Isole Eolie: Vulcano, Lipari e Salina

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Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:00
Sputate dalla furia dei vulcani, lasciate a raffreddare a colpi di vento e onde, le Eolie portano ancora il marchio delle terre di fuoco. Che rugge, zampilla lava e gas, cuoce l'acqua e la terra dove i crateri sono ancora attivi, si acquieta in calde sorgenti termali, si sfarina in sabbia nera e semina fertili vallate nelle isole dove le montagne bollenti hanno terminato il loro lavoro. E lascia in regalo fanghi che curano, acque che disintossicano, soffioni che ripuliscono i polmoni.

Terre salutari, conosciute e sfruttate sin dall'antichità, le Eolie si prestano a un viaggio all'insegna del benessere. Per provare il piacere antico di un bagno di vapore o di un impacco di fango. E scoprire che, pur essendo figlie dello stesso demiurgo, le sette sorelle non si somigliano, bucoliche alcune, mondane altre. A cominciare dalle prime tre per grandezza: Vulcano, ancora fumante di zolfo, Lipari che ospita l'unica cittadina di tutto l'arcipelago, Salina che ha abdicato il mare per seguire l'antico amore per la terra.
Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:04
Primo giorno
In giornata


Ancor prima di vederla ti afferra alla gola. Un odore acre, aspro, che stordisce i sensi, accende il respiro e brucia i polmoni. Perché l'isola di Vulcano, la più vicina alla costa dell'isola madre, la Sicilia, è un grosso cratere che esala gas, sputa miasmi di zolfo, fa bollire il mare come un infernale calderone, arde le spiagge fino a farne polvere di carbone, scioglie la rabbia in fanghi e acque termali calde. Nata dalla furia di quattro vulcani - Lentia, Vulcano del Piano, La Fossa e Vulcanello - l'isola custodisce, insieme a Stromboli, uno dei due vulcani attivi dell'arcipelago. Un monte rissoso, che esplode e poi tace, a sbalzi, come un bimbo capriccioso. Una cosa talmente imprevedibile che gli studiosi lo tengono continuamente sotto stretta sorveglianza. Una cosa che ti entra negli occhi subito, appena sbarchi sull'isola. Perché tutto qui, paesi, alberghi e ville se ne sta adagiato ai piedi del Grande Cratere, in quel vasto pianoro formatosi durante l'eruzione del 183 a.c.

Dall'approdo al Porto di Levante si getta subito uno sguardo ai due faraglioni dell'isola, il Grande, alto 56 metri, e il Piccolo (36 m), sotto il quale si trova l'area termale, nota per le proprietà terapeutiche dei suoi fanghi e del mare, riscaldato da una miriade di fumarole naturali. Antichi coni eruttivi, i faraglioni un tempo venivano utilizzati come miniere per l'estrazione di allume e zolfo. È qui che si estende la zona geomineraria, tra le più interessanti dell'isola. Venendo dal porto, sulla destra, ai piedi di quel che resta del Piccolo faraglione si apre la grande pozza, una vasca colma d'acqua e di fanghi sulfurei. A poca distanza dalla pozza si allunga una piccola spiaggia dove il mare è disseminato di fumarole sommerse: attenzione però, il gas è caldo e vicino ai soffioni l'acqua raggiunge temperature molto alte.

Sempre nella baia di Porto di Levante si trova la famosa spiaggia nera, una lingua di polvere buia, considerata tra le più suggestive di tutto il Mediterraneo. Da qui partono delle imbarcazioni che raggiungono la piscina di Venere. Proseguendo lungo la costa verso nord per circa un chilometro si arriva all'istmo che collega Vulcano a Vulcanello, una penisoletta che supera di qualche metro il livello del mare creando una zona umida popolata da aironi e garzette. Da qui, a piedi in pochi minuti, si può raggiungere uno dei luoghi più suggestivi dell'isola, la valle dei mostri.

Ritornando verso Porto di Levante e seguendo la strada asfaltata in direzione Il Piano si imbocca, dopo un centinaio di metri, una stradina che si trasforma presto in sentiero. È qui che parte la passeggiata principe dell'isola, quella verso il cratere del vulcano. Un tratturo stretto, che s'inerpica a zig zag fino a raggiungere il piano del cratere, per proseguire seguendone il bordo. Un posto che assomiglia all'anticamera dell'inferno, disseminato dai grani gialli dello zolfo, punteggiato dalle piccole bocche delle fumarole che tossiscono vapori. Seguendo il sentiero si arriva alla sommità del vulcano, a quota 391 metri: da qui il panorama è superbo e lo sguardo arriva fino alle Bocche di Vulcano, il braccio di mare che separa l'isola da Lipari. Continuando il periplo del cratere ci s'imbatte in grosse rocce allungate e piene di crepe, simili a gigantesche pagnotte: sono le bombe a crosta di pane, i proiettili scagliati dal vulcano durante la sua ultima grande eruzione. Percorso il sentiero al contrario e ripresa la strada asfaltata si raggiunge Il Piano, la parte più antica dell'isola. Qui ci si può fermare per il pranzo Da Maria Tindara, una piccola locanda dove gustare la specialità della casa: tagliatelle di pasta fresca 'alla vulcanara', saporitissime e piccanti.

Da questa grande area in direzione sud, stretta tra cime dai nomi che sembrano usciti da un racconto di fiabe - come la sciara dell'Orso, il timpone del Corvo e il monte Aria - comincia la parte più selvaggia e aspra dell'isola, dimenticata dagli uomini, dominata dalla natura. Le Grotte Trogloditiche sono cavità artificiali scavate ai tempi dell'età del Bronzo per farne sepolture: gli antichi abitanti delle Eolie seppellivano i loro morti vicino al vulcano che consideravano la via di collegamento tra il mondo dei vivi e quello dei defunti. Proseguendo ancora verso sud si raggiunge il mare e il piccolo abitato di Gelso, una manciata di case abbracciate al faro nuovo.

