Io, vagabondo che son io. Voglio vivere così

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lunapiena74
00lunedì 18 maggio 2009 23:12
Stefano, la sua vita senza fissa dimora e un libro che è già un caso editoriale. Sulla bici 25 mila chilometri, adesso vive a Pontassieve
Questa è una storia fiorenti­na per caso. Fiorentina è la ca­sa editrice che ha appena pub­blicato un libro destinato a di­ventare un caso editoriale. Fiorentina (o quasi) è la nuo­va, inevitabilmente provviso­ria, residenza che il protagoni­sta si è scelto da qualche tem­po. In realtà, quella di Stefano Bruccoleri è la storia di un grande viaggio. Tutto fatto con la bicicletta sotto il sede­re, il computer davanti. Venti­cinque mila chilometri in quattro anni.



UN VIAGGIO E UN LIBRO - «Il mio viaggio è ini­ziato senza meta - ­racconta - da allo­ra non mi sono più fermato». Bruccole­ri è un torinese di quarantadue anni. Perde nel giro di pochi mesi i geni­tori e il fratello. Diventa pri­ma per necessità, poi per scel­ta, un senza fissa dimora. Con gli affetti più cari perde la ca­sa e - dopo uno sfratto esecuti­vo - con la casa anche il lavo­ro. La prima tappa del viaggio di Stefano è il dormitorio di Alessandria. «Quando finisci per strada il futuro è in cadu­ta libera - racconta - e io mi sono aggrappato alla scrittu­ra ».

IL BLOG LO SALVA - Dal dormitorio Stefano inizia a scrivere e lo fa apren­do un blog, nel 2004. È il pri­mo blog in Italia che racconta in presa diretta la vita di un senza fissa dimora. «Quando finisci per strada a norma di legge - racconta - ti senti tra­dito dal tuo paese. In dormito­rio ti si apre un mondo che ti costringe subito a riorientar­ti. La vita di strada, se non im­pari a viverla, ti divora». Da Alessandria, con l’aiuto di una macchina fotografica digi­tale, inizia a raccontare, a do­cumentare. La sua vita, le azio­ni minime, semplici e compli­cate se si è un senza casa. E compone un diario pieno di quotidianità. «È stata una grande terapia, anche se al­l’inizio l’ho fatto per mantenere le relazioni che perdi quando perdi la ca­sa». La vita al dormi­torio di Alessan­dria non è facile. «Scopri che i servi­zi sociali, con po­chi fondi, faticano a mantene­re loro stessi. Ma soprattutto ti accorgi di entrare in una si­tuazione da cui puoi anche non uscire più. Un piccolo sta­gno fatto di incontri al centro diurno, i farmaci per smettere di bere, il gruppo degli alcoli­sti, il pranzo, la cena. Io cono­sco gente che sta ferma in un posto così, con il metadone come terapia, anche per dieci anni». Ad Alessandria Stefano tocca con mano le nuove po­vertà. Nel dormitorio vede fa­miglie intere con bambini che non reggono più l’affitto, in­contra un impiegato di una nota azienda di telefonia che la mattina, dopo la colazione parte con la ventiquattrore. Stefano fa una scelta diversa e diventa senza fissa dimora per scelta. «Volevo uscire dal pantano. Allora mi sono det­to, meglio per strada».

SI, VIAGGIARE - Poi scopre di essere sieropositivo e decide di partire. Nel frat­tempo il blog raggiunge i ven­ticinquemila contatti, proprio come i chilometri che dal 2004 Stefano farà dalle monta­gne piemontesi, a Ferrara, Grosseto, Roma, poi Firenze. Il diario sul blog si allarga, di­venta il modo per affrontare la malattia e inizia ad essere un racconto itinerante. «Quando sono partito, sono scappato dalla gabbia dei ser­vizi sociali, non avevo un obiettivo. La mattina non sa­pevo dove sarei finito la sera né il giorno dopo». Sportivo, perché per fare tanti chilome­tri in bici bisogna esserlo per forza, senza fissa dimora, e tecnologico. «Per la mia espe­rienza le nuove tecnologie fa­voriscono i più poveri. Con la digitale, un hard disk portati­le, la connessione volante e una piattaforma gratuita per fare il blog, ho fatto cose che prima non avrei mai potuto fa­re. Compreso potermi infor­mare ed acquisire delle com­petenze che non avevo. Ma so­prattutto sono riuscito a fare entrare tante persone comuni nel mio mondo».

