James Ellroy [deceduto]

SirGuybrush
00venerdì 21 marzo 2008 17:44
Alle Radici del Potere




Deserto.
Al suo cuore non era rimasto altro che terra bruciata e rovente. Essere accecati dal dolore non è prova da poco. Sentire le fiamme della disperazione che consumano l’anima e nessun Angelo a salvarlo. Il suo infatti è sparito, ucciso da un affondo qualunque, per un motivo qualunque.
Che senso hanno le ragioni di una guerra per chi è costretto comunque a combattervi? Non poteva scappare, dal suo destino, Jarolin. Servivano uomini, servivano i mezzi, qualunque fosse stato il prezzo da pagare.
Ed adesso, nemmeno James può fuggire. A meno di disfarsi di qualsiasi peso con la propria morte. Sentirsi così Libero di dissetarsi e vagare nel nulla. Libero di non pensarci più, o meglio, sciolto da ogni pensiero. Sarebbero, in un gesto, in un attimo, cessati i tormenti, gli incubi. E quel senso di inutilità che coglie l’uomo quando tutto è difficile. Troppo difficile.

Il suo Re lo aveva fermato. Gli aveva concesso delle ragioni per cui lottare, per cui mettersi in gioco. Non fu semplice, ma quel mistero semplicemente lo conquistò.
Partire, mettersi al servizio di qualcosa di più grande, fu senza dubbio la scelta migliore. Forse perché non ne erano rimaste altre più plausibili.
Ed il testo che un antico studioso mecenate di palazzo gli aveva consegnato da leggere, diceva tutto e niente allo stesso tempo.
Tre erano i punti abbatanza chiari.
Esisteva un’ Isola a Nord di Barrington, il cui nome era Avalon. Si dice sia popolata da creature magiche, d’origine inequivocabilmente antica. Fate, elfi, mezz’elfi, nani. Esseri con cui è pressoché impossibile familiarizzare, a meno di una loro spontanea apertura.
In quelle terre incantate, inoltre, si celava la Dama del Lago ed il suo prezioso Tesoro. Non vi era nulla di più specifico riguardo a dove si trovasse il Perno del Magiliot, alcune fonti parlavano di uno scrigno custodito in fondo al lago, raggiungibile solo dalla Dama. Altre segnalavano che probabilmente era proprio all’interno del costato della Donna il luogo in cui si trovava. E che presumibilmente era necessario ucciderla per appropriarsene.
L’ultimo accenno ruotava attorno a quell’oggetto straordinariamente potente che appartenne alle antiche stirpi elfiche che abitavano le foreste interne dell’Isola. Secondo la leggenda, Isildhur, Re dei Silvani, lo diede in dono alla prima Sacerdotessa che calcò il tempio ad Avalon, con lo scopo di proteggere l’isola da coloro che avessero voluto distruggerla. Winneth, così Ella si chiamava, dovette superare una prova particolarmente ardua prima di impossessarsi del Perno ed ottenere quel potere del richiamo delle Nebbie, per cui divenne famosa la stessa Isola negli anni a seguire.
Avalon. Capace di apparire e sparire a suo piacimento, annullarsi nel lago, o ergersi splendente ai soli eletti che avessero a cuore le sorti di quelle terre.
Era dunque un oggetto che racchiudeva in se il Potere degli Elementi.
La promessa fatta da Winneth ad Isilthur mostrava i chiari intenti di usarne la magia solo a scopi difensivi. Mai per minare l’Equilibrio di cui Ella doveva essere la prima fautrice.
La domanda era, ovviamente, cosa sarebbe accaduto se il Perno fosse caduto in mani diverse da quelle della Sacerdotessa.
Non fece fatica, James, ad immaginarsi per un istante padrone di capacità immense e terribili, quali quelle di creare tempeste o profondi squarci nella terra. Fulmini infuocati saettanti dalle viscere e vortici inauditi con i quali spazzare le roccaforti dei nemici, per conquistarne ricchezze e tesori.
E tuttavia dovette ricordarsi di essere al servizio del Re d’Inghilterra. Il quale, in tutta onestà, non avrebbe ammesso tradimenti o comportamenti opportunistici diversi da quelli preventivamente stabiliti.
Un rumore improvviso lo interruppe, nello spazio di pochi attimi, dalla sua riflessione. Dall’interno della carrozza non aveva idea di dove fosse arrivato. Avevano da poco attraversato una distesa pianeggiante e si stavano incamminando per un sentiero immerso in una foresta sempre più fitta.
In quel frangente era come se le ruote avessero trovato un ostacolo sul selciato, qualcosa di solido che fece cigolare il legno della pavimentazione non molto ampia su cui poggiava i piedi. Inarcò un sopracciglio mentre fece per affacciarsi dalla finestrella alla sua destra. Diede un’occhiata al cocchiere, che pareva non essersi accorto di nulla. Alle sue spalle scorse il gruppo di cavalieri che lo scortavano nel viaggio.
Tutto in ordine, compresi gli esploratori che aprivano la strada disposti una decina di metri avanti rispetto alla carrozza.
James scosse il capo, come a volersi liberare dall’impressione di avere appena calpestato un cadavere disteso inerte sull’erba. Erano sogni terribili quelli che tormentavano le sue notti. Molte delle quali totalmente insonni, passate nella speranza di trovare una pace perduta.
Pochi avrebbero creduto che dietro la sua consueta espressione di forza si celassero tutti quei dubbi, insormontabili per qualsiasi uomo che abbia patito per un secondo la medesima sofferenza.
Poco dopo , un soldato della scorta a cavallo si avvicinò al cocchio. Aveva un espressione estremamente preoccupata e non lo volle appositamente nascondere.
“My Lord, stiamo attraversando un agglomerato di conifere molto ostile. Il sentiero si fa sempre più impreciso e stretto. I nostri esploratori sono alla massima allerta. Vi chiedo di fare attenzione. Non escludiamo la possibilità di un agguato”
Il Conte annuì di rimando. “Occhi aperti. Conosco mille validi motivi che indurrebbero i nostri nemici a farci fuori. Uno di questi, adesso, siede qui al mio fianco…” carezzò con la sinistra l’antico testo che lo avrebbe guidato nella sua ricerca. Poi fece cenno al milite di ritornare di vedetta.
Si stava prospettando quel viaggio colmo di insidie che aveva immaginato prima della partenza. Ma Barrington ormai era vicina. Per un attimo sperò che il governo di quella cittadella accettasse le condizioni che avrebbe posto senza colpo ferire. Poi, ancora una volta, si ricordò chi era il mandante di tutta quella missione.
Accennò una lieve espressione di rinfranco prima di ritrovarsi nuovamente fra le pagine del testo del Magiliot.

