Ipazia di Alessandria

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Wotan.Guido
00domenica 25 luglio 2010 12:48
Carissimi,
inizio questa discussione sulla grande alessandrina, che tutti voi conoscerete: filosofa neoplatonica, matematica, astronoma, medico, orrendamente uccisa da una masnada di Cristiani al soldo del vescovo Cirillo, fatto poi santo dalla Chiesa (motivi di santità incomprensibili).
Lo spunto mi viene dopo aver letto una discussione su un Forum dal nome inquietante; “Cattolici romani”, in cui ci sono 2 pagine dedicate all'esaltazione di bieche figure come Cirillo e altri, che avrebbero massacrato Ipazia e altri suoi seguaci, dopo aver distrutto tutti i templi della città, dopo aver incendiato la Biblioteca e il Serapeo, sede della scuola.
Mi sono permesso di intervenire per far presente il mio punto di vista e, nel giro di poco tempo, mi hanno risposto in 4 o 5 persone, accusandomi di essere uno dei soliti atei che hanno come gioco preferito quello di parlar male della Chiesa e del Cristianesimo.
Ho riportato le fonti storiche che parlano di Ipazia, dal suo amico e poi vescovo di Tolemaide, Sinesio di Cirene, nonché Socrate scolastico, Giovanni, vescovo cristiano di Nikiu, che parlano di lei con tono certamente non denigratorio o accusatorio.
Ho inoltre finito di leggere un libro su Ipazia, dal titolo: “Ipazia, vita e sogni di una scienziata del IV secolo”, scritto da Adriano Petta e Antonino Colavito (romanzo storico molto interessante).
Mi piacerebbe sapere il vostro punto di vista su questo argomento e avrei bisogno di avere altre fonti storiche sulla filosofa, da riportare all'attenzione di questi “fanatici” dell'ortodossia.
Chi non conoscesse i testi cattolici riguardanti Ipazia, li può trovare qui:
www.homolaicus.com/teorici/ipazia/fonti.htm
Spero l'argomento sia di vostro interesse.
Un abbraccio a tutti
Guido
Hatshepsut76
00domenica 25 luglio 2010 13:46
Ciao Guido,
non vedo cosa ci possa essere di male ad aprire una discussione su Ipazia.
Ho qui con me Archeo di questo mese. Al suo interno c'è un articolo, L'affaire Ipazia, che per inciso, ancora non ho letto... Alla fine dell'articolo sono segnalati quattro testi; i primi tre di argomento generale, sulla scienza in epoca greco-romana. Ce n'è uno solo dedicato a questo personaggio. Per comodità, però te li segnalo tutti e quattro. Tra parentesi ti segnalo l'anno di uscita:

Peter Brown
Potere e Cristianesimo nella tarda antichità (1995)
ed Laterza

Marco Di Bianco
La città dei filosofi (2006)
ed. Olschki

Santo Mazzarino
La fine del mondo antico (2003)
Bollati Boringhieri

Silvia Ronchey
Ipazia, l'intellettuale (2003)
in: Roma al femminile, ed Laterza

Spero di esserti stato d'aiuto!
-Kiya-
00domenica 25 luglio 2010 16:15
La morte di questa donna racchiude un significato che va ben oltre. Non si tratta semplicemente dell'assassinio di una "pagana", ma rispecchia la volontà, concretizzata tramite questo gesto, di colpire la comunità scientifica dell'epoca con l'intento di distruggerla.

E' inutile continuare a negarlo. E' questo l'atteggiamento che la chiesa ha da sempre fatto suo: distruggi ciò che non puoi piegare.
Ipazia era una donna. Vantava una cultura vastissima, in ambito scientifico (astronomico) e anche filosofico. Ma ciò che è peggio, insegnava. Istruiva gli altri. Alimentava la ragione a discapito dell'obnubilazione caldeggiata dalla chiesa, che poteva trovare soltanto nell'ignoranza terreno fertile in cui far attecchire la sua dottrina.
Poteva esserci un nemico peggiore per quella forte, ammettiamolo, rappresentativa di fanatici che la chiesa alimentava?

Mi sono chiesta chi fosse Cirillo e ho cercato documentazione che lo riguardasse. Ho scoperto che da vescovo venne temporaneamente esiliato per volere di Teodosio II, l'Imperatore. Si trovò spesso al centro di accese polemiche a causa del suo carattere particolarmente violento. Di costui sono stati tramandati numerosi e continui attacchi agli ebrei, ai pagani che, dal suo punto di vista, perseguitavano i cristiani. Fece martirizzare dalla chiesa un suo seguace, Ammonio, condannato per l'aggressione al prefetto di Alessandria, Oreste, con cui Cirillo era dichiaratamente in conflitto. Fu protagonista indiretto di episodi di violenza inaudita, che lasciarano dietro di sé un elevato numeri di vittime.
E vittima fu Ipazia, "condannata" per la sua casta bellezza e, più ancora, per la sua saggezza. Come poteva, del resto, una donna che incarnava il simbolo cristiano della perfezione professarsi pagana, dimostrando esplicitamente che non vi era merito nella virtù da attribuire al cristianesimo?
Riuscì a non essere perseguito per il suo crimine soltanto per mezzo della corruzione perpetrata ai danni dello stesso Imperatore.

Va detto, però, che i racconti dell'assassinio di Ipazia giungono a noi tramite numerosi scritti di cristiani dell'epoca, come già anticipato da Guido, i quali condannarono aspramente l'operato di Cirillo.
Le ragioni della sua santificazione potrebbero riguardare la sua "Teoria dell'Incarnazione", con la quale si oppose a Nestorio, che negava la maternità divina di Maria, durante il Concilio di Efeso. Ma a mio parere essa fu, più semplicemente, una manovra per occultarne l'effettivo operato, cancellandolo ai posteri.

Ecco cosa scrive lo storico Salvatore Pricoco, in proposito agli avvenimenti del Concilio di Efeso:


« Vi si sarebbero dovute confrontare e discutere le due tesi in contrapposizione, di Nestorio e di Cirillo, in realtà non ci fu nessuna discussione e non furono rispettate le più elementari garanzie di equità e collegialità. Cirillo presiedette e pilotò il Concilio con grande abilità e non senza intimidazioni e corruzioni. Alle porte della chiesa grande, intitolata a Maria, dove si svolgevano i lavori conciliari, e nella città stazionavano i parabalani, i quali ufficialmente erano infermieri al servizio dei poveri negli ospizi ecclesiastici, ma di fatto costituivano la guardia del vescovo alessandrino ed esercitavano una minaccia costante contro i suoi oppositori. Estromesso il legato imperiale e constatato che Nestorio si rifiutava di presentarsi, il giorno successivo all'apertura, il 22 giugno del 431, Cirillo lesse le proprie tesi e chiamò i vescovi, per appello nominale, a dichiararle consone al Credo di Nicea; lesse le lettere sinodali concordate con Celestino per mostrare che Roma ed Alessandria erano solidali nell'azione contro Nestorio; di quest'ultimo fu letta la seconda e più polemica tra le risposte a Cirillo e alcuni estratti. Alla fine della giornata Nestorio fu condannato e deposto, con un atto sottoscritto da 197 vescovi, per "aver profferito blasfemia contro il Signor nostro Gesù Cristo". Il giorno dopo gli fu recapitata una notifica nella quale veniva apostrofato "nuovo Giuda". »

