Intervista: Il nuovo spettacolo? Il trio ne parla.

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Agg-Webmaster
00giovedì 9 febbraio 2006 15:01
Dice il loro regista di sempre, il mago Arturo Brachetti: "Credevo che il tempo li avesse sfiancati e i film allontanati dalla voglia di sfida che è il teatro, invece li ho trovati motivati e carichi di energia, tre artisti che hanno ancora un bambino dentro che si scatena. Potevano restare comodi sugli allori dei successi cinematografici: invece si sono rimessi in gioco per reinventare il repertorio. Hanno coraggio".

Avete sentito?
Aldo: "Troppo buono. Però è vero è che a teatro abbiamo ritrovato certi spunti comici, gag e quella voglia infantile di giocare che ci porta le idee migliori".
Giacomo: "Sì, tornare a teatro è stato come tornare alle origini, al Derby, a Zelig, al piccolo cabaret di Samarate, vicino Legnano. A quel clima per cui metti giù idee, le provi, improvvisi, altre te ne vengono. E' stato così anche con i collaboratori, amici come la Gialappa's, Valerio Bariletti, Cesare Gallarini".

Perché? Il cinema vi aveva così cambiato?
Giovanni: "No. E' un altro modo di lavorare, più controllato, a tavolino. In teatro interagiamo, c'è più relazione tra noi tre. Per di più ci siamo scatenati, abbiamo voluto sognare: abituati alla Cinquecento ci siamo permessi la Mercedes con questo spettacolo. E poi c'è il pubblico. Per chi fa il comico è essenziale. Abbiamo provato tre mesi, con molte prove aperte, è stata una ricarica, nonostante la fatica".

Pigri?
Giacomo: "Certo, il nostro ideale sarebbe giocare a calcetto, a tennis e star bene con gli amici ma bisogna pur che qualcuno produca affinché possiamo giocare a tennis e a calcetto. E in teatro si fa una bella fatica".

Nostalgia del cinema?
Giacomo: "Sono sincero, sì. La parte creativa del teatro mi piace. Ma siccome sono un pantofolaio, adesso le tournée, gli alberghi... Me ne starei volentieri a casa, anche se so che poi ne vale la pena".

A quando il prossimo film?
Giacomo: "A maggio quando saremo con lo spettacolo a Milano, a casa, sarà più facile cominciare a pensare, a metter giù delle idee per il nuovo film. Farlo però se ne parla nel 2007".

Brachetti dice che siete i Totò di oggi.
Aldo: "Brachetti si è ubriacato. Io continuo a sentirmi un miracolato altro che Totò".
Giacomo: "Ci dicono anche di Stanlio e Ollio. L'altro giorno a pranzo, forse perché avevamo un po' bevuto, ci dicevamo che "I mostri" è un film che ci sarebbe piaciuto fare, quella risata un po' allusiva, metaforica che tocca anche cose feroci".

Anche voi qui raccontate nuovi mostri.
Giacomo: "Sì, anche se poi i nostri personaggi sono tre pirla che conoscendo solo il quartiere dove hanno vissuto raccontano quello: il vigile stronzo, il furbo che non fa la cosa al bancomat...".
Giovanni: "I nostri piccoli mostri sono ingenui, ignoranti, un po' stupidi. Pensavamo di aver esagerato con la fantasia immaginando una vecchietta che spara per difendersi ma poi hanno approvato anche la legge...".

Dunque nello spettacolo c'è anche della satira?
Giovanni: "La verità è che si ride e basta ma vogliamo anticipare i critici che dicono: "quei tre fanno solo ca...". Quindi diciamo che nelle gag c'è un sottotesto che nessuno vedrà, ma c'è. Quale? Faccio un esempio. C'è una scena dove uno chiede all'altro: "ma è legale quello che stiamo facendo?". E l'altro: "Tranquillo, non è legale". Insomma, sotto c'è l'Italia".

La Repubblica 6-2-06
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