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:05
Stromboli
È la più giovane, la più remota e la più instancabile delle Eolie. Stromboli infatti vanta l'unico vulcano d'Europa (al mondo ce ne sono in tutto cinque) in perenne attività. Una teoria di esplosioni che si susseguono a intervalli regolari, tra sputi di gas e lapilli e fontane di lava che hanno trasformato il versante nord dell'isola in un'impressionate parete livida e dritta, la via preferita dalla lava, tanto che questo luogo si è guadagnato il nome di Sciara di fuoco. L'immensa mole dello Stromboli separa in due l'isola, tagliando qualsiasi possibilità di comunicazione tra i due centri: il lungo agglomerato composto dalle frazioni di Ficogrande, San Vincenzo e San Bartolo, e la piccolissima Ginostra, dove vive una ventina di persone e l'elettricità è arrivata appena qualche mese fa.

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:06
I vulcani attivi delle Eolie
Esplosivi e abbastanza imprevedibili i due vulcani attivi delle Eolie, Stromboli e Vulcano (il primo sempre sveglio, il secondo che alterna periodi di quiete ad altri di parossistiche eruzioni), sono tenuti sempre sotto stretto controllo. L'unica difesa possibile per gli abitanti delle isole infatti è quella di poter abbandonare in tempo le proprie case, prima che l'eruzione cominci. Per poter giocare con il necessario anticipo è stata costituita una capillare rete di monitoraggio mantenuta efficiente dal Gruppo nazionale per la Vulcanologia che, oltre a quella dei due eoliani, segue anche l'attività dell'Etna.

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00mercoledì 6 luglio 2005 13:07
La piscina di Venere
Dalle spiagge nere, in barca, si può percorrere uno dei tratti di costa più belli di Vulcano. Dopo aver fatto il periplo di Vulcanello, passando davanti alla valle dei Mostri, si raggiunge la grotta del Cavallo, illuminata da un sifone naturale. Doppiato lo sperone roccioso di capo Testa Grossa si vede, sulla sinistra, una grande vasca naturale dalle acque turchesi, circondata da rocce di basalto e tufo: è la piscina di Venere.

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00mercoledì 6 luglio 2005 13:07
La valle dei Mostri
Hanno l'aspetto di leoni accucciati, grandi orsi eretti e pronti all'attacco, aquile e improbabili dinosauri. Sono i mostri dell'omonima valle, grandi rocce vulcaniche che il raffreddamento repentino della lava ha immortalato in spaventose e insolite fogge. Per vedere i mostri di Vulcano si può fare una breve passeggiata a piedi, a nord est della penisola di Vulcanello. Una stradina asfaltata corre lungo le tante ville della zona fino a raggiungere un bivio, qui si svolta a destra e si prosegue per un po' fino a un grande campo lavico. L'area, di nera e finissima sabbia, è punteggiata di 'mostri'.

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00mercoledì 6 luglio 2005 13:08
La grande eruzione
L'ultimo grande show di Vulcano risale al 1888-90 quando il vulcano esplose facendo saltare in aria parte del cratere della Fossa e alcuni galeotti che vi lavoravano dentro, estraendo minerali di zolfo. Il proprietario della zona, l'inglese James Stevenson, spaventato dalla furia dell'esplosione, vendette le miniere e le terre che possedeva ad alcuni abitanti di Lipari e abbandonò per sempre l'arcipelago. La sua casa, un'elegante villa ottocentesca nella zona delle sorgenti termali, si può ancora vedere, vicino al Grande faraglione.

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:09
Sera
Per la notte si ritorna a Porto di Ponente, affiancato a quello di Levante, all'Hotel Les Sables Noirs. Affacciato sulla celebre baia di Ponente, con la sua superba spiaggia nera, è frequentato dal jet set internazionale e offre belle e ampie camere. L'albergo ha anche un ristorante piuttosto rinomato con una panoramicissima terrazza. Qui si possono gustare un delicato paté di tonno, pesce spada, risotto ai crostacei, casarecce con melanzane e mentuccia e spigola farcita di pesce. Dopo cena tappa alle Cantine Stevenson, locale elegante e raffinato dove sorseggiare cocktail con sottofondo di musica dal vivo.


Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:11
Secondo giorno
In giornata

Venendo da Vulcano è come abbandonare l'inferno per un morbido e rilassato purgatorio. Languida, distesa sul mare come un'impudica bagnante, la cittadina di Lipari è l'unico vero grosso centro dell'intero arcipelago. Uno srotolarsi di strade che si slanciano verso i due opposti approdi naturali, Marina Lunga a nord e Marina Corta a sud, si arrotondano in piazzette, s'irrigidiscono in quella sorta di piccolo castrum che costituisce il centro storico. Arrivando dal mare l'isola di Lipari, la più grande e popolata delle Eolie, sfoggia subito la sua piccola capitale, come a ricordare che è lei il cuore di un arcipelago non a caso noto anche come "isole Lipari".

Appena scesi dall'aliscafo ci si ritrova immediatamente nella piazzetta di Ugo Sant'Onofrio, antistante l'approdo di Marina Corta, uno dei luoghi di ritrovo più gettonati dell'isola. Qui, al piano terra dei bei palazzi ottocenteschi che la incorniciano, ci sono ristoranti, bar e gelaterie con i tavolini all'aperto sempre affollatissimi. Alle spalle della piazza si allarga il centro storico delimitato da quattro ampie strade - via Vittorio Emanuele, via Garibaldi, via Roma e via XXIV maggio - che d'estate viene chiuso al traffico. Camminando tra le stradine ci si imbatte in negozi che propongono antiquariato, oggetti dell'artigianato locale e specialità enogastronomiche. Ma il luogo più interessante della cittadina è la Rocca del castello che domina il paese e che in alcuni suoi edifici ospita il Museo archeologico eoliano.