Merytaton62
00domenica 25 luglio 2010 17:18
Cpmplimenti, quanto siete dotti!
Devo prima documentarmi, poi eventualmente interverrò... [SM=g1621246]
-Kiya-
00domenica 25 luglio 2010 17:28
Una pagina sul web, dedicata a Ipazia:

cronologia.leonardo.it/storia/biografie/ipazia.htm
Hotepibre
00lunedì 26 luglio 2010 09:28
Sull'argomento Ipazia, in un altro 3D, avevo segnalato (si tratta peraltro del libro citato da Guido nel primo post):

Titolo: IPAZIA: Vita e sogni di una scienziata del IV Secolo
Tipologia: romanzo con prefazione di Margherita Hack
Autori: Adriano Petta - Antonino Colavito
Editore: La Lepre
Prezzo: 22€
Pagg.: 340

Recensione (mia): Una grande storia, raramente raccontata e conosciuta, che lascia intravedere, però, quel che fu l'opera demolitoria del sapere da parte della chiesa nascente. La figura di Ipazia è però solo diafanamente tratteggiata mentre la vicenda in se, forse, avrebbe meritato più ampio respiro. E' comunque da leggere.

(dello stesso autore -Petta- "ERESIA PURA La dissidenza e lo sterminio dei Catari" e "Roghi Fatui")


Credo sia inutile rammentare che il film "Agorà" tratta proporio l'argomento Ipazia anche se, specie per la vicenda legata alla sua tragica morte, decisamente molto edulcorata in tutte quelle parti che, in qualche modo, riguardano le responsabilità della chiesa nascente.
Ipazia venne letteralmente fatta a pezzi dai fanatici cristiani, scatenati proprio da Cirillo, che usarono gusci di congliglia tagliente. Il suo corpo, o meglio quel che ne restava, venne gettato nella discarica e dato alle fiamme; di lei nulla doveva restare...e quasi nulla è restato!

Troppi peccati aveva commesso Ipazia: usava il ragionamento, in un momento storico in cui l'unica testa raziocinante doveva essere quella del potere costituito; era al di sopra delle religioni e, forse più grave di tutto per una cultura dei primordi (e forse ancora oggi) decisamente misogina (basta leggere i giudizi sull'argomento di Agostino), era donna!
MassimoIzzo
00lunedì 26 luglio 2010 12:29
Che telepatia, ho visto proprio ieri sera il flim di amenabar e ho dato un'occhiata per vedere se qui ne avevate parlato.

Data la mia formazione proveniente tanto dal mondo scientifico che da quello delle scienze storiche, non potevo mancare di segnalare il mio apprezzamento per questo film che, a prescindere dalle possibilità di esattezza storica, rende bene una tematica storica molto importante: prima di tutto i fenomeni religiosi monoteistici vanno analizzati come sistemi politici di controllo sulle masse e sul loro pensiero.

La considerazione non è ideologica, cosa irrilevante per l'archeologia e di competenza delle private sensibilità, ma è rilevante storicamente perchè funge da guida per l'analisi di eventi e reperti.
Un concetto fondamentale è stato sottolineato da Finkelstein nel suo libro: i monoteismi nascono sempre associati a figure "uniche" di potere politico assoluto: un dio-un sommo sacerdote/papa-un re. E come indica la figura di Cirillo, possibilmente una sola figura che li raggruppa tutti (il vescovo che è la sola voce di Dio ed anche il reggente della città dopo la cacciata di Oreste).

Specifico monoteistici non a caso, perchè le religioni politeistiche, come in Egitto, venivano per lo più "usate", in senso temporale, per l'arricchimento personale e i privilegi ma molto poco per il controllo delle masse che, come sapete, non erano ammesse al tempio.

In questi termini proprio l'Egitto ci dà una "prima" storica della nascita del primo tentativo di galvanizzare le masse con l'introduzione delle processioni pubbliche delle barche di Amon e parenti.

Il periodo cosiddetto della "teocrazia" in cui il sommo sacerdote di Amon si fa incoronare faraone a Tebe è il secondo passo, ma è ancora una realtà locale.

L'epoca Tolemaica vede invece, segno dei tempi, il clero egiziano iniziare ad influire direttamente sulle masse "vendendosi" ai faraoni greci, legittimandoli (vedi stele di Rosetta ad es:), e rendendo così più legittimi gli iniqui trattamenti fiscali ai danni della popolazione egizia e la loro prevalente esclusione dalle più importanti cariche pubbliche.

A chi non lo ricordasse, proprio il periodo descritto nel film obbligò alla chiusura dei templi egizi, ultimo il Tempio di Philae con tanto di iscrizione datata, che decretò lo sterminio culturale della cultura egizia, atto necessario a qualsiasi dittatura per deculturare l'altro da sè.

Sull'opposizione feroce del cristianesimo alla ricerca scientifica ne avete già tutti parlato splendidamente e non aggiungo altro. Questo film dovrebbe essere proiettato nelle scuole, specie quelle americane.......
Wotan.Guido
00lunedì 26 luglio 2010 17:32
Concordo pienamente con quanto dice MassimoIzzo: è proprio il monoteismo la causa primaria di un'intolleranza verso gli altri che deriva dal desiderio patologico di potere. Il film "Agorà" ambienta bene il clima culturale alessandrino, che avrebbe permesso una multiculturalità tollerante, legata alla multietnicità della popolazione. Purtroppo la presenza di cristiani intolleranti e fanatici non ha permesso tutto ciò. Vorrei sottolineare come anche ai nostri giorni persista questo atteggiamento, anche se non spinto a tali eccessi: chi non crede o si pone dubbi su un determinato credo religioso, viene visto, dai portatori della somma verità cristiana, come un poveretto che non ha capito nulla e che deve essere commiserato al confronto del credente che si fa tronfio della propria "superiorità", a cui segue, di pari passo, il disprezzo. Vi invito a visitare, per farvi un'idea di tale arroganza, il sito: www.cattoliciromani.com e vi si orripilerà ogni pelo del corpo.
Guido
Merytaton62
00lunedì 26 luglio 2010 20:31
Io non ho convinzioni religiose ben precise...ciò che mi sconcerta è vedere che molti ex atei o ex agnostici quando ricevono l' "illuminazione" diventano più intolleranti di coloro che, per convinzione o per tradizione, sono devoti da sempre. [SM=g1361799]
Hotepibre
00lunedì 26 luglio 2010 23:19
...è un po' come il fumatore "pentito", non c'è persona più intransigente e così accade anche nel campo della religione, come pure in quello della politica quando da uno schieramento si passa (per convinzioni o per opportunità) a quello opposto.