Descrizione fisica e note generali

Allineamento: Neutrale.

Sir James Ellroy è il conte di Notthingam.
Il suo aspetto curato, mai fuori posto, impeccabile. Benché abbia passato gran parte della sua vita nei territori della Britannia, le sue origini sono indiscutibilmente mediterranee. Occhi castani dagli strani riflessi azzurrini, lunghi e lisci capelli neri ed un volto giovane, piacente, su cui il tempo par non aver lasciato evidenti segnali del suo passaggio.
All’età di 37 anni compie , probabilmente, il primo passo verso la sua impresa più grande.
La conquista del potere, per lui, è da sempre stato un mezzo per poter vivere meglio in un mondo di barbari e rozzi popolani.
Ma dopo la morte di Jarolim, suo figlio, qualcosa si è inevitabilmente spezzato, in favore di un astio più radicato verso chi non conosce e verso chi teme.
Abile nell’oratoria, diffidente, altezzoso, sovente ironico, per difendersi si è specializzato nell’arco composito e nella spada ad una mano e mezza, con la quale è davvero temibile. Indossa un armatura in piastre con toni vagamente violacei. Porta sempre con se le sue armi e il libro che lo potrebbe condurre alla conquista del Magiliot.




Punteggi:

Karma:45000
Salute:400
Forza:400
Mente:400


Skill:

Abilità fisiche: Forza liv.3 ; Resistenza liv.3 ; Agilità 3

Abilità Generiche:
Diplomazia: liv. 3
Conoscenze arcane: liv. 3
Esperienza armi a lunga gittata: liv.3
Esperienza armi da guerra pesanti: liv. 3
Volontà ferrea: liv. 3


Metri percorribili in un round: 6
Visione crepuscolare: no.
Sensi sviluppati: nessuno.
Bonus taglia: nessuno
Capacità singolari:Sangue freddo Liv3.


A cura di Amon
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