JDC vs Kamikaze

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HHHThegame
00sabato 11 novembre 2006 14:07
Che famo Riky? Shoutm spot o altro?

non mi dire conferenza stampa che sinceramente non ne ho molta voglia... [SM=x898276]
RiKy3:16
00sabato 11 novembre 2006 14:48
Spot. Che così ti apro il culo in 4 [SM=x898276]

[Modificato da RiKy3:16 11/11/2006 14.49]

HHHThegame
00sabato 11 novembre 2006 15:15
se se [SM=x898276]
RiKy3:16
00sabato 11 novembre 2006 16:30
Re:

Scritto da: HHHThegame 11/11/2006 15.15
se se [SM=x898276]



è un sì?
HHHThegame
00lunedì 13 novembre 2006 18:33
Re: Re:

Scritto da: RiKy3:16 11/11/2006 16.30


è un sì?



[SM=x898284]
RiKy3:16
00lunedì 13 novembre 2006 20:06
Ok. Domani posterò lo spot che segnerà la tua disfatta, anche se avrei voluto tenerlo x occasioni titolate...
RiKy3:16
00martedì 14 novembre 2006 17:07
Devil May Cry
Classica tavola calda americana.
Un odore di fritto ristagnava fra quelle quattro mura, mentre diverse cameriere andavano avanti e indietro dal bancone portando piatti e prendendo le ordinazioni ai tavoli. Stranamente tutti i tavoli erano pieni di gente, salvo uno, quello più lontano dal bancone, all’angolo del locale, isolato da tutti. Lì sedeva Kamikaze, solo, che guardava oltre il limpido vetro con aria assente, come al solito in preda a mille pensieri.

Una cameriera, donna sulla trentina ma che dimostrava qualche annetto di più si avvicinò al suo tavolo per prendere l’ordinazione.

C: “ Buongiorno, cosa le porto?”

Kamikaze non proferì parola. Ma non perché non volle rispondere alla cameriera, ma per il semplice fatto che era talmente immerso nel suo mondo che non si accorse della sua presenza.
Solo quando la donna toccò il gomito dell’atleta con le dita Kamikaze tornò nel mondo reale e si accorse che la cameriera si stava alquanto alterando.

K: “ Mi porti il piatto del giorno, grazie.”

La donna ritornò dopo una decina di minuti con l’ordinazione di Kamikaze. Il piatto del giorno consisteva in una zuppa fatta con ingredienti sui quali non stiamo a soffermarci, di sicuro non aveva un aspetto molto invitante, ma quando hai esperienze di vita da strada alle spalle di certo non butti via del cibo. Kamikaze scrutava intensamente la zuppa, come se cercasse di ottenere le risposte a tutte le sue domande, girando più e più volte il cucchiaio in quella densa zuppa, nella quale comparivano dei cerchi destinati a svanire non appena entravano di nuovo a contatto con il cucchiaio.
Kamikaze stava per portare alla bocca la prima cucchiaiata, quando venne interrotto da una voce, una voce angelica, che sembrava appartenere ad un entità divina:

“ È occupato?”

Il wrestler alzò lo sguardo dal piatto e la vide: forse una delle più belle donne su cui avesse posato gli occhi. Una donna magra e slanciata, dimostrava all’incirca la sua stessa età; aveva una carnagione chiara, occhi azzurrissimi, quasi di ghiaccio, i capelli erano di un castano scuro, con una frangetta che le ricopriva la fronte, poi lunghi fin oltre le spalle. I lineamenti del suo volto erano semplici, ricordavano quelli di una angelo; un angelo che chiese di sedersi accanto ad un demonio.

Difficilmente la paura aveva invaso il corpo di Kamikaze; non aveva mai avuto paura di affrontare gente alta più di due metri o più pesante di 150 chilogrammi, ma dinnanzi a cotanto splendore il giovane wrestler restò pietrificato.
A malapena riuscì a scuotere il capo in senso negativo, consentendo alla ragazza di sedersi di fronte a lui.