Lasciata la cittadina e imboccando la strada in direzione ovest, verso Pianoconte, si vede in lontanza il piccolo abitato di San Salvatore, dove si possono ammirare alcune tipiche case eoliane restaurate. Dopo un breve tratto di strada si arriva al belvedere di Quattrocchi che offre uno dei più bei panorami delle Eolie con in primo piano la punta San Jacopo, alle spalle i faraglioni e sullo sfondo l'isola di Vulcano. Dopo circa 3 chilometri si raggiungono le antiche terme di San Calogero. Proseguendo sulla strada principale per circa un chilometro si arriva a Pianoconte, un'area fertile e sopraelevata dove si istallarono i primi abitanti di Lipari. Qui ci si può fermare per il pranzo a La Ginestra, un tranquillo ristorantino che offre il meglio della cucina tipica eoliana.

Ripresa la strada provinciale, dopo circa 5 chilometri si arriva al borgo agricolo di Quattropani, dove ancora oggi si produce la maggior parte degli ortaggi dell'isola. In posizione dominante sull'abitato si trova la seicentesca chiesa vecchia detta anche il santuario della Madonna della Catena. Da qui una breve scalinata conduce a una terrazza panoramica dalla quale si possono ammirare tutte le isole dell'arcipelago, a parte Vulcano. Lasciata Quattropani, in un paio di tornanti si discende verso la costa e il paesino di Acquacalda, nato per ospitare i minatori delle vicine cave di pomice, un tempo una delle ricchezze dell'isola. Da qui si prosegue lungo la costa settentrionale fino a doppiare punta Castagna, proprio di fronte all'isola di Panarea, e raggiungere Porticello. Lungo la strada si possono ancora vedere i pontili utilizzati per caricare sulle navi il minerale poroso estratto dal monte Pilato. Doppiato capo Rosso inizia la zona delle miniere di pietra pomice. Questo minerale domina anche il paesaggio di due bellissime spiagge, quella della Papesca, dove ci sono ancora i ruderi delle infrastrutture minerarie, e la spiaggia Bianca, una spettacolare distesa di pomice che termina in un mare turchese, un po' più a nord del paesino di Canneto.

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00mercoledì 6 luglio 2005 13:12
Rocca del castello
La Rocca è una cittadella fortificata cinta da mura costruite dagli spagnoli dopo il saccheggio di Lipari a opera dei saraceni nel 1544. Vi si può accedere da piazza Mazzini, passando attraverso la porta più antica: da qui una stradina lastricata conduce alla torre greca del IV secolo a.c. e al cuore della cittadella. Oltrepassato l'ingresso ci si trova di fronte la bella facciata della cattedrale di San Bartolomeo. Costruita alla fine del XV secolo proprio sulla sommità della Rocca, in onore del patrono dell'isola e distrutta dai saraceni nel Cinquecento, venne ricostruita a più riprese. La chiesa, a tre navate, ha delle belle volte a crociera affrescate che rappresentano scene dell'Antico Testamento. Gli altari laterali sono decorati con pale dipinte da Antonino Mercurio alla fine del Settecento; sopra l'altare principale invece troneggia una statua d'argento che raffigura San Bartolomeo. Molto bello il chiostro normanno, inglobato nella chiesa settecentesca e recuperato, dopo un paziente lavoro di restauro, nel 1979. Sulla destra della cattedrale sorge la chiesa di Santa Caterina e poi la zona degli scavi archeologici che mostrano il sovrapporsi di diverse civiltà, dall'età del bronzo all'epoca ellenistica e romana. Alle spalle degli scavi la piccola chiesa dell'Addolorata (XVI-XVIII secolo) e la settecentesca chiesa dell'Immacolata.

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00mercoledì 6 luglio 2005 13:13
Il Museo archeologico eoliano
Considerata una delle più grandi raccolte archeologiche museali d'Italia il museo di Lipari, ospitato in differenti edifici nella rocca del Castello, ripercorre la storia dell'arcipelago dalla preistoria all'epoca classica. Vi si possono ammirare oggetti d'ossidiana, vasi con la tipica decorazione a zig zag dell'età del bronzo antico (o di Capo Graziano, dal sito archeologico di Filicudi), cippi e stele funerarie, coppe, anfore, vasi. Particolarmente interessanti la ricostruzione della necropoli dell'età del bronzo trovata a Sottocastello, le ceramiche decorate del così detto pittore di Liparie la straordinaria collezione di statuette di attori e maschere teatrali. Due sezioni infine sono dedicate all'archeologia marina e alla vulcanologia.


Informazioni utili

Museo archeologico regionale eoliano, via del Castello, tel. 090.9880174
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00mercoledì 6 luglio 2005 13:14
Case eoliane
Legate alla necessità di adattarsi a luoghi dove l'acqua è scarsa e alle difficoltà di una terra vulcanica, le tipiche case eoliane presentano peculiarità architettoniche proprie. Il nucleo centrale è costituito da un locale cubico, dal tetto piatto e atto a raccogliere l'acqua che viene convogliata poi in cisterne sotterranee. Accanto alla prima stanza se ne affiancano altre, tutte aperte su un terrazzo-cortile, il bagghiu, coperto da un pergolato di travi di legno e sorretto da tipici pilastri circolari. È questo l'elemento più importante della casa: qui danno tutte le porte delle stanze che un tempo non comunicavano tra loro, si trovano sedili in pietra dove la famiglia si riuniva per mangiare o ricevere i vicini e il tipico forno a cupola in pietra per la panificazione. Gli interni invece sono molto semplici, le finestre sono piccole, quando non mancano del tutto, e nei muri sono ricavate nicchie utilizzate per i lumi ad olio o per ospitare delle mensole.

