Klaidy

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(SissiM)
00sabato 26 marzo 2011 23:58
L’ho incontrato per caso qualche mattina fa mentre andavo a far la spesa, in una stradina secondaria che porta verso il supermercato, tanto stretta che le auto non ci passano. Già mentre era dall’altro capo della strada la sagoma di questo giovane uomo, alto, con un grande borsone sportivo, che si avvicinava a grandi passi mi era stranamente familiare. Quando poi ci siamo incontrati c’è stato un attimo di stupore reciproco
“Sissi!” mi ha detto sorridendo. “Klaidy, sei proprio tu”….ma non avevo dubbi. E’ cambiato si. E’ molto più alto, le spalle si sono fatte larghe ed i lineamenti sono diventati più marcati. Ma il sorriso no. E’ lo stesso di quando aveva dodici anni
(SissiM)
00sabato 26 marzo 2011 23:59
Ho conosciuto Klaidy quando faceva le medie. Un sacerdote mi aveva chiesto di dargli una mano con la scuola. Aveva tante difficoltà, e la famiglia non si poteva permettere di mandarlo al doposcuola. Ed allora don Benedetto, sapendo che già in passato avevo fatto volontariato in questo modo, chiese se me la sentivo di fargli qualche ripetizione. Non ci pensai un attimo. “Certo, dagli pure il mio indirizzo”. Oltretutto abitavamo a due passi. Io in un palazzo e lui in una catapecchia occupata, ma sempre vicini eravamo. E così qualche pomeriggio alla settimana questo ragazzino alto e magro magro passava da me, ci piazzavamo in cucina così intanto potevo anche sfaccendare, e cercavamo di fare i compiti
(SissiM)
00domenica 27 marzo 2011 00:00
Cercavamo si! Non è che ne avesse tanta voglia. Non aveva tanti problemi con la lingua. I suoi genitori erano di Scutari, ma lui è nato qui, e parlava un italiano piuttosto buono. Non erano problemi di comprensione i suoi. Semplicemente andare a scuola non gli interessava. Quando veniva da me aveva si lo zaino, ma aveva soprattutto il borsone con il necessario per giocare a calcio. Si allenava da portiere con una società del mio paese, ed aveva una gran fretta di sbrigarsi per andare al campetto. Ed in realtà quella era la sola cosa che gli stesse a cuore. Mi parlava del suo idolo, Buffon, e del fatto che aveva fatto la comparsa in un cortometraggio che avevano girato qui da noi, e che poi aveva vinto il David di Donatello. E che ovviamente parlava di calcio “Come a Cassano”….
(SissiM)
00domenica 27 marzo 2011 00:00
E se non gli stavo accanto, invece di studiare, si metteva a giocare con mio figlio. Pezzettino lo considerava una specie di compagno di giochi. Del resto lui cos’erano i compiti non lo sapeva ancora. Appena giravo le spalle Klaidy e il piccolino cominciavano a far le battaglie coi Gormiti. Io me ne accorgevo, certo, però erano un tale spettacolo quei due, il bambino piccolo, e quello più grande che aveva un credito con l’infanzia, che mi sembrava un delitto fermarli. Certo, quando c’era da studiare spuntava fuori la professoressa che è in me. Io, ingenuamente, pensavo che lui non studiasse solo perché non si rendeva conto di quanto fosse bello imparare cose nuove, di quanta avventura c’era per esempio nelle sue letture. E quando potevo cercavo di arricchire quello che c’era sul libro, di contagiarlo per esempio col mio entusiasmo per Salgari, così esotico anche senza mai essersi mosso da casa….solo che non era cosa!
(SissiM)
00domenica 27 marzo 2011 00:01