Un angelo che in terra non ha portato altro che bene contro un diavolo disposto anche a dare la vita pur di provocare dolore a qualcuno.
La luce sprigionata da una così bella creatura contro luce contro l’oscurità che avvolge il corpo di un uomo chiuso a sé stesso.
Ying contro Yang.
Alfa contro Omega.


La mente della splendida donna non era minimamente attraversata da questi pensieri. La stessa cosa non si può dire per Kamikaze, che stava letteralmente impazzendo:

Chi è?
Perché una ragazza così bella si è seduta proprio accanto al mio tavolo?
È stato per puro caso che io l’abbia incontrata qui?
O è stato un brutto scherzo del destino?
Forse è accaduto per il volere di Dio


Dio…
Il nostro padre onnipotente; il creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Kamikaze di certo non era un uomo di chiesa, ma non si può nemmeno dire che era ateo. Forse credeva nell’esistenza di un entità superiore, un entità che ci avrebbe creato a sua immagine e somiglianza, quella stessa entità responsabile del nostro destino.
L’eterno turbinare di pensieri nella testa del wrestler, venne interrotto de due semplici parole proferite da quell’angelo, che sorrise apertamente a Kamikaze, che non poté fare altro che arrossire, intimidito da cotanta bellezza:

“Piacere, Karen.”

Kamikaze tirò un profondo sospiro, e cercando di sconfiggere quella timidezza che da sempre lo ostacola rispose alla ragazza:

“Il piacere è tutto mio, ma non ti posso rivelare il mio vero nome. Per ora tu chiamami Kamikaze.”

Sul volto della ragazza si dipinse un sorriso, era incuriosita da un nome così tanto ambiguo.

Karen: “ Che nome insolito Kamikaze..”
Kamikaze: “ Sarà strano quanto vuoi, ma quello è il mio ringname.”
Karen: “ Ringname? Non vorrai farmi credere che tu sei un wrestler…”
Kamikaze: “ Già…”
Karen: “ Mi è sempre piaciuto il wresling, sin da quando ero piccola. Ma dimmi… in che federazione combatti?”
Kamikaze: “ Pure Violent Wresling, e qualche apparizione in EWF”

Il volto di Karen assunse un espressione di puro stupore, com’è possibile che un uomo così calmo e socievole possa combattere nella federazione più violenta in circolazione??

Karen: “ Mi stai prendendo in giro… sarai pure un wrestler, ma non combatti in quelle due fed...”

Kamikaze sorrise divertito…

Kamikaze: “ Eccone un’altra. Anche te pensi che per via del mio fisico io non possa resistere più di una sera in una federazione violenta come la pVw o la EWF. Ed invece ti sbagli, e queste ne sono la prova.

Kamikaze si sbottonò la camicia e mostrò il suo petto, pieno di cicatrici e con qualche livido, ad ognuno di essi corrisponde una battaglia, una battaglia in cui quel ragazzo si trasformava in un demone capace di tutto pur di aggiudicarsi un incontro.
Ma nonostante questo Karen non si spaventò, anzi, divenne ancora più interessata a conoscere uno strano individuo come Kamikaze.

Karen: “ Mi sa che mi sono sbagliata. Mi sa anche che dovrò ricredermi sul tuo conto.”
Kamikaze: “ Fossi la prima…”

La timidezza che agli inizi avvolgeva Kamikaze era ormai stata sconfitta, ed il wrestler si trovava a proprio agio con Karen. I due avevano molte cose in comune, rimasero a parlare per più di un ora; sembravano fatti l’uno per l’altra, ma Kamikaze sapeva che con Karen non poteva essere più di un amico.

I due finirono di pranzare, Kamikaze fece per salutarla e andarsene, ma Karen non reagì come Kamikaze si aspettava.

Karen: “ Fermo! Dove te ne vai? Perché non andiamo a bere qualcosa insieme?”

Da un’espressione felice il volto di Kamikaze assunse di colpo un’espressione seria. A suo malgrado doveva fare capire a Karen come stavano le cose.
Il wrestler si sedette di fronte a Karen, le strinse le mani con le sue e le mostrò la realtà dei fatti:

Kamikaze: “ Karen. Sappi che io con te sono stato benissimo, ma tra noi non può funzionare. O meglio, potrebbe funzionare, ma siamo così diversi e allo stesso tempo così simili. Poi diciamocelo… tu meriti molto di meglio.”