E' vero peraltro che, mai come nel campo delle religioni, stiamo toccando un fattore estremamente intimo dell'individuo che raramente può essere oggetto di calcolo (ho detto raramente, non mai).
La religione, nella stragrande maggioranza dei casi, nasce da un intimo bisogno di riconoscere qualcuno cui rivolgere i propri pensieri nei momenti più drammatici (ma anche in quelli più belli anche se, sinceramente, credo che Dio lo si cerchi più spesso nei momenti di sconforto che non in quelli di felicità) e se parti da una concezione diametralmente opposta, come quella atea, o parzialmente lontana, come l'agnostica, quella "illuminazione" (come l'hai chiamata) deve essere davvero come una scarica elettrica che può lasciarti frastornato.

A questo si aggiunga che, almeno secondo il mio parere, chi "vive" una fede la sente crescere lentamente dentro di se; chi la "scopre", chi viene "illuminato", non può che subirne la violenza, piacevole per il raggiungimento di una meta, ma pur sempre violenza.

Del resto, che forse Saulo illuminato sulla via di Damasco non cadde da cavallo?
Biceleon
00martedì 27 luglio 2010 03:07
Mi spiace costatare che persone normalmente piene di senso critico, su certi argomenti si lasciano trasportare dai propri pregiudizi accettando per vero ciò che si è visto in un film o letto sul web, mentre basterebbe dare solo uno sguardo alle fonti per esprimere un giudizio più obiettivo, ma haimè ai più non interessa, tirano di più le panzane di un “Codice Da Vinci” che le analisi di una “Storia del cristianesimo”.

Per chi è interessato dico un paio di cose, primo:

le fonti sulla morte di Ipazia sono tre, le troviamo appunto nel sito indicato da Wotan.Guido:

Socrate Scolastico (380-450), di religione cristiana, di professione avvocato, scrisse la Historia Ecclesiastica in sette libri:

«Fu vittima della gelosia politica che a quel tempo prevaleva. Ipazia aveva avuto frequenti incontri con Oreste. Questo fatto fu interpretato calunniosamente dal popolino cristiano che pensò fosse lei ad impedire ad Oreste di riconciliarsi con il vescovo.

Alcuni di loro, perciò, spinti da uno zelo fiero e bigotto, sotto la guida di un lettore chiamato Pietro, le tesero un'imboscata mentre ritornava a casa. La trassero fuori dalla sua carrozza e la portarono nella chiesa chiamata Caesareum, dove la spogliarono completamente e poi l'assassinarono con delle tegole. Dopo avere fatto il suo corpo a pezzi, portarono i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron, e là li bruciarono.

Questo affare non portò il minimo obbrobrio a Cirillo, e neanche alla chiesa di Alessandria. E certamente nulla può essere più lontano dallo spirito del cristianesimo che permettere massacri, violenze, ed azioni di quel genere.»

Damascio (480-550), pagano, fu filosofo neoplatonico, ultimo direttore della Accademia di Atene, soppressa dall'imperatore Giustiniano nel 529:

«Così accadde che un giorno Cirillo, vescovo della setta di opposizione [il cristianesimo], passò presso la casa di Ipazia, e vide una grande folla di persone e di cavalli di fronte alla sua porta. Alcuni stavano arrivando, alcuni partendo, ed altri sostavano. Quando lui chiese perché c'era là una tale folla ed il motivo di tutto il clamore, gli fu detto dai seguaci della donna che era la casa di Ipazia il filosofo e che lei stava per salutarli. Quando Cirillo seppe questo fu così colpito dalla invidia che cominciò immediatamente a progettare il suo assassinio e la forma più atroce di assassinio che potesse immaginare

Giovanni di Nikiu, vescovo egiziano monofisita, vissuto verso la fine del VII secolo:

«Poi una moltitudine di credenti in Dio si radunò sotto la guida di Pietro il magistrato, un credente in Gesù Cristo perfetto sotto tutti gli aspetti, e si misero alla ricerca della donna pagana che aveva ingannato le persone della città ed il prefetto con i suoi incantesimi.»

Tra le tre fonti l’unico ad affermare che Cirillo fu il responsabile della morte di Ipazia è Damascio che scrisse a più di un secolo dalla sua morte, tra l’altro il suo modo di esprimersi è fortemente anticristiano.

Tralasciando Giovanni di Nikiu che scrisse due secoli dopo l’evento, la fonte più attendibile sembra essere Socrate Scolastico contemporaneo di Ipazia, che afferma che quell’atto ignobile perpetrato da un gruppo di fanatici cristiani non porto la minima infamia o vergogna ne su Cirillo ne sulla chiesa di Alessandria. Questi sono i fatti.

Ora qualcuno potrà dire che Socrate Scolastico essendo di religione cristiana la sua versione potrebbe non rispecchiare la verità, di conseguenza lo stesso discorso si può fare con Damascio con il risultato che nessuno può dire che Cirillo sia stato il responsabile della morte di Ipazia!

Secodo: Il fatto che dei fanatici cristiani hanno fatto un atto ignobile non significa che tutti i cristiani erano ignobili, allo stesso modo come l’IRA non è “i cattolici”. Il vero problema non è come dice qualcuno il “monoteismo” ma il “fondamentalismo”.
Hotepibre
00martedì 27 luglio 2010 08:41
...e infatti, caro Bic, questa frase voleva indicare proprio quello:

...è un po' come il fumatore "pentito", non c'è persona più intransigente e così accade anche nel campo della religione, come pure in quello della politica quando da uno schieramento si passa (per convinzioni o per opportunità) a quello opposto.



Interessanti sono le fonti che hai pubblicato (e che è tutto da dimostrare che altri non conoscessero) che, però, non mi pare diminuiscano di molto il fatto. Che sia stato Cirillo o il prete Pietro a scatenare la furia omicida nei confronti di Ipazia credo c'entri poco, quello che conta è che la nascita di un qualcosa di nuovo, sia essa una linea politica, o una religione, poggia, purtroppo, quasi sempre sulla violenza; che si chiami crisitanesimo, o islam, o che si chiami marxismo, o fascismo, direi che la frase di Marx trova sempre la sua ragion d'essere, indipendetemente da come la si pensi politicamente:

"La violenza è levatrice della storia!"

Mi permetto, tuttavia di far notare che se è vero che Scolastico scrive quasi contemporaneamente ai fatti narrati, è proprio il meno indicato (al contrario di quanto affermi) ad essere assunto quale fedele ed imparziale testimone.

Chi, infatti, avrebbe mai scritto, Hitler regnante, che era un mostro?

La Storia, come mi insegni, è tale solo se sono passati un certo numero di anni dagli eventi narrati proprio per far decantare quelle pulsioni di parte o quelle ideologie che potrebbero inficiare il giudiazio di chi narra o scrive.
Si dice, infatti, che ogni analisi storico-politica vada affrontata "scevri da giudizi di valore" e di certo, anche in questo caso, i giudizi più "disinteressati" potrebbero essere (bada bene, ho scritto potrebbero e non ho detto che lo siano) proprio quelli meno "vicini" ai fatti.

La frase di Scoalstico:

...nulla può essere più lontano dallo spirito del cristianesimo che permettere massacri, violenze, ed azioni di quel genere


è, infine, decisamente il fondamento del cristianesimo e nessuno pensa minimamente di negarlo, sia ben chiaro, certo la condanna a morte di Ipazia fu preparata ed eseguita da fanatici, da intransigenti, ma converrai che in quel periodo la chiesa nascente aveva tutti gli interessi "politici" ad eliminare le ultime vestigia del paganesimo ed a poter contare su una platea che non si ponesse troppe domande e che accettasse la mutazione epocale che si stava verificando.