“Ma a me che mi serve studiare se voglio fare il portiere di una squadra di calcio?”. Il punto era tutto qui. “Posso far soldi e divertirmi”, mi diceva “per me andare ad allenarmi è più importante che sapere la storia o la geografia”. Ed il solo modo per sincronizzarmi con lui era quello di fargli notare che i calciatori più stimati sono anche quelli meno ignoranti. “Vuoi fare la fine di quello che prenotava l’aereo per Atalanta, convinto che fosse una città? O farti prendere in giro come a Schillaci, che sapeva solo ringraziare il mister? Se ti intervistano non è meglio che sembri uno come Del Piero, che almeno due parole di senso compiuto le sa mettere in fila? O ti devono prendere per i fondelli come a Totti con le barzellette sceme?”. E solo così lo convincevo…almeno fino a quando scoccava l’ora dell’allenamento. Da quel momento in poi non c’era verso…doveva andar via, compiti o non compiti
(SissiM)
00domenica 27 marzo 2011 00:02
Dopo un po’ cambiò casa e non venne più da me. Senza una spiegazione, senza un saluto. Ne io me li aspettavo. Avevo fatto del volontariato perché ci credevo, non per essere ringraziata. Avevo solo un po’ di amaro in bocca sapendo che non ero riuscito a contagiarlo con la mia passione di imparare cose nuove. E pensavo che prima o poi Klaidy sarebbe finito a fare il muratore….Questo fino all’altro giorno
(SissiM)
00domenica 27 marzo 2011 00:02
Incontrarlo a quell’ora, in piena mattinata non era un buon segno. I diciassettenni dovrebbero essere a scuola in quel momento. E lui invece era in giro con l’immancabile borsone sportivo.
Qualche convenevole e poi, senza che glie lo chiedessi, e con un tono quasi di scusa mi ha detto “La scuola l’ho lasciata dopo la qualifica” (ecco, lo sapevo, un professionale). “Adesso mi sto impegnando perché io voglio fare il portiere.”
Una persona assennata avrebbe dovuto fargli il predicozzo. La scuola è importante. E’ stato uno sbaglio lasciarla, e via così pontificando. Io però lo guardavo negli occhi e li vedevo brillare di entusiasmo. E così quello che gli ho detto è stato “Hai fatto bene! Tu hai un sogno, ed è giusto che tu ce la metta tutta per realizzarlo”. Io non avrei potuto dirgli altro. Anche a me, dopotutto, quando passavo le ore in radio invece che all’università mi facevano la predica. Ma io sapevo che ero nata per stare dietro ad un microfono. Era quello che mi rendeva felice. Ed è quello che faccio oggi per vivere. Negli occhi di Klaidy leggevo la stessa cosa “Sono nato per stare fra i pali”.
(SissiM)
00domenica 27 marzo 2011 00:03
Chissà se Klaidy l’ha poi raccontato alla madre. Me la ricordo appena. Giovane, sempre con l’aria stanca, e desiderosa di far passare l’anno al figlio…mi immagino che per lei non sarà stato facile digerire il fatto che il suo ragazzo di studiare proprio non ne vuol sapere.
Dicono, e da quel che ho visto è vero, che chi viene a vivere qui dall’est Europa fa solo sogni concreti. Comprare casa, mettere il denaro da parte per tornare a casa…tutto molto materiale. Un po' come i nostri nonni.
Klaidy da me non ha imparato quanto è bello studiare. E questo mi rammarica. Ma almeno una cosa sono riuscita ad insegnargliela. Ed è che i sogni non bisogna mollarli. Mai! E se pure non dovesse farcela, importa poco. Il suo sorriso, e la luce che aveva negli occhi l’altra mattina sono già una enorme ricompensa.
l' inglese
00lunedì 28 marzo 2011 09:01
Ognuno di noi insegue un sogno , ci pensa poi la realta' a farlo svanire in un soffio il piu' delle volte ...
Ma uno su' mille ce la fa' ........................

Grazie di aver diviso un tuo pezzetto di vita con noi [SM=g2299788]

Roberto

l' inglese
Celeste.10
00lunedì 28 marzo 2011 11:46
Molto bello, Sissi! [SM=g2299795]

[SM=g2299797]
(SissiM)
00lunedì 28 marzo 2011 11:53
Grazie Roberto...è vero che spesso la vita ci fa di questi scherzi, ma se non avessimo i sogni a colorarla sarebbe davvero pallidissima

Ed un abbraccio alla mia socia, che sapevo lo avrebbe apprezzato!
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