DIVENTA UN CASO - Con questa storia Bruccoleri diventa un caso in rete. Invalido all’85%, Stefano vive con la pensione di invalidità, «e se vivi in stra­da ed hai a disposizione due­centocinquanta euro, scopri che sono un’enormità, che sei ricco. Io preferisco vivere co­sì, mi fa orrore rientrare in una società produttiva che ti costringe a lavorare dieci ore al giorno per pagare l’affitto. Preferisco viaggia­re e scrivere, fatica­re il doppio pur di non lavorare». È la vecchia storia di chi ha denaro e non ha tempo e di chi non ha niente ma ha tempo da vendere. E di soli­to non sa come impiegarlo, e vaga perdendosi. Non è il ca­so di Stefano: «se devo essere infelice voglio esserlo avendo tempo per me, non come tan­ti precari che sono infelici e non hanno neanche il tempo di andare in bagno». Oggi do­po tanto girovagare, si defini­sce «un senza fissa dimora di successo». Pubblica un libro, cucito con le sue mani copia per copia, uscito in questi giorni con la piccola casa edi­trice del giornale dei senza fis­sa dimora di Firenze «Fuori bi­nario » ed apre un sito dedica­to al libro, www.senzafissadi­moradisuccesso.com. E poi c’è la storia di un paio di case editrici, tra le più importanti in Italia, che lo stanno cercan­do per farne un caso editoria­le. Ma su questo Stefano è più abbottonato: «I contatti sono in corso e non sarebbe corret­to parlarne», dice. Nel libro, la storia del suo viaggiare in bicicletta, a partire dalla dia­gnosi «che all’epoca mi sem­brò una condanna a morte».

«HO FATTO PACE CON LA MORTE» - In questi anni Stefano ha vi­sto morire tanti amici, per i motivi più vari, anche acci­dentali. «Alla fine ho fat­to pace con la mor­te, ho capito che si trova da un’altra parte, non accanto a me». Adesso che per miracolo l’epa­tite C si è immuniz­zata da sola, Bruc­coleri ha imparato che l’Hiv non si guarisce ma si cura. «E io riesco a farlo anche grazie alle tante relazioni che sono riuscito a tenere in piedi con il blog ed il libro». Il libro si chiama Via della Casa Comu­nale 1 e racconta soprattutto di come, in questi anni Bruc­coleri ha cambiato il concetto stesso di abitazione: «per me casa è dove ci sono affetti». E questo adesso accade in un ca­sale sopra Pontassieve, la ca­sa dove adesso Stefano vive un’esperienze di co-housing con altre sei persone.

corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/arte_e_cultura/2009/17-maggio-2009/io-vagabondo-che-son-io-voglio-vivere-cosi--15013646497...

www.senzafissadimoradisuccesso.com/

non condivido la sua visione di vita,
ma ammetto che in lui alberga un vero artista.

luna [SM=x1863075]

ciukina.
00giovedì 21 maggio 2009 12:32
dico la mia??

patetico [SM=g1855888]
marika-70
00venerdì 22 maggio 2009 01:07
Posso chiederti il perche'? Ciukina? Please??...
Io conosco un Stefano Bici, un ragazzo di una nobilta' d'animo incredibile.......
ciukina.
00lunedì 1 giugno 2009 21:15
Re:
marika-70, 22/05/2009 1.07:

Posso chiederti il perche'? Ciukina? Please??...
Io conosco un Stefano Bici, un ragazzo di una nobilta' d'animo incredibile.......




ciao grande....sarà anche nobile come dici tu,in s+ di nobile ci aveva ben poco [SM=g1855865]

comunque lasciano da parte le cazzate....veniamo al suo libro...


[SM=g1855886]


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