L'Arcigay "invaderà" Sanremo

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giuggyna
00mercoledì 21 gennaio 2009 22:34
Polemica per la canzone di Povia
Nell'ultimo giorno del Festival di Sanremo Arcigay inonderà le strade della città con la sua ''gaia felicità''. ''Questa è la nostra risposta - spiega il presidente nazionale Arcigay, Aurelio Mancuso commentando la canzone di Povia Luca era gay - alle teorie per cui si diventa omosessuali a causa di genitori iperprotettivi o anziani pedofili. Stupidità e luoghi comuni sostenuti da cantanti stile Povia e dai gruppi integralisti cattolici''.


''L'unica infelicità - conclude Arcigay - è che milioni di gay, di lesbiche, di trans provano è quella che la loro dignità è tutti i giorni calpestata dagli omofobi di tutte le risme, che siano politici, cantanti, starlette, concorrenti di reality. Uno squallido teatrino messo in scena ad arte da un manipolo di fanatici esaltati, molte volte repressi e con turbe sessuali di tutti i tipi''.

La canzone Luca era gay di Povia ''è un colpo durissimo ai giovani gay di questo paese, che già hanno difficoltà nelle famiglie e nella società. Le persone non stanno male perché sono omosessuali, ma perché c'è uno stigma sociale verso l'omosessualità" continua Aurelio Mancuso commentando le ulteriori indiscrezioni sul testo. ''La canzone - sottolinea il presidente di Arcigay - si prefigura come un'operazione furbissima, molto ben congegnata, che fa passare un messaggio molto semplice: ragazzi guarite perché l'unica felicità sta nell'eterosessualità". ''A noi - fa notare poi Mancuso - non è stata data la possibilità di rispondere ad armi pari, e intendo anche agli esperti, agli psichiatri, agli psicologi, che contestano, e giustamente, quello che si vuol far passare con questa canzone''. ''A noi - conclude - interessa rassicurare e far comprendere a tutta la società che l'omosessualità è una variabile naturale della sessualità e dare delle informazioni corrette''.

Franco Grillini: "E' un'operazione di marketing per risollevare Sanremo"
"Verrebbe voglia di ignorare totalmente sia Povia che Sanremo lasciando cadere questa penosa operazione di marketing nel silenzio che meriterebbe'' ha detto Franco Grillini, presidente di Gaynet, associazione omosessuale d'informazione. ''Con sapiente e cinica regia - sottolinea Grillini - il duetto Povia-Bonolis lascia trapelare ogni giorno un distillato dell'operazione schifezza della canzone anti-gay con il fine di rianimare il morto che cammina ovvero il Festival di Sanremo''. ''Tra annunci e smentite, e con interviste più o meno taroccate fatte sapientemente trapelare come se fossimo di fronte ad un affare dei servizi segreti, quello che si viene a sapere - continua - è molto peggio di ciò che potevamo immaginare. Nell'informazione di oggi sul testo del Povia antigay pensiero sembrerebbe che si parli di infelicità per la condizione gay scambiando ancora una volta causa ed effetto''. Ma, conclude Grillini, ''se Povia da omosex è stato infelice che colpa abbiamo noi? E, in ogni caso, il duo Povia Bonolis dovrebbe sapere che le persone omosessuali che si accettano e che sono accettate sono felici come il resto della popolazione come dimostra il bel libro di Colombo, Barbagli Omosessuali moderni''.





Vladimir Luxuria: "Se è una malattia si riconosca lo status"
''Se nella più importante manifestazione canora italiana attraverso un brano sarà lecito mandare il messaggio che l'omosessualità è una malattia come farà Povia allora chiedo che in Italia nella totale assenza di diritti civili venga riconosciuto lo status di malattia di omosessualità e transessualità per avere almeno il parcheggio sotto casa e la pensione di invalidità": lo afferma provocatoriamente Vladimir Luxuria.

Imma Battaglia: "E' solo una canzonetta"
''Povia sia libero di dire ciò che vuole, tanto la sua resta solo una canzonetta. Per noi essere gay significa essere felici''. Lo ha detto Imma Battaglia, leader del Di' Gay Project. ''Sa Povia - sottolinea la Battaglia - quanti erano etero e poi si sono dichiarati gay? E lì che fa, dice che erano infelici prima o dopo? Solo in Italia si può assistere ancora a un livello così basso di ignorante provocazione. E Sanremo si presta per motivi di audience a basso costo. Mentre noi dobbiamo confrontarci con la libertà di espressione''.
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