L'inviato del Papa conclude la plenaria dei vescovi dell'Asia

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Cattolico_Romano
00mercoledì 19 agosto 2009 09:11
L'inviato del Papa conclude la plenaria dei vescovi dell'Asia

Chi celebra l'Eucaristia non può tollerare discriminazioni sociali




"Non possiamo celebrare l'Eucaristia e nello stesso tempo mantenere, praticare o tollerare discriminazioni su base religiosa, etnica, cultura, di lingua, casta o classe". Sono esplicite le parole del messaggio conclusivo della nona assemblea plenaria della Federazione delle conferenze episcopali dell'Asia (f.a.b.c.) conclusasi domenica 16 agosto a Manila, capitale delle Filippine, alla presenza dell'inviato speciale del Papa, il cardinale Francis Arinze. Il messaggio, rivolto a tutte le Chiese asiatiche, è un invito ad aprire dialoghi con tutti, a costruire "ponti in un mondo che sta diventando sempre più diviso" e riafferma l'impegno a schierarsi accanto ai poveri.
Dopo sette giorni di dibattito, incentrato sul tema "Vivere l'Eucaristia in Asia", i rappresentanti dei vescovi del continente hanno rivolto a tutti i cattolici un appello "all'unità nella diversità, ad ascoltare la parola di Dio, alla fede e alla speranza, alla missione". Nel messaggio finale, i presuli ricordano come l'Eucaristia sia "l'atto missionario più efficace" che la comunità ecclesiale possa compiere. "Celebrare l'Eucaristia significa vivere in una fede radicata, coltivata e nutrita nella parola di Dio" ed è anche una "risposta viva alle incertezze e alle sofferenze che angustiano il mondo".
Eucaristia e parola di Dio, spiegano i vescovi, sono le strade maestre per stabilire un vero dialogo con la società asiatica, caratterizzata dal pluralismo religioso e culturale. Proprio la celebrazione eucaristica, ribadisce il documento, "ha la forza di rendere le comunità cristiane vigorose testimoni di Gesù" e consente di entrare "in un dialogo di vita" autentico con i credenti delle altre religioni. È stato rilevato che tante indicazioni pratiche a questo proposito arrivano dai due ultimi  sinodi  dei  vescovi  che  Benedetto XVI ha voluto dedicare proprio all'Eucaristia e alla parola di Dio.
Le conclusioni dell'assemblea plenaria, iniziata lunedì 10 agosto, sono state affidate al cardinale Arinze, che ha celebrato la messa finale riprendendo nell'omelia alcuni punti essenziali emersi nelle discussioni.
Riproponendo la centralità del culto eucaristico nella liturgia e nella vita della Chiesa, il porporato ha rilevato che "le culture asiatiche possiedono un senso profondo del sacro e del trascendente. Non dovrebbe essere troppo difficile conservare ed elevare questo valore culturale nell'onorare Gesù eucaristico".
Riguardo alla liturgia in particolare, il cardinale Arinze ha raccomandato di valorizzare l'ars celebrandi:  tutti "a cominciare dal clero, dovrebbero apprezzare la ricchezza dei segni, dei testi, delle letture, della musica, dei paramenti e dei colori, dei gesti e del silenzio". A proposito dei nuovi edifici sacri, il porporato ha ricordato che essi "dovrebbero mostrare con chiarezza" la centralità degli elementi caratterizzanti della liturgia, come l'altare, il tabernacolo, il crocifisso, la cattedra, l'ambone. Anche nella distribuzione della comunione il cardinale ha raccomandato di evitare abusi e "stravaganze individuali".
Il porporato ha rilevato come il concilio Vaticano II esorti "a un'inculturazione sana anche nelle materie liturgiche" che è particolarmente esigente. "La fede, l'adorazione e la riverenza - ha spiegato - portano a una corretta ars celebrandi, che è l'arte di celebrare correttamente. È il frutto dell'adesione fedele alle norme liturgiche in tutta la loro ricchezza. Quando la celebrazione eucaristica viene compiuta correttamente, manifesta la fede eucaristica della Chiesa. Nutre la fede dei partecipanti, che tornano a casa con l'entusiasmo di vivere e condividere la fede".
L'inviato speciale del Papa ha quindi sollecitato a curare il più possibile la celebrazione dell'Eucaristia, secondo le norme liturgiche, evitando innovazioni discutibili o errate. "Le persone - ha ricordato - non vanno a messa per ricrearsi ma per adorare Dio, lodarlo e ringraziarlo". E ai vescovi ha richiamato il compito di "responsabili della liturgia celebrata nelle loro diocesi", suggerendo di affidarsi anche a commissioni liturgiche e a corsi permanenti di formazione.
Durante i lavori, l'arcivescovo filippino Orlando B. Quevedo, segretario generale della f.a.b.c., ha ricordato che oggi più che mai il cristianesimo in Asia "ha bisogno di un rinnovamento continuo" e "della costruzione di una vera Chiesa locale" capace di dialogo con culture, religioni, popoli diversi. Si tratta così di "un procedere per nuovi inizi" tenendo anche conto che "in molti posti la testimonianza silenziosa della fede resta l'unico modo per proclamare il regno di Dio".
Non va dimenticato, per monsignor Quevedo, che la principale caratteristica dell'Asia è il suo essere per i cristiani una terra di dialogo su più fronti:  con "il brillante mosaico di antiche culture che ne hanno caratterizzato la civilizzazione"; con "le più antiche tradizioni religiose del mondo:  cristianesimo, induismo, buddismo e islam"; con "milioni di persone che vivono in situazione di bisogno e rappresentano i due terzi dei poveri del mondo". Per portare avanti questo dialogo aperto su tutti i fronti e in tutte le direzioni, la Chiesa deve puntare sulla formazione dei fedeli laici, con un occhio di riguardo per l'educazione dei giovani.
A sua volta l'arcivescovo indiano Thomas Menamparampil ha rilevato come i cristiani in Asia, pur essendo una piccola minoranza, possono trovare ascolto se vivono la fede con gioia, "coraggio e passione". È solo attraverso l'Eucaristia e la parola di Dio che la testimonianza può essere piena e credibile, capace di combattere povertà, intolleranze, persecuzioni, discriminazioni.
Nel ricordare i cristiani vittime delle recenti violenze, l'arcivescovo ha concluso rilevando come l'Asia abbia bisogno di una Chiesa forte e pronta alla testimonianza, capace di contribuire alla trasformazione della società, capace di proporre "un'esperienza di Dio caratterizzata da autenticità, sincerità, capace di parole che diventano fatti, capace di impegnarsi per cause comuni" senza paure.


(©L'Osservatore Romano - 19 agosto 2009)
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