E questo lo si può ottenere, come in ogni dittatura che si rispetti, peraltro, solo "svuotando" la testa dei "fedeli" e facendogli perdere, definitivamente, ogni punto di riferimento.

Ma, ancor più, non creando martiri che sono molto più pericolosi degli eroi.
La morte di Ipazia mi pare rientri perfettamente in questo schema là dove ad una campagna "demolitoria" del personaggio segue l'eliminazione fisica e morale che coinvolge anche, e specialmente, il suo pensiero.

L'intransigenza di cui fai cenno, tuttavia, non esiste solo nella religione o nella politica, può esistere anche nel modo in cui si cerca di difendere la propria idea vuoi nella vita di tutti i giorni, vuoi in un forum come questo e non è detto che ci sia qualcuno in grado di scagliare la prima pietra.
-Kiya-
00martedì 27 luglio 2010 09:05
Biceleon, 27/07/2010 3.07:

Mi spiace costatare che persone normalmente piene di senso critico, su certi argomenti si lasciano trasportare dai propri pregiudizi accettando per vero ciò che si è visto in un film o letto sul web, mentre basterebbe dare solo uno sguardo alle fonti per esprimere un giudizio più obiettivo, ma haimè ai più non interessa, tirano di più le panzane di un “Codice Da Vinci” che le analisi di una “Storia del cristianesimo”.....




Che io sia fortemente anticlericale penso sia evidente. Chiaramente questo trapela dai miei interventi su argomenti correlati e se colpisce in qualche modo la tua sensibilità me ne dispiace. Ma tant'è.

Ho notato che i testi da te riportati sono estrapolati non dalle fonti originali, bensì da un articolo pubblicato nel web a firma di un non meglio identificato Luis. Chi sia costui non ci è dato sapere.... (ecco il link: mirabilissimo100.wordpress.com/?s=Ipazia )
Ho quindi voluto verificare i contenuti del testo di Socrate Scolastico nel brano in cui si riferisce ad Ipazia e l'ho trovato, ma in inglese, qui: www.newadvent.org/fathers/26017.htm da dove è possibile scaricare l'intera opera.


Purtroppo sono in ufficio, quindi non posso disporre di tutto il tempo che mi occorre, quindi per ora mi limito a riportare soltanto questo passo, contenuto nel cap. 15 al link indicato, tradotto forse in modo più fedele rispetto a quello proposto dal fantomatico Luis:


Questo affare non portò la minima infamia, non solo su Cirillo, ma anche su tutta la chiesa alessandrina. E certamente nulla può essere più lontano dallo spirito del cristianesimo che l'indulgenza su massacri, scontri, e le transazioni di questo genere.



Mi pare che il significato cambi in maniera decisiva.... il fatto che il gesto compiuto non portò alcuna infamia/vergogna (non è questo il significato di obbrobrio?) a Cirillo o alla Chiesa Alessandrina non significa che non ne ebbero alcuna responsabilità. Inoltre l'autore non afferma affatto che il cristianesimo non permettesse massacri, bensì che non fosse prevista alcuna indulgenza, ovvero perdono, per essi.

Stando così le cose, è lecito supporre che i responsabili del massacro di Ipazia furono dovutamente puniti.

Esiste per caso un riscontro?
Hotepibre
00martedì 27 luglio 2010 10:47
da "Storia della Chiesa" Libro VIII (traduzione dal testo inglese proposto da Kiya):

Capitolo XV, Su Ipazia, la donna filosofo:

C’era una donna ad Alessandria di nome Ipazia, figlia del filosofo Teone, accademicamente preparata in letteratura e nelle scienze tanto da superare tutti i filosofi del suo tempo.

Essendo succeduta alla scuola di Platone e Plotino, ella spiegava principi della filosofia ai suoi uditori, molti dei quali venivano da lontano per ascoltarla. In conseguenza della sua calma e delle sue maniere eleganti, acquisite a seguito della “coltivazione” della sua mente, ella frequentemente appariva in pubblico alla presenza dei magistrati. E neppure ella si sentiva imbarazzata alla presenza degli uomini. Per tutti gli uomini un esempio della sua straordinaria dignità e virtù.

Tuttavia ella divenne vittima della prevalente gelosia politica esistente a quei tempi.

Avendo avuto parecchi incontri con Oreste, venne calunniosamente riportato tra la popolazione Cristiana che proprio lei era la causa della mancata riconciliazione con il vescovo. Alcuni di loro il cui capo era un lettore di nome Pietro, sobillati da bieco e fanatico zelo, attesero il suo ritorno a casa e trattala dal suo carro, la portarono in una chiesa chiamate Cesareo dove la denudarono completamente e quindi la uccisero con tegole. Dopo aver smembrato il suo corpo, portarono i resti in un luogo chiamato Cinaron e lì li bruciarono.

Questo fatto non portò il minimo disonore non solo a Cirillo ma anche sull’intera chiesa di Alessandria. E sicuramente è molto lontano dallo spirito del cristianesimo che l’ammissione di massacri, lotte ed azioni di tal genere.

Questo avvenne nel mese i marzo, durante Lent, nel quarto anno di episcopato di Cirillo, sotto il decimo consolato di Onorio ed il sesto di Theodosio.


"...venne calunniosamente riportato tra la popolazione", si legge sopra, la domanda -che ogni buon investigartore si pone dinanzi ad un qualsiasi reato- è "cui prodest", a chi faceva comodo e, conseguentemente, chi aveva interesse a che certe voci venissero diffuse tra il popolo tanto da scatenarne la furia omicida?

...e ancora, come in ogni buona indagine, chi "armò la mano" del lettore Pietro?

...e infine, come suggerito da Kiya, visto che si sapeva perfettamente chi era stato l'ideatore ed il capo del gruppo di assassini che uccise Ipazia, quali provvedimenti vennero presi nei suoi confronti? Venne arrestato? Processato? Condannato? Dichiarò chi erano stati i suoi complici?

In sostanza, il testo di Scolastico ha l'innegabile merito di essere contemporaneo dei fatti che narra con estrema crudezza (una donna sequestrata per strada nella maniera più brutale, portata in una chiesa, qui spogliata nuda a spregio della sua femminilità, massacrata, smembrata, gettata tra i rifiuti e data alle fiamme...), ma di certo non chiarisce alcunchè ed altrettanto certamente non può essere portato a difesa di Cirillo anzi, l'interpolazione relativa al vescovo alessandrino sembra quasi aggiunta a bella posta per tentarne una difesa (dicevano i latini "Excusatio non petita accusatio manifesta").
Quale ragione c'è, infatti, a speicificare che da quel fatto non derivò alcun disdoro ne' per Cirillo ne' per la chiesa?
Hotepibre
00martedì 27 luglio 2010 11:25
...si deve tuttavia ritenere che una indagine per individare e punire gli autori dell'assasinio di Ipazia non venne mai eseguita.