Anche l’espressione di Karen cambiò. Il suo viso da gioioso e felice com’era divenne triste, mantenendo comunque quella straordinaria bellezza.

Karen: “ Questa volta sei tu a sbagliarti. Io e te stiamo bene insieme, e questo tu lo sai… quindi non puoi permetterti di dire che ‘ non può funzionare ’. “
Kamikaze: “ Non puoi nemmeno immaginare quanto mi duole ammetterlo, ma è così. Sai, dicono che gli occhi sono lo specchio dell’anima, e a giudicare dai tuoi fantastici occhi, la tua anima è limpida, trasparente, ma soprattutto la tua anima è pura. Mentre io…”
Karen: “ Tu cosa? Hai anche tu dei bellissimi occhi, di conseguenza anche la tua anima deve essere pura.”
Kamikaze: “ Avrò anche l’anima pura, ma dicono anche che i tatuaggi sono il segno del peccato; e se è così… beh… sono un peccatore, ed un peccatore non può stare con una come te.”
Karen: “ Dai… chi non ha qualche piccolo tatuaggio?”

Al solo sentire queste parole, Kamikaze si tose la camicia, rimanendo a torso nudo. Karen restò impressionata dagli innumerevoli tatuaggi del wrestler. Ma la sua attenzione cadde soprattutto su di uno: la ‘K’ che aveva attorno all’ombelico.

Karen: “ Quanti ne hai?”
Kamikaze: “ Otto.”
Karen: “ Per quello che ne so io, di tatuaggi bisogna averne in numero dispari.”
Kamikaze: “ Hai ragione. Inizialmente volevo tenere solo il primo che ho fatto, ovvero questa ‘K’ attorno all’ombelico, ma più andavo a avanti più capii che razza di uomo era diventato, perciò decisi di farmi tatuare altre sette volte, come sono sette i peccati capitali.
Karen, lo so che all’apparenza posso sembrare un ragazzo per bene, ma quando salgo sul ring divento un’altra persona:


Come il diventa notte.
Come l’alba diventa tramonto.
Come la luce diventa oscurità
Come un angelo diventa un diavolo.


Quando salgo su quel fottuto ring divento un diavolo, e un diavolo non può permettersi di stare con un angelo.”

Karen: “ Ho capito cosa vuoi dire, ma ora toglimi un ultima curiosità: cosa sta a significare quella ‘K’ attorno al tuo ombelico?”
Kamikaze: “ Me la sono fatta tatuare quando ho iniziato la carriera di wrestler sotto il nome di Kamikaze, ecco per cosa sta quella ‘K’. Ma col succedersi degli avvenimenti nella mia vita altre due parole si possono attribuire a quella lettera…”
Karen: “ E quali sarebbero?”
Kamikaze: “ La prima parola è Kaboom!, il nome della finisher che mi ha reso famoso.”

Kamikaze sospirò, dopodiché si fece coraggio e proseguì con la frase.

Kamikaze: “ La seconda… la seconda parola… è il tuo nome, Karen.”

La giovane ragazza rimase incredula, sapeva che questo incontro casuale avrebbe tormentato la vita di Kamikaze per molto, molto tempo.

Kamikaze: “ Ora è davvero giunto il momento di salutarci Karen. Ti prego solo di ricordare una cosa: ricorda che nel mondo ci sono tanti tipi di diavoli…”

Detto questo Kamikaze si alzò, si avvicinò a Karen e la baciò sulla fronte. La ragazza sentì qualcosa di umido cadere sul suo volto, ma solo quando il wrestler se ne andò capì di cosa si trattava: una lacrima

Karen: Kamikaze aveva ragione. Aveva ragione su tutto, ci sono diavoli e diavoli: alcuni sono spietati, senza un briciolo di pietà; altri che pensano solo ed esclusivamente a sé stessi; altri ancora che pensano solo ad avere il potere su tutto, ma ci sono anche i diavoli capaci di piangere. E tu sei uno di quelli, amore mio.

[Modificato da RiKy3:16 14/11/2006 18.01]

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