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:15
Le antiche terme di San Calogero
Di origine post-vulacanica le terme di San Calogero sono considerate le più antiche del Mediterraneo. Conosciute sin dall'epoca greco-romana per le loro proprietà terapeutiche le sue acque salso-fosfato-bicarbonato-sodiche fuoriescono a una temperatura di 60° e venivano usate, in tempi più recenti, come rimedio contro gotta e reumatismi. Lo stabilimento attuale fu costruito nel 1867 e restaurato recentemente. Si trova in una zona archeologica che testimonia la vocazione termale di Lipari; qui infatti si trovano due vasche di età greco-romana e una ottocentesca. Recenti scavi hanno portato alla luce una piscina termale romana, con un sedile circolare in pietra, e un tholos miceneo vecchio di 3500 anni utilizzato dai romani come sauna

Informazioni utili


Terme di San Calogero
98055 Lipari
Tel.090.9811220 - 090.9811240
Fax 090.9811240

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:16
Panarea
Con una superficie di appena 3,4 kmq, Panarea è la più piccola delle Eolie e anche la più antica. Emersa dal mare settecentomila anni fa conserva il sito archeologico più interessante dell'arcipelago, il villaggio preistorico di punta Milazzese: ventitré capanne in pietra costruite intorno al 1400 a.c. su un promontorio a forma di falce. Scoperta negli anni Sessanta del Novecento da intellettuali e artisti che comprarono e restaurarono le vecchie case, l'isola si è trasformata nel punto di ritrovo dei vip. D'estate la sua intensa vita mondana richiama gente da tutto l'arcipelago, tanto che per raggiungere i suoi locali notturni c'è un apposito servizio di barche navetta. Accanto ai tre piccoli abitati di Ditella, San Pietro e Drauto meritano una sosta la spiaggia della Calcara, con le sue piccole fumarole ancora attive e la sorgente termale, e la splendida cala Junco, una baia sabbiosa fronteggiata dall'alto e compatto scoglio di Bastimento.

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:16
Sera
Non si può lasciare Lipari senza essersi seduti alla tavola del più rinomato ristorante dell'arcipelago, Filippino. Aperto nel 1910, questo locale offre delle vere specialità come l'antipasto liparota con ortaggi sottolio, cucunci e pecorino o i turbanti di spatola al basilico. Tra i primi spiccano la zuppa di borlotti con sarde e finocchietto selvatico e i 'maccaruna' alla Filippetto; tra i secondi da assaggiare l'aragosta all'eoliana in salsa di capperi e il trancio di spada marinato alle erbette. Dopo cena, chi cerca una serata movimentata ha soltanto l'imbarazzo della scelta. Il punto di ritrovo canonico è l'animata piazzetta di Marina Corta, affollata di bar e locali. Qui si può far tappa al Chitarra Bar (tel. 090.9811554), che annovera tra i suoi ospiti abituali Lucio Dalla e dove c'è sempre musica dal vivo. Si suona anche al Kasbah Café (tel. 090.9811002), dove i tavolini sono in uno splendido giardino, e al bar La Precchia (tel. 090.9811303), aperto di recente ma già diventato un cult. Per la notte si può prenotare una stanza all'Hotel Villa Meligunis: 32 camere ricavate da una villa del Settecento ristrutturata con una bella terrazza panoramica che affaccia su Marina Corta.
Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:19
Terzo giorno
In giornata

Già dal largo, ancor prima di avvicinarsi alla baia del piccolo porticciolo di Rinella, Salina prende le distanze. Non si sente molto simile alle sue sei sorelle: alta, la testa chiusa dentro le nuvole, le felci, i castagni e i vigneti a mangiarsi la terra. Una terra che non profuma di salsedine e zolfo, ma sa di campagna, di fichi d'India, di uva cotta al sole, di orti dove la rugiada non è poi così avara. Al mare lei non concede troppa confidenza, appena qualche spiaggia di ciottoli grandi e neri e una sola lingua di sabbia che le onde assottigliano anno dopo anno. Le case le ha ritirate a monte, tra la frescura delle valli che si aprono attorno ai suoi due grandi vulcani spenti - monte Fossa delle Felci e monte dei Porri - o sugli altipiani difesi dalle falesie. Seconda isola per estensione delle Eolie, Salina è la più verde, la più alta, la più ricca di acqua dolce.

La sensazione si fa ancora più forte appena sbarcati. Rinella è poco più di un morso di case sopra l'approdo. Dietro la banchina e la spiaggia la roccia sembra assalita da strani roditori che l'hanno lasciata esausta e piena di buchi: sono le grotte scavate dai pescatori per ricavare ricoveri per le barche. Il porticciolo si stempera in una strada stretta a tornanti come se le case volessero subito guadagnar terra. Lasciato il mare, l'isola ripiglia fiato e dopo qualche ampio tornante appare l'abitato a case sparse di Leni, il primo dei comuni dell'isola. La distanza dalle altre Salina l'ha fatta sentire anche qui: è l'unica delle Eolie minori ad avere dei comuni autonomi - oltre a Leni ci sono Malfa e Santa Marina Salina - che non risultino frazioni di Lipari. Qui si apre la Valdichiesa, la fertile vallata che separa i due vulcani, piantata a vite e capperi. Passata Leni la strada s'inerpica per circa 9 chilometri fino a raggiungere il bivio di Barbanacoli dove si prende a sinistra per raggiungere Pollara.

Seguendo il ripido nastro asfaltato si arriva ai 283 metri del Semaforo: da qui si gode un superbo panorama sulle vicine isole di Alicudi e Filicudi. Poi la strada scende di colpo e si tuffa nel serro di Pollara. Candide e basse, circondate dal verde di vigneti e orti, le case della frazione sembrano quelle di un tranquillo paesino di campagna, almeno fino a quando non si arriva sull'orlo della falesia. Soltanto guardando giù lungo le pareti dritte, fatte a strati come una gigantesca millefoglie, ci si accorge di essere nel cuore di un'antica catastrofe: Pollara sta in mezzo a un cratere che esplose 13.000 anni fa sprofondando lentamente in mare. Di lui restano un immenso anfiteatro di tufo, una lingua di sabbia scura e un faraglione solitario. La splendida baia, una delle più belle di tutto l'arcipelago, custodisce anche un altro piccolo tesoro: la casa di Pablo, ovvero quella che nel film Il Postino, apparteneva al poeta Neruda.

