Italia, Pil 2005 a +0,1%, deficit 4,4%, dice sondaggio Reuters

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Reuters
00martedì 25 ottobre 2005 16:27


ROMA (Reuters) - L'economia italiana mostra segnali di ripresa dopo una lunga stagnazione, ma la crescita resterà debole durante il 2006 e le finanze pubbliche sono fuori controllo. È quanto emerge da un sondaggio Reuters condotto fra gli economisti e pubblicato oggi.

La mediana delle previsioni del sondaggio trimestrale, condotto la scorsa settimana, indica una crescita di 0,1% quest'anno, seguita da un'accelerazione a 1,1% l'anno prossimo, grazie a una performance molto migliore dell'export.

Lo 0,1% previsto per il 2005 sarebbe il peggior dato di crescita dal 1993, ma si collocherebbe, comunque, al di sopra della contrazione dello 0,3% prevista dal sondaggio di luglio.

Il governo prevede una crescita zero per quest'anno e un'espansione del 1,5% nel 2006.

"Abbiamo visto una serie di dati migliori nelle ultime settimane, ma i problemi strutturali di bassa produttività, alti costi e bassa produzione tecnologica rendono difficile essere fiduciosi su una ripresa sostenuta", dice l'economista di Deutsche Bank Susana Garcia.

Le stime del governo sulla crescita potenziale, o non inflazionistica, sono di appena l'1,3%, ben al di sotto dell'1,9% stimato dalla Commissione europea per la zona euro nel suo insieme.

"Con i problemi di bilancio dell'Italia non c'è spazio per una politica fiscale espansionistica, quindi un forte rimbalzo della crescita richiederebbe probabilmente un shock esterno positivo, come un netto calo dei prezzi del petrolio o un significativo deprezzamento dell'euro", secondo Garcia.

Il sondaggio vede l'export in calo dello 0,6% quest'anno, con un effetto freno sul Pil, e in ripresa nel 2006 quando dovrebbe mostrare un rialzo del 3,1%.

Le previsioni sulla produzione industriale, tallone di Achille dell'economia italiana, indicano una contrazione dell'1'1% quest'anno, ma le stime relative al 2006 sono per un rialzo del'1,1%.

CRESCONO DEFICIT E DEBITO

Sulle finanze pubbliche, si prevede che il deficit di bilancio 2005 risulti ben oltre il tetto del 3% del Pil fissato dal patto di stabilità, spinto da stagnazione economica e inefficaci freni alla spesa nel bilancio 2005.

La mediana delle previsioni indica il 4,4% per il rapporto deficit/Pil ed è pressochè in linea con le ultime stime del governo 4,3%. Un tale valore comporterebbe la terza infrazione consecutiva del limite del 3% e la quarta in cinque anni.

Le previsioni degli analisti divergono da quelle del governo relativamente al 2006. Il bilancio, attualmente all'esame del parlamento, si pone come obiettivo il calo del deficit al 3,8%, laddove il sondaggio vede un ulteriore rialzo al 4,5%.

L'Italia ha garantito ai partner europei che porterà il deficit/pil al di sotto del 3% nel 2007.

Forse fonte di maggiore preoccupazione è la previsione che il debito pubblico salga a 107,9% del Pil quest'anno contro il 106,6% del 2004 - che rappresenterebbe il primo rialzo dal 1994 - e poi ulteriormente al 108,9% nel 2006.

Secondo il governo l'anno prossimo il debito dovrebbe invece scendere al 107,4% nel 2006.

"Pensiamo che il trend del defict sia considerevolmente superiore alle stime del governo, quindi ci aspettiamo un ampio superamento l'anno prossimo, anche se i freni al bilancio si rivelassero efficienti", dice Marco Valli, economista di Ubm.

Il mercato sta scontando un rialzo del debito quest'anno e il prossimo e un conseguente downgrade da parte della agenzie di rating, secondo Valli.

L'economista ha inoltre sottolineato che virtualmente non c'è differenziale di rendimento fra i benchmark italiani e quelli greci, l'unico Paese della zona euro con un rating inferiore a quello dell'Italia.

Si prevede che il lungo declino della disoccupazione in Italia, sostenuto da un più flessibile e forza lavoro originata dall'immigrazione, giunga al termine l'anno venturo, con il tasso di disoccupazione in aumento al 7,8% rispetto alla stima di 7,7% per il 2005.

L'inflazione è vista attorno al 2,0% quest'anno e in lieve rialzo al 2,1% nel 2006, attorno al tetto di riferimento della Bce del 2% per la zona euro nel suo insieme.
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