KING KONG

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CadillacRanch
00lunedì 19 dicembre 2005 09:36
Metto subito le mani avanti. KING KONG non è un capolavoro e Peter Jackson non è Iddio. Detto questo si può fare una lista dei pregi di questo film e senz'altro più lunga e sostanziosa di quella dei difetti. Il dubbio all'inizio non era tanto quello della storia o del regista o degli attori, ma da parte mia era semplicemente quello della rappresentazione, che rischiava di tuonare per effettoni e green e blue screen trasformati in sfondi virtuali, piuttosto che apprezzarne il lato artigianale (almeno perchè Jackson da quello è partito nella sua carriera). E con questo parto subito a razzo su un piccolo difetto di "fabbrica"; in certi casi KING KONG sembra voler quasi essere una sorta di pubblicità per la Weta, gli effettoni e gli sfondi computerizzati sbrodolano autocompiacimento in ogni dove e sono fin troppo onnipresenti (e in certi punti non sono poi neanche questo gran che, ma solo in certi, pochissimi, punti). Ma in fondo sta anche lì, il modo in cui Jackson si diverte a stontonare la povera Naomi Watts (non so come riesca a resistere a tutto quel traballamento) o a permettere a Brody e a Black di riuscire ad evitare miracolosamente i piedoni dei brontosauri e a prendere a mazzolate i ghigni furbastri e attaccabrighe dei Velociraptor. Ma del resto che vogliamo fare, togliere la spettacolarità o metter fine ai personaggi perchè "così è più realistico"? Andiamo, KING KONG è lì per questo, per divertire, commuovere, mozzare il fiato nel suo essere baraccone d'eccellenza (e lo è, così come lo sono i vari Emmerich o Bay, e c'è retorica pure qui, bada bene), ma la differenza forse sta nello stile, staticamente fasullo nei due sopracitati, più sinuoso e ossessivo in quello di Jackson. Il suo amore per King Kong lo si vede, per come lo vuole rendere, cioè l'animale che pensa, lotta, e ama da persona umana. Non c'è niente di animalesco in Kong che non lo sia anche nello sgradevole Carl Denham (un bravo Jack Black, faccia e postura sono quelle giuste), e risulta più intelligente la bestia (Kong che si tocca il cuore per dire "bellissimo") dell'uomo (Denham che guarda inebetito la cinepresa distrutta). Forse perchè Kong è l'inizio come Denham è la fine, cioè l'uomo che si defendeva con tutto il possibile senza il minimo timore, e la paura che secolo dopo secolo si è fatta avanti e si è impadronita di lui ha permesso all'uomo di poter essere definito un "codardo" e un "fasullo". Il rapporto tra Ann e Kong è un rapporto di tenerezza che tocca momenti davvero commoventi (il ballo sul ghiaccio, forse il momento che ci offre tutto l'essere umano di Kong), mentre più tirato via è il rapporto quasi inebetito tra Ann e Jack Driscoll (un impalpabile Brody, niente di che, ma si sa, questo non è propriamente un film di attori). E cercando nei pochi difetti potrei citare una sceneggiatura abbastanza approssimativa che, come nella saga degli anelli, fa giusto il necessario, spizzicando un pò di retorica e un pò di amor proprio in qua e in là. Magari una sforbiciata di una mezz'oretta ci stava, cmq va bene così, il film non risulta pesante. Più che altro si poteva pretendere meno dai combattimenti tra Kong e i dinosauri, mentre è perfetta la dilatazione temporale della lunga scena con Ann e Kong in cima alla montagna, altro confronto "umano" del film. KING KONG è una gioia per gli occhi, grazie soprattutta a una dedizione a dir poco ossessiva di Jackson che vuol mostrare in ogni sua sfaccettatura la bestia in cattività che non è poi così diversa da un regista ostinato e bugiardo, da un produttore con la puzza sotto il naso, o dai disturbanti e inquietanti indigeni dagli occhi rovesciati che blaterano e saltellano (ah, già, dimenticavo, il salto con l'asta si candida ad essere l'unica buffonata del film). Per quanto riondante di soluzioni visive fin troppo estreme, King Kong compensa con un enorme amor proprio e amore per il cinema che mostra dallo schermo alla sala, e che riesce a toccare le corde del cuore e dell'anima nel suo essere di una potenza incalcolabile davanti ai nostri occhi. Ed è un piacere. Per smontare tutto non serve scendere a patti con la bestia.
Big Pink
00lunedì 19 dicembre 2005 16:42
200milioni di dollari ... mi chiedo: quanto costa un corso di regia e uno di sceneggiatura? Jackson e soci ne avrebbero bisogno.
King Kong del 1933 vs King Kong del 2005
fosse tennis sarebbe 6-0, 6-0, 6-0
fosse boxe, match sospeso per manifesta inferiorità dell'avversario
tutto esplicito e ridondante fino al ridicolo
a che serve scritturare due ottimi attori (la Watts e Brody) per usarli così? e la caricatura di Welles messa in atto da Jack Black? del resto tutto il film è una caricatura.
aridatece James Cameron e Titanic!!!

Un saluto da Big Pink!
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