Ritornati al bivio Barbanacoli si prende a destra per andare a Malfa. La conca dove si trova l'abitato è il cuore della produzione agricola dell'isola, piena di vigneti, orti e frutteti. La strada prosegue lungo la costa nord fino a doppiare Capo Faro e poi scende verso sud fino a raggiungere Santa Maria Salina. Centro più animato dell'isola, Santa Maria ha ottimi ristoranti come Portobello, dove ci si può fermare per il pranzo. La sua è una cucina all'insegna della semplicità che non manca però di alcune proposte decisamente originali.

Santa Maria Salina è l'unico comune dell'isola più legato al mare che alla terra. Da qui salpavano le navi cariche di malvasia e capperi; qui arrivano oggi traghetti e aliscafi, che fanno sosta anche a Rinella e Malfa. Ed è questo il punto di partenza migliore per fare un giro in barca intorno all'isola. Da Lingua parte la più classica delle passeggiate di Salina, l'escursione al monte Fossa delle Felci. Da Lipari arrivano a Lingua anche i leggeri ciottoli di pietra pomice che colorano di grigio le spiagge dell'antica salina cui l'isola deve il suo nome. Dietro le strisce di grossi ciottoli infatti c'è un laghetto salato. Chiuso verso il mare, il lago ha una forma triangolare, è profondo pochi metri e ha una superficie di 32.000 metri quadrati. Un tempo qui si lavorava il sale (la produzione industriale risale addirittura al periodo ellenistico) e a testimonianza di quest'antica fatica restano edifici del I e II secolo d.c., le vasche della salina e un piccolo museo, il Museo civico di Lingua, dedicato alla cultura materiale dell'isola. Oggi l'area umida è diventata un prezioso microambiente, dove si fermano in primavera e autunno centinaia di uccelli, gli ultimi emigranti delle isole di Eolo.

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:20
Alicudi e Filicudi
Sono a ovest di Salina e, a guardarle da Pollara, sembra che siano proprio lì, ad appena un braccio di mare. Invece Alicudi e Filicudi sono le più irraggiungibili delle Eolie. Rese scomode da una natura aspra e impervia che rende difficile costruire case e strade, hanno conservato l'aspetto che aveva l'arcipelago cinquant'anni fa: poche case in autentico stile rurale locale, qualche resto archeologico di rilievo e splendide baie. La più grande, Filicudi, è una manciata di crateri spenti, tre paesini e appena 250 abitanti. Da vedere il villaggio presitorico di Capo Graziano. La più piccola, Alicudi, è un cono ripido e coperto d'erica che conserva la solitudine dei posti estremi. Qui non ci sono locali, ristoranti, bar e nemmeno le strade. Soltanto i muli che, pazienti, percorrono le lunghe scalinate e i sentieri che collegano borgate e case di campagna.

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:21
A casa di Pablo
Alla fine dell'abitato di Pollara, oltre la chiesa, c'è una casa isolata e rustica che da un po' di anni è diventata meta di pellegrinaggi. Queste poche stanze in cima alle ripide falesie infatti hanno fatto da set a Il postino. Unica location eoliana del film, girato per il resto interamente a Procida, la casa del poeta Pablo Neruda affaccia sulla baia di Pollara e oggi turisti cinefili fanno la coda per affittarla per qualche settimana. Salina e le altre Eolie, comunque, hanno fatto da set anche ad altre famose pellicole come l'episodio "isole" di Caro Diario di Nanni Moretti, Kaos dei fratelli Taviani, Stromboli terra di Dio di Roberto Rossellini e L'Avventura di Michelangelo Antonioni.

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:21
In barca intorno a Salina
Fatta di coste impervie, scogli e falesie, Salina si offre allo sguardo di chi la percorre via terra soltanto in parte; non ci sono strade infatti che colleghino, lungo la costa, Rinella a Pollara o a Lingua. Perciò uno dei modi migliori per vederla è circumnavigarla in barca. Si può partire da Santa Marina Salina e puntare a sud in direzione di Lingua. Passati il faro e il laghetto si raggiunge Punta Grottazza, che deve il suo nome a una grotta buttata giù dalla furia del mare, e poi a una bella falesia a strapiombo dove un tempo nidificava il falco della Regina. Più avanti appaiono i piccoli borghi di Rinella e Leni che subito spariscono coperti da punta di Megna, punta di Marcello e punta Sallustio. La vera sorpresa però la s'incontra superato il piano del Vescovo, quando appare la lingua di sabbia nera a mezzaluna di Pollara. Da qui si fa rotta vero Malfa e Punta Scario fino a rientrare a Santa Marina.

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:22
Escursione al Monte Fossa delle Felci
È la passeggiata classica dell'isola, anche perché dalla cima del monte si gode un superbo panorama su tutta l'isola, sul monte dei Porri e sulle vicine Stromboli e Panarea. L'itinerario parte dalla frazione di Lingua seguendo un sentiero che taglia la macchia mediterranea profumata di ginestre, gramigna e assenzio. Una scalinata scavata nel tufo conduce a terrazzi coltivati a olivo. Superati gli oliveti, a quota 650 metri sul livello del mare si può vedere in basso il laghetto di Lingua e le antiche saline sommerse. Continuando a salire, in direzione del centro del cratere, la vegetazione cambia: compaiono i castagni secolari e il sottobosco di felci, che da' il nome alla zona. Dalla cima poi è possibile avvistare alcuni rapaci come poiane, gheppi e falchi della Regina.

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:23
Il Museo Civico di Lingua
Aperto nel 2000 il Museo Civico di Lingua è dedicato alla storia, ai costumi, alla vita e alle tradizioni dell'isola di Salina. Due piani per fare una sorta di viaggio virtuale alla scoperta dei mestieri di un tempo, qui soprattutto agricoli. Così in esposizione ci sono un fratoio a trazione umana, torchi per l'olio e un mulino per il frumento. Segue una raccolta di oggetti quotidiani dalle misure per controllare la quantità dei prodotti alle scarpe in pelle di capra, dagli attrezzi per la pesca alle suppelletili. In una sala al pian terreno è ricostruito l'interno di una tipica casa eoliana. Il primo piano invece è riservato alla storia dell'isola, dalle eruzioni vulcaniche ai siti archeologici, al lavoro in salina.


