Stefano, la sua vita senza fissa dimora e un libro che è già un caso editoriale. Sulla bici 25 mila chilometri, adesso vive a Pontassieve
Questa è una storia fiorentina per caso. Fiorentina è la casa editrice che ha appena pubblicato un libro destinato a diventare un caso editoriale. Fiorentina (o quasi) è la nuova, inevitabilmente provvisoria, residenza che il protagonista si è scelto da qualche tempo. In realtà, quella di Stefano Bruccoleri è la storia di un grande viaggio. Tutto fatto con la bicicletta sotto il sedere, il computer davanti. Venticinque mila chilometri in quattro anni.
UN VIAGGIO E UN LIBRO - «Il mio viaggio è iniziato senza meta - racconta - da allora non mi sono più fermato». Bruccoleri è un torinese di quarantadue anni. Perde nel giro di pochi mesi i genitori e il fratello. Diventa prima per necessità, poi per scelta, un senza fissa dimora. Con gli affetti più cari perde la casa e - dopo uno sfratto esecutivo - con la casa anche il lavoro. La prima tappa del viaggio di Stefano è il dormitorio di Alessandria. «Quando finisci per strada il futuro è in caduta libera - racconta - e io mi sono aggrappato alla scrittura ».
IL BLOG LO SALVA - Dal dormitorio Stefano inizia a scrivere e lo fa aprendo un blog, nel 2004. È il primo blog in Italia che racconta in presa diretta la vita di un senza fissa dimora. «Quando finisci per strada a norma di legge - racconta - ti senti tradito dal tuo paese. In dormitorio ti si apre un mondo che ti costringe subito a riorientarti. La vita di strada, se non impari a viverla, ti divora». Da Alessandria, con l’aiuto di una macchina fotografica digitale, inizia a raccontare, a documentare. La sua vita, le azioni minime, semplici e complicate se si è un senza casa. E compone un diario pieno di quotidianità. «È stata una grande terapia, anche se all’inizio l’ho fatto per mantenere le relazioni che perdi quando perdi la casa». La vita al dormitorio di Alessandria non è facile. «Scopri che i servizi sociali, con pochi fondi, faticano a mantenere loro stessi. Ma soprattutto ti accorgi di entrare in una situazione da cui puoi anche non uscire più. Un piccolo stagno fatto di incontri al centro diurno, i farmaci per smettere di bere, il gruppo degli alcolisti, il pranzo, la cena. Io conosco gente che sta ferma in un posto così, con il metadone come terapia, anche per dieci anni». Ad Alessandria Stefano tocca con mano le nuove povertà. Nel dormitorio vede famiglie intere con bambini che non reggono più l’affitto, incontra un impiegato di una nota azienda di telefonia che la mattina, dopo la colazione parte con la ventiquattrore. Stefano fa una scelta diversa e diventa senza fissa dimora per scelta. «Volevo uscire dal pantano. Allora mi sono detto, meglio per strada».
SI, VIAGGIARE - Poi scopre di essere sieropositivo e decide di partire. Nel frattempo il blog raggiunge i venticinquemila contatti, proprio come i chilometri che dal 2004 Stefano farà dalle montagne piemontesi, a Ferrara, Grosseto, Roma, poi Firenze. Il diario sul blog si allarga, diventa il modo per affrontare la malattia e inizia ad essere un racconto itinerante. «Quando sono partito, sono scappato dalla gabbia dei servizi sociali, non avevo un obiettivo. La mattina non sapevo dove sarei finito la sera né il giorno dopo». Sportivo, perché per fare tanti chilometri in bici bisogna esserlo per forza, senza fissa dimora, e tecnologico. «Per la mia esperienza le nuove tecnologie favoriscono i più poveri. Con la digitale, un hard disk portatile, la connessione volante e una piattaforma gratuita per fare il blog, ho fatto cose che prima non avrei mai potuto fare. Compreso potermi informare ed acquisire delle competenze che non avevo. Ma soprattutto sono riuscito a fare entrare tante persone comuni nel mio mondo».
DIVENTA UN CASO - Con questa storia Bruccoleri diventa un caso in rete. Invalido all’85%, Stefano vive con la pensione di invalidità, «e se vivi in strada ed hai a disposizione duecentocinquanta euro, scopri che sono un’enormità, che sei ricco. Io preferisco vivere così, mi fa orrore rientrare in una società produttiva che ti costringe a lavorare dieci ore al giorno per pagare l’affitto. Preferisco viaggiare e scrivere, faticare il doppio pur di non lavorare». È la vecchia storia di chi ha denaro e non ha tempo e di chi non ha niente ma ha tempo da vendere. E di solito non sa come impiegarlo, e vaga perdendosi. Non è il caso di Stefano: «se devo essere infelice voglio esserlo avendo tempo per me, non come tanti precari che sono infelici e non hanno neanche il tempo di andare in bagno». Oggi dopo tanto girovagare, si definisce «un senza fissa dimora di successo». Pubblica un libro, cucito con le sue mani copia per copia, uscito in questi giorni con la piccola casa editrice del giornale dei senza fissa dimora di Firenze «Fuori binario » ed apre un sito dedicato al libro,
www.senzafissadimoradisuccesso.com. E poi c’è la storia di un paio di case editrici, tra le più importanti in Italia, che lo stanno cercando per farne un caso editoriale. Ma su questo Stefano è più abbottonato: «I contatti sono in corso e non sarebbe corretto parlarne», dice. Nel libro, la storia del suo viaggiare in bicicletta, a partire dalla diagnosi «che all’epoca mi sembrò una condanna a morte».
«HO FATTO PACE CON LA MORTE» - In questi anni Stefano ha visto morire tanti amici, per i motivi più vari, anche accidentali. «Alla fine ho fatto pace con la morte, ho capito che si trova da un’altra parte, non accanto a me». Adesso che per miracolo l’epatite C si è immunizzata da sola,
Bruccoleri ha imparato che l’Hiv non si guarisce ma si cura. «E io riesco a farlo anche grazie alle tante relazioni che sono riuscito a tenere in piedi con il blog ed il libro». Il libro si chiama Via della Casa Comunale 1 e racconta soprattutto di come, in questi anni Bruccoleri ha cambiato il concetto stesso di abitazione: «per me casa è dove ci sono affetti». E questo adesso accade in un casale sopra Pontassieve, la casa dove adesso Stefano vive un’esperienze di co-housing con altre sei persone.
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www.senzafissadimoradisuccesso.com/
non condivido la sua visione di vita,
ma ammetto che in lui alberga un vero artista.
luna