Se è infatti vero che il testo di Scolastico può intendersi come "fedele" narrazione dei fatti (tanto da giustificare il convincimento espresso da Bic che dall'omicidio non derivò alcun nocumento per Cirillo), è altrettanto vero che, nel successivo capitolo si legge:

Capitolo XVI, I giudei commettono un altro oltraggio contro i cristiani e sono puniti

Dopo poco i Giudei rinnovarono le loro malevole e impietose pratiche contro i Cristiani e si attirarono le giuste punizioni.
In un luogo chiamato Inmestar, situato tra Chalici ed Antiochia in Siria, i Giudei erano soliti riunirsi nei loro modi usuali per divertirsi praticando una serie di passatempi. In tal modo erano soliti indulgere in molte assurdità, e nei fumi dell’ubriachezza si beffafano dei Cristiani e di Cristo stesso; ed in derisione della croce e di coloro che ripongono la loro fede nel Crocifisso, essi presero un bambino Cristiano, e caricatolo di una croce lo deridevano. Ma in breve mentre lo costringevano al trasporto con furia, lo flagellarono finchè il bambino non morì tra le loro mani.
Questo fatto scatenò un violento conflitto tra loro ed i Cristiani; e non appena l’Imperatore ne venne informato, venne dato ordine ai Governatori delle Provincie di cercare e punire i responsabili.
E così gli abitanti Giudei pagarono le pene per le cattiverie che avevano commesse nei loro impietosi passatempi.


...aldilà del fatto che è quanto meno strano che gli Ebrei si dessero all'alcool tanto da ubriacarsi, ma tuttavia così viene raccontato da Scolastico.

...è quindi evidente che, quando il potere ha messo in campo un'azione di polizia, questa è stata fedelmente riportata da Scolastico cosa che, altrettanto evidentemente, non è stata scritta per quanto riguarda l'omicidio di Ipazia.

Ed anche in questo caso, direi che la domanda non può che essere "cui prodest"? A chi giovava che gli autori materiali del delitto non venissero perseguiti se non ai mandanti più o meno occulti?
Biceleon
00martedì 27 luglio 2010 11:37
Re:

Hotepibre, 27/07/2010 8.41:

Interessanti sono le fonti che hai pubblicato (e che è tutto da dimostrare che altri non conoscessero) che, però, non mi pare diminuiscano di molto il fatto. Che sia stato Cirillo o il prete Pietro a scatenare la furia omicida nei confronti di Ipazia credo c'entri poco, quello che conta è che la nascita di un qualcosa di nuovo, sia essa una linea politica, o una religione, poggia, purtroppo, quasi sempre sulla violenza



Senza voler entrare in merito alla violenza, ecc...io dico che centra.

Il mio intervento era teso a dimostrare come il pregiudizio ti porta a dare "contro" a prescindere mentre in altri luoghi ci si dimostra più equilibrati e critici, basta vedere già dai primi post come si sono accentrate le colpe sul “capo popolo cristiano” Cirillo.


Hotepibre, 27/07/2010 8.41:

Mi permetto, tuttavia di far notare che se è vero che Scolastico scrive quasi contemporaneamente ai fatti narrati, è proprio il meno indicato (al contrario di quanto affermi) ad essere assunto quale fedele ed imparziale testimone.

Chi, infatti, avrebbe mai scritto, Hitler regnante, che era un mostro?



Le testuali parole non le rammento ma ho un “abbasso Hitler” può andar bene? - Link


-Kiya-, 27/07/2010 9.05:

Che io sia fortemente anticlericale penso sia evidente. Chiaramente questo trapela dai miei interventi su argomenti correlati e se colpisce in qualche modo la tua sensibilità me ne dispiace. Ma tant'è.



No Kiya non è questo il punto, ho voluto solo segnalare che mentre su altre discussioni ci soffermiamo sui punti, le virgole, su quanto è piccolo quel reperto, quando si passa all'argomento religione/cristianesimo siamo subito pronti ad accettare qualsiasi cosa che ci viene propinato, sempre se chiaramente è “contro”.

Riguardo all'anticlericalismo sono ormai abituato nel sentirmi dire:


Io non credo perché conosco un prete che è pedofilo; che ha l'amante; che ha rubato; ecc.



Un po come dire che uno straniero rifiuta la cittadinanza italiana perché non crede nelle sue leggi adducendo a motivo il fatto che ci sono molti italiani che uccidono, stuprano, rubano ecc.

Il problema non è la fede o la legge in se, ma chi le segue le applica e le osserva, purtroppo sono molti che non sanno o non vogliono scindere le due cose.
-Kiya-
00martedì 27 luglio 2010 12:00
Io do' al mio anticlericalismo una definizione diversa:

non mi occorre alcun tramite per parlare con Dio e Dio non disse mai di averne creato uno.
Hotepibre
00martedì 27 luglio 2010 12:06


Il mio intervento era teso a dimostrare come il pregiudizio ti porta a dare "contro" a prescindere mentre in altri luoghi ci si dimostra più equilibrati e critici, basta vedere già dai primi post come si sono accentrate le colpe sul “capo popolo cristiano” Cirillo.


...beh, negli interventi precedenti, mi sembra di aver articolato più di un indizio che può valere ad individuare in Cirillo il mandante (non quindi preconcetto, ma fatti).

Certo più indizi non fanno una prova, ma direi che per il materiale che abbiamo, un'analisi investigativa non può che essere incentrata sul "detto/non detto" ricavabile dagli atti: si dice che i giudei vennero puniti, ma non si dice che i cristiani vennero altrettanto puniti per lo stesso reato; si dice che il "lettore Pietro" era in qualche modo collegato alla chiesa di Alessandria, ma si dice anche che gli ebrei che avevano ucciso il bambino erano ubriachi.
Delle due l'una, o Scolastico è credibile, o non lo è mai!


Le testuali parole non le rammento ma ho un “abbasso Hitler” può andar bene? - Link


...purtroppo no, un abbasso Hitler scritto sui muri in forma anonima non può andar bene, è ovvio che la tua voleva essera una battuta e come tale la prendo, ma è chiaro che il mio riferimento voleva essere diretto ad una fonte nota, addirittura ufficiale come, nel nostro caso, Scolastico.


...ho voluto solo segnalare che mentre su altre discussioni ci soffermiamo sui punti, le virgole, su quanto è piccolo quel reperto, quando si passa all'argomento religione/cristianesimo siamo subito pronti ad accettare qualsiasi cosa che ci viene propinato, sempre se chiaramente è “contro”.


...mi permetto di prendere in prestito la frase che hai indirizzato a Kiya perchè anche in questo caso non mi pare che ci sia stata una supina accettazione per partito preso poichè, grazie anche ai testi da te pubblicati, la discussione si sta svolgendo tra persone corrette e che hanno e stanno dimostrando capacità di giudizio sereno.

Ovvio che possa trasparire la propria ideologia, il proprio modo di pensare, ma questo , ne converrai, risulta forse più palese dai tuoi interventi.

Quanto al

Io non credo perché conosco un prete che è pedofilo; che ha l'amante; che ha rubato; ecc.