Informazioni utili


Tel. 090.9843128.
Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:23
Sera
Per gustare una cena a base di specialità locali si deve tornare a Santa Maria Salina e prenotare un tavolo al Ristorante Cafe 'nni Lausta. Qui un fantasioso chef, Fabio Giuffré, propone classici reinterpretati con un tocco creativo. Da non perdere la parmigiana di pesce e zucchine, la scaloppa di tonno impanata al sesamo, la tartare di tonno con finocchietto selvatico e cipolla di Tropea e il gustosissimo gelato di yogurt con marmellata calda di limone. Frequentatissimo dopocena - qui si servono numerosi e coloratissimi cocktail accompagnati da capperi e stuzzichini - il locale è il posto giusto anche per tirare le ore piccole. Per la notte invece si ritorna a La Malfa, dove si trova uno degli alberghi più originali di Salina, l'hotel Signum. Costruito seguendo i dettami dell'architettura locale ha trenta camere distribuite in diversi edifici: ogni stanza sembra così una casetta a sé.
Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:25
Trasporti
Come arrivare


Le isole Eolie si possono raggiungere con traghetti e aliscafi della Snav (tel. 090.9843003, www.snav.it) e della Siremar (tel. 090.9283242, www.gruppotirrenia.it/siremar ) con partenze da: Cefalù (collegamento solo estivo), Messina, Milazzo, Reggio Calabria, Palermo (estivo), Napoli (estivo), Sant'Agata di Militello (estivo). Da Napoli occorrono 9 ore di nave o 4 di aliscafo, da Palermo 3 ore in aliscafo, da Messina 1 e 30 in aliscafo, da Reggio Calabria 2 ore in aliscafo, da Milazzo (il punto di partenza più vicino) 1 ora in aliscafo e 2 ore in nave. Sempre le stesse compagnie collegano le isole tra loro.

Come muoversi


Pullman di linea
Giuntabus, tel. 090.673782
Sais, tel. 095.536168

Urso Service
Via Cappuccini 29
Lipari
Tel. 090.9811262, 090.9811026

Crociere ed escursioni in barca
Associazione Lipari Club Loisirs
Porto Sottomonastero
Lipari
Tel. 090.9812331

La Cava - Compagnia di navigazione
Via Vittorio Emanuele 124
Lipari
Tel. 090.9811242

Gruppo Navigazione Regina
Via Varisana Sopra
Pianoconte, Lipari
Tel. 090.9822237

Noleggio scooter, motorini e moto
In alcune delle isole non è possibile muoversi con la macchina. A Lipari, Salina eVulcano si circola anche in auto, mentre a Stromboli, Filicudi e Alicudi non è possibile.
Aveden
Via Cappuccini
Lipari
Tel. 090.9811026
Si noleggiano anche auto.

Nautic Center
Marina Garibaldi 125
Canneto, Lipari
Tel. 090.9811656
Qui si noleggiano anche mountain bike, barche, gommoni, surf e canoe.

Maurizio Mondello
Via prof. Emanuele Carnevale 23
Lipari
Tel. 090.98134434

Antonio Bongiorno
Santa Marina di Salina
Salina
Tel. 090.9843409

Eolian Srevice
Rinella
Salina
Tel. 090.9809233

Francesco Taranto
Malfa
Salina
Tel. 090.9844164

Campisi Car
Porto Levante
Vulcano
Tel. 090.9852466

Noleggio Sprint
Porto Levante
Vulcano
Tel. 090.9852208

Paolo Romeo
Porto Levante
Vulcano
Tel. 090.9852112

Noleggio barche
Follone e Zavone
Via Colombo
Santa Marina di Salina
Tel. 090.9843092

Informazioni
Agenzia autonoma di soggiorno e turismo delle Isole Eolie
Via Vittorio Emanuele 202, Lipari
Tel. 090.9880095

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:25
Dove dormire
Vulcano
Hotel Les Sables Noirs
Porto di Ponente
Tel. 090.9850
www.framon-hotels.it

Hotel Arcipelago
Vulcanello
Tel. 090.9852002

Hotel Orsa Maggiore
Porto di Ponente
Tel. 090.9852018
www.emmeti.it/orsamaggiore

Lipari
Hotel Villa Meligunis
Via Marte 7, Lipari
Tel. 090.9812426
www.lineafutura.it/meligunis

Gattopardo Park Hotel
Viale Diana
Tel. 090.9811035
www.netnet.it/hotel/gattopardo/index.html

Hotel Villa Augustus
Via Ausonia 16
Tel. 090.9811035
www.villaaugustus.it

Agriturismo Casa Gialla
Frazione Quattropani
Via Varesana Sopra 4
Tel. 090.9812763

Campeggio Baia Unci
Frazione Canneto
Marina Garibaldi
Tel. 090.9811909

Salina
Hotel Signum
Via Scalo 15, Loc. La Malfa
Tel. 090.9844222
www.hotelsignum.it

L'Ariana
Leni, Frazione Rinella
Via Rotabile 11
Tel. 090.9809075

Punta Scario
Via Scalo 15
Tel. 090.9844139

Campeggio Tre Pini
Leni, Frazione Rinella
Tel. 090.9809155/809041

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:26
Dove mangiare
Vulcano
Maria Tindara
Via Provinciale 38, Loc. Piano
Tel. 090.9853004

Ristorante dell'Hotel Les Sables Noirs
Porto di Ponente
Tel. 090.9850
www.framon-hotels.it

