giornalismo

Fiordipoesia
00martedì 25 gennaio 2005 14:55


Stadio Olimpico in Roma, all'inizio del secondo tempo del derby di calcio Lazio-Roma sugli spalti qualcosa si muove, c'è agitazione, vengono ritirati gli striscioni, inizia il tumulto, il lancio di oggetti contro gli agenti di Polizia accompagnato dall'urlo "assassini!"; la partita viene interrotta, i giocatori vengono informati della voce che in pochi minuti ha percorso lo stadio e già viene battuta dalle agenzie di stampa e riferita alla radio: "prima della gara, durante gli incidenti verificatisi all'esterno dello stadio, un bambino è stato travolto da un'auto della Polizia e ha perso la vita"; nei minuti successivi la "notizia" verrà corretta varie volte da diversi sedicenti "testimoni oculari": si trattava di un ragazzo di 16 anni in motorino, si trattava di un giovane colpito in un occhio da un lacrimogeno, si trattava di un bambino che si era sentito male a causa dei fumi dei lacrimogeni; con sufficiente tempestività, trasmessa a più riprese dagli altopoarlanti dello stadio, giunge la smentita ufficiale della notizia che viene definita del tutto fantasiosa, una leggenda messa in giro da ignoti destituita di ogni fondamento; nonostante la smentita ufficiale la calma nello stadio non torna, i giocatori decidono di non giocare e il Presidente della Lega, raggiunto telefonicamente a Milano a situazione ormai degenerata, non può che decidere il rinvio della partita. Questi i fatti.

Nelle pieghe di una vicenda assurda e tragicomica, vista la conclusione che non presenta vittime o feriti gravi, si può leggere un chiaro segno dei tempi, pienamente inserito in quel che si può definire l'oscuro meccanismo del clamore e dell'ipocrisia.

Alcuni giocatori intervistati all'uscita dallo stadio hanno detto che avuta la notizia che un bambino era morto negli incidenti avvenuti vicino allo stadio, hanno deciso di non giocare, di abbandonare il campo; quanto alla smentita, la risposta è stata: "noi ancora non sappiamo adesso quale sia la verità, tra la notizia e la smentita" e quindi, nel dubbio...
Di primo acchito verrebbe da dire: però, questi calciatori! Che senso civico e morale hanno dimostrato! Di fronte al solo dubbio che un essere umano, e per di più un bambino, potesse aver perso la vita indirettamente a causa della partita, hanno deciso di fermarsi, perché una vita umana vale e conta di più di una partita di calcio con tutto il suo contorno di interessi non solo sportivi. Una lezione di umanità e di moralità? No, solo un'ennesima dimostrazione del trionfo conformista, pienamente inserito nell'oscuro meccanismo del clamore e dell'ipocrisia che ha permeato l'intera vita pubblica e privata del Paese, in ogni circostanza e manifestazione; solo l'esempio di uno dei tanti "moti di pietà" artificiali e falsi da mettere in mostra pubblicamente per riscattare in un ambito virtuale e mediatico la realtà quotidiana del cinismo e dell'indifferenza.

Quante persone muoiono a causa di incidenti sul lavoro? Eppure non ci si è mai fermati un solo minuto in uffici, fabbriche, officine, cantieri, miniere e campi ogni qual volta è giunta la notizia di un morto sul lavoro! Quante persone, e fra queste molti bambini, muoiono su strade e autostrade durante il "grande esodo vacanziero" d'estate o dei vari ponti del calendario? Eppure non si è mai fatto un "dietro front", tutti a casa, stavolta niente vacanze per rispetto dei morti. Del resto, senza cadere nella retorica perché si parla di fatti reali, sul nostro pianeta ogni giorno muoiono a centinaia bambini per la denutrizione, per l'aids, per malattie che eppure sarebbe semplice rendere inoffensive, per incidenti sul lavoro e sulle strade, per guerre in corso e residui esplosivi di guerre passate disseminati ovunque. Sarebbe esagerato e ingiusto affermare che tutto questo avviene nella totale indifferenza di tutti, ma certamente nessuno ha smesso per un minuto o un giorno di occuparsi della sua attività, ha disdetto una cena o una festa, ha rinviato le vacanze o un qualsiasi impegno preso per quel giorno, fosse il suo matrimonio o un appuntamento dall'estetista o dal parrucchiere, e certamente non è mai stata sospesa e rinviata una partita di calcio, nemmeno recentemente in Spagna nel giorno delle bombe di Madrid, nemmeno all'Heysel davanti a decine di morti sotto il crollo dello stesso stadio poco prima della finale di Coppa, che fu regolarmente giocata e omologata.
Se infine si pensa che ogni volta, quando sono in programma partite importanti e a volte nemmeno tali, si verificano fuori dagli stadi incidenti ed episodi da guerriglia urbana, allora si dovrebbe concludere che ogni domenica potrebbe "scapparci il morto" e che se ciò non avviene è dovuto più che altro al caso, per cui se ogni pre-partita è potenzialmente omicida per coerenza ogni volta che si verificano incidenti e scontri di questo tipo la partita non si dovrebbe giocare.

Quindi ieri sera all'Olimpico non hanno vinto la moralità e la pietà, ma ha vinto soltanto chi a tavolino aveva deciso di creare disordini, e ha vinto grazie alla stupidità del falso buonismo, del falso pietismo che tira diritto davanti alle vere tragedie d'ogni giorno che non fanno notizia, ma si arresta di fronte alla cronaca in diretta che accende le luci e mette in primo piano la falsa notizia della falsa morte di un bambino mai esistito.



22/03/2004 7.40



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