...ritengo che questo rientri, come peraltro hai giustamente fatto notare, nella "normalità" delle cose, ma non credo che qui, in questo forum, ci sia qualcuno che motivi il proprio anticlericalismo solo con fatti che, sia pur nella loro gravità, non possono essere di certo imputabili ad un'intera organizzazione.
Hotepibre
00martedì 27 luglio 2010 12:08
acc....Kiya ho fatto casino... volevo quotare il post di Bicelon, ma involontariamente ho premuto su "MODIFICA".
Chiedo scusa a Bicelon e prego Kiya di voler verificare la possibilità di ripristinare il post da me involontariamente modificato.

Ho ripristinato il post involontariamente modificato; chiedo nuovamente scusa a Bic.
MassimoIzzo
00martedì 27 luglio 2010 12:28
Biceleon, 27/07/2010 3.07:

Il vero problema non è come dice qualcuno il “monoteismo” ma il “fondamentalismo”.


Guarda Biceleon che la constatazione era proprio questa: il "monos" ha in sè la natura escludente di tutto il resto, cosa che porta storicamente, per sua stessa natura, al fondamentalismo, ovvero all'odio e alla violenza, sotto la maschera ipocrita di portare la gente all'unica verità possibile. E' ben inutile dover parlare di Ipazia per dimostrare questo, lo sappiamo tutti che le stragi singole e collettive sotto la bandiera di Yahvè, Cristo e Allah registrate dalla storia non si contano....

Nell'antichità politeistica invece, le culture a confronto cercavano nei loro sistemi teistici le corrispondenze tra divinità straniere per assimilarle tra loro: se non è superiorità morale ed umana questa..... e guerre sante o impalature prima dei monoteismi la storia non ne ha registrate...... se la dobbiamo mettere sul piano morale, il VII sec a.C. ci vede ricadere in tempi grami.....

La constatazione che sono gli uomini a sbagliare e non le dottrine è solo uno strumento retorico di difesa Biceleon, non una realtà: perfino le associazioni mafiose hanno nel loro statuto concetti di solidarietà sociale e difesa del derelitto, e ciò non le rende migliori.
E' il pensare di essere possessore della verità unica, la mostruosità disumana delle dottrine monoteistiche ed è questo che genera automaticamente odio e violenza.

Ribadisco che il mio interesse è sulle analisi storiche che si sono occupate di tutto ciò e non nel merito: determinare l'invasività ed il rapporto con il potere di una religione ad una data epoca è una necessità storica per interpretare le strutture sociali e gli eventi storici.

Approfitto per chiarirti, Biceleon, che personalmente non sento nessuna spinta all'attivismo anti-religioso perchè penso che ognuno sceglie di praticare ciò di cui ha bisogno e ritengo sbagliato volerlo portare "a forza" verso qualsiasi "verità" (che probabilmente non esiste). Altrimenti ricadrei in quello che ritengo il più grosso crimine verso un essere umano: la propaganda sobillatoria. Gli uomini devono crescere acquisendo esperienza e consapevolezza da sè, altrimenti non è crescita, è solo indottrinamento...
Biceleon
00martedì 27 luglio 2010 13:08
Re:
Hotepibre, 27/07/2010 12.06:


...beh, negli interventi precedenti, mi sembra di aver articolato più di un indizio che può valere ad individuare in Cirillo il mandante (non quindi preconcetto, ma fatti).



Quando ho scritto il mio ultimo post non avevo ancora letto i tuoi ultimi interventi.

Comunque mi sembra che ce un preconcetto, ben espresso nel tuo primo post, che precede i tuoi “fatti”, i quali mi fanno dubitare sulla completa estraneità di Cirillo, ma non me ne danno la prova.

Senza volermi ripetere, i miei interventi erano mirati solo ad evidenziare un atteggiamento utilizzando le stesse fonti segnalate da altri, tutto qui.
-Kiya-
00martedì 27 luglio 2010 13:11
Tornando, quindi, ai fatti che condussero alla morte violenta di Ipazia, sappiamo che Socrate Scolastico scrisse pressocchè in concomitanza degli stessi. Un dettaglio che se da un lato è penalizzante, dall'altro risulta essere invece illuminante: egli infatti fornisce dettagli consideravoli, fornisce addirittura indicazioni precise sugli attori del massacro, chiaramente noti.

Bypassando il discorso sul possibile mandante e su tutto quanto possa aver alimentato un tale gesto, perchè i carnefici non furono puniti?
Biceleon
00martedì 27 luglio 2010 18:12
Re:
-Kiya-, 27/07/2010 13.11:


Bypassando il discorso sul possibile mandante e su tutto quanto possa aver alimentato un tale gesto, perchè i carnefici non furono puniti?



Sempre sul sito segnalato da Wotan.Guido ce un articolo di un certo Giovanni Costa Hypatia, la figlia di Theone, questi parla di un'altra fonte seppur tarda (X sec.) il lessico di Suida. Alla voce Hypatia riporta:

«Già certamente era accaduto che il vescovo dell’opposta confessione, Cyrillus, passando accanto, presso la casa d’Hypatia, avesse visto che, presso le porte, vi era una gran calca “di uomini e di cavalli in molta confusione” (IL. XXI, 16), alcuni dei quali si accostavano, altri si allontanavano ed altri, anche, stavano lì appresso. Quindi era avvenuto che, avendo egli domandato cosa mai fosse quella folla e per quale ragione mai vi fosse quel tumulto presso l’abitazione, si sentisse rispondere da quelli del seguito che, al momento, stava parlando la filosofa Hypatia e che, in effetti, la casa era la sua. Infine ne seguì che egli, avendo appreso ciò, ne fosse così ferito nell’animo da, prontamente, macchinare contro di lei un assassinio, il più scellerato di tutti gli assassini. Infatti, molti uomini brutali, in massa, veramente violentissimi, che non conoscevano né giustizia degli dei né riprensione degli uomini, assalitola dopo era che uscita di casa, uccidono la filosofa, gettando così sulla loro patria una grandissima empietà ed ignominia. Invero, l’imperatore si sarebbe adirato per questo, se Aedesius non si fosse lasciato corrompere. Ed egli rimise la pena delle uccisioni, ma attirò questa pena su di sé e sulla sua discendenza, così suo figlio sopportò una gran pena. Tuttavia il ricordo di questi fatti, ancora conservato dagli Alessandrini, ridusse ad assolutamente poco l’onore e la stima di questi verso Isidorus; dal momento che, anche, sovrastava tale timore, sebbene tutti si adoperassero di venire ad ascoltarlo frequentemente e di sentire i discorsi ed i ragionamenti provenienti dalla bocca del saggio.»

Il testo riporta la versione di Damascio di chi è il fautore della morte di Ipazia, ma aggiunge un elemento importante, l'intervento dell'imperatore che Costa così commenta:

«l’imperatore rimise la pena delle uccisioni, al plurale. E’ evidente che, da parte dei Cristiani, vi era stata una sola uccisione, quella di Hypatia, quindi se la pena si riferisse soltanto a questa, si avrebbe il singolare; il plurale indica che l’imperatore rimise la pena di più uccisioni, quindi sia dell’uccisione di Hypatia da parte dei Cristiani, sia di quelle che i Cristiani stessi avevano subito, quali quella del monaco Ammonius e dei fedeli uccisi dagli Ebrei mentre accorrevano, volendo salvare la loro Chiesa, presumibilmente a fuoco.