Il Diavolo dei Polli
Loc. Piano
Tel. 090.9853034

Lipari
La Ginestra
Via Stradale 10, Frazione Pianoconte
Tel. 090.9822285

Filippino
Piazza Mazzini, Lipari
Tel. 090.9811002

E Pulera
Via Diana
Tel. 090.9811158

Le Macine
Frazione Pianoconte
Via Stradale
Tel. 090.9822387

Salina
Porto Bello
Via Bianchi 1, Santa Marina Salina
Tel. 090.9843125

Ristorante Cafe 'nni Lausta
Via Risorgimento 88, Santa Marina Salina
Tel. 090.9843486

Da Franco
Via Belvedere 8, Santa Marina Salina
Tel. 090.9843287

L'Ariana Hotel
Via Rotabile 11, frazione Rinella, Leni
Tel. 090.9809075
www.hotelariana.it

A Cannata
Frazione Lingua
Via Umberto I 13
Tel. 090.9843161

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:28
Prodotti
Capperi e cucunci

La pianta del cappero, in genere, cresce spontanea sulla lava delle isole minori siciliane. A Salina però questi delicati ortaggi vengono coltivati. I capperi non sono il frutto della pianta ma i boccioli non ancora dischiusi dei suoi fiori. Raccolti a mano, conservati sotto sale, prima di essere utilizzati vanno immersi nell'acqua per un po' di tempo in modo da far perdere loro l'eccesso di sale e recuperare profumo e gusto. A Salina si coltivano due qualità di capperi, nocellaro e nocella, che non si ammorbidiscono troppo dopo la salatura che va fatta rigorosamente con sale marino. Ottimi anche i frutti della pianta di cappero, i cosidetti cucunci, che hanno la forma di piccoli cetrioli e sono molto buoni sott'aceto. Alle Eolie sono spesso serviti come antipasto.

I pomodori eoliani


Della famiglia dei pomodori a ciliegia, tipici di molte regioni del sud Italia, i pomodorini delle Eolie hanno una forma caratteristica, che li differenzia dai fratelli dell'isola madre: sono appena allungati, il che ha fatto guadagnare loro il nome di pomodorini a pennula. Grazie al microclima delle isole, temperato e caldo, con un'escursione termica tra le più basse d'Italia, ventoso e abbastanza umido, i pomodorini acquistano un gusto particolarmente dolce. Raccolti in estate vengono conservati, per essere utilizzati anche d'inverno, appesi in larghe ruote di vimini.

Canestrato

Formaggio tipico di molte aree della Sicilia, il pecorino viene però lavorato diversamente in base alla zona specifica di provenienza. Il canestrato, ricavato dal latte di pecora, prende il suo nome dal canestro in cui viene fatto maturare, che conferisce alla crosta la tipica forma rugosa. Ce ne sono diverse varietà: freschissimo di chiama tuma, rassodato e salato diventa primusali, mentre quello prodotto alle Eolie è detto cotto dal particolare processo di preparazione. Quando le forme fresche sono pronte infatti vengono cotte nel siero bollente, per una, due o tre ore a seconda del peso, e poi si procede alla salatura.

Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:31
Specialità
Insalata di arance e pesce spada al profumo di capperi


capperi sono l'ingrediente principe della cucina eoliana che arricchisce tutti i piatti, dall'antipasto ai primi e ai secondi. Usatissimi per preparare semplici insalate, proposte anche come antipasto, vengono utilizzati per questo piatto ricco e originale che fonde al classico ortaggio eoliano due sapori tipici di tutta la Sicilia: gli agrumi e il pesce spada.

Ingredienti
Otto fette di pesce spada affumicato, un'arancia, un limone maturo, sette cucchiai di olio extravergine, due cucchiai di capperi delle Eolie, due cucchiai di aceto bianco, un mazzetto di basilico e mentuccia, dodici mandorle, sale e peperoncino

Preparazione
Tagliare a spicchi e privare della pellicina l'arancia e il limone e disporli in un piatto da portata insieme alle fette di pesce spada tagliate a julienne. Preparare una salsina amalgamando tra loro l'olio extravergine, l'aceto, i capperi, il basilico e la mentuccia tritate e le mandorle pelate e spezzettate. Condire con questo preparato il pesce, aggiungere sale e peperoncino e servire fresca.

Tempo
Fino a mezz'ora

Difficoltà
Bassa


Spaghetti ca pumaduredda

A dispetto della presenza incombente del mare, la gastronomia delle Eolie un tempo era essenzialmente di terra. Piatti dominati da legumi e ortaggi di produzione locale come pomodori, cipolle, patate, cicerchie, ceci, fave e fagioli, usati da soli o per condire la pasta, portata principe di ogni pasto. Una dieta arricchita raramente dalla carne, soprattutto di castrato. Oggi sulle tavole delle isole domina il pesce ma non sono scomparse del tutto le antiche ricette come questi classici , un piatto semplicissimo che deve il suo gusto ai pomodorini locali.

Ingredienti
300 grammi di spaghetti, 600 grammi di pomodorini a pennula, aglio, sale, olio extravergine d'oliva, peperoncino, basilico, origano e ricotta salata (facoltativa)

Preparazione
In una padella larga fare rosolare nell'olio l'aglio (che poi però va tolto) e il peperoncino. Quando l'olio è ben caldo e l'aglio ha preso colore aggiungere i pomodorini precedentemente tagliati in due (con tutta la buccia ma privati dei semi) e fare appassire a fuoco vivo aggiungendo origano e sale. A parte cuocere gli spaghetti in abbondante acqua salata. Scolarli e farli saltare in padella con il condimento. Servire ben caldi dopo aver aggiunto il basilico tritato e, volendo, un pizzico di ricotta salata grattuggiata.

Tempo
Fino a mezz'ora

Difficoltà
Bassa


Totani ripieni

Un po' più grosso di un calamaro, con una carne meno morbida ma un gusto più deciso, vagamente selvatico, il totano è il pesce che domina le tavole eoliane, forse anche perché lo si può pescare tutto l'anno. Data la consistenza della carne è meno adatto alla griglia e si presta invece benissimo per cotture in umido o al sugo. Il modo più classico di prepararlo è ripieno.