Questo genitivo plurale ci dice, chiaramente, che l’imperatore ritenne che il torto non risiedesse dalla sola parte dei Cristiani, ci dice che si deve considerare tutta la vicenda nel suo complesso, l’assassinio di Hypatia e gli assassini che lo avevano preceduto. »

In seguito aggiunge:

«...ulteriori, finali sviluppi della vicenda, ci dicono che l’imperatore, al tempo Teodosio II (n. 399, al trono 408, +450 d. C.), considerò la vicenda nel suo intero complesso e, quindi, fu favorevole a S. Cyrillus. Il 29 settembre 416 d. C., fu emanata un’ordinanza imperiale riguardante i parabolani. (…) Però la vicenda si conclude con l’ordinanza del 3 febbraio 418 d. C. con cui sia il numero dei parabolani viene alzato a seicento, sia, più importante, la scelta dei nuovi parabolani viene demandata al Vescovo, al tempo S. Cyrillus, e tutta la congregazione viene posta sotto la sua cura.

Così il governo e l’influenza del Vescovo, in particolare di S. Cyrillus su questo corpo di persone fedelissime alla Chiesa viene sancita per legge, la scelta dei nuovi parabolani è a lui demandata; non si sente, di conseguenza, che queste persone possano, in futuro, commettere qualcosa di pericoloso e non si pensa che lo abbiano commesso in passato.»

Questi sono solo dei piccoli estratti, ma considerato la complessità della vicenda invito alla lettura dell'intero articolo a mio parere ben fatto, in questo modo [cut]* [...] riscontrare eventuali indizi o prove di colpevolezza od anche se giustizia è stata fatta, a quest'ultima a quanto mi è parso non mi sembra sia stato dato luogo almeno non nella misura che ci si aspettava.



* Intervento dell'Admin: niente provocazioni o sarcasmi gratuiti o presunti tali, Biceleon, tanto meno a carico di un membro dello Staff. Rimosso
Biceleon
00martedì 27 luglio 2010 19:22
Re: Re:
Biceleon, 27/07/2010 18.12:


* Intervento dell'Admin: niente provocazioni o sarcasmi gratuiti o presunti tali, Biceleon, tanto meno a carico di un membro dello Staff. Rimosso



Non era una provocazione anzi, stimolato dal modo di fare di Hotep avevo trovato simpatico e appropriato quel termine, ma se lo ritieni offensivo...ok taglia pure.
Biceleon
00martedì 27 luglio 2010 19:34
Re:
La disamina socio/antropologica tra il politeismo e il monoteismo meriterebbe una discussione a parte, per non andare troppo OT rispondo brevemente.

MassimoIzzo, 27/07/2010 12.28:


Nell'antichità politeistica invece, le culture a confronto cercavano nei loro sistemi teistici le corrispondenze tra divinità straniere per assimilarle tra loro: se non è superiorità morale ed umana questa..... e guerre sante o impalature prima dei monoteismi la storia non ne ha registrate...... se la dobbiamo mettere sul piano morale, il VII sec a.C. ci vede ricadere in tempi grami.....



Su wikipedia ho letto che:

«L'impalamento era già noto agli antichi Egizi, a giudicare dagli atti del processo ad un operaio accusato di aver profanato la tomba di un faraone nella Valle dei re per compiere dei furti.»

Purtroppo non avendo trovato riscontro non la prendo in considerazione, sicuramente l'impalamento e la scorticazione della pelle erano praticate sistematicamente dagli assiri ben prima del X sec. a.C. e non mi pare che questi erano monoteisti. L'equivalenza monotesista=più crudele dei politeisti mi sembra una locuzione Lombrosiana degna di alcun commento.

MassimoIzzo, 27/07/2010 12.28:


La constatazione che sono gli uomini a sbagliare e non le dottrine è solo uno strumento retorico di difesa Biceleon, non una realtà: perfino le associazioni mafiose hanno nel loro statuto concetti di solidarietà sociale e difesa del derelitto, e ciò non le rende migliori.
E' il pensare di essere possessore della verità unica, la mostruosità disumana delle dottrine monoteistiche ed è questo che genera automaticamente odio e violenza.



Nessuna retorica lo ritengo un riscontro oggettivo.

Parlando della fede che mi appartiene, questa insegna a diffondere quella che lei chiama “verità unica” da testimoni ma non ad imporla, per non parlare poi della “tolleranza cristiana”; se in passato ci sono state guerre o persecuzioni “nel nome di...” lo sono state per motivi di interessi umani non certo perché ce un fantomatico “comma del catechismo” che contempla anche questo.
Riguardo alle associazioni mafiose queste sono corporative è pensano solo al loro bene quindi non vedo il nesso.



Wotan.Guido
00martedì 27 luglio 2010 19:44
Ho letto con grande interesse tutti gli interventi e devo dédurre lacune considerazioni:
L'anticlericalismo di Kyia, Che mi trova Concorde, non deriva dal piacere di mal parlare di un credente o d' una religione, bensi' proprio quello che dice Kyia, cioe' l'assenza della necessita' di avere interlocutori nel dialogo intimo fra uomo e divinita'.
Che S. Cirillo non fosse a conoscenza di quanto stava accadendo e' assolutamente impensabile: Cirillo fomentava l'odio contro Ebrei e Pagani, tant'e' che i cosiddetti "parabolani" erano gente assoldata da lui, contro cui l'imperatore Valentiniano (se non erro) aveva preso provvedimenti legislativi, mai applicati, sia prima che dopo l'assassinio di Ipazia.
Condivido appieno coi' che dice Massimo: e' proprio nel concetto di "monos" che risiede l'anomalia; l'uno richiede l'annullamento dell'altro con la violenza intellettuale e fisica.
Ricordo Che S. Agostino chiamava la donna "immondizia" e che tutta la Patristica aviva un concetto "immondo" della donna = Satana. La iattura consiste proprio in cio' : il Monoteismo, sempre assolutistico e fanatico (con le debite eccezioni)
Questo e' il mio punto di vista: stasera o al massimo domani, mi soffermero' piu' in dettaglio sulle fonti.
Guido
-Kiya-
00martedì 27 luglio 2010 20:14
Re: Re: Re:
Biceleon, 27/07/2010 19.22:



Non era una provocazione anzi, stimolato dal modo di fare di Hotep avevo trovato simpatico e appropriato quel termine, ma se lo ritieni offensivo...ok taglia pure.




Offensivo no, altrimenti sarei intervenuta in maniera più perentoria, applicando il Regolamento. Ma provocatorio sì. Partendo sempre dal presupposto che un conto è il dialogo parlato, il quale può avvalersi di una specifica modulazione della voce, di gesti e di sorrisi che accompagnano qualsiasi affermazione, mentre quello scritto si basa esclusivamente sull'interpretazione o, quando usate, sulla presenza di emoticons (smile), ho ritenuto opportuno il mio intervento.

Questione chiarita e quindi parentesi chiusa, almeno per me [SM=g999103]
Hotepibre
00mercoledì 28 luglio 2010 00:51
Signori della Corte, Signori Giurati, Signori del Pubblico... siam quinci convenuti onde addivenire ad una disamina coerente dei fatti e degli atti intorno a cui ruota questa tragica e triste vicenda: l'uccisione brutale, da parte di alcuni facinorosi capeggiati da un tal Pietro Lettore, di una giovane, leggiadra e colta fanciulla di nome Ipazia figlia di Theone.

Mai vicenda fu più tragica, mai morte più ingiusta, mai istigazione all'omicidio fu più subdola, ma coerente con quella linea criminale che, al giorno d'oggi, verrà battezzata con i nomi più vari: mafia, camorra, 'ndrangheta, sacra corona unita e chi più ne ha più ne metta... a ciò si associa, innegabilmente, quella omertà che fa delle organizzazioni criminali di oggigiorno un vero cancro che, purtroppo, prospera anche in ambienti che da tale malattia, per il bene di un'intera Nazione, dovrebbero essere scevri.

Lungi da Noi, si intende, l'idea di accomunare pochi scalmanati appartenenti all'antica setta dei cristiani ai moderni sicari della mafia, ma certo il caso merita un esame non scevro da rischi di fraintendimento.

Ci viene ora, qui, proposto un nuovo passo, denominato "lessico di Suida" a difesa di Cirillo o, meglio, a dimostrazione che l'assassinio di cui ci stiamo interessando venne comunque sottoposto all'attenzione dell'Autorità costituita che intervenne in maniera esemplare.
Ci corre intanto l'obbligo di notare che il "Lessico" interviene, a detta del proponente, dopo circa 600 anni dai fatti.
Un lasso di tempo invero infimo, se rapportato all'eternità, ma di certo immenso se rapportato alla vita dell'uomo ed alla vita dei primi secoli del primo millennio in particolare.

Narrava la favola che le rose, che vivevano un sol giorno, si tramandavano la leggenda dell'immortalità del giardiniere giacchè più e più generazioni di rose lo avevano visto immutato. Orbene è chiaro che, nel nostro caso, 600 anni sono davvero un'eternità non solo per le rose, ma anche, e vieppiù, per l'uomo, e nessuno può di certo disconoscere che, in 600 anni, le sensibilità possano essere mutate al punto tale da rendere necessaria una "riscrittura" (poichè palesemente tale è) del testo "damasceno" che si interrompeva proprio là ove, di fatto, dopo 600 anni l'estensore del "lessico di Suida" penserà bene di integrare una presunta punizione esemplare, o comunque un intervento, addirittura dell'Imperatore.

Si aggiunge inoltre, la considerazione di un tale e sconosciuto (almeno agli atti di questa eccellentissima Corte) Giovanni Costa là ove si considera una questione prettamente di intepretazione lessicale che difficilemente può essere portata a suffragio di una qualunque difesa o a riprova di una qualsivoglia validità del testo così come scritto e tradotto.

Si incentra, infatti, l'intervento su un "Plurale", singori miei, su un misero "plurale", ma pur partendo da una giusta considerazione, e cioè che più d'una dovessero essere state le uccisioni, non si capisce per qual motivo, poi, solo una verrebbe imputata alla setta dei cristiani ("E’ evidente che, da parte dei Cristiani, vi era stata una sola uccisione, quella di Hypatia").

Ci si chiede, infatti, e si vorrebbe chiedere al Costa, ove sia l'evidenza che viene sottolineata e dove, peraltro, sia possibile articolare che l'Imperatore abbia "rimesso" tutte le uccisioni; se vi siano altre fonti atte a meglio chiarire tale punto o se tuta la dimostrazione difensiva si basi su queste, invero, infime parole del "lessico".
In ogni caso, poichè non esplicitato in alcun modo, mancherebbe comunque l'elemento psicologico in base al quale l'Imperatore sarebbe giunto alla conclusione di "rimettere" tutte le uccisioni.
Appare chiaro, infatti, che tale decisione potrebbe essere stata presa per "giustizia", ma anche per "ingiustizia" là ove si valutasse che, pur di salvare gli autori dell'omicidio di Ipazia, si fosse giunti a perdonare anche altri nonostante il loro paganesimo.
E mai come in questo caso, oserei parlare, a carico dello stesso Imperatore, di un chiaro conflitto di interessi.

Signori della Corte, Signori Giurati, Signori del Pubblico, è con tali considerazioni che concludo la mia arringa e ripropongo l'accusa a carico di Cirillo vescovo di essere stato l'istigatore dell'omicidio di Ipazia, figlia di Theone. Contestualmente, non posso che confermare la sussistenza di gravissimi indizi di colpevolezza a carico del Lettore Pietro come esecutore materiale del delitto in concorso con altri non identificati.

Tutto ciò premesso, ai sensi degli articoli 115 (accordo per commettere un reato) e 575 (omicidio) C.P. chiedo la condanna di Cirillo Vescovo alla pena dell'ergastolo considerando le aggravanti prevalenti sulle attenuanti e, in particolare, ai sensi del 576 (aggravanti specifiche), 577 comma 2 e 3, e 61 (aggravanti generiche) C.P. per aver agito per motivi abietti o futili (comma 1) e per aver adoperato sevizie ed aver agito con crudeltà (comma 4). A suo carico, inoltre, invoco la condanna anche per il reato di sequestro di persona, art. 605 aggravato ai sensi del comma 2 dall'essere il Cirillo un pubblico ufficiale ed avendo il medesimo abusato dei poteri inerenti le sue funzioni.

La stessa pena dell'ergastolo richiedo sia irrogata per il Lettore Pietro per omicidio aggravato, sequestro di persona, riunione sediziosa, associazione a delinquere, porto abusivo d'armi non convenzionali, istigazione al delitto nei confronti di altri non identificati concorrenti nell'omicidio, violazione di edifici pubblici avendo trascinato la vittima in una chiesa...

[SM=x822723] Insomma, cari amici, scusatemi se mi sono fatto "prendere la mano" dalla "verve" giudiziaria, ma volevo solo dimostrare che se si fanno "analisi" di un fatto, anche a distanza di mille anni, si possono davvero trovare indizi e prove che possono valere anche oggi. Per vostra curiosità, gli articoli sopra citati sono veri come potrete verificare su un qualunque C.P. (Codice Penale).

...e ringraziate che, almeno per ora, tralascio l'esame delle altre parti intervenute nel frattempo sennò facciamo la notte di Natale... a Bic un grazie, davvero [SM=g999105] , per aver "stuzzicato" la mia sopita anima di giurista.

Un ultimo grazie, permettetemi, a Kiya per la sua gentilezza e per la serietà e la diplomazia con cui ci tiene tutti a bada!
Merytaton62
00mercoledì 28 luglio 2010 08:34
Ritengo che, molto spesso, dietro ai fanatismi religiosi di qualsiasi natura si celino interessi economici. Trovo inoltre paradossale che la chiesa cattolica da un lato promuova il culto di una donna, sia pure speciale (Maria), dall'altra dia ancora oggi grande importanza agli scritti di un misogino come S.Agostino [SM=x822741]
-Kiya-
00mercoledì 28 luglio 2010 09:10
Vero che promuove il culto per una donna, ma è una donna che ha accolto l'onere di annullarsi in toto per accettare il volere di Dio...
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