Ingredienti
6 totani, un po' di salsa di pomodoro, aglio, prezzemolo, mentuccia, capperi dissalati, mollica di pane, due uova, olive bianche, un dito di vino bianco, sale e pepe nero

Preparazione
Pulire i totani separando i tentacoli dal cappuccio che va mantenuto intero. Far rosolare in una padella con un po' d'olio i tentacoli tagliati a pezzi molto piccoli, salare, aggiungere un po' di vino bianco e far cuocere a fuoco lento. Togliere il pesce, aggiungere un po' d'olio e far soffriggere due spicchi d'aglio schiacciati. Appena hanno preso colore unire la salsa di pomodoro, il prezzemolo tritato e il sale e lasciar cuocere per una decina di minuti. Nel frattempo preparare il ripieno con due uova sbattute, la mollica di pane, le olive sminuzzate, il pepe nero, la mentuccia, i capperi tritati e i tentacoli. Riempire il pesce e chiudere con uno stecchino o con ago e filo. Unire i totani ripieni alla salsa di pomodoro e lasciarli sul fuoco fino a cottura ultimata. Volendo i totani possono anche essere cotti nel forno con olio e un po' di vino bianco. In questo caso è meglio non utilizzare l'uovo per il ripieno, aggiungere anche il basilico e qualche acciuga dissalata. Per rendere i totani più morbidi infine, prima di riempirli, li si può far saltare interi in padella, appena il tempo di farli asciugare completamente.

Tempo
Un'ora

Difficoltà
Media


Rhal
00mercoledì 6 luglio 2005 13:33
Vini
Malvasia delle Lipari

Nato ai tempi dei greci questo vino aromatico e dolce raggiunse l'apice della sua fama nell'800, quando veniva esportato in Inghilterra e in Francia e la sua produzione contava 10.000 ettolitri l'anno. Finché nel 1890 la filossera distrusse il 90% delle vigne e la malvasia rischiò di sparire. Furono produttori tenaci e pazienti, come gli Hauner, a continuare la sua produzione raffinando sempre di più il vino fino a fargli guadagnare la Doc. Oggi la Malvasia, che con il passito di Pantelleria e il marsala rappresenta il meglio dei vini passiti di Sicilia, non supera i 500 ettolitri l'anno. A dispetto del nome i vigneti non sono a Lipari ma a Salina nelle zone di Malfa, Valdichiesa e Capo Faro. Fatto da uva di malvasia con una piccola aggiunta di Corinto nero, questo vino deve il suo particolare aroma alla tecnica di lavorazione. Le uve sono coltivate a pergolato basso o a filare, i grappoli vengono raccolti supermaturi, ripuliti ed esposti al sole per quindici giorni su speciali graticci. Dopo la torchiatura la malvasia viene lasciata fermentare in fusti e poi travasata in botti.

Uva
Malvasia di Lipari (95%), Corinto (5%)

Colore
giallo dorato o ambrato che invecchiando acquista sfumature rosate

Sapore
dolce, pieno, equilibrato con note di tamarindo e glicine, talvolta un leggero retrogusto di ribes

Gradazione
18-20°

Temperatura
12-14°

Abbinamento
Dolce e carico si abbina bene ai formaggi erborinati, ai dolci come cassata e cannoli o come i nacatuli delle Eolie (fagottini ripieni di mandorle, zucchero e cannella). È ottimo anche come vino da meditazione.


Marsala

Ormai noto in tutto il mondo il Marsala viene prodotto da secoli nella provincia di Trapani ed è preparato in più tipi, dovuti alle diverse mescolanze di mosti e vitigni. Per realizzare questo vino liquoroso, insieme al passito di Pantelleria e alla malvasia delle Lipari considerato il principe dei passiti siculi, infatti vengono utilizzate uve di Grillo, Cataratto, Pignatello, Calabrese, Nerello, Damaschino, Inzolia e Nero d'Avola con un'aggiunta di alcol etilico di origine vitivinicola o di acquavite di vino. I marsala inoltre si distinguono in base al contenuto di zucchero - secco, semisecco e dolce - e all'invecchiamento: Fine, quando il vino ha minimo un anno, Superiore per vini di due anni, Superiore Riserva (quattro anni), Vergine o Soleras (cinque anni), Vergine o Soleras stravecchio (dieci anni).

Uva
Grillo e/o Catarratto, Ansonica (detta localmente Inzolia) e/o Damaschino

Colore
sono diversi i colori dei marsala, si va dall'oro all'ambra e al rubino con riflessi ambrati

Sapore
caratteristico, pieno e rotondo, persistente

Gradazione
Fine non inferiore a 17°, Superiore 18°, Vergine o Soleras 18°

Temperatura
12-14°

Abbinamento
sia nella versione secca che in quella dolce è ottimo abbinato a formaggi erborinati, cassata, frutti di Martorana e dolci. Vino da meditazione


Passito di Pantelleria

Prodotto dai vigneti dell'isola di Pantelleria esclusivamente con uve Zibibbo fatte appassire al sole in vigna su stenditoi di pietra lavica. Il mosto viene poi fatto fermentare molto lentamente con l'ausilio del fiore di uva Zibibbo. Alcuni produttori lo lasciano poi maturare in botti di rovere. Ne esiste anche una versione liquorosa, ottenuta con l'aggiunta, durante o dopo la fermentazione, di alcol di origine vitivinicola.

Uva
Zibibbo

Colore
giallo dorato tendente all'ambra che diventa più intenso nella versione liquorosa

Sapore
pieno, dolce, non stucchevole, aromatico. Diventa vellutato nella versione liquorosa

Gradazione
20°, 22° per il liquoroso

Temperatura
12-14°

Abbinamento
accompagna bene i formaggi, sia erborinati che piccanti, i dolci siciliani, i frutti di Martorana. Nella versione liquorosa è un ottimo vino da meditazione


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